Domenica 22 febbraio alle 19:00 assemblea al Centro socio culturale kurdo Ararat
per costruire un 8 marzo a partire dall'appello della
rappresentanza internazionale del movimento delle donne
curde che chiedeva di dedicare quest'anno le manifestazioni
per l'8 marzo alle donne rivoluzionarie delle YPJ
(Unità femminili di Difesa del Popolo – Rojava),
chiedendoci di organizzare qualcosa insieme.
APPELLO
DEDICHIAMO LA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLE DONNE 2015 ALLA RIVOLUZIONE
DELLE DONNE NEL ROJAVA E ALLA RESISTENZA DELLE UNITÀ DI DIFESA DELLE
DONNE YPJ!
L'8 marzo 2015, 104 anni dopo la proclamazione della Giornata
Internazionale delle Donne, le donne di tutto il mondo combattono ancora
contro il sistema di dominio patriarcale. In ricordo delle lavoratrici
tessili a New York che hanno perso la vita nella loro resistenza, in
occasione della 2a Conferenza Internazionale delle Donne nel 1910 su
proposta di Clara Zetkin, è stata istituita la giornata dell'8 marzo
come simbolo per la lotta e la resistenza delle donne. Questo movimento
e questo grido risuonano ancora nelle strade. La rivoluzione contro
disuguaglianza, sessismo e ogni forma di violenza è arrivata fino a
oggi e continua a difendere tutti i valori umani.
Come risultato della grinta e della capacità delle donne, nel 1977 l'8
marzo è stato proclamato dall’ONU Giornata Mondiale delle Donne, ma
nonostante questo non è riconosciuto a livello ufficiale in alcuno
degli stati membri. Oggi come allora le donne sono esposte a diverse
forme di discriminazione e pensieri e azioni patriarcali. Più le donne
ne prendono coscienza e più si organizzano, più aumenta la forza con
la quale vengono sistematicamente attaccate. Gli attacchi contro le
donne che si organizzano e lottano diventano sempre più profondi, e si
sviluppano in un femminicidio sistematico della cui esistenza non c’è
consapevolezza e che non viene riconosciuto come tale. Questo
femminicidio viene brutalmente portato avanti a livello mondiale,
dall'Europa fino all'Africa, dal Medio Oriente fino all'America Latina.
Contro le donne viene condotta una vera e propria guerra non dichiarata.
Con lo sfruttamento e la violenza si mira a intimidire sistematicamente
le donne come gruppo sociale. Senza dubbio le donne hanno fatto
resistenza contro questi brutali attacchi, si sono organizzate e hanno
portato avanti la loro lotta con costanza.
Attraverso la loro lotta che dura da secoli, le donne hanno ottenuto
molti progressi che favoriscono anche l’estensione dei valori
democratici e di libertà nell'intera società. In parallelo si sono
rafforzati la violenza e i crimini di guerra contro le donne ed è
aumentata sempre di più la discriminazione e la lesione o l’assenza
di diritti delle donne. Le donne sono vittime di cosiddetti “delitti
d’onore”, vengono costrette a matrimoni forzati, stuprate, subiscono
molestie sessuali, mutilazioni, vengono spinte al suicidio, schiavizzate
e trattate come bottino di guerra.
Attualmente gli attacchi contro il corpo, l’identità, il pensiero e
i sentimenti delle donne in Medio Oriente vengono perpetrati in modo
crudele da gruppi terroristici come IS. Colpiscono tutti i gruppi etnici
e le comunità religiose che si oppongono alla loro ideologia, curde,
turkmene, assire, armene, arabe, ezide curde, cristiane, sciite, kakai,
alevite e molte altre.
Nel 21° secolo, il sistema patriarcale e il suo pensiero hanno
ulteriormente perfezionato la loro politica di femminicidio. In Ucraina
400 donne sono state deportate come bottino di guerra, stuprate e
assassinate. Nello Şengal nel Kurdistan del sud, oltre 3000 curde ezide
sono state deportate e stuprate e vengono vendute nei mercati degli
schiavi. Nel corso di un anno in Nigeria sono state assassinate almeno
350 donne, e almeno 300 bambine e ragazze tra i dodici e i sedici anni
sono state rapite dal gruppo terroristico Boko Haram. Il numero reale
probabilmente è molto più elevato. Qui si tratta solo di tre esempi
estremi che segnalano sviluppi a livello mondiale. Per le donne in
questo mondo non esiste sicurezza. Per questo le donne devono più che
mai provvedere alla propria protezione e organizzare la loro autodifesa.
