Autunno caldo di monnezza bruciata
In questa trasmissione snoccioliamo l'ennesima lista di capannoni di rifiuti in fiamme e commentiamo sulle tragedie di Ama e del resto della provincia di Roma.
In questa trasmissione snoccioliamo l'ennesima lista di capannoni di rifiuti in fiamme e commentiamo sulle tragedie di Ama e del resto della provincia di Roma.
In collegamento telefonico con un lavoratore, parliamo dello sciopero e della giornata di lotta del 2 Settembre.
Buon ascolto!
Di seguito il comunicato ripreso da: http://campagneinlotta.org/
HA VINTO IL CORAGGIO DEI LAVORATORI IN SCIOPERO: CHE PARTA DA FOGGIA UNA NUOVA STAGIONE DI LOTTE!
La giornata di ieri, 2 settembre, ha rappresentato un grande e importante momento di lotta, segnato dal protagonismo assoluto e dalla determinazione degli abitanti dei diversi insediamenti della Capitanata che lavorano in campagna e che ha visto anche il sostegno di persone solidali da tutta Italia.
Dagli insediamenti di Borgo Tretitoli (Cerignola), San Severo, Foggia e Borgo Mezzanone i lavoratori sono entrati in sciopero e alle 6:30 di mattina é partito un corteo spontaneo fino all’ingresso del CARA, il Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo di Borgo Mezzanone, un obiettivo di grande importanza in quanto sede della Commissione Territoriale che decide l’esito delle richieste d’asilo e che risponde a queste con un’altissima percentuale di dinieghi. Oltre ad essere lo stesso CARA luogo di segregazione e abuso, presentato da più parti come alternativa al ghetto mentre non è altro che uno dei tasselli fondamentali del circuito che produce la precarietà e lo sfruttamento, che portano le persone a vivere proprio nei ghetti.
I lavoratori hanno chiesto un incontro immediato con Prefettura, Questura e organizzazioni datoriali (Confagricoltura, Coldiretti e CIA), inchiodando anche il padronato agricolo alle sue responsabilità nel sistema di sfruttamento delle campagne foggiane: contratti mai rispettati quando non del tutto assenti, nessuna garanzia di trasporto o alloggio a carico dei datori e una serie di inadempienze che impediscono il rinnovo del permesso di soggiorno costringendo le persone a comprare documenti falsi.
Davanti al loro ostinato silenzio e al rifiuto di presentarsi presso la sede della commissione per incontrare chi stava scioperando da ore in strada, mentre una parte delle persone e’ rimasta in presidio davanti al CARA bloccandone l’accesso per mezza giornata, l’altra parte dei manifestati ha deciso di spostarsi e bloccare la statale 544 che attraversa Borgo Mezzanone, con l’obiettivo di fare pressione sulle istituzioni ed ottenere ascolto. Il blocco e’ durato 10 ore, e ha dovuto fronteggiare le esplicite minacce, i ricatti e le violenze da parte della polizia, oltre che gli insulti a sfondo razzista degli abitanti del luogo.
Al suono di “SENZA NERI, SENZA POMODORO!” i lavoratori hanno bloccato il passaggio di numerosi camion carichi di pomodori, diretti alle aziende di trasformazione, ribadendo il loro ruolo, indispensabile all’ interno dell’intera filiera agroalimentare nazionale, ed esigendo documenti per tutti come condizione fondamentale per superare la situazione di violento sfruttamento.
Solo la forza, la determinazione e il grande coraggio dei manifestanti hanno permesso, dopo ore di insistenza, di ottenere un incontro in Prefettura con Questore, Prefetto, dirigente Ufficio Immigrazione e alcuni esponenti di Confagricoltura.
Dopo ore di contrattazione, il blocco a oltranza da parte dei manifestanti ha permesso di ottenere alcune importanti vittorie: l’accesso alla residenza agli abitanti di alcuni insediamenti, come l’Arena e Borgo Tre Titoli, fino ad allora negata, ma indispensabile per accedere ai servizi e rinnovare i documenti. La possibilità, per chi non ha il permesso di soggiorno, di effettuare una nuova domanda d’asilo e ottenere la regolarizzazione per condizioni di gravi sfruttamento.
Continueremo a vegliare, e a batterci, finché l’ultima persona senza documenti ottenga il permesso di soggiorno!
Malgrado queste vittorie, le istituzioni non hanno ceduto rispetto alla volontà di sgomberare i ghetti. Ma lo sgombero non è mai una soluzione: se non vogliono i ghetti, devono dare le case!
In un periodo storico in cui la violenza istituzionale e la repressione verso chi lotta per un mondo più libero sono sempre più feroci e generalizzate e in cui si é sempre più spinti a stare chiusi in casa, impauriti e isolati, il coraggio, la determinazione e la rabbia dei lavoratori delle campagne deve essere stimolo ed esempio per chi in tutta Italia subisce condizioni di sfruttamento e precarietà.
E’ l’inizio di una nuova stagione di lotta, i lavoratori delle campagne continueranno a spingere per ottenere documenti per tutti, migliori condizioni di lavoro e di vita, senza farsi intimidire.
