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genocidio a Gaza

Fuori USA e sionisti dalla Palestina

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In una corrispondenza con un compagno dell'UDAP, presentiamo il presidio che si terrà Venerdì 21 febbraio 2025 presso l'Ambasciata statunitense a Roma, alle ore 17.00, al fine di condannare l'incondizionato appoggio degli USA ad Israele e di mantenere alta l'attenzione e la mobilitazione in solidarietà con la resistenza della popolazione palestinese conto le vergognose politiche predatorie statunitensi.

No alla Fiera delle armi!

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Torna anche quest'anno la Fiera delle armi a Verona! "EOS European Outdoor Show. Caccia, tiro sportivo, pesca, nautica, outdoor" si svolgerà in città dall'8 al 10 febbraio.

Riteniamo inaccettabile e scandaloso che nell'attuale contesto nazionale e internazionale si possa tenere una fiera dedicata alle armi, a cui partecipano, direttamente o indirettamente, le più importanti aziende produttrici di strumenti di morte per gli eserciti, le polizie e gli apparati di sicurezza di tutto il mondo, che utilizzano le finalità sportive e i codici etici come specchietti per le allodole.

70.000 sono le vittime della guerra brutale e genocida scatenata da Israele contro il popolo palestinese. Un milione circa, tra morti e feriti, quelle del conflitto tra Russia e Ucraina. Una sessantina le guerre attualmente in corso, il numero più alto dalla fine della seconda guerra mondiale. Decine gli scenari in cui la tensione è altissima e può sfociare da un momento all'altro in conflitto.

E' in atto una vera e propria corsa al riarmo. E quali effetti produca questo tipo di politica è noto a chiunque non abbia completamente perso la memoria storica. Le spese militari a livello mondiale hanno raggiunto nel 2023 il record storico di 2.400 miliardi di dollari, con una crescita di oltre il 6% rispetto all'anno precedente. La spesa militare europea è aumentata nello stesso anno del 16%: il più grande incremento annuale dalla fine della Guerra Fredda in poi. Quella italiana, nel 2024, è stata di circa 28 miliardi di euro, 1400 milioni in più rispetto al 2023. Una crescita derivante soprattutto dagli investimenti in nuovi sistemi d'arma a cui sono andati ben 10 miliardi di euro. Il neo eletto presidente degli USA Trump parla di portare al 5% del PIL la spesa militare dei Paesi Nato. Parallelamente, al loro interno, gli stati accrescono quantitativamente e qualitativamente polizie e apparati di sicurezza nell'intento di reprimere ogni forma di contestazione, dissenso e resistenza che possa turbare il ritmo di crescita degli affari, del business e dei dividendi e di sfruttare inesorabilmente esseri umani e natura.

La "diversità" o "non conformità" è trattata con un approccio poliziesco, repressivo, punitivo. Profughi richiedenti asilo, persone con problemi psichiatrici, detenuti, poveri, sono presi in considerazione sempre e solo nell'ottica della sicurezza e dell'ordine pubblico. Il DDL 1660, in via di approvazione, darà piena legalità a questa tendenza securitaria-repressiva-militarista.

Solo tre mesi fa una pistola Beretta (azienda presente alla fiera), impugnata da un poliziotto, ha ammazzato proprio  a Verona Moussa Diarra, un giovane del Mali in cerca di una prospettiva di vita, di un futuro che avrebbe forse potuto trovare se avesse ricevuto il supporto delle istituzioni.

Tutto questo avviene mentre le risorse per il welfare, la sanità, l'istruzione, il sostegno alla disabilità, l'assistenza sociale, l'edilizia popolare, sono sempre più limitate e insufficienti a garantire servizi adeguati.

Con quale coraggio si può pensare di organizzare una fiera delle armi in questo contesto? Come si può restare indifferenti? Chiediamo all'amministrazione comunale di dissociarsi pubblicamente da questa manifestazione e di chiedere all'Ente Fiera di rescindere il contratto con gli organizzatori.

