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Attica Blues

Oltre la Black Music: l'arte, le lotte, la storia e l'eredità culturale della schiavitù e della diaspora nera nel mondo.

In onda ogni giovedì in diretta dalle 16 alle 17.

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Le ragazze di Asmara

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Nella puntata di lunedì 5 dicembre 2011, abbiamo ospitato negli studi di Radio OndaRossa Sabrina Marchetti, autrice del libro Le ragazze di Asmara. Lavoro domestico e migrazione postcoloniale, appena pubblicato nella collana sessismoerazzismo dell'editore Ediesse, e Chiara Ronchini, co-regista insieme a Lucia Sgueglia del documentario Good morning Abissinia (Italia, 2005, 40’).

 

Il documentario, girato nel 2004 nelle strade intorno alla stazione Termini, da sempre luogo di incontro della comunità etiope ed eritrea di Roma, narra un viaggio dalla speranza alla disillusione, in cui l’Italia, vista da Asmara e da Addis Abeba quasi come una sorella, si trasforma in una terra "matrigna".

 

Nel libro, il viaggio da Asmara a Roma è raccontato attraverso le voci delle donne eritree arrivate in Italia negli anni sessanta e settanta per lavorare come domestiche nelle famiglie romane, intervistate da Sabrina Marchetti nell'ambito di una ricerca sulle migrazioni e sul lavoro femminile. Le «ragazze di Asmara» sono state le prime straniere impegnate in un lavoro che caratterizza tuttora la migrazione femminile nel nostro paese ma, a differenza delle donne di altre nazionalità (filippine, capoverdiane, peruviane), sono arrivate qui perché noi eravamo là: dunque la loro identità si costruisce a partire dall’esistenza di un passato legame coloniale fra l’Italia e il proprio paese di origine.

 

In entrambi i casi, nel libro e nel documentario, l'autonarrazione diventa una strategia di resistenza e di rovesciamento delle gerarchie di potere tra colonizzati e colonizzatori: quella che ci viene offerta è una lezione di storia dal basso, dal punto di vista delle soggettività che sono sempre state ridotte al silenzio. Inoltre, i lavori delle nostre ospiti ci permettono di tracciare un filo che unisce in maniera indissolubile il nostro passato coloniale alle migrazioni contemporanee.

 

Le ragazze di Asmara sarà presentato venerdì 9 dicembre alle 19.00 a "Kespazio! per una ricerca queer e postcoloniale", il nuovo caffé letterario della Casa internazionale delle donne, nell'ambito di un incontro dal titolo Asmara-Roma andata e ritorno. Viaggi, architetture e storie rimosse, nel corso del quale sarà proiettato, oltre al documentario di Chiara Ronchini e Lucia Sgueglia, anche il film Ainom, di Mario Garofalo e Lorenzo Ceva Valla (Italia, 2011, 94’).

 

La colonna sonora di questa puntata di Attica Blues è una raccolta di gemme portate dalla schiavitù: musica nera che spazia da una sponda all'altra dell'Atlantico Nero, a partire da 400 Years di Bob Marley fino a Fight Apartheid di Peter Tosh.

 

Questa è l'ultima puntata di Attica Blues che va in onda il lunedì sera perché dalla prossima settimana avremo un nuovo orario. A partire da giovedì 15 dicembre, saremo in diretta su radio OndaRossa ogni giovedì pomeriggio dalle 16 alle 17.

 

 

Corpi neri in vendita: pubblicità razziste #2

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Nella puntata di lunedì 19 settembre 2011, proseguono le nostre riflessioni sulle pubblciità razziste iniziate la settimana scorsa. In particolare, stavolta ci concentriamo sull'intreccio fra razzismo e sessismo, analizzando le rappresentazioni dei corpi delle donne nere nelle pubblicità diffuse nell'Italia contemporanea e rilevando anche la riproposizione di immagini stereotipate che risalgono a una mentalità schiavista e coloniale. Alcune delle immagini di cui parliamo si possono vedere qui e qui.

La prima della stagione: pubblicità razziste #1

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Di ritorno dopo una lunga pausa estiva, la prima puntata di Attica Blues nella stagione 2011/2012: il nostro nono anno di trasmissioni.

 

Musica nera e diasporica, dall'Africa all'America Latina, che fa da sottofondo alle nostre riflessioni su alcune recenti pubblicità razziste e sulle strategie di marketing delle grandi multinazionali, che usano i corpi di uomini e donne nere per commercializzare i loro prodotti. Alcune delle immagini di cui parliamo si possono vedere qui.

 

Italiani neri

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Nel maggio del 2006 vi avevamo raccontato che Pap Khouma, scrittore senegalese di nascita e cittadino italiano, era stato aggredito da quattro controllori del trasporto pubblico, che gli avevano intimato di mostrare il biglietto mentre stava camminando per la strada a Milano. In seguito, ha dovuto affrontare un processo in cui i controllori-aggressori si sono trasformati nelle vittime e lui nell'imputato.

 

Ora Pap Khouma racconta in un libro quell'episodio, intrecciando le proprie esperienze autobiografiche con le storie vere di altri italiani e altre italiane dalla pelle nera.