Ancora una volta e sempre più la loro lotta é la lotta di tutti noi.
Al telefono con una compagna un aggiornamento sulla situazione delle lotte di chi lavora nelle campagne foggiane.
Buon ascolto!
In collegamento telefonico con una compagna della rete Campagne in lotta, proseguiamo le reflessione sulla situazione dei lavoratori e delle lavoratrici nel foggiano dopo lo sciopero e il corteo del 6 maggio.
Di seguito il comunicato.
FOGGIA, 6 MAGGIO: PRIMO SCIOPERO DELLA STAGIONE PER LAVORATRICI E LAVORATORI DELLE CAMPAGNE. TORNEREMO!
Eravamo oltre 700 questa mattina nelle strade di Foggia, uniti e determinati per dire basta alle operazioni di sgombero, alla propaganda razzista sulla pelle degli immigrati e dei lavoratori, alle bugie e alle false promesse delle istituzioni, allo sfruttamento di padroni che continuano a rimanere invisibili. Oggi non siamo andati a lavorare per dimostrare che possiamo organizzarci, che non abbiamo paura e nessuno può prenderci in giro. Senza di noi l’agricoltura in provincia di Foggia come in tutta Italia crollerebbe. Come diciamo dal 2015, per eliminare i ghetti servono documenti, contratti, casa e trasporto per tutte e tutti, non le ruspe!
Il nostro corteo si è fermato prima di tutto nel Quartiere Ferrovia, teatro di bieche operazioni politiche che vogliono far credere agli elettori italiani che la causa di tutti i problemi sono gli immigrati. Abbiamo quindi proseguito verso le sedi di Confagricoltura e Coldiretti, le due principali organizzazioni di agricoltori che da sempre fanno finta di non vedere lo sfruttamento e la marginalizzazione degli operai agricoli, su cui si fonda l’intero comparto del Made in Italy, esportato in tutto il mondo. Sono loro che ci devono pagare la casa, il trasporto, il giusto salario e i contributi! Queste sono le regole del lavoro bracciantile, ottenute dopo decenni di lotte sanguinose. Quelle lotte sono anche le nostre! Infine, abbiamo terminato il corteo davanti alla Prefettura, passando per il centro di Foggia e davanti al comune. Vogliamo che i foggiani e tutti gli italiani, quelli che hanno problemi con la casa e non arrivano alla fine del mese, capiscano che non siamo nemici. Il vero nemico è chi ci sfrutta e ci divide! È chi siede nei palazzi del potere e fa il gioco degli sfruttatori!
Oggi abbiamo chiesto di incontrare i vertici di Prefettura e Questura, ma anche delle organizzazioni degli agricoltori. Si è presentato soltanto il Prefetto, peraltro prossimo al trasferimento, insieme al dirigente dell’Ufficio Immigrazione della Questura. Per noi non è sufficiente, come insufficienti sono state le loro risposte. Continuano a dirci che una manciata di operai potranno trasferirsi in fantomatici container, ma solo se muniti di regolare permesso di soggiorno, a decine e decine, se non centinaia, di chilometri dai luoghi in cui lavoriamo, senza alcuna garanzia di contratti e trasporti. In container che d’estate si riscaldano come forni e d’inverno diventano ghiacciaie. Lontani anche dai centri abitati. E poi, tutti gli altri che fine faranno? Chi lavora da anni nelle campagne italiane deve avere riconosciuti i documenti! E la questura deve smettere di fare come vuole, facendo perdere il permesso a moltissime persone. Gli operai agricoli in questa provincia sono decine di migliaia! Non potete trattarci come pacchi usa e getta!
Per tutte queste ragioni, ai rappresentanti delle istituzioni e dei padroni vogliamo dire forte e chiaro che non finisce qui. Continueremo la nostra lotta finchè non ci darete quel che ci spetta! Unit* si vince! CASA, DOCUMENTI, CONTRATTI PER TUTTE E TUTTI
Questa mattina, mercoledì 20 febbraio, stanno sgomberando il megaghetto di Borgo Mezzanone, nel foggiano, dove abitano persone che lavorano nelle campagne.L'operazione portata avanti con decine di agenti e bulldozer, con il cinismo del caso, si chiama Low and Humanity.
L'audio è un primo aggiornamento
Corrispondenza con un compagno di Campagne in Lotta per parlare dell'ammanettamento di un migrante alla ruota di una voltante della polizia a Borgo Mezzanone, vicino Foggia. Un video dell'arresto, risalente al 5 ottobre, fa luce su un caso finito sulle cronache nazionali con accuse pesanti al migrante, che Salvini ha annunciato di voler espellere immediatamente
Al telefono con una compagna che vive nei ghetti del foggiano raccontiamo la protesta autoconvocata da chi da anni lotta nelle campagne.
Dopo le stragi degli ultimi giorni i lavoratori e le lavoratrici delle campagne hanno voluto far sentire nuovamente la loro voce e la loro rabbia nelle strade di Foggia. Diverse persone, stanche di sentire parole e promesse vuote e di subire costantemente l'indifferenza e gli abusi delle istituzioni, si sono mosse unite, e sono ora davanti alla prefettura e nelle strade per parlare con tutti i foggiani e per raccontare le ingiustizie e gli abusi quotidiani che sono costretti a subire e che creano le condizioni in cui stragi come quelle di sabato e di lunedì non sono episodi isolati ma elementi integrati e omogenei allo sfruttamento dei e delle braccianti.
