Carcere
LUIGI SPERA AGGIORNAMENTI: LA SOLIDARIETA' NON SI CENSURA
Con un compagno dalla Sicilia diamo alcuni aggiornamenti sulla campagna di solidarietà con Luigi e sulla censura alla quale è stato recentemente sottoposto. Facciamo un ragionamento sulla stretta autoritaria della società anche alla luce del nuovo DDL 1660.
LIBERA INFORMAZIONE CONTRO LA GUERRA!
Al Tribunale di Palermo, il 5 settembre, si è svolta l’udienza preliminare del processo che vede accusati LUIGI SPERA e altri 2 membri di ANTUDO. […] Lo Stato si è costituito parte civile per danni morali. Luigi e gli altri due di ANTUDO - già raggiunti da misure cautelari - sono stati rinviati a giudizio con le stesse accuse: atto terroristico e istigazione a delinquere solamente per aver diffuso il video di un’azione simbolica di protesta. L'udienza per il primo grado di giudizio è fissata per il 6 novembre, INTANTO Luigi resta nel carcere di Alessandria in regime di alta sicurezza e con disposizione di censura sulla corrispondenza. Invitiamo tutte e tutti a inviare cartoline a Luigi, fotografarle e pubblicarle sul proprio profilo con l'hashtag #nocensura #luigilibero, la solidarietà non si può censurare!
Firma l’appello: https://forms.gle/vUgxAbPAZ4kktemXA
Raccolta fondi per spese legali e famiglia di Luigi: https://sostieni.link/35848
https://t.me/antudoinfo
Ogni lotta aiuta un'altra lotta
Juan Sorroche e Anan Yaesh. Prigioniero anarchico il primo e prigioniero palestinese ricercato da Israele il secondo. Entrambi rinchiusi nel carcere di Terni. Oltre alla repressione, può anche la solidarietà intrecciare queste vicende distinte e differenti? Ne parliamo con un compagno che sta partecipando alla mobilitazione per Juan, mentre l'avvocato Flavio Rossi Albertini (difensore di entrambi) ci aggiorna sulle udienze.
Racconto della rivolta nel carcere di Trieste
Torniamo a parlare delle rivolte delle persone detenute nei vari carceri del paese Italia. Oggi, con un compagno e una compagna di Trieste, parliamo della rivolta avvenuta nel carcere della città friulana avvenuta il 12 luglio scorso. Ascoltando il racconto, riflettiamo anche sulla costruzione mediatica in atto per cercare di mistificare la realtà delle rivolte di questi ultimi due mesi all'interno delle galere. Parliamo anche di CPR.
Contro ogni carcere e ogni gabbia, giorno dopo giorno. Libertà per tutte e tutti!
Buon ascolto!
Giovedì 1 Agosto : Battiture per la Libertà
Una compagna dell' Assemblea di solidarietà e lotta, nata dopo la mobilitazione contro il 41 bis, l'ergastolo e al fianco di Alfredo Cospito, ci parla delle proteste nelle carceri di questi mesi che raccontano la sofferenza delle persone detenute e dell'importanza di mobilitarsi all'esterno per rompere l'isolamento.
Giovedì 1 agosto h 22.00 Ponte Garibaldi - Trastevere Roma
Incontro con un ex detenuto: esperienza personale e ragionamenti collettivi
Torniamo a parlare di carcere con chi il carcere l'ha vissuto: un ex detenuto ci racconta la sua esperienza personale di detenzione, la situazione vissuta, gli strumenti trovati all'interno e all'esterno di sé per affrontare la condizione di limitazione della libertà. Vogliamo abbattere le mura delle galere anche a partire dall'effetto più potente che producono, ovvero l'isolamento della persona, non solo durante il periodo detentivo ma anche quando la libertà è finalmente ritrovata.
Ragioniamo poi, con lui e tra noi, sulle ultime manovre di governo sul tema carcere.
Contro ogni carcere, giorno dopo giorno!
Buon ascolto!
Aggiornamenti rivolte carceri e focus Civitavecchia
Torniamo a parlare delle rivolte avvenute nelle carceri del territorio italiano nel corso delle ultime settimane. L'estate del 2024 vede le persone detenute ribellarsi a condizioni di vita disumane e a un numero di suicidi tra la popolazione detenuta che non cessa di aumentare. Leggiamo notizie e comunicati di solildarietà sulle rivolte.
Ci dedichiamo poi al carcere di Civitavecchia: leggiamo le lettere che le persone detenute ci inviano per raccontarci com'è la situazione (cibo, sorveglianza dinamica) e come sia scoppiata anche lì una rivolta.