EOS è il simbolo di un sistema che pone il processo di accumulazione capitalistica al di sopra di tutto. Un sistema predatorio nei confronti della natura, degli animali, della vita e della dignità degli esseri umani. Un sistema colonialista, razzista, intrinsecamente violento, guerrafondaio, mortifero.

EOS è espressione di un mondo che lucra sulla morte e sulla violenza fine a stessa.

Parliamo della mobilitazione con un compagno in corrispondenza da Verona

Da Trump alla Siria, quali prospettive per la resistenza palestinese?

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ASSEMBLEA PUBBLICA DOMENICA 12 GENNAIO - PALAZZINA VESPIGNANI ALBANO – ORE 10.30

Interviene l’Unione Democratica Arabo Palestinese

A poco più di un anno dal 7 ottobre 2023, la resistenza palestinese si trova ad affrontare uno scenario politico in rapido mutamento. In 15 mesi, Israele ha ucciso decine di migliaia di persone a Gaza e nel resto della Palestina, ma ha colpito anche in Libano, Yemen, Siria, Iraq e Iran.

L’esercito sionista è penetrato nel Sud del Libano e, nel corso delle ultime settimane, anche in Siria, dove ha approfittato della caduta di Assad per oltrepassare le Alture del Golan e giungere a non molti km da Damasco. Israele colpisce la Siria fin dal 2011 ma, in questi giorni, ha bombardato il paese con forza inusitata, fino a rivendicare di aver neutralizzato gran parte degli armamenti strategici siriani.

Sebbene il fronte libanese non sia stabilizzato e le conseguenze della nuova situazione siriana debbano ancora definirsi compiutamente, questi ultimi sviluppi sembrano rappresentare un duro colpo per il cosiddetto “Asse della Resistenza”, che pare uscirne indebolito a beneficio di altri attori regionali e internazionali.

L’Iran, grande ossessione di Israele e principale sostenitore dei gruppi palestinesi, appare dunque più esposto alle ritorsioni del sionismo e dell’imperialismo atlantico. Il prossimo insediamento di Trump negli Usa rappresenta un ulteriore campanello d’allarme in questo senso.

La prima presidenza Trump era stata caratterizzata dallo stralcio dell’intesa con l’Iran sul nucleare civile e dagli “Accordi di Abramo” tra Israele e una serie di paesi arabi (Emirati, Bahrein, Sudan, Marocco). Nelle intenzioni di Tel Aviv, quegli accordi erano funzionali a un rimodellamento complessivo dell’Asia occidentale, volto a favorire il consolidarsi di una rinnovata egemonia israeliana e ad annichilire le rivendicazioni palestinesi.

Benché molte cose siano cambiate da allora, questo è il principale obiettivo che Israele continua a perseguire anche oggi. Un obiettivo che lo Stato sionista non è ancora riuscito a raggiungere, nonostante il genocidio in atto.

Pur duramente colpite, infatti, le organizzazioni palestinesi continuano a combattere senza tregua, a Gaza e in tutta la Palestina. Come a Jenin, in Cisgiordania, dove affrontano, proprio in questi giorni, gli attacchi militari dell’Autorità Nazionale Palestinese, ansiosa di attestarsi come partner affidabile di Israele e USA per la gestione postbellica di Gaza.

I palestinesi e le palestinesi non hanno altra scelta se non quella di proseguire la lotta contro un progetto colonialista che vorrebbe negare la loro stessa esistenza. Da parte nostra, dobbiamo interrogarci su quale sia il modo migliore per continuare a costruire, nelle nuove condizioni politiche, il movimento di solidarietà con la loro resistenza popolare, a partire dai nostri territori.

CASTELLI ROMANI PER LA PALESTINA

Presidio per la Palestina alla Farnesina - 18 luglio ore 17.00

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Potrete ignorare il massacro, ma non ignorerete la nostra mobilitazione.

