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armi

Il regime egiziano di Al Sisi usa armi italiane (e francesi)

Data di trasmissione
Durata 17m 37s
“Non siamo disposti ad accettare verità distorte e di comodo e se non ci sarà un cambio di marcia da parte degli inquirenti e delle autorità dell’Egitto, il governo potrà ricorrere a misure immediate e proporzionate”. Inizia con questa dichiarazione pronunciata il 5 aprile 2016, intervenendo al Senato sul caso di Giulio Regeni, dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni l'approfondimento di Antonio Mazzeo sulla parte che riguarda le armi della consolidata partnership politico-militare-industriale: trasferimenti di sistemi d’arma pesanti e leggeri alle forze armate e di polizia del sanguinario regime di Al-Sisi da imprese italiane, soprattutto del gruppo Finmeccanica.
 
Parliamo con Mazzeo della produzione e vendita di armi italiane in particolare all'Egitto.
 

Qui l'articolo Missili, satelliti e fucili italiani per i torturatori d’Egitto:

http://antoniomazzeoblog.blogspot.it/

 

Riarmo e militarizzazione. Da Sigonella agli interessi di Finmeccanica

Data di trasmissione
Durata 19m 39s

I droni killer che USA hanno ottenuto dall'Italia di poter far partire da Sigonella sono solo l'ultimo tassello di un'escalation verso il riarmo e la militarizzazione dei territori. D'altro canto i media mainstream parlano pochissimo degli interessi della produzione e vendita di armi, dietro ai conflitti in atto, in Siria, Yemen e nel mondo, tra cui quelli della Holding Finmeccanica.

 

Ne parliamo con Antonio Mazzeo, giornalista freelance, autore tra le altre cose di Il MUOStro di Niscemi. Per le guerre globali del XXI secolo (editPress) e I padrini del ponte. Affari di mafia sullo stretto di Messina (Edizioni Alegre).

 

Qui http://www.ondarossa.info/newstrasmissioni/governo-renzi-mette-militari-nelle-scuolenell'ambito della trasmissione "L'ora di buco", Mazzeo approfondisce protocollo d'intesa tra Miur e Ministero della Difesa.

Affari di guerra

Data di trasmissione
Durata 9m 6s

Abbiamo posto al giornalista Antonio Mazzeo alcune domande relative al commercio globale di armi, un settore che non conosce crisi nè princìpi, alla base del proliferare dei conflitti, approfondendo il quale ci si rende conto una volta di più delle menzogne e dell'inganno ideologico perpetrati dagli Stati ai danni delle popolazioni.

Nomous: in piazza anche contro i divieti

Data di trasmissione
Durata 8m 28s

 

Il movimento NoMuos rilancia la mobilitazione per rispondere ai piani che, dalla marina USA ai governi nazionale e locali, vorrebbero ultimare l’innalzamento delle parabole del sistema di comunicazioni MUOS.
La base US navy all’interno della sughereta di Niscemi è già da oltre venti anni attiva con le sue 46 antenne NRTF apportando gravi danni all’ambiente e alla salute delle persone che abitano il territorio circostante. Il movimento NoMuos si batte contro questa base e contro il suo carico di morte portato sia a quanti subiscono attacchi militari per mezzo dei sistemi di comunicazione al suo interno, sia ai cittadini che subiscono le onde elettromagnetiche da queste emanate.
Dopo la grande stagione di mobilitazione che ci ha visti protagonisti durante l’anno scorso, dai blocchi che per mesi hanno tenuto sotto scacco i lavori dentro la base alla manifestazione che, il 9 agosto, ha registrato l’invasione di migliaia di NoMuos, passando per gli scioperi cittadini e le occupazioni delle antenne oltre che per le manifestazioni contro il voltafaccia Crocetta, in questi ultimi mesi sono fioccate numerose denunce nei confronti di quanti hanno portato avanti con coraggio e determinazione questa lotta.
Se lo scopo principale di questi provvedimenti è quello di scoraggiare la partecipazione al movimento, il movimento stesso risponde invece di non aver paura e di voler continuare il proprio percorso per ottenere un luogo dove vivere in salute. Il 22 febbraio saremo quindi di fronte la prefettura di Caltanissetta per contestare i provvedimenti che ci vedono coinvolti e attribuirgli il peso che meritano: carta straccia che non riesce a perseguire il suo fine intimidatorio.
Con questa prospettiva, con lo spirito che ha sempre animato la nostra lotta e con le pratiche che di volta in volta abbiamo scelto per opporci al MUOS riteniamo sia giunto il momento per tornare nuovamente alla base di contrada Ulmo e riteniamo sia opportuno farlo giorno 1 Marzo.
Sabato 1 Marzo ci muoveremo ancora una volta tutti e tutte verso la base attraverso cui governi e militari credono di poter raggiungere i propri fini di guerra e controllo passando sulle nostre vite.
Determinati come abbiamo imparato ad essere torneremo in contrada per riprenderci una possibilità di vita in un ambiente salubre e non piegato ad interessi bellici.
Sempre più convinti che l’occupazione militare dei nostri territori non sia tollerabile e sempre più convinti che le scelte sui territori debbano essere determinate dalle esigenze delle popolazioni che li abitano, piuttosto che dai disegni geopolitici di potenze militari ed economiche, torniamo a riprenderci ciò che è nostro.