Libertà per tutte e tutti.
Buon ascolto!
Lettera dai Detenuti Liberi di Regina Coeli
Cara Radio Onda Rossa,
Intanto grazie per l’attenzione e per dare voce a chi, come noi, si ritrova schiacciato da questo sistema insano e inumano. Questi giorni sono molto faticosi per noi. Il caldo amplifica le sofferenze che già erano insopportabili.
Senza troppo girarci intorno, quello che vi chiediamo è di aiutarci, di rendere trasparenti questi muri, mostrando alla gente i crimini commessi da uno stato che, ipocrita, pretende il rispetto delle leggi che esso stesso vìola sistematicamente restando però impunito. Vorremmo che tutti e tutte riuscissero a capire che non c’è nulla di rieducativo nel carcere. Vorremmo che si superasse la solita narrazione della prigione che garantisce la sicurezza dei cittadini. È falso. Il carcere è criminale, criminoso e criminogeno.
Oggi in Italia vivono migliaia di persone (uomini, donne, ragazzini, perfino neonati con le loro mamme) chiuse come le bestie, in celle piccolissime nelle quali si boccheggia, buttate su brande di ferro con un foglio di gommapiuma lercia come materasso. Vivono chiuse senza servizi igienici adeguati, senza una doccia, senza un luogo sano nel quale cucinare.
Quando vedete le immagini in TV della solita rivolta o dell’ennesimo suicidio, dovete sapere che di carcere si soffre fino a diventare pazzi, di carcere ci si ammala, di carcere si muore. Fuori si vive un’immagine che, per quanto negativa, non riuscirà mai a rappresentare l’oscenità del carcere.
Qui a Regina Coeli abbiamo quasi raggiunto 1200 detenuti (a fronte di 680 posti ufficiali). Col sovraffollamento è saltato tutto: le educatrici non si vedono più, molte attività sono sospese, l’area sanitaria è totalmente inadeguata, con mesi di attesa per una visita. Anche la magistratura di sorveglianza è intasata al punto che non vengono nemmeno concessi i benefici di legge. Il vitto è disgustoso e comunque insufficiente. I lavoranti sono costretti a ridividere, i pezzetti di pollo per farli arrivare a tutti. Servono quasi ogni sera, con questo caldo, un brodo immangiabile fatto con gli avanzi dei pasti precedenti. E quando la cucina non ce la fa (sta erogando il doppio dei pasti) arrivano ranci ridicoli, con un uovo sodo o due fettine sottili di formaggio. Le persone più giovani muoiono di fame, quelle più anziane o più fragili si ammalano. L’acqua corrente è sempre più scarsa. Con quell’unico rigagnolo che c’è rimasto dobbiamo lavarci, cucinare, bere, ecc.
Oltre la metà di chi è rinchiuso qui dentro non ha soldi, quindi non si può permettere i pochi e costosi prodotti che siamo autorizzati ad acquistare dal fornitore monopolista. Così, una massa di almeno 600 persone, ogni giorno deve trovare il modo di rimediare il cibo, il sapone per lavarsi, perfino la carta igienica! (te ne danno un rotolo al mese, le guardie). Poi ci sono gli insetti che ti mangiano. Due sezioni sono piene di cimici e scabbia. I topi sono ovunque.
E poi ci sono quelle maledette gelosie. Guardate bene in carcere: le vedete? Quelle lastre di ferro nero montate davanti alle finestre delle celle. Illegali da molti anni ma mai rimosse per i costi dei lavori. Non fanno passare l’aria, non passa manco la luce. D’estate, quando ci batte il sole, si infuocano. Impazzisci. Cerchi di stare lontano da quella finestra bollente, ma la stanza è piccola, e al lato opposto c’è una porta blindata chiusa. Ti senti in trappola, appiccicato agli altri, tutti insofferenti. Ti fai aria con quello che trovi, ma l’aria è troppo calda. Intorno a te tutto è caldo, come un forno. Anche il cibo che compri si deteriora velocemente perché non c’è un frigo. È una tortura, e nient’altro. Lo stato tortura migliaia di persone. Non lo diciamo solo noi, ma le decine di sentenze della Corte Europea per i Diritti Umani.
