Torino: detenuto si uccide infilando la testa in un sacchetto, è il terzo suicidio in venti giorni.
Walter Bonifacio, quarantenne originario del veneziano, è morto ieri nella sua cella della Casa di Reclusione di Padova che condivideva con due altri detenuti
“Con queste temperature, le celle di cemento armato della Casa di Reclusione diventano forni e tre persone rinchiuse in otto metri quadrati
L'avvocato Simonetta Crisci e la presidentessa dell'associazione "un ponte per", alla vigilia di un convegno internazionale sulla detenzione dei minori che si tiene a Roma, ci parlano delle loro esperienze a confronto con la realtà curda e quella palestinese
Proteste si stanno sviluippando in tutti i penitenziari della penisola. Si protesta contro il sovraffollamento che rende disumane le già dure condizioni di detenzione. Il Lombardia una settimana di lotta delle carceri regionali; a Marassi Genova, tre giorni di protesta; lo stesso al carcere di Brindisi, e altrove.
Intanto si continua a morire, ad essere uccisi dal sistema carcere. Luigi Fallico, detenuto in base ad un teorema assurdo da due anni, trasferito al carcere di Viterbo per partecipare al processo in corso a Roma, viene lasciato morire senza cure nonostante fosse in preda di un grave infarto.
Non è stato permesso a Costantino e Manolo di leggere una lettera per Luigi Fallico morto di "infarto" in carcere, durante l'udienza che li vedeva tutti e tre coinvolti sulla costituzione delle nuove BR. A radiondarossa la loro lettura e commento.
Un suicidio e una morte per cause da accertare
Sabato 14, Vincenzo Lemmo, 48 anni, in attesa del processo di appello nel
carcere Lorusso e Cotugno di Torino, si impicca alle sbarre della cella. È il terzo detenuto che si toglie la vita dall'inizio del mese:
il 5 maggio nell'Opg di Aversa si è ucciso il 33enne Salvatore Pepe,
mentre ancora a Torino il 6 maggio si è impiccato Luciano B., di 62 anni.
Domenica 15, Enrico Brera, 53 anni, detenuto nel carcere di Porto Azzurro, viene ritrovato cadavere nella sua cella. Era da poco
rientrato da un permesso premio. Un decesso al momento misterioso: anche se i primi accertamenti farebbero pensare a un malore, il
magistrato ha disposto l'autopsia.
Dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane si sono tolti la vita 24 detenuti, altri 40 detenuti
sono morti per cause "da accertare" (in 17 casi sono state aperte inchieste, volte all'accertamento dei fatti): nel complesso le
vittime del sistema penitenziario sono state finora 67.
Dal 2000 ad oggi nelle carceri italiane sono morti 1.800 detenuti, di cui 650 per suicidio.
“Procedere alla chiusura dei 6 ospedali psichiatrici giudiziari italiani, come previsto dalla legge, e farlo velocemente. Si è perso
già troppo tempo e il numero degli internati è costantemente lievitato.
Fino all’ultima escalation, con 4 decessi in poco più di 4 mesi nell’Opg di Aversa, l’ultimo per soffocamento, un ragazzo meno che
trentenne.
Nell'ospedale psichiatrico giudiziario (Opg) di Aversa si è consumata l'ennesima tragedia. Un giovane quasi trentenne è morto per soffocamento. Si aggiorna così il triste bollettino del 2011, che registra ben 4 decessi in poco più di 4 mesi, tre dei quali per suicidio.
Campagna Stop Opg e abolizione del "controllo psichiatrico".
Varie testimonianze critiche dagli Ospedali Psichiatrici Giudiziari.
Letture dal libro: Mimmo De Simone, I due volti dell'innocenza. Edizione Sensibili alle foglie, 2006
Il controllo psichiatrico diventa sempre più pervasivo a favore dei poteri forti al fine di controllare i comportamenti delle persone. La paura del "diverso" la sua espulsione dal gruppo sta diventando una sottocultura devastante che permea tutti gli ambienti di questa società.
Gli «ospedali psichiatrici giudiziari» OPG, hanno sostituito i vecchi manicomi criminali, potrebbero in molti casi essere sostituiti dall'affidamento ai servizi di salute mentale e altre misure alternative. Ma i servizi mancano, e l'inerzia è forte. Così restano sovrappopolati gli Opg. Rinchiudere è più facile che curare. Una buona metà degli internati negli Opg ha commesso reati insignificanti, ma la «misura di sicurezza» viene reiterata e si prolunga all'infinito molto più della carcerazione corrispondente. Sono persone sottoposte all' "ergastolo bianco".
Essere dichiarati «non imputabili» per incapacità mentale è una condanna a vita.
Gli OPG sono "buchi neri" che possono risucchiare un detenuto per il resto della vita.
Gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, (OPG) i famigerati manicomi criminali sono anocra e sempre più uno strumento di devastazione per chi vi viene internato/a e di controllo psichiatrico sempre più pervasivo. Ne parliamo con Maria Rosaria d’Oronzo, fondatrice/coordinatrice del Centro di Relazioni Umane di Bologna.
Suicida all’Opg internato di 58 anni; l'Asl di competenza non lo aveva preso in carico. È il secondo suicidio da inizio anno nella struttura. Si tratta di un romeno di 58 anni, internato da 8 anni nell’ospedale psichiatrico giudiziario. Si è tolto la vita impiccandosi nel bagno della cella. “Un’altra vittima dell’ergastolo bianco. I primi riscontri effettuati dai Nas in servizio presso la Commissione d’inchiesta tracciano un quadro avvilente. Quest’uomo ha preso la decisione di uccidersi subito dopo aver ricevuto la notizia di un’altra proroga della pena, nonostante fosse stato riconosciuto non più socialmente pericoloso”.
Ergastolo ostativo: testimonianze, la giornata di un ergastolano.
La Corte Costituzionale disarma i sindaci-sceriffi; stop a ordinanze anti-lucciole e anti-accattoni. Via stella e cinturone. All’improvviso i sindaci-sceriffi di tutta Italia si ritrovano denudati dei superpoteri in materia di ordine pubblico conferiti loro dal "pacchetto sicurezza" Maroni 2008, mandato a gambe all’aria proprio dal Veneto.
Radio Onda Rossa esprime piena vicinanza, solidarietà e complicità alle compagne e ai compagni coinvolte/i nella montatura giudiziaria orchestrata dallo Stato e dai suoi apparati repressivi, sfociata negli arresti e nelle perquisizioni del 6 aprile. Un'operazione che ha come obiettivo essenziale quello di sfaldare e criminalizzare un percorso di lotta esemplare contro i Cie, le galere, lo sfruttamento e il controllo sociale, portato avanti con determinazione e chiarezza di obiettivi.
Magistrati, giudici, inquirenti e poliziotti credono sia sufficiente un impalpabile teorema giudiziario per fermare il dissenso manifestatosi contro le politiche oppressive, razziste e segregazioniste adottate dai governi europei nei confronti dei e delle migranti. E allora, compito imprescindibile dei e delle solidali di ogni luogo diventa quello di sostenere le ragioni di chi lotta affinché questo dissenso cresca, proseguendo con più forza la lotta contro i Cie e combattendo con decisione l'isolamento a cui mira la repressione, attraverso spettacolari quanto inconsistenti "blitz", come quello inscenato il 6 aprile scorso in diverse città italiane.
Vogliamo con forza la libertà immediata di tutte e tutti le/gli arrestate/i, la riapertura del circolo "Fuoriluogo", insieme alla libertà immediata per tutte le persone migranti e la chiusura di tutti i CIE!