 

Per interrogarci su quanto la linea del colore incida sulla nostra percezione dell'italianità e per comprendere cosa significhi oggi essere black italians, in questa puntata vi proponiamo alcuni brani tratti Pap Khouma, Noi italiani neri. Storie di ordinario razzismo, Baldini Castoldi Dalai 2010.

 

 

Oscar Grant sei tu

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Immagine rimossa.Immagine rimossa. 

Nella puntata di lunedì 19 luglio 2010:

 

In apertura della trasmissione un collegamento dal presidio permanente che si sta svolgendo davanti al Cie di corso Brunelleschi a Torino.

 

L'8 luglio scorso si è concluso il processo contro Johannes Mehserle, il poliziotto bianco che il primo gennaio del 2009 aveva ammazzato il ventiduenne afroamericano Oscar Grant, alla stazione di Oakland (California). In seguito all'omicidio c'erano stati scontri e proteste per le strade di Oakland e si era formato un comitato per chiedere giustizia contro la violenza e gli abusi della polizia nei confronti della gente nera.

Mehserle è stato riconosciuto colpevole di omicidio involontario, nonostante in rete abbiano girato video e foto dell'omicidio. La giuria era composta da dodici giurati, tutti bianchi, e il poliziotto si è difeso sostenendo che si era confuso: pensava di avere in mano il taser e non la pistola... ed era convinto che Oscar fosse armato, anche se quando gli ha sparato il ragazzo era steso a terra, di spalle e ammanettato.

Anche nella notte subito dopo il verdetto la gente è scesa in strada per protestare, spaccando vetrine e finestrini delle auto in diverse città della California: sono state arrestate almeno 50 persone.
 

In questa puntata di Attica Blues ne parliamo a partire dai commenti di Mumia abu Jamal - in diretta dal braccio della morte - pubblicati su http://www.prisonradio.org pochi giorni dopo l'omicidio e subito dopo il verdetto (di seguito le traduzioni di entrambi gli interventi e i link per ascoltarli in lingua originale).

 

 

Mumia Aby Jamal, Oscar Grant e tu, 17 gennaio 2009
fonte: http://www.prisonradio.org/oscar_grant.htm
ascolta: http://www.prisonradio.org/audio/mumia/2009MAJ/01Jan09/1-23-09OscarGrantMAJA.mp3
 
Come te, anch'io ho visto il video registrato col cellulare dell'omicidio del ventiduenne Oscar Grant, di Oakland, California.
E sebbene sia veramente una cosa terribile da vedere, c'è qualcosa che è ancora più scioccante. Ed è il modo in cui i media hanno risposto a quest'omicidio poliziesco, creando una strategia difensiva basata sull'errore.
Questa strategia difensiva, che sostiene che lo sbirro che ha ammazzato Oscar Grant possa aver confuso la sua pistola con il suo taser, è stata offerta sia dai cronisti locali che da quelli nazionali – sebbene essi non avessero ascoltato nemmeno una parola pronunciata da Johannes Mehserle, il poliziotto della BART (Bay Area Rapid Transit, la polizia della baia di San Francisco) che non è stato intervistato per settimane dopo aver ucciso un uomo disarmato!
Se tu ti fossi mai domandato qual è il ruolo dei media, ecco una lezione per te. Scoprirai così che la pretesa che i media ufficiali siano obiettivi non è altro che una crudele illusione.
Immagina questo: se i ruoli fossero rovesciati, e cioè se fosse stato Grant ad ammazzare Mehserle, credi che i media avrebbero suggerito una strategia difensiva per lui?
Grant sarebbe stato libero di girare, o di lasciare lo stato una settimana dopo?
Sarebbe stato liberato su cauzione?
L'omicidio di Oscar Grant III non è altro che l'ultima versione, la versione West Coast della storia di Amadou Diallo, di Sean Bell e di centinaia di altri uomini neri – e, come nei loro casi, non ti sorprendere se tutto si concluderà con un'assoluzione – ancora una volta.
Oscar Grant sei tu – e tu sei lui, perchè lo sai dal vuoto nel tuo stomaco che aversti potuto essere tu, e che la stessa cosa sarebbe potuta accadere anche a te.
Lo sai.
E la cosa peggiore è questa: tu paghi per questo ogni volta che paghi le tasse, e sostieni questo ogni volta che voti per degli uomini politici che si svendono in un battito di cuore.
Tu paghi perchè i tuoi assassini ti uccidano, nel nome di una legge falsa e perversa, e paghi per una legge che li difende.
C'è qualcosa di terribilmente sbagliato qui – ed è il sistema stesso.
Finché non cambierà, niente cambierà, perché noi saremo ancora là fuori per le strade – scandendo un nome diverso.
Questo è Mumia Abu Jamal, in diretta dal braccio della morte.
 