Tra noi c’è chi reagisce con forza, sbatte sulla porta, cerca di uscire almeno nel corridoio. Chi invece si lascia andare e decide di imbottirsi di psicofarmaci, dormire e non pensare (quasi il 40% dei detenuti), chi urla, chi piange, chi prega. Potremmo raccontarvi ancora tanto, ma non basterebbe un quaderno interno! Non si tratta più di riforme, decreti o disegni di legge. Qui, ora, si stanno commettendo crimini contro l’umanità. Le persone sono sottoposte a torture, trattamenti degradanti. Qui, proprio ora c’è gente che sta morendo. E non parliamo solo dei 54 suicidi dall’inizio dell’anno, di quelle 54 vite spezzate che oggi sono un numero sui giornali, ma ieri erano reali, avevano un nome, una storia, legami affettivi polverizzati dalla galera. Parliamo anche degli oltre 300 tentativi di suicidio dichiarati dal DAP, sventati il più delle volte da altri detenuti. Parliamo anche degli altri 72 morti per malattie o cause considerate naturali, ma anche quelli sono morti in carcere e di carcere.
Qui con noi c’è un anziano nordafricano. Ha 78 anni, cammina a fatica, gira spaesato. Dopo quasi 2 mesi ancora si confonde e non ricorda la sua cella. Dobbiamo aiutarlo per tutto, ha un’autonomia molto ridotta. Abbiamo fatto di tutto per segnalarlo, non può stare qui! Siamo molto preoccupati per lui. Non vogliamo che diventi l’ennesima “morte naturale”, conteggiata cinicamente tra i numeri che non contano!
Ci sentiamo soli, esclusi da una società cieca, ma capace di catalogare, marchiare ed escludere. Non si riesce a non pensare almeno una volta a farla finita. Non vuoi soffrire più. Qualche volta reagiamo, lottiamo, cerchiamo di unirci. Ma ogni protesta è sedata, repressa. In tanti hanno paura. Dopo la prima rivolta in sesta hanno spedito 15 capri espiatori nelle carceri più remote (perfino in Sardegna) facendo perdere loro la possibilità di vedere i familiari. Nonostante ciò, e nonostante il DL sicurezza, in sole 3 settimane ben 4 sezioni sono insorte, per disperazione. Ci sono stati incendi, lanci di oggetti. Almeno una volta a settimana il carcere è invaso dal fumo acre e tossico dei roghi. Dalla settima, dove stanno chiusi 23 ore su 24 (con l’ora d’aria spesso negli orari più caldi) quasi ogni sera si sentono battiture e grida di aiuto. Sentiamo ogni giorno notizie da altri penitenziari. Viterbo, Firenze, Milano, Trani, Trieste. Stesse storie, stesse proteste. A volte siamo costretti ad urlare, fare rumore, accendere fuochi. Vogliamo farci sentire, vogliamo essere considerati vivi perché, per quanto ci vogliano zitti, fermi, passivi, noi non siamo ancora morti!
Siamo esseri umani come voi. Alcuni hanno sbagliato, altri sono innocenti, altri ancora li hanno resi “sbagliati” con leggi liberticide che hanno creato reati dove non ce ne sono.
Siamo qui, davanti a voi, dentro Regina Coeli, dove subiamo torture, maltrattamenti, umiliazioni, trattamenti degradanti. Questo succede davanti a voi, proprio adesso. Il nostro è un grido d’aiuto, aiutateci a resistere e ad esistere!
Detenuti Liberi Regina Coeli
Pisa: libertà per Anan Ali e Mansour
Venerdì 12 luglio 2024 h 19.00 a Pisa iniziativa benefit e di aggiornamento, all'indomani dell'udienza in Cassazione, per Anan Ali e Mansour
Una compagna di Pisa presenta l'iniziativa e ci racconta come il sostegno e la solidarietà con la Palestina vive nella città.
GIOVEDI 11 LUGLIO GIORNATA DI MOBILITAZIONE PER ANAN, ALI, MANSOUR
LA RESISTENZA NON SI ARRESTA! LA RESISTENZA NON SI PROCESSA!
Libertà per Anan, Ali e Mansour - Palestina libera!
In occasione dell'udienza in Cassazione sono stati indetti presidi per giovedì 11 luglio in diverse città italiane. Di seguito i dettagli:
Roma - H9:30 - Piazza Cavour (Corte di Cassazione)
Firenze - H9:30 - Palazzo Medici Riccardi in Via Cavour (Prefettura)
Modena - H18:00 - Via Martiri della Libertà (Prefettura)
Como - H18:00 - Via Volta 50 (Prefettura)
Bergamo - H18:30 - Largo Rezzara
Milano - H19:00 - Corso Monforte 31 (Prefettura)
Con la resistenza palestinese! Contro il genocidio! Anan, Ali e Mansour liberi!
Ne parliamo con l'Avvocato Flavio Rossi Albertini