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genocidio a Gaza

Da Trump alla Siria, quali prospettive per la resistenza palestinese?

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ASSEMBLEA PUBBLICA DOMENICA 12 GENNAIO - PALAZZINA VESPIGNANI ALBANO – ORE 10.30

Interviene l’Unione Democratica Arabo Palestinese

A poco più di un anno dal 7 ottobre 2023, la resistenza palestinese si trova ad affrontare uno scenario politico in rapido mutamento. In 15 mesi, Israele ha ucciso decine di migliaia di persone a Gaza e nel resto della Palestina, ma ha colpito anche in Libano, Yemen, Siria, Iraq e Iran.

L’esercito sionista è penetrato nel Sud del Libano e, nel corso delle ultime settimane, anche in Siria, dove ha approfittato della caduta di Assad per oltrepassare le Alture del Golan e giungere a non molti km da Damasco. Israele colpisce la Siria fin dal 2011 ma, in questi giorni, ha bombardato il paese con forza inusitata, fino a rivendicare di aver neutralizzato gran parte degli armamenti strategici siriani.

Sebbene il fronte libanese non sia stabilizzato e le conseguenze della nuova situazione siriana debbano ancora definirsi compiutamente, questi ultimi sviluppi sembrano rappresentare un duro colpo per il cosiddetto “Asse della Resistenza”, che pare uscirne indebolito a beneficio di altri attori regionali e internazionali.

L’Iran, grande ossessione di Israele e principale sostenitore dei gruppi palestinesi, appare dunque più esposto alle ritorsioni del sionismo e dell’imperialismo atlantico. Il prossimo insediamento di Trump negli Usa rappresenta un ulteriore campanello d’allarme in questo senso.

La prima presidenza Trump era stata caratterizzata dallo stralcio dell’intesa con l’Iran sul nucleare civile e dagli “Accordi di Abramo” tra Israele e una serie di paesi arabi (Emirati, Bahrein, Sudan, Marocco). Nelle intenzioni di Tel Aviv, quegli accordi erano funzionali a un rimodellamento complessivo dell’Asia occidentale, volto a favorire il consolidarsi di una rinnovata egemonia israeliana e ad annichilire le rivendicazioni palestinesi.

Benché molte cose siano cambiate da allora, questo è il principale obiettivo che Israele continua a perseguire anche oggi. Un obiettivo che lo Stato sionista non è ancora riuscito a raggiungere, nonostante il genocidio in atto.

Pur duramente colpite, infatti, le organizzazioni palestinesi continuano a combattere senza tregua, a Gaza e in tutta la Palestina. Come a Jenin, in Cisgiordania, dove affrontano, proprio in questi giorni, gli attacchi militari dell’Autorità Nazionale Palestinese, ansiosa di attestarsi come partner affidabile di Israele e USA per la gestione postbellica di Gaza.

I palestinesi e le palestinesi non hanno altra scelta se non quella di proseguire la lotta contro un progetto colonialista che vorrebbe negare la loro stessa esistenza. Da parte nostra, dobbiamo interrogarci su quale sia il modo migliore per continuare a costruire, nelle nuove condizioni politiche, il movimento di solidarietà con la loro resistenza popolare, a partire dai nostri territori.

CASTELLI ROMANI PER LA PALESTINA

Presidio per la Palestina alla Farnesina - 18 luglio ore 17.00

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Potrete ignorare il massacro, ma non ignorerete la nostra mobilitazione.

Per nove lunghi ed estenuanti mesi abbiamo invaso le strade per denunciare il genocidio compiuto da Israele, e ancora continueremo a farlo.

L'Italia - rappresentata da questo Governo collaborazionista e da precedenti Governi di ogni colore che si sono ugualmente mostrati complici - ha numerose responsabilità nell'eccidio che sta subendo il Popolo Palestinese.

Ieri, l’entità sionista ha commesso l’ennesimo massacro, prendendo di mira il campo profughi di Al-Mawasi-zona designata come SICURA- a est di Khan Younes, nel sud della striscia di Gaza, causando più di 100 martiri e circa 300 feriti.

Noi condanniamo il silenzio e la complicità dell’Italia e della comunità internazionale dinanzi a quest’ennesimo massacro e di fronte al GENOCIDIO in corso a Gaza.

