Maxi rissa al CARA di Bari che ha portato alla morte di un kurdo irakeno. Ma nessuno parla delle condizioni disumane e di sovraffollamento del CARA che dovrebbe contenere 600 persone e che invece ne vede la presenta del doppio. Tante in questi anni le rivolte e le manifestazioni di protesta. Sentiamo un compagno della rete antirazzista di Bari.
Un resoconto di quella che è la storia del CIE di Santa Maria Capua Vetere, da luogo di accoglianza a CIE temporaneo, ed ora il Governo stanza soldi per costruirne uno nuovo.
Riceviamo e pubblichiamo un comunicato rivolto all'amministrazione del CIE di Ponte Galeria, nel quale i detenuti lanciano lo sicopero della fame:
Noi tutti di questo centro abbiamo deciso di dare inizio ad una protesta pacifica
iniziando il rifiuto del cibo che ci viene consegnato per tutto il tempo
necessario finchè non vengano esaudite le nostre richieste sotto indicate:
1. Chiediamo che le procedure siano molto più rapide
2. Che il servizio sanitario sia molto più efficiente
3. Che non venga più usata violenza, fisica o psichica, contro di noi
(giorni fa è stata somministrata una puntura di psicofarmaci ad un ospite,
contro la sua volontà, che ha avuto una reazione dannosa alla salute
provocandogli gravi danni. Ancora oggi non può parlare e ha la faccia gonfia)
4. Che venga accolta la richiesta di chi chiede l'espatrio il prima
possibile senza trattenimenti di lungo periodo
5. Che le notifiche vengano tradotte nella lingua di origine
6. Che le visite dall'esterno vengano facilitate senza tanta burocrazia
7. Che i tossicodipendenti vengano accolti in un'altra struttura adatta alle loro
esigenze di recupero
8. Che chiunque abbia uno o più carichi pendenti possa presenziare al suo
processo in modo che non venga condannato in contumacia
9. Per queste e molte altre motivazioni i centri come questo di Ponte Galeria
schiacciano la dignità delle persone e andrebbero chiusi per sempre
Noi motiviamo il nostro sciopero della fame, ora voi motivateci il perchè dobbiamo espiare una pena senza aver commesso un reato.
Il Sottosegretario di Stato Saverio Ruperto con una Task Force di prefetti hanno elaborato un "documento programmatico sui centri di identificazione e espulsione". Sono le linea guida del Viminale per una gestione uniforme dei Cie. I Cie, secondo il Ministero, sono ormai strutture “stabili”, inestirpabili. I Cie fanno ormai stabilmente parte dell’ordinamento e risultano "indispensabili per un’efficiente gestione dell’immigrazione irregolare“. Viene consolidato il meccanismo di “messa in isolamento” di chi viene considerato un elemento di disturbo. A questo proposito lodano le misure già applicate in alcuni centri, volte a “frazionare i gruppi di stranieri” rivoltosi e a trasferirli in altre strutture “mediante l’apposita creazione all’interno di ogni Cie di moduli idonei ad ospitare persone dall’indole non pacifica”.
Microfoni aperti e chiacchierata analizzando la macchina delle espulsioni della Fortezza Europa e il rapporto programmatico per la riforma dei campi d'internamento per migranti che il governo tecnico ci lascia in eredità.
Ente gestore unico con un bottino di 180 milioni di euro da amministrare, differenziazione carceraria, addestramento del personale da parte della autorità penitenziarie, introduzione di celle d'isolamento per le persone internate prive di "indole pacifica", nuovi Cie in costruzione sono solo alcune delle proposte per un nuovo piano di deportazioni forzate.
Corrispondenza che ci racconta la situazione all'interno del campo d'internamento per migranti di Modena. Data l'impossibilità di comunicare con le persone recluse, a causa del sequestro dei telefoni, sentiamo la ricostruzione dei/delle solidali.
Domenica 7 aprile una grossa rivolta scoppia nel Cie di Modena. Partita in mattinata come una protesta per l’ingresso di un ex detenuto diabetico in gravi condizioni di salute (e non per una sorta di “rissa tra ospiti di diverse etnie”, come riportato dai giornali), la rivolta arriva a coinvolgere praticamente tutti i prigionieri, considerato che la capienza del Centro è di 60 posti. I reclusi si barricano nelle sezioni e iniziano a sfasciare tutto: pareti in plexiglas, grate di ferro, telecamere e cabine del telefono. Nel pomeriggio gli agenti di guardia chiamano rinforzi, ma la rivolta viene sedata solo a tarda notte, al prezzo di una repressione durissima e due ambulanze vengono fatte arrivare sul posto per curare i feriti. Lunedì sera, un gruppo di solidali saluta i rivoltosi con grida e fuochi artificiali: da dentro, i reclusi rispondono con una battititura e gridando “libertà!“. (tratto da http://www.autistici.org/macerie/?p=29486)
Puntata a tre voci con una compagna della cooperativa Be free. Be free gestisce uno sportello psico-sociale a favore di donne vittime di tratta all’interno del CIE di Ponte Galeria.
Nella puntata il C.I.E, luogo paradigmatico della civiltà delle frontiere e dei muri, viene visto dall’interno attraverso la concretezza dei corpi delle donne e degli uomini che vi sono rinchiusi o che subiscono la minaccia di esservi rinchiusi, nell’orizzonte ampio delle politiche continentali che li determinano, nel panorama delle politiche repressive della mobilità delle persone. Si parla anche di Cara (centri di accoglienza per richiedenti asilo), strutture per rifugiati/e e di tratta di esseri umani.
Libeccio d’Oltremare. Il vento delle rivoluzioni del Nord Africa si estende all’occidente. A cura di Ambra Pirri - La frontiera addosso. Così si deportano i diritti umani.Luca Rastello -Campi di forza, Percorsi confinati di migranti d’Europa. Alessandra Sciurba - Storie di Ponte e di frontiere. A cura di Be free.