È proprio questo che attualmente sta succedendo nel Rojava
(espressione curda per il Kurdistan occidentale). Nei tre cantoni curdi
dell’amministrazione autonoma nel nord della Siria le Unità di Difesa
delle Donne YPJ combattono per la sicurezza delle donne e dell’intera
società. Le YPJ da mesi sono sulla linea del fronte nella difesa di
Kobanê contro gli attacchi delle bande di IS.
La lotta delle YPJ ha creato voglia di libertà e spirito di resistenza
non solo a livello militare, ma anche nella coscienza sociale. Le YPJ
conducono una lotta contro tutti i livelli di femminicidio. Come nel
1857 le 129 donne hanno perso la vita nella lotta come lavoratrici, oggi
le combattenti delle YPJ combattono senza esitazione in modo deciso per
i valori delle donne e per i valori dell’umanità intera. Non limitano
la loro lotta contro il femminicidio a una sola giornata, ma con la loro
lotta trasformano ogni giorno nell'8 marzo. La loro lotta di liberazione
è allo stesso tempo un abbraccio alle donne di tutto il mondo.
In occasione dell'8 marzo 2015 prendiamo coscienza degli attacchi
contro le donne a Şengal, Mossul, Kirkuk, in Nigeria, a Gaza, in
Ucraina e altrove considerandoli un femminicidio, e facciamo vivere lo
spirito di resistenza delle YPJ come difesa di tutte le donne in ogni
luogo. Organizziamo la resistenza ovunque nel mondo le donne subiscano
violenza. Diffondiamo insieme lo spirito di resistenza che ci unisce e
ci rafforza contro ogni manifestazione del sistema di dominio
patriarcale.
Per questo chiamiamo tutte le donne, iniziative e organizzazioni di
donne a dedicare le loro manifestazioni e azioni per la Giornata
Internazionale delle Donne alla rivoluzione delle donne nel Rojava e
alla resistenza delle Unità di Difesa delle Donne YPJ.
Viva la solidarietà internazionale delle donne!
Resistenza vuol dire vita!
Jin Jiyan Azadî – Donne Vita Libertà
Rappresentanza Internazionale del Movimento delle Donne Curde
Si è svolto ieri mattina a Messina, un corteo che ha visto la partecipazione di migliaia di persone, contro la politica di dismissione dei treni da parte di Ferrovie dello Stato.
Contro le politiche d'austerità e di precarietà, contro il decreto Lupi che costituisce una risposta repressiva e di ordine pubblico ad un'emergenza sociale quale quella abitativa, i movimenti per il diritto all'abitare si sono dati appuntamento oggi nelle maggiori piazze per ribadire ancora una volta un secco NO al Piano Casa.
Questa mattina alle ore 10.30 gli abitanti di Primavalle, in particolare gli inquilini delle case popolari, si sono ritrovati a Piazza Mario Salvi per proseguire la mobilitazione di lunedì scorso. La scorsa settimana infatti un presidio dell'Unione Inquilini si è trasformato in una vera e propria rivolta contro le istituzioni. Il piano casa di Lupi all'art. 3 prevede l'alienazione del patrimonio residenziale pubblico che nel concreto si traduce nella vendita delle case popolari all'asta a prezzo di mercato. Gli inquilini che abitano nelle case popolari in vendita hanno l'insignificante diritto di prelazione sulla base del prezzo di aggiudicazione. Ma il 90 % degli attuali inquilini delle case popolari che in tutta Italiano arrivano al milione di persone, non può permettersi di acquistare le case ed è proprio questo il motivo per cui abitano nelle case popolari. Questa mattina al corteo hanno partecipato molti inquilini che hanno ricevuto la lettera della vendita all'asta della propria abitazione e anche gli occupanti delle case di roma nord: Torrevecchia e Battistini.
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