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Palestina

Perugia: Connecting struggles

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L' iniziativa EXTRA 100, fa seguito ai vari incontri a sostegno di 100x100Gaza.
(https://www.100x100gaza.it/eventi/connecting-struggles/).

Al turba, domenica 27 Aprile, un mix letale. Noi ci proviamo a
centellinarlo, ma servirà l’aiuto di tuttx. 

Programma della giornata:

15h00

Corpo a corpo: violenza coloniale e pratiche di combattimento
PippiLotta autodifesa femminista in dialogo con Capoeiristas Against
Oppression. Una chiacchierata sui contesti coloniali come luogo di
sperimentazione su carne viva di tecniche e tecnologie belliche e
securitarie, ma anche di pratiche di resistenza che proprio in quelle
stesse carni trovano la loro forza.

17h00

Capoeira Against Oppression
Workshop di capoeira aperto a tuttx, contro ogni oppressione coloniale e
in solidarietà ai popoli in lotta. Dalla Palestina al Brasile, la
capoeira è un atto politico.

18h00

Serigrafia live DIY
Porta un capo (suona male) di colore chiaro (continua a suonare male).
Insomma: porta un capo. Se è in carne ed ossa ce lo mangiamo, se è in
tessuto si serigrafa insieme. Ci saranno anche toppine già pronte da
stampare.

Scatenelle – crochet by hook or by crook
Porta il tuo uncinetto e se vuoi della lana. Se ne sei sprovvistx non
temere, troverai di che sferruzzare!

20h00

Cena benefit 100x100Gaza / Gazaweb
Per un sostegno concreto, collettivo e dal basso allx gazawi.
Per ricostruire il Centro Vik e per continuare a piantare Alberi della
Rete.
Per resistere all’isolamento materiale e simbolico di Gaza, che
l’esercito israeliano tenta di imporre impedendo contatti umani dentro e
fuori la Striscia.
Al cento per cento.

21h00

m0stra: rap anarcofemminista DIY
Dalla Grecia di passaggio a Perugia.
m0stra dal vivo, mostruosa, vi dis-turba e non si mostra.
Da dietro il passamontagna, i suoi versi parlano di femminismo, odio per
guardie e fascisti, lotta di classe, amicizie e crepacuori,
autoproduzione e anticapitalismo.»

A conclusione della corrispondenza i compagni di Perugia ricordano gli appuntamenti per il 25 aprile:

h 9.00 a Piazza Danti per una visita ai luoghi simbolo della Resistenza ed alle h 11.00 a Piazza Giordano Bruno per il Corteo

25 APRILE NON SI SVENDE

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25 APRILE NON SI SVENDE
PORTA SAN PAOLO È DEI PARTIGIANI, NON DEI COMPLICI DEL GENOCIDIO

 25 APRILE PORTA SAN PAOLO ORE 8:00

A 80 anni esatti dalla Liberazione dal nazifascismo, che fu salvifica per tutte e tutti noi, oggi più che mai è urgente costruire una nuova Resistenza.

Fu solo l’unità popolare che riuscì a spezzare le catene del nazifascismo, le cui barbarie e orrore annichilirono l’Europa e il mondo intero. Anche oggi dobbiamo unirci per combattere nuove forme di oppressione. Essere antifascisti, oggi, significa essere anche antisionisti.

Il sionismo, come il fascismo, si fonda sul suprematismo, sul mito della superiorità etnica, e continua col costruire muri, con il proprio progetto di pulizia etnica, alimentando l’apartheid, attuando un genocidio nel silenzio complice della comunità internazionale.

Non accettiamo che l’accusa strumentale di antisemitismo venga usata per silenziare chi si oppone al genocidio in Palestina. Non permetteremo che la piazza del 25 Aprile venga strumentalizzata per legittimare l’occupazione israeliana e i suoi crimini. Proprio come si lottava ieri contro il genocidio nazifascista, è nostro dovere lottare oggi contro quello perpetrato da Israele.