Sabato 1 Marzo: grande manifestazione diretta alla base di contrada Ulmo. 
Muos, manifestazione vietata dalla Questura. Gli attivisti: «Il corteo si farà lo stesso»

 

Italia-Israele: nessun vertice sulle nostre teste

Data di trasmissione
Durata 6m 34s

2 DICEMBRE 2013 - NESSUN VERTICE SULLE NOSTRE TESTE!

 

Oggi si tiene a Roma un vertice tra il "nostro" capo di governo Letta e Nethanyau, primo ministro israeliano.

 

L'Italia è il quarto partner commerciale nel mondo di Israele, il secondo in Europa, col quale ha stretto numerosi accordi di cooperazione, commercio e ricerca in vari campi tra cui esportazioni di gas israeliano, produzione di energie rinnovabili, comparto aereospaziale, sicurezza informatica, Expo 2015 di Milano, agricoltura innovativa, ricerca biomedica e compravendita di sistemi di sorveglianza di produzione israeliana (usati nella costruzione del muro dell'Apartheid e destinati ad essere installati sulle coste delle grandi isole e del meridione itaòiano contro i migranti).

 

A trarre mggiore profitto dalla situazione palestinese sono le industrie che speculano sulla morte delle persone, prima su tutte il "fiore all'occhiello" dell'industria italiana Finmeccanica (primo produttore di armi in Italia) di cui fa parte Telespazio che oggi abbiamo contestato, senza dimenticarci di tutte le altre "degne compari" concentrate nel quadrante nord-est (Vitrociset, Alenia, Selex, solo per citarne alcune).

 

La Palestina infatti è un "laboratorio" a cielo aperto in cui si sperimentano tecniche e tecnologie di oppressione, in cui le aziende belliche studiano l'efficacia delle loro nuove creazioni: aerei drone senza pilota usati per bombardare e controllare i palestinesi e telecamere di ultima generazione per controllarli; il tutto con l'aperto consenso della comunità internazionale che legittima e appoggia l'operato di Israele.

 

Un esempio che ben dimostra la stretta connessione tra i 2 governi, le industrie belliche e non per ultima l'università è stata la conferenza tenutasi a La Sapienza sul tema della guerra cibernetica (cyber-war), organizzata dai centri di ricerca de La Sapienza e dell'università di Firenze in collaborazione con partner privati come Vitrociset, Finmeccanica e Maglan (quest'ultima società israeliana di difesa ed informazione leader nel settore della cyber-guerra), a cui erano invitate le più alt cariche dell'esercito italiano e vari ministri.

 

Nel periodo in cui chiede sacrifici da fame alle classi sociali più disagiate, il governo delle larghe intese, come i precedenti, continua nella politica di cooperazione con Israele, soprattutto in campo militare: ne sono dimostrazione le recenti esercitazioni militari congiunte tra Italia, Israele, U.S.A. e Grecia e l'acquisto dei tristemente noti F-35.

 

COMPLICI E SOLIDALI CON IL POPOLO PALESTINESE