Per questo ci rivolgeremo direttamente al Ministro degli Esteri: lo metteremo davanti all'ipocrisia e ai doppi standard della nostra classe dirigente, che ignora totalmente la volontà popolare, la quale è massicciamente compatta intorno alla Causa Palestinese.

Chiederemo che il nostro Paese si adoperi affinché:
- sia sospeso e cancellato l’accordo di associazione UE-Israele;
- siano rilasciati i prigionieri politici, anche su suolo italiano;
- siano imposte sanzioni totali al settore militare e “dual use” israeliano;
- siano interrotti tutti i rapporti di tipo economico, accademico, scientifico, militare, politico e diplomatico che spalleggiano il genocidio in corso a Gaza, la devastazione in Cisgiordania e la politica di Apartheid e pulizia etnica che imperversa da oltre 75 anni in Palestina.

Lotta insieme a noi!

Palestina Libera! 🇵🇸
Intifada fino alla Vittoria! ✊🏼

Ne parliamo con Maya del Movimento degli Studenti Palestinesi in Italia

Appuntamento giovedì 18 luglio 2024 - Ore 17.00

Farnesina - Ministero degli Esteri

 

Resistiamo per la Palestina, ancora: insieme!

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Resistiamo per la Palestina, ancora: insieme!

Manifestazione a Roma - Sabato 22 Giugno - ore 17.00 Piazza di Porta Maggiore

Non possiamo abbassare lo sguardo, non ora: il sionismo conta sulla nostra stanchezza, sulla disinformazione mediatica, sulle distrazioni dell'estate imminente. I Palestinesi non smuovono interessi economici, e quindi possono contare su pochi alleati: Libano, Yemen, Iraq e quanti nel mondo siano inorriditi dall'ipocrisia sanguinaria d'Israele. Dopo oltre 8 mesi di massacro, 40.000 trucidati, 100.000 feriti, milioni di sfollati e traumatizzati e miliardi di danni (a Gaza), 10.000 prigionieri, centinaia di ettari illegittimamente espropriati e innumerevoli saccheggi e uccisioni (in Cisgiordania), rimangono solo due atteggiamenti praticabili: il sostegno completo alla Causa Palestinese ed alla sua Resistenza, o la complicità omicida. Quella stessa complicità di cui, con ben più responsabilità, si sono macchiati anzitutto i paesi arabi: petro-monarchie del Golfo, Egitto, Giordania e molti altri. Questi Stati fantoccio - condotti dalla mano sionista e statunitense - già da anni con ipocrisia sostenevano la Palestina a parole, per poi pugnalarne il popolo inerme ad ogni occasione possibile, tramite accordi diplomatici, commerciali e militari volti ad arricchire unicamente le tasche delle autoritarie élite al comando, in sfregio al comune sentire delle rispettive popolazioni totalmente solidali con la Resistenza palestinese. L'esempio più lampante sono gli Accordi di Abramo: in cambio di denaro, tecnologie e scambi commerciali, i paesi arabi conniventi normalizzavano le relazioni con Israele e sdoganavano lo stato d'Apartheid che opprime i Palestinesi. Con il 7 ottobre la resistenza palestinese ha interrotto tutti questi processi che a poco a poco stavano stringendo un cappio mortale al collo della Palestina. E tutti quegli Stati arabi, smascherati nella loro ipocrisia di entità servili che davano copertura ai crimini sionisti, sono stati costretti a scivolare nell'ombra del silenzio mentre scorreva il sangue dei loro fratelli palestinesi… Solo i più poveri, i più sofferenti, si sono fatti avanti: Libanesi, Yemeniti e Iracheni hanno attivamente sostenuto la Resistenza. Per questo, non smetteremo mai di essere loro grati: un motivo in più per appoggiare ogni forma di Lotta finalizzata alla libertà di quelle genti e all'autodeterminazione del Popolo Palestinese!

Non molleremo mai! Palestina Libera! 🇵🇸 Intifada fino alla Vittoria! 

Ne parliamo con un compagno palestinese

Nuseirat non è solo un crimine di guerra

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Diamo lettura di alcuni articoli di approfondimento sulla situazione a Gaza, focalizzati in modo particolare sulla strage di Nuseirat, e sulle complicità degli Stati Uniti e dell'Unione Europea nel sostegno economico-finanziario ad Israele, immutato (anzi aumentato!) dopo il 7 ottobre, di fonte al genocidio.

