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Aspettando Columbine

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Quella di Ardea di domenica scorsa, dove hanno trovato la morte quattro persone fra cui due bambini, è solo l'ultima delle tanti stragi causate da armi da fuoco in Italia. Nel nostro paese del resto circola un numero incredibile di armi cosiddette leggere, fra gli otto e i dieci milioni, e le modalità di acquisto e detenzione di un'arma, anche i famigerati fucili semiautomatici che tante stragi hanno provocato negli USA, sono estremamente facili e alla portata di quasi tutti. Cosa si può fare per invertire questa situazione prima che anche da queste parti siamo costretti a piangere una Columbine nostrana? Lo abbiamo chiesto a Giorgio Beretta, dell'Osservatorio permanente sulle armi leggere di Brescia

I portuali bloccano i carichi di armi verso i porti israeliani

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E' ancora una volta l’analisi della logistica e del flusso delle merci a rendere trasparente le catene logistiche della guerra e dell'oppressione. Come era già successo nei mesi scorsi grazie ai portuali di Genova con le navi saudite cariche di armi per la guerra in Yemen, la mobilitazione dei portuali ddi Genova, Livorno, Napoli, Ravenna ha bloccato carichi di armi diretti verso i porti israeliani. Ne parliamo con un compagno portuale di Genova.

Il triangolo dell’export bellico Germania-Italia-Qatar

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Con Giorgio Beretta, Analista dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere parlaimo del Progetto QA208 che riguarda due commesse acquisite nel 2018 da Rwm Italia per la fornitura di colpi di artiglieria da 155mm e anticarro da 120mm verso il Qatar. Peccato che la commessa venga incassata dall'azienda mdre in Germania e che l'Itala funga solo da mediazione perchè fabbricare e fornire questo tipologia di armi sarebbe troppo sconveniente in Germania.

Genova: considerazioni sulla mobilitazione dei portuali contro il traffico di armi

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Oggi giornata di mobilitazione contro il traffico di armi. I lavoratori hanno cercato di fermare il passaggio di una nave che porta armi all'esercito Saudita. Le operazioni non sono potute essere bloccate, anche per la mancata proclamazione dello sciopero da parte delle organizzazioni sindacali, ma la partenza della nave ha subito alcune ore di ritardo.

Con un compagno del porto di Genova facciamo alcune considerazioni sulla riuscita della giornata.

Patrick Zaki e la repressione in Egitto

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Patrik Zaki è uno studente egiziano che segue un master all'Università di Bologna, il 7 febbraio rientrando in Egitto viene arrestato e torturato, viene accusato di istigazione al rovesciamento del governo e della Costituzione. Ad oggi delle sue condizioni fisiche si sa pochissimo. La prossima udienza è fissata per il 22 febbraio. Zaki è un attivista e frequenta un master internazionale in Studi di genere, forse queste le sue colpe, ad oggi ancora non si sa il motivo del suo arresto, così come non si sa il motivo del sequestro, delle torture e della morte di Giulio Regeni.

L'accademia bolognese si mobilita, i rappresentanti governativi sembrano occuparsi del caso. Ma le sparizioni, le torture, gli arresti non sono nuovi in Egitto, ad oggi Al Sisi ha costruito da quando ben 18 nuove carceri. 60 mila le persone detenute per aver criticato una dittatura militare o per aver scritto il proprio pensiero. 

L'ipocrisia in Italia è feroce: non solo gli Atenei continuano ad avere rapporti con l'Egitto ma l'Italia continua a vendere armi al governo di Al Sisi.

Parliamo di tutto questo con Giorgio Beretta della Rete Disarmo, con un compagno portuale di Genova dove domani mattina è prevista l'ennesima manifestazione per bloccare l'attracco di navi che trasportano armi, con una compagna egiziana e con un compagno studente dei CUA di Bologna.