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fascismo

Mark Covell contro Casapound

Data di trasmissione
Durata 14m

Mark Covell parla contro Casapound sostenendo il presidio antifascista, per la legge contro la tortura e auspica una grande partecipazione alle iniziative per il quindicesimo anniversario del G8 2001 di Genova.

 

Mark Covell è stato ospite, in questi giorni, del Festival di Storia in corso al Nuovo Cinema Palazzo (piazza dei Sanniti, San Lorenzo).

Alcune riflessioni storiche sul 25 aprile

Data di trasmissione
Durata 24m 23s
Durata 22m 14s

Con Davide Conti, storico e archivista, riannodiamo i fili e le parti oscure della Liberazione dal nazi-fascismo.

In nome dell'anticomunismo, le dirigenze dell'Italia repubblicana e post-fascista impedirono l'epurazione nella magistratura, nelle forze dell'ordine e nell'esercito, proteggendo inoltre i criminali fascisti fuggiti all'estero; il codice penale Rocco è uno dei tanti esempi di queste scelte. E' quello che Davide Conti ha definito il "peso della continuità dello Stato" ("il manifesto", 24.04.2016).

 

 

Nella seconda corrispondenza, Gavino ci illustra la storia (piuttosto oscura) dell'oro di Dongo, ovvero alcuni beni sequestrati dai partigiani ai fascisti repubblichini. Tra i tanti, oltre a Mussolini, anche il boia Graziani fu catturato nei dintorni di Como. Emergono tratti opachi anche su alcuni omicidi nel comasco nell'immediato dopoguerra.

 

L'intervista allo storico De Luna è consultabile qui, quella a Luciano Violante qui.

 

"Corsica fatal, Malta baluardo di romanità". L'irredentismo fascista nel Mediterraneo

Data di trasmissione
Durata 27m

Insieme a Deborah Paci, ricercatrice presso l'università di Venezia, presentiamo il suo ultimo libro, "Corsica fatal, Malta baluardo di romanità", uno studio sulle rivendicazioni territoriali dell'Italia fascista nei confronti di Corsica e Malta.

 

Sin dai primi anni Venti, Mussolini avviò una campagna di rivendicazioni territoriali nei confronti delle «terre irredente», ossia quei territori ritenuti italiani sotto il profilo storico e culturale ma fuori dei confini d'Italia.

Malta e la Corsica furono al centro delle mire espansionistiche dell'Italia fascista nel Mediterraneo. Gli intellettuali del regime furono chiamati ad addurre ragioni linguistiche, storiche e culturali per avvalorare l'idea dell'italianità di còrsi e maltesi: l'intento era quello di persuadere le popolazioni delle due isole ad appoggiare il progetto annessionista fascista. In questo contesto il regime dovette misurarsi con gli attori istituzionali e religiosi che si trovavano in loco. I programmi fallirono miseramente e – fatta eccezione per uno sparuto gruppo di filofascisti maltesi e còrsi – la maggioranza della popolazione restò indifferente, se non ostile ai richiami all'italianità dei fascisti. Ma quali furono le strategie messe in opera dal regime? Su quali argomenti fece leva la propaganda irredentista?

La Parentesi del 6/05/2015"Compassione, pietà, ribrezzo, odio di classe..."

Data di trasmissione
Durata 4m 25s

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/05/07/la-parentesi-di-elisabetta-del-6052015/

La Parentesi di Elisabetta del 6/05/2015
 

 

Immagine rimossa.

Ragazzi e ragazze “perbene” cancellano la scritta CARLO VIVE dai muri di Milano segnando una delle pagine più vergognose nella storia di questo paese.

“Compassione, pietà, ribrezzo, odio di classe….”

Il primo maggio, sugli schermi televisivi, in ogni canale possibile, sono passate le immagini dell’inaugurazione dell’ Expò 2015 a Milano. Te le trovavi davanti dovunque, anche se cercavi semplicemente le previsioni del tempo. Non c’era scampo.

Vedere quelle immagini ed essere colta da una stretta allo stomaco è stato tutt’uno.

