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Petrolio

Data di trasmissione
Durata 2h 0m 29s

Quanta parte di noi è petrolio? Tanta. Dai vestiti ai cibi che consumiamo. ENI, eccellenza del colonialismo italiano, con il suo fatturato da 154 miliardi di dollari nel 2023 è stata portata a processo da Greenpeace e REcommon. Nel frattempo in Sud Italia si mobilitano contro ENI, Shell e Total che devastano l'ambiente lucano e i rapporti fra gli abitanti della Val d'Agri. Intervistiamo Re:Common e un compagno di Ape Salerno sui processi a Greenpeace e Re:Common e sul Petrolgate in Basilicata e riprendiamo il materiale di Mimmo Nardozza, film maker independente che cura il progetto Maldagri con il quale abbiamo parlato.

Alcuni link per approfondire:

  • Sul petrolio in Basilicata

https://covacontro.org/calvello-e-lincidente-eni-quando-le-bugie-tentano-di-alterare-la-realta-v-1-1/

https://napolimonitor.it/bye-bye-transizione-ecologica-date-e-numeri-dellestrazione-di-petrolio-in-basilicata/

https://inganno.recommon.org/media-library/

  • Sul petrolio lucano inviato a Israele

https://www.recommon.org/eni-deve-annullare-accordo-con-delek-societa-complice-del-genocidio-in-palestina/

https://www.oilchange.org/wp-content/uploads/2024/08/behind-the-barrel-august-2024-v3.pdf

  • Sulla sentenza d’appello della Corte dell’Aja che ha svincolato Shell dall’obbligo di ridurre subito e drasticamente le emissioni fossili

https://ilmanifesto.it/contrordine-la-shell-non-e-uno-stato-e-non-deve-ridurre-i-suoi-gas-serra

https://ilmanifesto.it/unaria-shellerata

ENI: basta finanziare guerre

Data di trasmissione
Durata 46m 15s

ENI e Ithaca Energy si uniscono per produrre oltre 100mila barili di petrolio al giorno nel Mare del Nord. Peccato che la britannica Ithaca Energy sia controllata per l’89% dalla israeliana Delek Group, nella lista nera dell’ONU per operazioni nei Territori Palestinesi occupati illegalmente.

Il Cane a sei zampe lo scorso aprile ha siglato un accordo di fusione tra la sua controllata del Regno Unito e la britannica Ithaca Energy, per l’89% di proprietà di Delek Group. La sinergia con Ithaca Energy si pone come obiettivo la produzione nel Mare del Nord di oltre 100mila barili di petrolio al giorno a breve termine e di oltre 150mila entro il 2030. L’ennesima conferma della volontà dell’azienda di continuare con il suo “business as usual” fossile a danno del clima e dell’ambiente, in questo caso aggravata dal rapporto con una società, Ithaca Energy, i cui proventi del 2023, oltre 350 milioni di dollari, sono stati trasferiti quasi interamente a Dalek Group, complice della violazione dei diritti del popolo palestinese.

Delek Group assicura servizi per sostenere il mantenimento degli insediamenti israeliani e, sempre negli insediamenti, impiega risorse naturali, in particolare acqua e terra, per scopi commerciali. Recentemente sono emerse prove che dimostrano come il Gruppo Delek abbia legami con l’esercito israeliano. I veicoli delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno potuto rifornirsi di carburante presso centinaia di stazioni di servizio di proprietà di Delek Israel, un’altra delle filiali di Delek Group. 

«Eni ha una forte relazione d’affari con una società che di fatto sta contribuendo a finanziare la guerra in Medio Oriente» ha dichiarato la nostra Eva Pastorelli. «Per questo ci sembra doveroso che la società civile italiana faccia sentire la sua voce e chieda alla principale multinazionale del nostro Paese di interrompere questo legame così controverso. Nessun interesse economico può giustificare il perpetuare un conflitto che ha già mietuto decine di migliaia di vittime e di cui al momento non si vede una fine» ha concluso Pastorelli.  

La petizione (disponibile qui) è stata già sottoscritta da tante realtà della società civile italiana: Greenpeace Italia, Friday for Future Italia, FOCSIV, A Sud, Scomodo, Rinascimento Green, Coordinamento nazionale No Triv, BDS Italia, Presidio Libera Potenza “Elisa Claps e Francesco Tammone”, Cova Contro, Teachers for Future Italia, L.E.A Berta Cáceres, WWF Potenza e aree interne, Paesaggi Meridiani, Comitato per la Pace Potenza, Un Ponte Per.

Ne parliamo in studio con Eva Pastorelli di ReCommon

Processo contro un'attivista di Ultima Generazione per un'azione contro ENI

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Durata 7m 30s

Corrispondenza con un'attivista di Ultima Generazione che oggi ha avuto un'udienza del processo che vede gli attivisti imputati per azioni contro sedi commerciali di ENI, all'interno della campagna di sanzione contro i responsabili del cambiamento climatico.

