Martedì 16 ottobre 2021 mobilitazione dei movimenti per il diritto all'abitare di fronte all'assessorato alle politiche abitative del comune di Roma. Di seguito il comunicato di indizione dell'iniziativa.
Ancora una volta sono state disattese le aspettative di chi si aspettava un segnale decisivo nel merito del diritto all'abitare.
I governi Conte 1 e 2 non si sono minimamente distinti nel considerare l’edilizia residenziale pubblica come una priorità, tanto è che nessun intervento in questo senso è stato previsto tra le prime opere cantierabili ed urgenti.
Ciò che il governo ha fatto, semmai, è stato limitato a pochi (ed inefficaci) bonus per gli affitti erogati con il contagocce, peraltro destinandoli per la maggior parte nelle tasche dei proprietari di casa, anziché degli inquilini in difficoltà economica.
Nonostante la crisi sia sempre più mordente (l’Espresso, la scorsa settimana, parlava di una famiglia su cinque in condizione di disagio abitativo), né le bozze che circolano sul piano italiano per il Next Generation EU, né le poche esternazioni dell’osannatissimo Draghi come del neoministro alle Infrastrutture Enrico Giovannini sembrano marcare un cambiamento di passo in questo senso. Tutto ciò nonostante il fatto che il blocco degli sfratti per morosità sia ormai in piena vista, a fine giugno.
Che dire poi di Roma? Dell'assessorato alla casa del Comune? Forse che non esiste e che tutto il peso va sull'emergenza sociale? Il Piano Freddo è inconsistente e in inaccettabile ritardo di mesi, e se ne vede bene il prezzo in queste settimane di temperature rigide in cui 12 persone sono morte di abbandono per strada, alla faccia del mantra “State a casa” per via del Covid, per dirne una. La gestione del bonus affitto comunale, poi, è stata a dir poco incompetente, con il 70 percento delle domande cassate per vizi procedurali e le altre in attesa di essere lavorate da quasi un anno. E che dire degli ZERO alloggi popolari disponibili assegnati negli ultimi mesi? Senza dimenticare la palude in cui versa il regolamento sugli immobili sottratti alla criminalità, che aveva al primo punto l'emergenza abitativa come destinataria dei beni confiscati. Possiamo dire senza essere confutati che l'assessora Vivarelli è causa conclamata dell'attuale situazione, e che tra i tanti defenestrati dalla giunta capitolina lei appare nientemeno che come una miracolata (per motivi francamente incomprensibili).
La manifestazione indetta per martedì 16 febbraio, che partirà alle ore 15 proprio davanti all'assessorato alla Casa in questione, in largo Giovanni da Verrazzano, non mancherà di segnalare con un momento di attenzione particolare l'inutilità dello stabile e la necessità delle dimissioni immediate dell'assessora Vivarelli.
Dopo questa iniziativa ci muoveremo verso la giunta regionale in via Cristoforo Colombo, per esprimere legittimamente alla giunta di Zingaretti (azionista anche in questo governo) l’assoluta urgenza di esigere a livello nazionale risorse congrue per implementare una politica regionale più decisa in termini di cura del diritto all’abitare.
Il ruolo della Regione, a oggi, è ancora più importante alla luce della colpevole latitanza del Comune; in questo senso, non vediamo ancora l'autorevolezza necessaria nell'affrontare il tema. Si continua a camminare pensando che la soluzione venga dalla vendita del patrimonio e dall'erogazione di bonus emergenziali. Viene ancora ignorata l’intera vicenda degli enti previdenziali che, con i loro processi di valorizzazione, stanno creando nuova emergenza casa, dato che nessuna tutela viene avviata a favore degli inquilini più deboli, e si lascia che centinaia di alloggi da loro ‘liberati’ rimangano vuoti, mentre potrebbero essere recuperati per dare soluzioni abitative vere anziché co-housing nel bel mezzo di una pandemia. Inoltre, la strada imboccata, purtroppo a metà, dalla legge regionale 1/2020 nel sanare le situazioni dell’inquilinato senza titolo degli alloggi popolari (peraltro antecedenti all’entrata in vigore dell’articolo 5 del Piano Casa Renzi-Lupi) e nel sancire una riserva ERP destinata all’emergenza abitativa, non offre certo rassicurazioni generalizzate sul tema degli sgomberi di stabili occupati. Non si è nemmeno definita chiaramente una cabina di regia in Prefettura che coinvolga anche le parti sociali, compresi i movimenti per il diritto all'abitare. Infine, vorremmo sapere che fine ha fatto il Piano sull’emergenza abitativa varato nel 2014 e che fine hanno fatto i 200 milioni destinati a Roma, che dovevano essere l’avvio per la sua realizzazione.
Il rischio di considerare poco interessante (o forse, poco elettoralmente spendibile?) la questione abitativa può solo peggiorare le cose. Ci sembra che, nel mezzo dei balletti governativi e di piccoli cabotaggi elettorali, non si dia la dovuta rilevanza alla crisi che attanaglia questa città. Non sono certo gli spot elettorali della sindaca o le iniziative regionali di basso profilo (come quelle che stiamo vedendo in alcuni quartieri periferici di Roma) che possono modificare i numeri imponenti dell'emergenza.
Solo una nuova stagione di politiche abitative e di edilizia residenziale pubblica, con risorse piene orientate sul riuso del costruito pubblico e privato, può dare una reale svolta alla situazione attuale.
La rigenerazione deve partire da qui, utilizzando subito i soldi disponibili e chiedendo al governo che una parte consistente del Recovery Plan venga destinato al ministero delle Infrastrutture per una nuova stagione di politiche abitative.
Ci vediamo domani alle ore 15 in largo Giovanni da Verrazzano!
Non possiamo più aspettare, senza casa non c’è cura!