Oggi a Foggia, dalle ore 12, presidio - in via delle Casermette - davanti al carcere per richiedere la scarcerazione degli arrestati per la rivolta del CARA di Borgo Mezzanone.
Alle ore 14 corteo dal piazzale della stazione contro sfruttamento e deportazioni.
Nella giornata di domenica 2 aprile, presso lo Scugnizzo Liberato a Napoli, si è tenuta un’assemblea nazionale di coordinamento delle realtà in lotta contro i confini e contro lo sfruttamento. Dopo la manifestazione nazionale del 12 Novembre scorso a Roma, che ha visto in piazza migliaia tra lavoratori e lavoratrici, disoccupati, occupanti casa, e a seguito delle mobilitazioni del 6 febbraio in diverse città, la stretta repressiva del nuovo governo e il mancato rispetto delle promesse strappate in fase di incontro con il Capo del Dipartimento Libertà Civili e Immigrazione del Ministero dell’Interno necessitano una nostra risposta, determinata e compatta. L’inasprimento delle misure di controllo e di sorveglianza contro chiunque lotti o alzi la testa in questo paese, e la parallela discriminazione, criminalizzazione e aggressione contro chi dai diversi “sud” del mondo cerca una vita migliore nell’Unione Europea dei muri e dell’austerità, ci dimostra quanto sia urgente consolidare il fronte di opposizione e rinsaldare la solidarietà tra diversi ambiti di lotta.
L’assemblea ha testimoniato come si stia verificando un generale peggioramento delle condizioni di vita in diversi contesti. In particolare in provincia di Foggia e nella Piana di Gioia Tauro assistiamo alla costruzione di veri e propri campi di lavoro come soluzione all’emergenza strutturale che caratterizza gli insediamenti abitativi presenti da decenni nei distretti di produzione agricola in Italia. Le deportazioni che hanno accompagnato lo sgombero del Gran Ghetto, e che interesseranno altri insediamenti nei prossimi mesi, sono misure propagandistiche, e hanno determinato l’ulteriore precarizzazione di chi è costretto a lavorare nei distretti agro-industriali dell’iper-sfruttamento. Le istituzioni si sono ancora una volta macchiate del sangue di due lavoratori immigrati, Mamadou Konate e Nouhu Doumbia – due abitanti del Ghetto di Rignano morti nell’incendio che ha accompagnato lo sgombero. Una repressione che fa il paio con gli attacchi sempre più virulenti nei confronti di chi lotta, attraverso fogli di via, denunce a tappeto, arresti e intimidazioni.
L’intera assemblea riporta l’attenzione sui gravissimi accadimenti della scorsa settimana, quando 26 persone residenti nel Cara di Borgo Mezzanone (Foggia), dopo la rivolta dello scorso ottobre in cui venivano denunciate le gravi violazioni compiute dai gestori del centro e in cui si rivendicava il riconoscimento della protezione internazionale, sono state arrestate per reati che vanno dall’aggressione alla devastazione e saccheggio. Ai questi fratelli e compagni va tutta la nostra incondizionata solidarietà e complicità. Da anni, migliaia di persone portano avanti percorsi di lotta auto-organizzati su vari territori, nelle campagne come nei centri d’accoglienza per richiedenti asilo e nelle periferie urbane. Continuiamo a creare e rafforzare legami, connessioni, e meccanismi di solidarietà attiva per supportare reciprocamente le singole vertenze. Nonostante il tentativo di strumentalizzazione di molti sulla miseria e sulla tragedia, è il protagonismo diretto di chi vive in questi luoghi l’unico processo concreto ed efficace per poter costruire un’alternativa reale che rompa con lo stato di cose esistenti.
Per queste ragioni l’assemblea accoglie le proposte di costruzione di nuovi momenti di mobilitazione generale. Il prossimo 13 aprile, in occasione di un incontro che si terrà tra una delegazione degli abitanti della Tendopoli di San Ferdinando e la Prefettura di Reggio Calabria, i lavoratori e le lavoratrici della piana di Gioia Tauro scenderanno nuovamente in piazza. Per il prossimo 24 aprile, accogliendo l’appello dei lavoratori e le lavoratrici della provincia di Foggia, viene lanciato un corteo nazionale di risposta alle nuove direttive del ministero dell’interno, in uno dei territori più emblematici in cui la stretta repressiva si è abbattuta con maggiore violenza, per rafforzare e sostenere le mobilitazioni costruite in questi mesi e per opporsi ad ogni ipotesi di nuovi sgomberi in assenza di reali alternative. Il 25 Aprile i richiedenti asilo e gli occupanti casa della provincia di Potenza saranno protagonisti di una ulteriore giornata di mobilitazione contro il sistema dell’accoglienza e i suoi abusi.
Libertà per gli arrestati, solidarietà a chi è vittima di repressione, unit* contro confini e sfruttamento!