Sabato 17 giugno manifestazione a Torre Faro nei pressi di Messina dove è prevista la costruzione del ponte sullo stretto dal lato siciliano. Ne parliamo con un compagno NO PONTE
APPELLO DEL 𝐌𝐎𝐕𝐈𝐌𝐄𝐍𝐓𝐎 𝐍𝐎 𝐏𝐎𝐍𝐓𝐄 PER IL CORTEO DEL 17 GIUGNO 2023
Noi abitanti dei territori dello Stretto di Messina,
negli scorsi anni, con la mobilitazione delle nostre intelligenze e dei nostri corpi, avevamo contribuito a bloccare l’iter progettuale e l’avvio dei cantieri, smascherando la natura speculativa e l’impatto devastante del ponte sullo Stretto.
Nonostante la gioia provata all’epoca della messa in liquidazione della società Ponte sullo Stretto, non abbiamo mai pensato di aver ‘completamente’ vinto: la posta in gioco della lotta contro la Grande Opera non era e non è la difesa dell’esistente, e basta pensare anche solo per un istante ai profitti di Caronte&Tourist col monopolio di fatto dell’attraversamento dello Stretto, o alle frane e alle alluvioni durante le quali esperiamo tutta la fragilità dell’assetto idro-geologico del nostro territorio, per accorgersi che il ‘NO AL PONTE’ può essere un prisma per guardare meglio alla nostra condizione generale; per interrogare radicalmente i nostri bisogni e accorgerci di cosa desideriamo per abitare in modo più felice lo spazio in cui viviamo; per riconsiderare la nostra centralità rifiutando le scelte coloniali imposte dalle istituzioni centrali.
Lo Stretto di Messina, quell’area che si estende lungo la costa jonica e crea il punto d’incontro con quella tirrenica, è il luogo del possibile riconoscersi, ove proiettarsi come comunità e allo stesso tempo ritrovarsi introspettivamente: i suoi colli, il suo mare, i suoi panorami, basterebbero da soli a definire la struttura che connette il tutto, indirizzandoci a preservarne, difenderne, esaltarne la bellezza.
𝗢𝗴𝗴𝗶, 𝗱𝗶 𝗳𝗿𝗼𝗻𝘁𝗲 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗿𝗶𝗽𝗿𝗲𝘀𝗮 𝗮 𝗺𝗮𝗿𝗰𝗲 𝗳𝗼𝗿𝘇𝗮𝘁𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗶𝘁𝗲𝗿 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗮 𝗰𝗼𝘀𝘁𝗿𝘂𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗽𝗼𝗻𝘁𝗲 𝘀𝘂𝗹𝗹𝗼 𝗦𝘁𝗿𝗲𝘁𝘁𝗼 𝗱𝗶 𝗠𝗲𝘀𝘀𝗶𝗻𝗮, è 𝘂𝗿𝗴𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗿𝗶𝗽𝗿𝗲𝗻𝗱𝗲𝗿𝗲 𝗲 𝗿𝗲𝗻𝗱𝗲𝗿𝗲 𝘃𝗶𝘀𝗶𝗯𝗶𝗹𝗲 𝗹𝗮 𝗺𝗼𝗯𝗶𝗹𝗶𝘁𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗿𝗮𝘀𝘁𝗮𝗿𝗹𝗼...
…𝗰𝗼𝗻𝘁𝗿𝗼 𝗹𝗲 𝗳𝗮𝗸𝗲 𝗻𝗲𝘄𝘀 𝗽𝗼𝗻𝘁𝗶𝘀𝘁𝗲
Intendiamo in primo luogo intraprendere un nuovo percorso di contro-informazione per rispondere colpo su colpo all’impressionante campagna di disinformazione che mira a creare consenso popolare intorno alla grande opera, utilizzando argomenti falsi con la compiacenza della grancassa mediatica: come se non bastasse la quotidiana campagna pro-ponte della gazzetta del sud, il governo intende infatti stanziare un milione l’anno, dal 2024 al 2031, per propagandare e fornire un po’ di supporto all’idea di una costruzione che da sola, lo comprendiamo bene, non starebbe tecnicamente in piedi. Toccherà ancora, dunque, e anzi sempre di più, sentire le ‘bufale’ relative a un ponte “grande opera green”, “pronto e cantierabile”, “preziosa occasione occupazionale per più di 100.000 persone”.
…𝗮 𝗱𝗶𝗳𝗲𝘀𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝗻𝗼𝘀𝘁𝗿𝗼 𝘁𝗲𝗿𝗿𝗶𝘁𝗼𝗿𝗶𝗼
Toccherà ancora, dunque, e anzi sempre di più, dire e gridare che:
• il ponte è un’opera devastante dal punto di vista ambientale, uno sfregio per il paesaggio dello Stretto di Messina nostro luogo dell’anima, un delirio di svincoli e viadotti ferroviari e stradali che darebbe il colpo di grazia ad un territorio già ferito a morte – con buona pace dell’articolo 9 della Costituzione Italiana (che, da poco
rimodulato, recita beffardamente: “La Repubblica tutela il paesaggio, l’ambiente, la biodiversità e gli Ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”).
