Due compagne ci aggiornano dal presidio in solidarietà a Seif Besouibat di Milano.
Nel secondo audio è Seif a parlare.
Seif, di cui abbiamo parlato più volte in questi mesi è un rifugiato politico di cittadinanza algerina arrivato in Italia 13 anni fa che lavorava come educatore al liceo Chateaubriand di Roma da cui è stato licenziato per alcuni commenti in una chat privata dove Seif esprimeva la sua rabbia e il suo dolore per il genocidio nella Striscia di Gaza. La linea dura del liceo direttamente collegato all'ambasciata francese ha trovato subito sponda nella repressione portata avanti dallo Stato italiano per cui nei confronti di Seif è stato aperto un procedimento con sospensione e revoca del permesso di soggiorno.
Il 16 maggio poi è stato rinchiuso nel CPR di Ponte Galeria, dopo 4 giorni e numerose manifestazioni di solidarietà a cui hanno partecipato anche studenti, lavoratori e lavoratrici e genitori del liceo francese, è stato liberato: il giudice della convalida ha sentenziato che non c'erano i presupposti per la detenzione.
Giovedì 3 ottobre a Milano si terrà l'udienza per la revoca dello status di rifugiato a Seif, ne parliamo con Enrica Rigo, della legal Clinic di Roma 3 che con Asgi sta seguendo la vicenda.
Sotto il Tribunale civile di Milano, in Corso Vittoria, a partire dalle 10,30 si terrà un presidio in solidarietà con Seif di cui parliamo con una compagna di Milano per la Palestina.
Questa settimana due collegamenti telefonici per parlare delle mobilitazioni del fine settimana ,in opposizione al progetto di inceneritore e alla gestione scellerata e criminale di un bene vitale come l'acqua da parte di A.C.E.A.
Potrete ignorare il massacro, ma non ignorerete la nostra mobilitazione.
Per nove lunghi ed estenuanti mesi abbiamo invaso le strade per denunciare il genocidio compiuto da Israele, e ancora continueremo a farlo.
L'Italia - rappresentata da questo Governo collaborazionista e da precedenti Governi di ogni colore che si sono ugualmente mostrati complici - ha numerose responsabilità nell'eccidio che sta subendo il Popolo Palestinese.
Ieri, l’entità sionista ha commesso l’ennesimo massacro, prendendo di mira il campo profughi di Al-Mawasi-zona designata come SICURA- a est di Khan Younes, nel sud della striscia di Gaza, causando più di 100 martiri e circa 300 feriti.
Noi condanniamo il silenzio e la complicità dell’Italia e della comunità internazionale dinanzi a quest’ennesimo massacro e di fronte al GENOCIDIO in corso a Gaza.
Per questo ci rivolgeremo direttamente al Ministro degli Esteri: lo metteremo davanti all'ipocrisia e ai doppi standard della nostra classe dirigente, che ignora totalmente la volontà popolare, la quale è massicciamente compatta intorno alla Causa Palestinese.
Chiederemo che il nostro Paese si adoperi affinché:
- sia sospeso e cancellato l’accordo di associazione UE-Israele;
- siano rilasciati i prigionieri politici, anche su suolo italiano;
- siano imposte sanzioni totali al settore militare e “dual use” israeliano;
- siano interrotti tutti i rapporti di tipo economico, accademico, scientifico, militare, politico e diplomatico che spalleggiano il genocidio in corso a Gaza, la devastazione in Cisgiordania e la politica di Apartheid e pulizia etnica che imperversa da oltre 75 anni in Palestina.
Lotta insieme a noi!
Palestina Libera! 🇵🇸
Intifada fino alla Vittoria! ✊🏼
Ne parliamo con Maya del Movimento degli Studenti Palestinesi in Italia
Un’altra sorella è stata uccisa. Manuela Petrangeli è stata assassinata dall’ex compagno nella zona di Casetta Mattei.
Dopo l’ulteriore femminicidio scegliamo di non rimanere in silenzio e di portare la forza della nostra rabbia nelle strade. Per questo costruiremo un presidio il 20 luglio alle 18:00 a Piazza dei Floridi, Casetta Mattei.