Denunciamo la grave responsabilità politica dell’ANPI Nazionale nell’aver abbandonato la difesa di Porta San Paolo, lasciando che un luogo simbolo venisse usurpato da chi oggi rappresenta un nuovo fascismo. In quella piazza non accetteremo simboli sionisti.

La “Brigata Ebraica”, che oggi si identifica pienamente con lo Stato di Israele e le sue pratiche di occupazione e colonizzazione, non può e non deve rappresentare la Resistenza. Quella piazza appartiene ai Partigiani di ieri e di oggi. E oggi, i Partigiani sono in Palestina, a combattere con il sangue per la propria terra, per l'autodeterminazione e per gli oppressi di tutto il mondo.

Per questo uniamo la nostra voce a tutte le realtà antifasciste, collettivi, reti e individui che continuano a riconoscersi nei valori della Resistenza, e che hanno deciso di convergere il 25 aprile, alle ore 8.00, a Porta San Paolo. Oggi più che mai dobbiamo ribadire che antifascismo vuol dire antisionismo.

Che quella piazza risuoni delle voci di chi lotta, non di chi giustifica l’oppressione.

La causa palestinese non riguarda solo i palestinesi: è la lotta di tutti i lavoratori, degli sfruttati, di chiunque si ribelli all’oppressione, ovunque essa si manifesti. È la lotta del nostro tempo, ed oggi è il cuore pulsante dell’antifascismo.

Non lasceremo quella piazza a chi giustifica l’occupazione, a chi plaude ai bombardamenti, a chi ha scelto di servire nell’esercito israeliano.
Quella piazza è nostra: di chi resiste, di chi si solleva, di chi non si piega.

Non faremo un passo indietro!
Da madre in figlio, libereremo ogni miglio!

PALESTINA LIBERA!
INTIFADA FINO ALLA VITTORIA!

Le realtà palestinesi

-Movimento Studenti palestinesi in Italia
-Unione Democratica arabo/palestinese -UDAP
-Associazione dei palestinesi in Italia-API
-Giovani palestinesi di Roma 

Lettera aperta della rete Ricerca e Università per la Palestina 

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Seconda lettera aperta al MAECI e alla CRUI per la sospensione dell’Accordo di Cooperazione Industriale, Scientifica e Tecnologica tra Italia e Israele per rischio di violazione del diritto internazionale e umanitario.

Ci ritroviamo per il secondo anno a rivolgerci al MAECI, e stavolta anche alla CRUI, per chiedere che venga sospeso il bando per progetti congiunti di ricerca sulla base dell’Accordo di Cooperazione Industriale, Scientifica e Tecnologica tra Italia e Israele. Apprezziamo l’esplicita esclusione dal bando di progetti che producono tecnologia dual use. Apprezziamo la cautela (già un obbligo, tuttavia, secondo la legislazione vigente) ma questa rimane una misura insufficiente di fronte al crescente disastro umanitario di Gaza (in cui la carestia e i bombardamenti sono esplicitamente rivendicati dal governo israeliano come strumenti di pressione politica legittima), al trasferimento forzato di civili, alle espulsioni e all’incessante opera di espansione territoriale in Cisgiordania, che costituiscono assodati crimini di guerra e azioni genocidarie.