Per nove lunghi ed estenuanti mesi abbiamo invaso le strade per denunciare il genocidio compiuto da Israele, e ancora continueremo a farlo.

L'Italia - rappresentata da questo Governo collaborazionista e da precedenti Governi di ogni colore che si sono ugualmente mostrati complici - ha numerose responsabilità nell'eccidio che sta subendo il Popolo Palestinese.

Ieri, l’entità sionista ha commesso l’ennesimo massacro, prendendo di mira il campo profughi di Al-Mawasi-zona designata come SICURA- a est di Khan Younes, nel sud della striscia di Gaza, causando più di 100 martiri e circa 300 feriti.

Noi condanniamo il silenzio e la complicità dell’Italia e della comunità internazionale dinanzi a quest’ennesimo massacro e di fronte al GENOCIDIO in corso a Gaza.

Per questo ci rivolgeremo direttamente al Ministro degli Esteri: lo metteremo davanti all'ipocrisia e ai doppi standard della nostra classe dirigente, che ignora totalmente la volontà popolare, la quale è massicciamente compatta intorno alla Causa Palestinese.

Chiederemo che il nostro Paese si adoperi affinché:
- sia sospeso e cancellato l’accordo di associazione UE-Israele;
- siano rilasciati i prigionieri politici, anche su suolo italiano;
- siano imposte sanzioni totali al settore militare e “dual use” israeliano;
- siano interrotti tutti i rapporti di tipo economico, accademico, scientifico, militare, politico e diplomatico che spalleggiano il genocidio in corso a Gaza, la devastazione in Cisgiordania e la politica di Apartheid e pulizia etnica che imperversa da oltre 75 anni in Palestina.

Lotta insieme a noi!

Palestina Libera! 🇵🇸
Intifada fino alla Vittoria! ✊🏼

Ne parliamo con Maya del Movimento degli Studenti Palestinesi in Italia

Appuntamento giovedì 18 luglio 2024 - Ore 17.00

Farnesina - Ministero degli Esteri

 

Resistiamo per la Palestina, ancora: insieme!

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Resistiamo per la Palestina, ancora: insieme!

Manifestazione a Roma - Sabato 22 Giugno - ore 17.00 Piazza di Porta Maggiore

Non possiamo abbassare lo sguardo, non ora: il sionismo conta sulla nostra stanchezza, sulla disinformazione mediatica, sulle distrazioni dell'estate imminente. I Palestinesi non smuovono interessi economici, e quindi possono contare su pochi alleati: Libano, Yemen, Iraq e quanti nel mondo siano inorriditi dall'ipocrisia sanguinaria d'Israele. Dopo oltre 8 mesi di massacro, 40.000 trucidati, 100.000 feriti, milioni di sfollati e traumatizzati e miliardi di danni (a Gaza), 10.000 prigionieri, centinaia di ettari illegittimamente espropriati e innumerevoli saccheggi e uccisioni (in Cisgiordania), rimangono solo due atteggiamenti praticabili: il sostegno completo alla Causa Palestinese ed alla sua Resistenza, o la complicità omicida. Quella stessa complicità di cui, con ben più responsabilità, si sono macchiati anzitutto i paesi arabi: petro-monarchie del Golfo, Egitto, Giordania e molti altri. Questi Stati fantoccio - condotti dalla mano sionista e statunitense - già da anni con ipocrisia sostenevano la Palestina a parole, per poi pugnalarne il popolo inerme ad ogni occasione possibile, tramite accordi diplomatici, commerciali e militari volti ad arricchire unicamente le tasche delle autoritarie élite al comando, in sfregio al comune sentire delle rispettive popolazioni totalmente solidali con la Resistenza palestinese. L'esempio più lampante sono gli Accordi di Abramo: in cambio di denaro, tecnologie e scambi commerciali, i paesi arabi conniventi normalizzavano le relazioni con Israele e sdoganavano lo stato d'Apartheid che opprime i Palestinesi. Con il 7 ottobre la resistenza palestinese ha interrotto tutti questi processi che a poco a poco stavano stringendo un cappio mortale al collo della Palestina. E tutti quegli Stati arabi, smascherati nella loro ipocrisia di entità servili che davano copertura ai crimini sionisti, sono stati costretti a scivolare nell'ombra del silenzio mentre scorreva il sangue dei loro fratelli palestinesi… Solo i più poveri, i più sofferenti, si sono fatti avanti: Libanesi, Yemeniti e Iracheni hanno attivamente sostenuto la Resistenza. Per questo, non smetteremo mai di essere loro grati: un motivo in più per appoggiare ogni forma di Lotta finalizzata alla libertà di quelle genti e all'autodeterminazione del Popolo Palestinese!