Per esprimere la nostra rabbia, per incontrarci, per riconoscersi, per fare rete e perché crediamo fortemente nella sorellanza attiva.
Invitiamo collettivi e chiunque sia interessatə a partecipare.
Ne parliamo con una compagna del collettivo Suburbe (assemblea di quartiere tra Trullo e Corviale)
In Sardegna sono anni che si vuole fare un progetto di impianti eolici per produrre energia da esportare in Italia. Viene chiamata transizione energetica ma in realtà è in continuità con i progetti di sfruttamento del territorio sardo e colonialismo. La Sardegna come colonia da cui prendere energia. Infatti la realizzazione di questi impianti prevede il l'espropriazione delle terre ai/alle sardi/e e a chi le lavora.
Nelle ultime settimane si sono formati due presidi per fermare quest'invasione eolica: uno a Selargius e uno fuori al porto di Oristano, da dove dovranno uscire le diverse centinaia di pale eoliche.
Ieri c'è stata una prima forzatura da parte delle forze dell'ordine per smobilitare il presidio fuori il porto e favorire il passaggio delle pale.
Sentiamo la voce di chi ci racconta quanto sta accadendo.
Libertà per Anan, Ali e Mansour - Palestina libera!
Nel pieno di un genocidio in corso in Palestina, l'Italia continua a fornire pieno sostegno all'occupazione israeliana. Oltre all'appoggio politico e militare all'occupazione, le autorità hanno deciso di arrestare e processare - per conto di Israele - Anan Yaeesh, Ali Irar e Mansour Doghmosh, tre palestinesi residenti in Italia, con l'accusa di sostenere la resistenza palestinese nei territori occupati, una resistenza riconosciuta legittima anche dal diritto internazionale.
In vista dell'udienza in Cassazione è indetto un corteo sabato 6 luglio ore 16:00 a Piazza della Repubblica (che si ricongiungerà con il corteo contro l'inceneritore a Piazza dell'Esquilino) e un presidio, in concomitanza con l'udienza,
Ne parliamo con una compagna dei Giovani Palestinesi
Sabato 6 luglio alle ore 16:00 a Piazza della Repubblica
Giovedì 11 luglio alle ore 9:30 davanti alla Cassazione (Piazza Cavour).
Con una compagna e due compagni dell'Assemblea di Solidarietà e Lotta torniamo a parlare di carcere e invitiamo tutte e tutti al presidio di domani 7 giugno alle 17.30 al Faro del Gianicolo per portare la nostra solidarietà ai detenuti di Regina Coeli, che recentemente hanno portato avanti una mobilitazione di 3 giorni per rompere il silenzio sulle condizioni di detenzione.
Domani faremo rumore dall'altra parte delle mura.
Di seguito la lettera letta a inizio redazionale e ricevuta dal gruppo di detenuti a Regina Coeli:
Cara radio Onda Rossa,
con questa lettera vi aggiorniamo con la speranza che si possa parlare di carcere anche fuori, che siano ascoltate le urla di disperazione e le tante storie di abbandono, degrado, violenza e inguistizia.
Qui a Regina Coeli sono già tre giorni che è in corso una mobilitazione generale che sta coinvolgendo centinaia di detenuti.
Ogni sera a partire dalle 20:30-21:00, per almeno 30 minuti, si batte sulle sbarre e si fa quanto più rumore al grido di "libertà" e "indulto". L'iniziativa è partita dalla settima sezione, che ormai è al collasso. Una falsa sezione di transito dove ormai detengono persone per mesi, chiudono detenuti "puniti". Le celle sono buchi con letti a 3 piani con appena 1 metro quadrato a testa. Siccome i posti non bastano (Regina Coeli ha superato il record del 2012 e oggi conta 1250 detenuti a fronte di 800 posti scarsi) hanno ammassato brande nelle aree ricreative, nell'aula scolastica, nei magazzini in quasi tutte le sezioni. Ma la settima vive anche la condizione più restrittiva. Sei chiuso in quei buchi per almeno 23 ore al giorno (quando ti fanno fare quella scarsa ora d'aria).
