Si è conclusa la scorsa settimana con il ballottaggio la tornata di elezioni presidenziali in Cile, con la vittoria del candidato della sinistra Gabriel Boric che ha ottenuto il 55,9% contro Josè Antonio Kast, candidato della vecchia destra fascista e ultracattolica, che ha ottenuto il 44,1% su un totale del 50,95% degli aventi diritto al voto.
Abbiamo commentato queste elezioni con Marcelo Garay, grande fotografo e reporter, che è stato la voce che più di tutte ci ha raccontato la rivolta esplosa il 18 ottobre e i momenti importanti di questi ultimi due anni e mezzo in Cile. Grande è stato l'entusiasmo per un voto che ha sicuramente espresso il desiderio di dire definitivamente basta a quella destra che con la dittatura prima, e poi durate i tren'anni successivi, ha permeato le istituzioni e svenduto i paese e i diritti delle persone. Ora Boric dovra muoversi in un parlamento dove non ha la maggioranza, e guidare in un certo modo la costruzione di una nuova costituzione. In un paese che è stato il laboratorio del neoliberalismo e dove la casta ha ancora un peso molto grande.
Dalle elezioni che si sono tenute domenica 10 ottobre i gruppi, che manu militari gestiscono il paese, crollano nei consensi. Non fanno autocritica sulla repressione delle proteste, ma accusano il vincitore relativo, al-Sadr, di complotto. E l’ex premier al Maliki porta i capi miliziani a casa sua per decidere le prossime mosse.
Ne parliamo con Chiara Cruciati giornalista del Manifesto
Nelle prime elezioni senza la presenza diretta della cancelliera Angela Merkel, che ha segnato la politica tedesca degli ultimi quindici anni, le urne premiano i socialdemocratici di Olaf Scholz diventano il primo partito, crolla la CDU-CSU, liberali e verdi segnano un buon risultato mentre perdono posizioni l'estrema destra di AfD e la sinistra della Linke. Si prospettano tempi lunghi per la creazione di un nuovo governo: probabilmente, ma non sicuramente, una coalizione SPD-Verdi-Liberali. Di questi risultati, delle proposte dei partiti e di un importante referendum contro la speculazione immobiliare che si è svolto a Berlino abbiamo parlato con Michaela Namuth, corrispondente freelance per diverse testate tedesche e membro di Weltereporter, una rete mondiale di reporter tedeschi.
Nella prima parte della trasmissione leggiamo e commentiamo in diretta i programmi elettorali dei principali candidati alla poltrona di sindaco di Roma Capitale, chiaramente concentrandoci sul tema della gestione rifiuti.
Nella seconda parte ospitiamo una corrispondenza dai Castelli Romani per parlare del presidio al tribunale di Velletri il prossimo Venerdì 24 Settembre.
Si sono tenute le elezioni in Etiopia in un clima di guerra nel Tigray,in molte zone non si è potuto votare ed il primo ministro Ahmed cerca una legittimazione nonostante le tensioni interetniche che hanno provocato centinaia di morti e una violenta repressione ,la guerra nel nord che aveva promesso breve ed invece si susseguono i massacri indiscriminati ,le truppe eritree sono nel territorio etiope e la fame minaccia gli abitanti del Tigray,nelle altre regioni i partiti di opposizione hanno boicoattato l'appuntamento elettorale e si accrescono anche le tensioni con il Sudan e l'Egitto a causa della diga del Rinascimento .
Anche in Algeria si è votato per l'assemblea nazionale in elezioni volute dal presidente ma boicotatte dal popolo algerina ,l'astensione ha raggiunto picchi del 70 per cento ,il movimento Hirak ha contestato la scelta del presidente definendola una mascherata elettorale e una fuga in avanti.
Un parlamento delegittimato dovrà nominare un nuovo governo mentre il paese si avvita in una crisi senza fine.
Le elezioni di sabato scorso nella repubblica d'Irlanda hanno visto il trionfo dello Sinn Fein, la formazione politica della sinistra repubblicana che finora era stata maggioritaria solo nelle contee del nord sotto amministrazione britannica. Il partito, capitanato attualmente da Mary Lou McDonald, ha sbancato grazie ad una proposta politica basata sulla richiesta di un servizio sanitario pubblico universale e gratuito e di una politica sugli alloggi incentrato sulla costruzione di centomila abitazioni da affittare a prezzi calmierati. Anche le altre formazioni progressiste, dai verdi ai laburisti, hanno ottenuto buoni risultati, mentre sullo sfondo incombe la Brexit e la possibilità di nuove tensioni sul confine fra la repubblica irlandese e le contee del nord sotto controllo britannico.
Abbiamo chiamato ad analizzare il risultato elettorale Adriano Cirulli, ricercatore presso Uninettuno, e Paolo Perri, ricercatore all'università di Firenze
Una trasmissione tutta sulle elezioni in Emilia e Campania... Tra Contraddizioni e interventi celestiali, citofoni e telefonate da altre dimensioni...Divine!!!!
Le elezioni britanniche di giovedì scorso ci consegnano un Regno unito più disunito che mai. Boris Johnson e i conservatori hanno la maggioranza assoluta dei deputati ma trionfano solamente nei collegi elettorali dell'Inghilterra bianca e rurale; nelle aree metropolitane, pur azzoppato, il Labour di Corbyn regge. Poi c'è il Galles, che al referendum sulla Brexit aveva votato per il Leave ma che a queste elezioni non premia i tories, la Scozia, dove lo Scottish National Party raggiunge risultati plebiscitari, e l'Irlanda del nord, dove per la prima volta le formazioni politiche repubblicane prendono più voti di quelle unioniste.
La Gran Bretagna è a rischio sparizione? Qual è il reale peso delle forze progressiste e di quelle conservatrici nella corona? Come si muoveranno Boris Johnson e Donald Trump nei prossimi mesi? Questi ed altri interrogativi abbiamo posto a Paolo Perri, ricercatore presso l'università della Calabria