Ho avuto pietà per quelle bambine e quei bambini che cantavano l’inno di Mameli con una mano sul cuore, gettate/i in pasto alla propaganda da genitori  senza scrupoli, al servizio di chi sta costruendo  per loro un futuro di miseria.

Ho avuto compassione, mista a conati di vomito, per quei lavoratori in fila con la bandiera italiana piegata in mano, con il casco e la pettorina da cantiere…un anziano…una donna…un nero…un nepalese…rappresentanti ognuno di una modalità specifica di oppressione e sfruttamento accomunata da quella del lavoro. Servi felici? Schiavi rassegnati? Sciocchi strumentalizzati? Non so, ma una cosa è certa: erano l’incarnazione di un asservimento volontario che è tradimento della propria classe, del proprio genere, della propria razza, intese come categorie politiche e non certo naturali.

Vergogna e rabbia per loro, ribrezzo per tutte le immagini del potere che si susseguivano all’ingresso, in platea, sul palco…magistrati…politici…poliziotti..prelati…presidenti…giornalisti..deputati…industriali…personalità straniere… penose manifestazioni canore….. una sagra di paese per la santificazione delle multinazionali e un inno all’arroganza della borghesia.

Al centro di tutto, l’ “albero della vita”, simbolo ipocrita dell’altrettanto ipocrita titolazione dell’Expò ”Nutrire il pianeta” che altro non sta a significare se non distruzione, rapina, predazione delle risorse umane e naturali, guerre neocoloniali, sfruttamento, militarizzazione…uno scenario di morte in cui si muovevano scheletri con l’ermellino come nella Camera dei Lord de “La classe dirigente”.

La vita vera stava altrove,  era fuori, nelle strade di Milano, in tutte quelle e in tutti quelli che non accettano, che non ci stanno, che vogliono riprendersi tutto…le case..le strade..le scuole..gli ospedali..i tempi e i modi della vita e del desiderio.

Milano il primo maggio era divisa in due: la morte abitava dentro l’Expò, la vita stava fuori e troverà mille e mille modi di manifestarsi e di dimostrarlo ancora anche contro quei fantasmi, quella parvenza di umani che sono usciti dalle tane quando la manifestazione è finita e si sono messi a ”pulire Milano”.

Mi hanno ricordato la marcia dei colletti bianchi della Fiat nel 1980 e, allo stesso tempo, la maggioranza silenziosa, perbenista e reazionaria che ha mandato al potere il fascismo negli anni venti.  La sintesi tra  politicamente corretto e ipocrisia della socialdemocrazia riformista con i valori neoliberisti ha prodotto ombre di esseri umani che hanno perso qualsiasi dignità e consapevolezza e che si beano di una schiavitù volontaria. Pulite, pulite, pulite bene, togliete le tracce dei migranti affogati, dei cie, dei lavoratori caduti dalle impalcature, di chi dorme sotto i ponti, di chi non ha casa, pulite come pulivate le tracce dei campi di concentramento, pulite come quando denunciavate i partigiani…continuate a pulire bene, forse i padroni del mondo vi getteranno qualche osso spolpato come ricompensa.

 

Pansa e il revisionismo: una storia infinita

Data di trasmissione
Durata 23m

Ci occupiamo con Gavino, storico della Resistenza, dell'ultima novità editoriale di Giampaolo Pansa: "Eia Eia Alalà. Controstoria del fascismo"(Rizzoli, Milano 2014).

 

Pansa, ormai alfiere e senatore del revisionismo storico sulla Resistenza, si occupa in questo pseudo-romanzo dalle tinte autobiografiche della storia dell'Italia contemporanea: i fatti narrati partono dalla Grande Guerra (in cui, come ci spiega Gavino, c'è un uso strumentale e falso di Caporetto) per arrivare alle soglie della marcia fascista su Roma, cercando di giustificare e salvare storicamente lo squadrismo nero. Di "squadrismo riabilitato" ha scritto Valerio Evangelisti nella sua recensione al libro (che potete leggere qui: http://www.carmillaonline.com/2015/01/30/lo-squadrismo-riabilitato/. Evangelisti ha anche stroncato le aspirazioni letterarie di Pansa.