  
Mumia Aby Jamal, Il processo Mehserle, 10 luglio 2010
fonte: http://www.prisonradio.org/7-11-10TheMehserleTrial.html
ascolta: http://www.prisonradio.org/The%20Mehserle%20Trial%20short.mp3
 
Dopo il verdetto di omicidio involontario nel processo contro Johannes Mehserle, il poliziotto che ha ucciso Oscar Grant, centinaia di manifestanti sono scesi per le strade di Oakland, in California, la città di Grant.
I titoli dei giornali si sono interrogati sui motivi della protesta, visto che il ragazzo era stato condannato.
Ma i manifestanti sapevano che il sistema giudiziario avrebbe fatto di tutto per concludere il processo con la pena più leggera possibile, omicidio involontario, anche se Mehserle rischiava una condanna fino a quattro anni di prigione.
Sapevano che Mehserle non sarebbe stato giudicato da una giuria nera e che il processo si sarebbe svolto a migliaia di chilometri da Oakland.
Sapevano che ognuna di quelle centinaia di persone avrebbe potuto essere Oscar Grant, disarmato e ammazzato in un video, e che la stessa cosa sarebbe potuta accadere ad uno di loro.
Ovviamente, i media ufficiali questo non lo sapevano.
Considerate questo: se Oscar Grant fosse stato l'aggressore, accusato di aver ucciso Mehserle, avrebbe potuto lasciare lo stato? (Mehserle è fuggito in Nevada alcuni giorni dopo aver sparato a Grant) Sarebbe stato capace di far trasferire il processo a centinaia di chilometri di distanza? Sarebbe stato capace di selezionale una giuria di soli neri - o comunque una da cui tutti i bianchi erano stati epurati?
Sarebbe stato condannato per omicidio involontario, alla faccia delle prove mostrate nel video?
Chiunque prenda onestamente in considerazione queste domande, conosce le risposte. Cosa ci dice questo sul sistema giudiziario?
Cosa ci dice del nostro presente che si suppone cieco davanti al colore della pelle?
Tutto questo ci dice forte e chiaro che esiste una legge per alcuni; e un'altra legge per tutti gli altri.
Ci dice che vivere in un corpo nero non è la stessa cosa che vivere in un corpo bianco – e quelle centinaia di manifestanti a Oakland tutto questo se lo sentivano nel sangue.
Questo è Mumia Abu Jamal, in diretta dal braccio della morte.

 

La quarta sponda

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Nella puntata di lunedì 29 marzo 2010:

 

Selezioni musicali dalle ex colonie italiane nel Corno d'Africa: Somalia, Etiopia, Eritrea.

Ospiti in studio: Daniele Comberiati, autore de La quarta sponda. Scrittrici in viaggio dall’Africa coloniale all’Italia di oggi (Caravan Edizioni, Roma 2009) insieme alle fondatrici della casa editrice indipendente Caravan, che si occupa di viaggio e migrazioni, di movimento e confini, intesi come luoghi geografici e letterari d'incontro e confronto.

 

La quarta sponda rappresentava l’ideale prolungamento del nostro Paese al di là del Mediterraneo, l’Africa coloniale italiana. Da lì partono le storie delle donne intervistate in questo libro: nove autrici di lingua italiana originarie delle ex colonie attraverso la loro scrittura ci riconsegnano una parte dimenticata del nostro passato facendosi portatrici di un’italianità nuova. Luciana Capretti dalla Libia, Cristina Ubax Ali Farah e Igiaba Scego dalla Somalia, Erminia Dell’Oro, Elisa Kidané e Ribka Sibhatu dall’Eritrea, Gabriella Ghermandi, Maria Abbebù Viarengo e Martha Nasibù dall’Etiopia. Attraverso queste interviste Daniele Comberiati riannoda le fila di una storia che non è solo nostra dandoci l’occasione di leggere gli eventi dal punto di vista di chi li ha vissuti dall’altra parte del mare, di ascoltare i racconti e le vicende umane di chi ha sentito la necessità di vivere la scrittura non solo come recupero storico, ma come impegno sociale e civile, per raccontare un’identità sospesa fra due continenti e fra due secoli.   
 

Daniele Comberiati è nato a Roma nel 1979 dove si è laureato nel 2003 presso il DAMS con una tesi su Sandro Penna. Ha vissuto in Francia e in Belgio. Attualmente lavora come ricercatore di letteratura italiana presso l’Université Libre di Bruxelles, dove nel 2008 si è addottorato con una tesi sulla letteratura italiana della migrazione, Scrivere nella lingua dell’altro: la letteratura degli immigrati in Italia (1989-2007), che sarà pubblicata nel 2010 dalla casa editrice Peter Lang. Ha partecipato a diversi convegni internazionali sul tema della letteratura migrante e del postcolonialismo pubblicando numerosi saggi accademici a riguardo. Ha collaborato con diverse riviste come «Carta», «Avvenimenti», «Altreitalie» e «Zapruder» ed è stato redattore della rivista on-line del Sindacato Nazionale Scrittori, «Le reti di Dedalus». Nel 2006 è uscito il suo primo romanzo I Commensali pubblicato dalle Edizioni Fiori di Campo di Pavia. Nel 2010 uscirà per Edilet Tra prosa e poesia: la modernità di Sandro Penna.