Non molleremo mai! Palestina Libera! 🇵🇸 Intifada fino alla Vittoria! 

Ne parliamo con un compagno palestinese

Nuseirat non è solo un crimine di guerra

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Diamo lettura di alcuni articoli di approfondimento sulla situazione a Gaza, focalizzati in modo particolare sulla strage di Nuseirat, e sulle complicità degli Stati Uniti e dell'Unione Europea nel sostegno economico-finanziario ad Israele, immutato (anzi aumentato!) dopo il 7 ottobre, di fonte al genocidio.

Il testo in lingua originale degli articoli qui, qui e qui

23 maggio Presidio pro Palestina davanti alla conferenza CRUI

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L’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università insieme ai collettivi studenteschi e ai e alle docenti aderenti all’appello contro il bando MAECI, che prevede collaborazioni di ricerca con Università israeliane, organizza per il giorno 23 maggio 2024 un presidio a Roma in occasione della riunione della CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane) per chiedere il cessate il fuoco, l’interruzione dei rapporti tra università e Israele e tra università e filiera bellica, per chiedere le dimissioni dei rettori presenti nella fondazione Medor (Leonardo) e una presa di posizione contro la repressione sugli studenti/esse.

L'appuntamento è giovedì 23 maggio alle ore 9 a Roma in piazza Santi Apostoli, per andare in delegazione in piazza Rondanini

Ne parliamo con un compagno dell'Osservatorio

La Nakba continua

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Il 15 maggio è una ricorrenza di particolare importanza per i palestinesi. È il giorno in cui celebrano la Nakba, ovvero la ‘catastrofe’: tramite questa giornata viene mantenuto vivo il ricordo della cacciata dalle proprie abitazioni di centinaia di migliaia di persone e la mancata fondazione di un proprio Stato autonomo.

La data scelta per questa ricorrenza ha un elevato significato simbolico: il 15 maggio 1948 segna, infatti, l’inizio della prima guerra arabo-israeliana, che si concluderà con la vittoria del neocostituito Stato d’Israele. È anche un ulteriore passaggio della storia della resistenza del popolo palestinese.

In questa articolato intervento, Wasim Dahmas, professore emerito di Lingua e Letteratura Araba all'Università degli Studi di Cagliari, ripercorre la storia precedente e successiva alla Nakba, arrivando a trattare il ruolo delle truppe britanniche di occupazione nella creazione dello stato colonialista di Israele, in un preciso disegno di continuità tra le vicende del passato e l'attuale genocidio.

 

Mobilitazione in solidarietà con Seif

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Corrispondenza dal volantinaggio al Liceo Chateaubriand in solidarietà a Seif Besouibat, educatore licenziato da quello stesso Liceo per due post di sdegno contro il genocidio a Gaza.

Il Liceo è chiuso e deserto perché la dirigenza "per ragioni di sicurezza" ha disposto, per oggi, l'uscita anticipata degli e delle studenti, con l'invito a non attardarsi nei pressi della scuola