Si è concluso da qualche giorno, con pesanti condanne detentive, il processo nei confronti di diversi avvocati turchi attivi nella difesa dei diritti civili e politici. Erano presenti come osservatori vari esponenti del mondo dell'avvocatura europeo, a cui abbiamo chiesto un parere su quella che si configura come una vera e propria persecuzione giudiziaria.
Nell’autunno 2014, l’ISIS ha attaccato la città di Kobane, la cui popolazione dal 2012 aveva scelto di autogovernarsi e aveva aderito alla Federazione Democratica del Rojava, una striscia di terra nel nord della Siria abitata principalmente da curdi che nel caos della guerra civile siriana aveva deciso di iniziare una rivoluzione secondo i principi del Confederalismo Democratico. Milioni di persone sono scese in piazza in tutto il mondo e supportato l’eroica resistenza delle forze di autodifesa (YPJ/YPG) e della popolazione civile fino alla liberazione della città conclusa il successivo 26 gennaio 2015 con la sconfitta dell’Isis. La resistenza di Kobane ha permesso che la rivoluzione del Rojava venisse conosciuta nel mondo attraverso le storie degli uomini e delle donne, che hanno resistito contro un nemico dell’umanità a costo delle vite di migliaia di giovani.
Oggi il Rojava è sottoposto a una minaccia esistenziale, dopo le invasioni turche del 2016, 2018 e 2019, Erdogan minaccia una nuova invasione su larga scala.
Ne parliamo con un compagno tornato da poco dal Rojava.
Si aprono ad Istanbul una serie di processi contro difensori dei diritti civili e politici di tutta la popolazione dello Stato, l'ultimo capitolo di una storia che purtroppo prosegue ormai da anni. Abbiamo parlato della situazione in Turchia con l'avvocato penalista Fausto Gianelli e con Ylmaz, di Uiki onlus.
Inflazione a tre cifre e giovani senza sogni. L’ultima carta dell’Akp, il partito del presidente Erdogan,sembra essere il veto opposto all'entrata nella Nato di Svezia e Finlandia, da utilizzare per riguadagnare slancio anche nei confronti dell'opinione pubblica interna. Ma fra crisi economica e pulsioni xenofobe la società turca sembra a pezzi. Con le elezioni in vista e il consenso ai minimi storici, il governo cerca un exit strategy pulita.
Ai nostri microfoni Murat Cinar, che su questi temi ha firmato un pezzo per il manifesto di questa mattina.
Chiara Cruciati, giornalista de Il manifesto ci aggiorna sulla lotta per l'autodeterminazione teriitoriale degli Ezidi, la popolazione più colpita nel 2014 dall'Isis. Da allora dopo la liberazione delle unità curde Ypg e Ypj della popolaziona Ezida attaccata dall'Isis, tanto lavoro è stato fatto per l'autodifesa e l'autodeterminazione territoriale a Shengal. Applicare il Confederalismo democratico è stato possibile in questi anni perchè nessun esercito di nessun stato era presente nella zona visto che erano tutti scappati dopo l'arrivo dell'Isis. Oggi l'esercito iracheno di Baghdad vuole far tornare Shengal sotto il loro controllo, ma la popolazione Ezida resiste fortemente.
Con il giornalista Murat Cinar facciamo il punto sulla posizione della Turchia nel conflitto russo-ucraino. Membro NATO con importanti e forti legami economici e strategici sia con Mosca che con Kiev, Ankara sta affrontando la sfida dell'aggressione russa all'Ucraina con estrema prudenza, nel tentativo di minimizzare i rischi, ma anche sfruttare le possibili opportunità.
La Turchia è entrata in Afghanistan sotto forma di missione militare sin dall’inizio dell’occupazione statunitense appoggiata dagli alleati della NATO: nell'attuale fase di "disingaggio" da parte delle potenze imperialiste la Turchia rimane ma per giocare un ruolo utile ai propri interessi espansionistici. Erdogan vuole un ruolo nel caos afghano. La Turchia può diventare il dominus di fatto dell’area, giocando sui vari conflitti che la affliggono? Ne parliamo con il giornalista Murat Cinar.
Con Murat Cinar parliamo di due questioni relative alla Turchia:l 'uscita dalla Convenzione di Istanbul e l'accusa nei confronti della Mezzaluna da oarte del Dipartimento di Satato americano dell'utilizzo di bambini-soldato.
La Turchia è definitivamente fuori dalla Convenzione di Istanbul. Cento giorni dopo il decreto del presidente Recep Tayyip Erdogan, che aveva scatenato la rivolta delle donne e l'indignazione della comunità internazionale, l'uscita di Ankara dal trattato contro la violenza di genere entra in vigore. La Turchia diventa il primo Paese a ritirarsi dalla Convenzione sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, che venne aperta alla firma nel 2011 nella sua città più rappresentativa e che fu la prima a ratificare l'anno successivo.
Il Dipartimento di Stato americano, pochi giorni fa, ha inserito la Mezzaluna nell’elenco dei paesi che sono implicati nell’utilizzo di soldati-bambini. In particolare si tratterebbe di adolescenti siriani, reclutati e inviati a combattere nella divisione Sultan Murat. Non è finita. Secondo Washington, la Turchia è sospettata di avere fatto lo stesso anche in Libia, Non si tratta, in Libia, di un fenomeno nuovo. Già nel 2018 e 2019, l’UNICEF aveva denunciato l’impiego di minori da parte di milizie legate a Tripoli per trasportare armi e rifornimenti e in alcuni casi per essere direttamente schierati al fronte, insieme con mercenari.
Intervento repressivo contro una delegazione internazionale europea nel Kurdistan iracheno spalleggiata dalla Turchia e dalla Germania. Ne parliamo con una compagna.
Venerdì 11 Giugno CONFERENZA STAMPA h 10 -12 in P.za Gentile da Fabriano
In occasione della partita inaugurale della Coppa Europea UEFA , Turchia-Italia, giornata di solidarietà con i popoli curdo-mediorientali martoriati dal dittatore Erdogan, per la libertà,la pace e la democrazia in Turchia,Siria,Iraq e MediOriente.
Il prossimo 11 giugno allo stadio Olimpico, nel mentre la Turchia si appresta a competere con l'Italia mostrando il volto dello sport più amato dagli sportivi europei, l'altra faccia della medaglia mostra una Turchia sotto regime dittatoriale che segrega migliaia di oppositori tra cui centinaia di giornalisti,avvocati,scrittori,artisti, che mette fuori legge e arresta deputati HDP e sindaci curdi eletti, che detiene-tortura-uccide le minoranze etniche e bombarda-distrugge i loro villaggi , che invade e occupa territori siriani e iracheni imponendo pulizia etnica,cacciando gli autoctoni e sostituendo i profughi con orde jihadiste e fondamentaliste.
Vogliamo sperare che anche di questo si accenni e si approfondisca mentre si scrive e si parla dell'evento sportivo che inaugura il campionato UEFA.
I rappresentanti e i sostenitori dei diritti del popolo curdo sono qui a ricordarlo in nome dell'universalità dei diritti umani, e del messaggio di pace e democrazia che il movimento curdo sotto la guida lungimirante di Ocalan - il Mandela del Medio Oriente - propone a tutti i popoli che combattono le dittature.