L'uso strumentale di alcune vicende del cosiddetto biennio rosso sono rivendicate dal giornalista di "Libero" come un racconto "neutrale" delle vicende che attraversarono l'Italia in quel particolare e complesso periodo storico (si veda l'intervista di Pansa rilasciata a "Il Giornale" in occasione dell'uscita del libro: http://www.ilgiornale.it/news/cultura/vi-racconto-quellitalia-cui-tutti-o-quasi-gridavano-eia-eia-1052359.html).

Con Gavino si cerca anche di analizzare il proliferare delle tesi revisioniste che ormai hanno fatto scuola nei mass media e talvolta nelle aule universitarie.

 

Per una puntuale critica a Pansa si legga anche "E' tornato" dal militant-blog.org: http://www.militant-blog.org/?p=1087.

 

7 gennaio: presidio antifascista all'Alberone

Data di trasmissione
Durata 4m 1s

7 GENNAIO: NESSUNO SPAZIO AI FASCISTI

 

Dal 1979, il 7 gennaio la Roma antifascista si ritrova davanti la sede del Comitato di Quartiere Alberone per impedire ai fascisti, nel giorno dell’anniversario dei morti di Acca Larentia, di compiere impunemente le loro provocazioni nel quartiere.

Questo appuntamento non ha nulla di rituale ed anacronistico, ma è dettato dalla necessità di ribadire con fermezza che nei nostri quartieri non c’è spazio per l’apologia del fascismo, il razzismo, il sessismo, l’omofobia, il settarismo religioso e l’odio verso chiunque venga percepito come “diverso”.

Oggi più che mai, in un momento in cui la crisi del sistema capitalistico impone ai padroni di condurre un duro attacco alle condizioni di vita e di lavoro delle classi subalterne attraverso le politiche di taglio ai servizi sociali, la riduzione dei salari, l’aumento delle tariffe, è necessario tenere alta la guardia e smascherare il vero ruolo dei fascisti.

I recenti fatti di Corcolle, Torpignattara, Tor Sapienza, solo per citare quelli maggiormente enfatizzati dai mass media, in cui le diverse organizzazioni neofasciste hanno provato ad inserirsi, in alcuni casi riuscendoci, per strumentalizzare la rabbia degli abitanti di quei quartieri dovuta alle condizioni di disagio ed abbandono in cui sono costretti a vivere, confermano che, oggi come ieri, il ruolo dei fascisti è quello di cani da guardia di un sistema che giorno dopo giorno provoca disuguaglianza, sfruttamento e devastazione ambientale.

La classe dirigente di questo paese, utilizzando i fascisti come utili servi sciocchi, ha tutto l’interesse di alimentare la “guerra tra poveri”, perché è l’unico strumento che ha per distogliere l’attenzione dai veri responsabili della crisi che attanaglia i ceti popolari: finché il nemico rimane il migrante, il rom, il “diverso”, padroni e ceto politico potranno continuare a fare sonni tranquilli.

Inoltre, quanto sta emergendo in questi giorni dall’inchiesta su “mafia capitale” conferma, come da sempre abbiamo denunciato, la connivenza tra fascisti, malavita organizzata e gruppi affaristici e clientelari trasversali al mondo della politica.

Coloro che soffiano sul fuoco del razzismo e della paura del diverso, che invocano la legalità contro le occupazioni abusive, che parlano di “degrado”, sono gli stessi personaggi che, dietro le quinte, speculano e rubano milioni attraverso la gestione dei campi rom, dell’accoglienza dei rifugiati, dell’emergenza abitativa e del ciclo dei rifiuti.

Lo diciamo chiaramente: non permetteremo mai a fascisti, mafiosi e speculatori di spadroneggiare impunemente nei nostri quartieri.

Il miglior antidoto contro i rigurgiti neofascisti è quello di mettere in campo nei territori e nei posti di lavoro vertenze reali portatrici di istanze di cambiamento radicale dello stato di cose presenti.

 

MERCOLEDI’ 7 GENNAIO DALLE ORE 16,30

DAVANTI LA SEDE DEL COMITATO DI QUARTIERE ALBERONE – VIA APPIA NUOVA, 357

PRESIDIO ANTIFASCISTA

ANTIFASCISTE E ANTIFASCISTI DI ROMA