Il testo in lingua originale degli articoli qui, qui e qui

23 maggio Presidio pro Palestina davanti alla conferenza CRUI

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L’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università insieme ai collettivi studenteschi e ai e alle docenti aderenti all’appello contro il bando MAECI, che prevede collaborazioni di ricerca con Università israeliane, organizza per il giorno 23 maggio 2024 un presidio a Roma in occasione della riunione della CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane) per chiedere il cessate il fuoco, l’interruzione dei rapporti tra università e Israele e tra università e filiera bellica, per chiedere le dimissioni dei rettori presenti nella fondazione Medor (Leonardo) e una presa di posizione contro la repressione sugli studenti/esse.

L'appuntamento è giovedì 23 maggio alle ore 9 a Roma in piazza Santi Apostoli, per andare in delegazione in piazza Rondanini

Ne parliamo con un compagno dell'Osservatorio

La Nakba continua

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Il 15 maggio è una ricorrenza di particolare importanza per i palestinesi. È il giorno in cui celebrano la Nakba, ovvero la ‘catastrofe’: tramite questa giornata viene mantenuto vivo il ricordo della cacciata dalle proprie abitazioni di centinaia di migliaia di persone e la mancata fondazione di un proprio Stato autonomo.

La data scelta per questa ricorrenza ha un elevato significato simbolico: il 15 maggio 1948 segna, infatti, l’inizio della prima guerra arabo-israeliana, che si concluderà con la vittoria del neocostituito Stato d’Israele. È anche un ulteriore passaggio della storia della resistenza del popolo palestinese.

In questa articolato intervento, Wasim Dahmas, professore emerito di Lingua e Letteratura Araba all'Università degli Studi di Cagliari, ripercorre la storia precedente e successiva alla Nakba, arrivando a trattare il ruolo delle truppe britanniche di occupazione nella creazione dello stato colonialista di Israele, in un preciso disegno di continuità tra le vicende del passato e l'attuale genocidio.

 

Mobilitazione in solidarietà con Seif

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Corrispondenza dal volantinaggio al Liceo Chateaubriand in solidarietà a Seif Besouibat, educatore licenziato da quello stesso Liceo per due post di sdegno contro il genocidio a Gaza.

Il Liceo è chiuso e deserto perché la dirigenza "per ragioni di sicurezza" ha disposto, per oggi, l'uscita anticipata degli e delle studenti, con l'invito a non attardarsi nei pressi della scuola

 

Esposto-denuncia alla Procura di Roma: basta armi ad Israele

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Corrispondenza con Fabio Marcelli, Co-Presidente del Centro di Ricerca ed Elaborazione per la Democrazia, che ci presenta un esposto-denuncia presentato alla Procura di Roma per contrastare alcune scelte del governo italiano, che potrebbero configurare una complicità nel genocidio in corso ai danni della popolazione palestinese.

L’atto, oltre a ritenere contraria agli obblighi internazionali l’interruzione del sostegno all’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso ai rifugiati palestinesi (UNRWA), che ha comportato la privazione di beni fondamentali come cibo e medicinali per centinaia di migliaia di abitanti di Gaza, si concentra sulla fornitura di armi al governo israeliano. L’Italia, infatti, attualmente figura al terzo posto nella classifica di fornitori internazionali di armi al governo israeliano; il supporto fornito dall’Italia all’aggressione militare israeliana è continuato imperterrito dopo il 7 ottobre, nonostante le dichiarazioni dei ministri italiani competenti mirassero a farci credere il contrario.

La presentazione dell’esposto è accompagnata da quella di una diffida al Ministero degli Affari Esteri che chiede la “immediata sospensione delle autorizzazioni rilasciate in favore di società di produzione e vendita di armamenti che commerciano con lo Stato di Israele e con enti di quello Stato, in quanto sono da ritenere illegittime perché contrarie alle norme del diritto interno ed internazionale".

L’esposto segue un ricorso al Giudice Civile di Roma presentato a inizio mese da un avvocato palestinese insieme a colleghi italiani, volto a ottenere un provvedimento urgente per l’interruzione alla fornitura di armi a Israele. I testi integrali dei due documenti possono essere letti ai seguenti link: www.credgigi.it