Negli ultimi 19 mesi, le più importanti istituzioni internazionali hanno rilevato un plausibile rischio di genocidio, hanno condannato le innumerevoli violazioni del diritto internazionale da parte di Israele, e hanno riconosciuto l’illegalità nella quale Israele opera nei Territori Palestinesi Occupati, siano questi la Cisgiordania, Gerusalemme Est o Gaza. Sono oltre 51.000 i morti palestinesi accertati, mentre gli studi più accreditati stimano che il numero complessivo di decessi sia di molto superiore. Il blocco totale degli aiuti  umanitari, la distruzione degli impianti di desalinizzazione dell’acqua, la partizione geografica della Striscia e l’annientamento del sistema sanitario, educativo e infrastrutturale, scientemente operati dalle istituzioni israeliane, hanno creato una carestia talmente grave da rendere impossibile determinare il numero complessivo dei morti. Sottolineiamo con forza come ciascuno dei documenti e degli studi sopra citati abbia messo in luce che le azioni genocidarie dello stato israeliano a Gaza sono rese possibili dai trasferimenti finanziari e tecnologici e al commercio di armamenti degli stati stranieri verso e con Israele. 

Da tempo le organizzazioni internazionali che lavorano per la difesa dei diritti umani, insieme a esperti e accademici, sostengono che la fornitura di armi a uno stato che agisce in violazione del diritto internazionale può configurare la complicità in tali violazioni. Nel caso di uno stato sospettato di commettere un genocidio, poi, la complicità è ancora più intollerabile sia eticamente, sia da un punto di vista legale, come afferma la Convenzione per la Prevenzione e Punizione del Crimine di Genocidio del 1948. Il parere consultivo della Corte di Giustizia Internazionale del luglio 2024 afferma l'obbligo per gli stati di porre fine alla complicità con l'occupazione illegale israeliana e con le gravi violazioni dei diritti umani, e di agire per garantire il rispetto del diritto internazionale, a partire da un completo embargo militare. 

La cooperazione in ambito accademico può rendere le università complici in crimini di guerra e violazioni del diritto internazionale. Come discusso e dimostrato da colleghi israeliani e palestinesi, il sistema universitario israeliano è parte integrante del sistema militare, di apartheid e di occupazione illegale dei Territori Palestinesi. Per evitare ogni complicità, sono decine le università nel mondo che hanno interrotto la cooperazione con le istituzioni accademiche israeliane. Per il secondo anno consecutivo vi chiediamo di fare altrettanto, partendo dalla sospensione di questo bando. 

Il rapporto di co-dipendenza esistente tra il sistema accademico e quello militare israeliani rende la cooperazione istituzionale con le università italiane potenzialmente illegale. Per esempio, la Elbit System e l’Israel Aerospace Industry (IAI) non solo sviluppano le tecnologie militari e le armi attualmente utilizzate a Gaza, ma sono nate come spin-off di istituzioni accademiche israeliane e attualmente coinvolte in progetti di ricerca internazionali. Inoltre, diverse istituzioni di ricerca israeliane hanno istituito programmi di sostegno finanziario ai soldati - per esempio, l’“Enhanced financial package”, adottato dall’Università ebraica di Gerusalemme, i “benefit” adottati dal Weizmann Institute of Technology, le iniziative di beneficenza dell’Università di Tel Aviv a favore delle truppe impiegate a Gaza e l'acquisto di equipaggiamento da parte dell’Università di Haifa per l’esercito operante a Gaza. Le università giocano un ruolo importante nella costruzione della difesa di Israele nel procedimento portato dal Sudafrica alla Corte Internazionale di Giustizia: presso l’Institute for National Security Studies (INSS) dell’Università di Tel Aviv da mesi si incontrano giuristi, esperti e funzionari del Ministero della Difesa per formulare la linea difensiva del Paese. È noto, peraltro, che questo rapporto di co-dipendenza dalle università israeliane è intrattenuto anche con le maggiori industrie di armamenti nazionali. 