• la tanto sbandierata creazione di nuovi posti di lavoro che il ponte creerebbe – il cui numero varia a seconda del nuovo annuncio del populista di turno (il ministro Salvini e il costruttore Salini si stanno in tal senso dimostrando all’altezza, o meglio alla bassezza, dei loro predecessori) – è solo un miraggio per una popolazione ed una città che hanno bisogno di tutt’altra occupazione, dal punto di vista quantitativo e qualitativo, per mettere in sicurezza i territori e creare le condizioni per abitarli.
• gli scavi per le torri e i viadotti del ponte produrranno milioni di metri cubi di terra e detriti che finiranno per intasare discariche, colline e torrenti, mentre i circa trenta/quaranta cantieri che sorgeranno sulle due rive dello Stretto costringeranno migliaia di persone ad abbandonare i luoghi interessati dai lavori in quanto espropriati delle loro case e/o renderanno praticamente impossibile la loro vita per chissà quanti anni.
…𝗖𝗛𝗜𝗔𝗠𝗜𝗔𝗠𝗢 𝗔 𝗥𝗔𝗖𝗖𝗢𝗟𝗧𝗔 𝗧𝗨𝗧𝗧𝗘/𝗜/𝗨
Chiamiamo a raccolta in primo luogo tutta la popolazione dell’area dello Stretto di Messina, l’associazionismo ambientalista, comitati e movimenti a difesa dei territori e dei beni comuni, tutte/i/u a livello locale, nazionale ed internazionale per intraprendere con noi la lotta contro il ponte e salvaguardare e difendere la bellezza, l’integrità, l’identità dei nostri territori.
𝐍𝐨𝐢 𝐚𝐛𝐢𝐭𝐚𝐧𝐭𝐢 𝐝𝐞𝐢 𝐭𝐞𝐫𝐫𝐢𝐭𝐨𝐫𝐢 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐒𝐭𝐫𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐌𝐞𝐬𝐬𝐢𝐧𝐚,
𝐫𝐢𝐜𝐨𝐧𝐨𝐬𝐜𝐞𝐧𝐝𝐨 𝐞 𝐯𝐨𝐥𝐞𝐧𝐝𝐨 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐚𝐬𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐮𝐧 𝐦𝐨𝐝𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐝𝐢 𝐬𝐯𝐢𝐥𝐮𝐩𝐩𝐨 𝐢𝐧𝐮𝐦𝐚𝐧𝐨 𝐞 𝐪𝐮𝐢𝐧𝐝𝐢 𝐢𝐧𝐚𝐜𝐜𝐞𝐭𝐭𝐚𝐛𝐢𝐥𝐞, 𝐬𝐞𝐧𝐭𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐧𝐞𝐜𝐞𝐬𝐬𝐚𝐫𝐢𝐨 𝐮𝐧 𝐚𝐠𝐢𝐫𝐞 𝐜𝐨𝐧𝐟𝐥𝐢𝐭𝐭𝐮𝐚𝐥𝐞 𝐯𝐞𝐫𝐬𝐨 𝐜𝐢ò 𝐜𝐡𝐞 𝐜𝐢 𝐬𝐜𝐡𝐢𝐚𝐜𝐜𝐢𝐚 𝐞 𝐩𝐫𝐨𝐝𝐮𝐜𝐞 𝐝𝐢𝐬𝐚𝐬𝐭𝐫𝐢 𝐬𝐨𝐜𝐢𝐚𝐥𝐢, 𝐜𝐥𝐢𝐦𝐚𝐭𝐢𝐜𝐢, 𝐮𝐦𝐚𝐧𝐢𝐭𝐚𝐫𝐢. 𝐃𝐢𝐜𝐡𝐢𝐚𝐫𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐩𝐞𝐫𝐜𝐢ò 𝐜𝐡𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐜𝐢 𝐟𝐞𝐫𝐦𝐞𝐫𝐞𝐦𝐨 𝐟𝐢𝐧𝐭𝐚𝐧𝐭𝐨𝐜𝐡é 𝐢𝐥 𝐩𝐨𝐧𝐭𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐬𝐚𝐫à 𝐜𝐚𝐧𝐜𝐞𝐥𝐥𝐚𝐭𝐨 𝐝𝐚𝐥𝐥’𝐨𝐫𝐢𝐳𝐳𝐨𝐧𝐭𝐞 𝐟𝐮𝐭𝐮𝐫𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐨 𝐭𝐞𝐫𝐫𝐢𝐭𝐨𝐫𝐢𝐨.