Presidio sotto il Tribunale di L'Aquila per Anan, Ali e Mnsour
prima corrispondenza dal presidio sotto il Tribunale di L'Aquila dove in corso l'udienza per Anan, Ali e Mansour accusati di terrorismo
prima corrispondenza dal presidio sotto il Tribunale di L'Aquila dove in corso l'udienza per Anan, Ali e Mansour accusati di terrorismo
Che ruolo ha la repressione nel progetto coloniale israeliano? Quali obiettivi politici persegue Israele attraverso il giudizio davanti alla Corte militare per i soli palestinesi, la detenzione amministrativa, le condizioni di prigionia e quelle di una quotidianità vissuta in una galera a cielo aperto? Quali sono gli strumenti carcerali utilizzati dall'entità sionista per mantenere le sue politiche di apartheid, pulizia etnica e ora anche di genocidio?
Ne parleremo insieme a Khaled El Qaisi che racconterà cosa vuol dire essere detenuto in un carcere israeliano e qual è il trattamento riservato ai palestinesi; ad Assia Zaino che approfondirà la detenzione delle prigioniere e le loro pratiche di lotta; ad un rappresentante dell'associazione Addameer, che da sempre si batte contro la detenzione amministrativa; all'avvocato Flavio Rossi Albertini sulla repressione internazionale della resistenza palestinese al tempo del genocidio ed in particolare sul caso di Anan, Alì e Mansour accusati di terrorismo in Italia.
Giovedì 4 aprile - ore 16 - Aula 6 - Facoltà di lettere - La Sapienza
Corrispondenza con Flavio Rossi Albertini avvocato di Anan, Mansour e Ali, detenuti con il 270bis, sulla situazione repressiva in palestina.
Questa mattina il Tribunale di Budapest ha negato i domiciliari a Ilaria Salis che deve rimanere nel carcere in Ungheria. Una compagna che era in aula con la numerosa delegazione italiana dà conto della mattinata, dalle provocazione neonazi, alle condizioni di Ilaria, ancora in catene e ceppi, alle parole dei giudici.
Il 26 marzo alle 11 presso il carcere di Castrovillari ci sarà un presidio per la compagna curdo iraniana Maysoon Mjidi.
Maysoon Majidi, 27 anni, regista e attivista curdo-iraniana, dopo la
fuga dall’Iran e il viaggio via mare, è finita suo malgrado
nell’antro del ciclope, in un carcere a Castrovillari in Calabria.
I motivi per cui è dovuta scappare sono quelli condivisi da molte altre
persone. Maysoon Majidi è diventata una figura scomoda in Iran dopo
l’uccisione di Mahsa Amini, la 22enne curda uccisa dalla polizia
iraniana.
A seguito della morte di questa giovane donna, simbolo della ribellione
al potere e vittima della Polizia Morale iraniana, c’è stata
un’ondata di proteste a cui la regista Maysoon Majidi, insieme ad
altre donne, ha partecipato attivamente tanto da diventare, a sua volta,
una figura scomoda per il governo iraniano e rischiare la carcerazione.
Da qui, negli ultimi mesi, la fuga dall’Iran e l’arrivo in Calabria
il 31 dicembre, dove, colpo di scena, diventa per la procura di Crotone
una “sospetta scafista”, una presunta trafficante di vite umane, per
cui con questa accusa, in attesa del processo, viene rinchiusa nel
carcere di Castrovillari.
In questo caso l’ingiusta carcerazione non passa del tutto
inosservata, come molto spesso, invece, accade nel caso delle persone
migranti che approdano sulle nostre coste e finiscono dimenticate in
strutture detentive di vario tipo.
Maysoon Majidi, forse sostenuta dall’idea che i soprusi subiti in
Italia erano inconcepibili in un paese democratico, continua a
chiedersi: “_Perché sono qui_ [in carcere]?’’.
Questa è la domanda che l’attivista curdo-iraniana continua a porre a
chi le fa visita perché – vista con gli occhi di chi scappa da un
regime per paura di finire in carcere e poi invece vi si ritrova
detenuta in Italia, dove pensava di poter richiedere la protezione
internazionale – la storia assume i caratteri dell’incubo che si
avvera.
Il caso di Maysoon è l’ennesima dimostrazione dell’ipocrisia di una
classe politica che ha finto interesse per il caso di Mahsa Amini e le
proteste delle donne iraniane al fine di fare becera propaganda
orientalista e islamofobica, per poi negare supporto a un’attivista
curdo-iraniana che lotta contro gli abusi della polizia morale.
Sapere che Maysoon Majidi continua ad essere rinchiusa nel carcere di
Castrovillari è per noi fonte di preoccupazione e d’indignazione, ed
è per questo motivo che abbiamo pensato di attivarci, per fare in modo
che non rimanga da sola a combattere la sua battaglia nell’antro del
ciclope.
Contro il decreto Cutro e in solidarietà a Maysoon Majidi e a tutte e
tutti coloro che in fuga per la loro resistenza e lotta vengono
imprigionati nelle carceri dei diversi paesi, si terrà un presidio il
26 marzo a partire dalle re 10.00 un presidio davanti al carcere di
Castrovillari.
Con l'avvocato Flavio Rossi Albertini torniamo a parlare di Anan Yaeesh, Mansour Doghmosh, Ali Saji Rabhi dopo che la Corte d'Appelo di L'Aquila si era opposta all'estradizione del primo ma il Tribunale aveva ordinato la carcerazione dei tre palestinesi che ancora oggi sono dietro le sbarra. L'avvocato ci informa che la Corte d'Appelo di L'Aquila dovrà nuovamente esprimersi sulla richiesta di estradizione di Anan e racconta come procede la difesa dentro e fuori le aule dei tre.
Torniamo a invitarvi a scrivere a:
Roma sabato 23 marzo 2024 h 17.00 Piazza Sassari Manifestazione a fianco di tuttx le/i compagnx sotto processo, detenutx, ricercatx.
Ne parliamo con una compagna.
Corrispondenza di una compagna dell' assemblea contro carcere e cpr di Torino sul blocco all'aeroporto di Malpensa di un' espulsione.
Questo sabato a Palermo verrà proiettato "Una storia proletaria" documentario a cura di Todomodo. In questo spazio radiofonico ne parliamo con un compagno di Palermo, che ci racconta com'è nata quest'iniziativa e come si svolgerà.
Cogliamo l'occasione per ricordare che è possibile sostere un nuovo progetto di Todomodo alla pagina: https://www.produzionidalbasso.com/project/la-nostra-isola-e-il-mondo-i…
Corrispondenza telefonica con una compagna dell'Assemblea No Guerra di Palermo che ha raccontato come si è svolto il presidio di solidarietà con Anan Yaesh, detenuto nel carcere di Terni sotto l'accusa di terrorismo e con richiesta di estradizione da parte dello Stato d'Israele.
Sotto la Prefettura di Palermo, a Via Cavour, la compagna dell'Assemblea ha spiegato cosa significa la decisione dalla giustizia italiana di non estradare a Yaeesh e ha raccontato come è andato l'incontro con il Prefetto della città.