Presentazione del libro autobiografico autoprodotto di Claudio Lavazza: Pestifera la mia vita. Intervista registrata alcuni mesi fa di Claudio fatta per telefono dal carcere in Spagna dove è rinchiuso. Corrispondenza con i comitati che si oppongono alla costruzione dell'Icam nel parco di Aguzzzano, vicino Rebibbia. Questa costruzione porterebbe una pesante militarizzazione nel parco sottraendolo ai giochi e alle passeggiate. L'Icam non è una casa famiglia aperta, ma un carcere con militarizzazione all'esterno.
È morto nel sonno, senza aver dato in precedenza particolari motivi di preoccupazione, il detenuto deceduto la scorsa notte nella Sezione Psichiatrica della Casa di Reclusione di Rebibbia. Il problema delle detenute madri si aggrava a un anno dall'approvazione della legge 62/2011, che portava fino a 6 anni la possibilità che il bambino/a potesse stare con la madre in luogo diverso dalla detenzione, poiché le madri detenute restano in carcere i figli/e tornano anch'essi/e in carcere.
Dario Stefano Dell'Aquila di Antigone della Campania si domanda: cosa verrà dopo la chiusura degli Opg, decisa dal governo entroil febbraio 2013? Se continuerà ad essere prevalente la logica custodialista invece che quella di socializzazione, assisteremo al moltiplicarsi di tanti piccoli Opg. Entro il 31 marzo il governo dovrà definire le norme di questi "piccoli Opg", tutto ciò nell'assenso di un dibattito che abbia attraversato la società.
Infine il problema delle pafghe dei detenuti e detenute lavoranti. Sono state abbassate all'inverosimile. E' necessaria una battaglia anche sindacale per impedire un supersfruttamento allucinante e permettere di recuperare quanto è stato rubato dallo stato ai detenuti/e.
Abbiamo parlato con Paolo Grugni e il suo "l'odore acido di quei giorni" (Laurana Editore) e con Salvatore Ricciardi che ha presentato il suo " maelstrom" (Derive e Approdi).
Scambio di lettere tra il nuovo direttore del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria (DAP) Giovanni Tamburino e Mauro Palma (ex presidente Comitato anti tortura e presidente onorario di Antigone), entrambi all'insegna di portare il carcere alla "legalità". Ma se sono proprio le leggi criminogene (Bossi-Fini; Fini- Giovanardi; Cirielli) a riempire le carceri di marginalità e povertà di quale "legalità" andate cianciando? Il carcere si è dimostrata una struttura irriformabile. Pensiamo al suo superamento e abolizione.
Intervista al nuovo Capo del Dap Giovanni Tamburino (La Repubblica, 11 marzo 2012) Un "contratto" tra lo Stato e il detenuto. Per un "carcere leggero". Per 20mila detenuti definitivi che oggi passano il tempo chiusi in cella. Un accordo che, se infranto, comporterebbe l'inasprimento della pena. Perché costruire nuove carceri? "Non se ne può fare a meno perché comunque, rispetto ai 47-48mila posti effettivi, abbiamo 66mila detenuti e lo scarto è intollerabile. L'Italia è nella media europea quanto al rapporto popolazione-detenuti, mentre è molto al di sotto in quello posti carcere-detenuti".
Risposta di Mauro Palma (ex presidente Comitato anti tortura e presidente onorario di Antigone- Il Manifesto, 11 marzo 2012): Riportare il carcere alla legalità - e dunque alla piena attuazione del regolamento - vuol dire tra l’altro non investire le risorse esistenti in progetti edilizi che inseguono la tendenza bulimica della carcerazione, bensì impiegarle nella risistemazione degli Istituti fatiscenti e nel far finalmente funzionare quelli già pronti da tempo. Ospedali Psichiatrici Giudiziari
Già nel 1978 all’atto di promulgazione della legge 180 che sancì la chiusura dei manicomi molti, a partire da psichiatria democratica, sollevarono la contraddizione che in quella riforma non si facesse cenno ai manicomi giudiziari.
Ci sono voluti più di trent’anni di impegno e di dibattito per fare l’ulteriore passo. Adesso, mentre festeggiamo per questa vittoria, dobbiamo, però, mantenere ferma l’attenzione e la vigilanza sulle scelte successive che verranno fatte in materia di assistenza a quei pazienti che hanno commesso reati.
Il primo rischio che si corre è che le strutture regionali siano sanitarie solo nella forma, ma che nella sostanza mantengano quel carattere custodialistico e repressivo che mette in secondo piano la cura e l’assistenza al punto da renderle impraticabili. Basaglia aveva più volte sottolineato come senza libertà e rispetto dell’altro nei suoi diritti fondamentali non sia possibile essere terapeuti.
Circa 150 attivisti No Tav hanno partecipato a Torino al presidio organizzato davanti al carcere delle Vallette. Iniziative analoghe,si è tenuta ad Ivrea (Torino), Alessandria, Milano e Genova in segno di solidarietà con gli attivisti No Tav arrestati lo scorso 26 gennaio nell’inchiesta sugli scontri in Valle di Susa dell’estate scorsa e tuttora detenuti.
A Roma un presidio sabato 10 sotto il carcere di Velletri. A Genova a Piazza De Ferrari a Marassi. Fra gli striscioni, uno diceva “La Valle non si arresta” e un altro “No Olimpiadi? E allora No Tav”. A Milano i No Tav si sono radunati davanti al carcere di San Vittore.
Presidio sotto il carcere di Velletri, sabato 10 marzo. Solidarietà con tutte e tutti colpiti dalla repressione. Presentazione della Rete Evasione (http://www.inventati.org/rete_evasioni)
Solidarietà con i detenuti che lottano in tutte le carceri. Negli Usa nelle carceri di Pelican Bay e Carcoran sono in corso scioperi della fame contro l'uso delle celle d'isolamento.
L'assemblea Notav di Roma aderisce alla chiamata di mobilitazione sotto le carceri italiane indetta dal movimento No Tav della Val Susa, convocando un presidio sotto il Carcere di Velletri per sabato mattina alle 10.00, dove è recluso Giovanni, uno dei ragazzi arrestati per i fatti del 15 ottobre.
Oltre ad esprimere la nostra solidarietà e la nostra vicinanza, ricordiamo che
"il carcere come ogni altra gabbia, è tra gli strumenti di cui i poteri politici economici giuridici si dotano per mantenere la loro stessa esistenza".