In tre giorni la protesta si è diffusa a tutte le sezioni e un giorno, per circa 40 minuti, il quartiere è stato "ostaggio" del fragore dei botti metallici e delle urla di tanti detenuti, molti dei quali, ricordiamolo, ancora in custodia cautelare, nemmeno rinviati a giudizio.
La difficoltà più grande, per noi, è riuscire a comunicare, a far conoscere la realtà che viviamo. E' diventato già complicato comunicare fra sezioni. Il nostro giornalino che stampavamo grazie alla scuola è oggetto di pressioni e ora non può uscire (non possiamo manco mandarlo ai parenti).
Per noi è fondamentale riuscire ad avere voce, ma anche riuscire a poter conoscere, avere qualcuno che racconti le carceri, che tenga unite le tante situazioni che si creano in questo luogo osceno.
L'altro giorno qui c'erano ministri, il presidente della regione Lazio, magistrati, tutti qui per inaugurare una sala operatoria nuova di zecca che dovrebbe evitare gli interventi esterni. Una vetrina per un'opera costata 200 mila euro. Bellissima, moderna. Peccato però che non ci sarà nessuno a usarla, perché l'organico sanitario attuale ti garantisce visite banali anche a 3-4 mesi di distanza. Mancano specialisti e se ti ammali sei fregato! Guarda caso la sala operatoria sarà a disposizione di professionisti esterni. Così, come prevede l'ordinamento penitenziario, chi ha i soldi potrà far entrare un suo medico di fiducia. Più o meno quello che stanno facendo fuori con la sanità pubblica.
Noi continueremo a essere rumorosi, continueremo a far sentire fuori le nostre urla perché vogliamo ricordare al mondo che siamo vivi, che stiamo morendo qui dentro, che abbiamo una dignità.
Fuoco alle galere!
Con una compagna del Coordinamento delle Assemblee delle Donne dei Consultori invitiamo le ascoltatrici e gli ascoltatori al presidio di oggi 14 marzo per difendere il consultorio di via Manfredonia 43. Di seguito la chiamata:
Un altro spazio fondamentale del nostro quartiere è a rischio chiusura. Ci dicono che non c'è un numero sufficiente di persone che usufruisce del consultorio, ci dicono che le strade del Quarticciolo sono poco sicure. La verità è che è stato svuotato di ogni servizio e che non risponde ai bisogni di salute sessuale, riproduttiva, psicologica delle donne di ogni genere che vi abitano. La verità è che la maggior parte del personale sanitario è precario e insufficiente. Pretendiamo che i servizi vengano potenziati, pretendiamo che il personale venga assunto direttamente dall'Asl Roma 2, pretendiamo che il consultorio risponda alle necessità di chi lo attraversa.
Ci vediamo il 14 marzo alle 17 a via Manfredonia 43.
Ore 17: vieni a prenotare la tua visita, la prestazione di cui avresti bisogno. Porteremo le nostre istanze direttamente all'ASL roma 2
Ore 18: assemblea pubblica: il consultorio che vorrei!
Con un compagno di Bologna parliamo del presidio permanente e della lotta in corso al parco Don Bosco, dove dal 29 gennaio il Comitato Besta si sta battendo per difendere il parco minacciato dal progetto di demolizione e ricostruzione delle scuole medie Besta in zona Fiera.
“Il 29 gennaio, quando operai e municipale si sono presentati per recintare definitivamente l’area in vista degli abbattimenti, un gruppo di cittadinx si legato agli alberi, mentre le abitanti del quartiere hanno divelto le recinzioni per impedire l’allestimento del cantiere. Da quel giorno il Parco Don Bosco è presidiato costantemente, animato da iniziative, momenti di incontro e libera socialità, colazioni, pranzi, cene, merende, bricolage, sculture in legno, casette sull’albero, tende, tessuti, trapezi, musica e discussioni!”
Invitiamo le ascoltatrici e gli ascoltatori che passeranno per Bologna a portare la loro solidarietà allx compagnx rampanti di Bologna.