E come un'inchiesta di Recommon conferma ENI era ben informata dell'impatto a livello ambientale dei suoi affari, fin dagli anni '70 studi portati avanti all'interno di ENI dimostrarono che i livelli di emissioni di CO2 già aumentati all'epoca potevano attorno agli anni 2000 portare ad un impatto devastante. Lo stesso dossier dimostra come, nonostante questa consapevolezza, ENI e altri grandi aziende del fossile abbiano prodotto e diffuso studi para-scientifici falsi per disinformare sul cambiamento climatico e l'impatto dell'industria del fossile, in concerto con altre grandi aziende internazionali del settore.

L'attivista che abbiamo contatto viene imputato per l'imbrattamento e danneggiamento simbolico di una vetrina di ENI avvenuto nell'Aprile del 2022.

Jolly

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Puntata 23 di EM, Jolly, parliamo dell'attacco hacker ai distributori automatici di sigarette e gratta e vinci in tutta Italia in solidarietà con Alfredo Cospito, detenuto in regime di 41 bis, dal 20 ottobre 2022 in sciopero della fame. Tramite una violazione del sistema informatico del gestore, sono state modificato le grafiche mostrate dagli schermi, inserendo la grafica della lotta "Fuori Alfredo dal 41bis" e il prezzo di vendita, fissato a 10 centesimi. Parliamo poi di ENI, di rapporto con il governo Egiziano di al-Sisi, di gasdotti e in particolare del progetto di costruzione di nuovi gasdotti (gasdotto Eastmed), di impatti ambientali del ciclo di estrazione, trasporto e produzione di energia attraverso il gas, dei super profitti di ENI e di altre importanti aziende del settore.

Radio Africa: Mali Burkina Faso ENI e Nigeria

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Durata 45m 42s

Parliamo del Mali, dove nove anni dopo l’inizio dell’intervento militare francese, oggi 15 dicembre gli ultimi soldati francesi hanno lasciato Timbuctù. Il presidente Emmanuel Macron visiterà nei prossimi giorni Bamako per incontrare il capo della giunta maliana il colonnello Assimi Goita.

Del Burkina Faso dove mercoledì scorso il primo ministro, Christophe Marie Joseph Dabiré ha rassegnato le proprie dimissioni, accettate dal presidente Kaboré e ricordiamo l'omicidio di Norbert Zongo, giornalista assassinato il 13 dicembre del 1998 mentre indagava sulla morte dell’autista del fratello del presidente Blaise Compaoré, al potere in Burkina Faso dal golpe del 1987.

Torniamo a parlare del giacimento petrolifero nigeriano Olp 245 e delle presunte tangenti che Eni avrebbe pagato per i diritti di esplorazione di quel blocco petrolifero. Eni su questa vicenda è stata assolta in primo grado, lo scorso marzo, dal tribunale di Milano.

Milano - Il CPR: un posto da chiudere

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Durata 12m 50s

Con una compagna di "Punto di rottura" parliamo di un'iniziativa prevista domenica 24 ottobre a Milano.
L'interesse è rafforzare l'opposizione e la lotta contro il Centro di espulsione di via Corelli e raccontare come il sistema delle frontiere e degli eserciti sia al sevizio degli interessi economici e del colonialismo italiano.

Il complesso militare industriale italiano in Africa tra estrattivismo e esternalizzazione delle frontiere

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Durata 13m 49s

Missioni militari all’estero. Dalla Libia al Golfo di Guinea passando per la Costa D'Avorio il complesso militare industriale italiano mantiene il controllo delle aree per l’estrazione e il passaggio di risorse strategiche, nonché delle zone chiave dei movimenti migratori. Le truppe di occupazione nel golfo di Guinea difendono i siti estrattivi e le infrastrutture dell’ENI mentre la Costa D'Avorio diventa nuovo alleato del governo italiano in Africa occidentale per il rafforzamento delle politiche anti-immigrazione. Ne parliamo con Antonio Mazzeo.

Un posto al sole sulla quarta sponda. Libia: ruolo dell'Italia e di altri predoni nel Mediterraneo

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Durata 16m 46s

Con un compagno del Centro di Documentazione Contro la Guerra parliamo di un ciclo di incontri online da loro organizzati per venerdì 16/4 e venerdì 23/4 dal titolo “Un posto al sole sulla quarta sponda. Libia: ruolo dell'Italia e di altri predoni nel Mediterraneo". Nel corso delle sue attività il centro di documentazione ha più volte preso in considerazione la questione della Libia, ormai sempre più destabilizzata e destinata ad essere oggetto di interventi predatori delle varie potenze presenti nell’area. Tornano ad occuparsene proponendo ora questi due incontri per affrontare una serie di tematiche: la collocazione strategica rispetto al Mediterraneo, dove ormai intervengono più o meno direttamente, fornendo armi e/o con truppe proprie o mercenarie: Italia, Qatar, Turchia, Francia, USA, Russia, Egitto, Emirati Arabi in appoggio / controllo di uno dei due schieramenti libici, entrambi reazionari, solo da poco apparentemente al momento riuniti in un’unica amministrazione e il ruolo che l’Italia svolge all’interno del paese tramite le truppe, le aziende (con in prima fila l’ENI), i finanziamenti ufficiali o “sottobanco”, i regali di navi militari, le ONG.

Per partecipare ai webinar scrivete a:
centrodocumentazionecontrolaguerra@inventati.org