Non vogliamo essere complici e, inoltre, vi chiediamo: perché le risorse pubbliche italiane destinate alla ricerca, che sono già minime, dovrebbero servire per sviluppare conoscenza a beneficio delle università israeliane, in un momento in cui tutte le università a Gaza sono state bombardate e distrutte, uccidendo centinaia di colleghi e colleghe e migliaia di studenti e studentesse, e quelle italiane sono in una condizione di cronico sottofinanziamento e depopolamento? Perché i fondi pubblici italiani dovrebbero finanziare la ricerca in campo medico di un paese che ha sistematicamente bombardato e distrutto tutti gli ospedali della Striscia di Gaza - l'ultimo qualche giorno fa - e ripetutamente colpito il personale sanitario, in un momento in cui l’accesso a cure dignitose e a diagnosi in tempi utili è quasi un miraggio per chi vive in Italia? Perché i soldi pubblici italiani dovrebbero finanziare la ricerca in campo ambientale di un paese che è responsabile di un aumento vertiginoso dell’inquinamento globale a causa delle campagne di bombardamento incessanti su Gaza, in un momento in cui il nostro paese è devastato da alluvioni e fenomeni meteorologici distruttivi le cui conseguenze il governo non è in grado di gestire e le cui cause si rifiuta di riconoscere?  

Per queste ragioni chiediamo al MAECI di sospendere il bando e chiediamo ai rettori e alle rettrici della CRUI che le loro università non partecipino a questo bando, chiediamo loro di non stipulare nuovi accordi con le università israeliane e sospendere quelli in corso. Ricordiamo che misure drastiche in questa direzione furono prese contro la Russia all’indomani dell’invasione dell’Ucraina: è quindi possibile farlo. Infine, come docenti e personale TA di università e centri di ricerca in Italia, ci impegniamo a non partecipare a collaborazioni istituzionali e progetti che includano istituzioni israeliane, con lo scopo di mettere pressione su queste affinché rispettino il diritto internazionale e umanitario. Ci impegniamo a collaborare con colleghi e colleghe palestinesi, partecipando alla ricostruzione del sistema educativo di Gaza, a Gaza, sotto la loro guida.


Per aderire: https://docs.google.com/forms/d/1b3lGIbCpYlwvY4YS28NfLEHV-

25 aprile a Porta San Paolo

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Un quadro a partire dall'Udienza del 16 aprile del progresso ai prigionieri palestinesi in Italia Anan, Ali e Mansour, iniziative al fianco della resistenza palestinesi nei prossimi giorni e contro il Decreto Sicurezza.

Infine un approfondimento sulla "questione romana" dell'ottantesimo della Liberazione: la questura ha riservato Porta San Paolo ai sionisti dietro il cartello della brigata ebraica, la direzione romana di Anpi gliela avrebbe lasciata ma almeno 7 sezioni locali si sono ribellate, l'appuntamento per antifascisti e antisionisti è alle 8 a Porta San Paolo. 

L' ASSEMBLEA  STRAORDINARIA   DI MARTEDI' 15 APRILE ALL'UNIVERSITA' LA SAPIENZA- AULA MAJORANA DI FISICA, "CONVOCATA CONTRO IL DIVIETO DELLA QUESTURA DI IMPEDIRE LA MATTINA DEL 25 APRILE 2025 L'ACCESSO DI PIAZZA DI PORTA S.PAOLO AGLI ANTIFASCISTI-ANTISIONISTI ROMANI" :

COMUNICA

CHE IL 25 APRILE 2025 SARA' IN PIAZZA PORTA S.PAOLO ALLE ORE 8  PER DEPORRE UNA STELLA DI FIORI AL MERITO PARTIGIANO E DELLA POPOLAZIONE RESISTENTE

DENUNCIA

L'ARBITRIO DELLA QUESTURA DI ROMA DI ATTRIBUIRE IL MONOPOLIO DELLA PIAZZA DELLA RESISTENZA ROMANA  ALLA BRIGATA  EBRAICA PER TUTTA LA MATTINATA DEL 25 APRILE 2025 : ABUSO CHE OLTRAGGIA LA COSTITUZIONE E  LO SPIRITO DELLA LIBERAZIONE NEL SUO 80° ANNIVERSARIO, NEL TEMPO IN CUI LO STATO DI ISRAELE PERPETUA IL GENOCIDIO DEI PALESTINESI A GAZA E IN CISGIORDANIA

CONTESTA 

LA FUTILE E ARRENDEVOLE DECISIONE DELL'ANPI DI NON PRESIDIARE LA MATTINA DEL 25 APRILE 2025 LA PIAZZA DELLA RESISTENZA ,

NONOSTANTE LA VOLONTA' POPOLARE CHE INVITA A STARE IN PIAZZA PORTA S.PAOLO, MANTENENDO BEN SALDI I VALORI E I SIMBOLI PARTIGIANI , MINACCIATI DALLE PERSEVERANTI GUERRE DI CONQUISTA E DAL CRIMINALE RIARMO GUERRAFONDAIO DEGLI STATI EUROPEI, NEGATORE  DI FUTURO E DI COESISTENZA TRA I POPOLI.

Giornata delle Persone Palestinesi Imprigionate

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Abbiamo parlato con Maria, parte di un collettivo di solidarietà in Palestina, sulla "Giornata delle Persone Palestinesi Imprigionate" organizzata alle Cagne Sciolte insieme a The Sameer Project, per parlare con la giornalista Cecilia Dalla Negra e rappresentanti dei Giovani Palestinesi Roma sulle carceri sioniste come forma di controllo sociale del popolo palestinese.

 

A continuazione l'invito:

La lotta contro la carceralità: una prospettiva femminista e abolizionista 

Rispondiamo all’appello urgente lanciato da Addameer, denunciando la brutalità senza precedenti che vige nelle carceri sioniste dall’inizio del genocidio.

Ci riuniamo per approfondire i temi della carceralità, del colonialismo di insediamento e della lotta femminista palestinese, per cogliere le intersezioni e per imparare lɜ unɜ dallɜ altrɜ. 

Giovedì 17 aprile, alle ore 19:30, Cagne Sciolte (Via Ostiense 137).

 

Intervengono:

Cecilia Dalla Negra

Giovani Palestinesi Roma

 

Raccolta fondi in solidarietà con The Sameer Project

Novità sulla seconda udienza per Anan, Ali e Mansour

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Abbiamo parlato, direttamente dalla Corte di Appello l'Aquila, con un compagno solidale che ci ha raccontato alcune novità della seconda udienza del processo contra Anan Yaeesh, Ali Irar e Mansour Doghmosh per esercitare il loro diritto alla resistenza. Lui ci ha riferito anche come si è svolta l'assemblea del martedì 15 aprile, all'aula “Majorana” alla Facoltà di Fisica della Sapienza, per organizzare il 25 aprile antifascista e antisionista.    

Nella seconda corrispondenza un commento dell'avvocato di Anan 

Che vuol dire fare la giornalista in Egitto

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Hadeer viene da una famiglia molto politicizzata che da sempre si è occupata di informazione e giornalismo. Suo nonno ha anche pagato con il carcere scrivere denunciando la realtà repressiva egiziana. Ma cosa vuol dire oggi fare la giornalista in Egitto? Di questo parliamo con Hadeer ma anche di femminismo, di Palestina, della repressione e della vita in un paese sempre più difficile da vivere. L'intervista è in arabo e italiano. 

12 APRILE TUTTE E TUTTI IN PIAZZA! CON LA PALESTINA NEL CUORE!

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12 APRILE CORTEO NAZIONALE A MILANO per una PALESTINA LIBERA!

ore 14.30 Piazza Duca D’Aosta

PER fermare il genocidio e la deportazione del popolo palestinese a Gaza e Cisgiordania.

PER fermare il riarmo e l’economia di guerra come soluzione alla crisi di un sistema economico basato sullo sfruttamento di classe e la depredazione di ogni risorsa del pianeta.

PER fermare il decreto sicurezza – NO allo stato di polizia.

Ne parliamo con un compagno del CSA Vittoria

per maggiori informazioni:  https://www.csavittoria.org