Un aggiornamento sulla situazione del centro di Lampedusa: nonostante i proclami del governo continuano gli sbarchi e i respingimenti, le rivolte e le deportazioni. Quello che i giornali non dicono...
La corrispondenza è andata in onda durante la puntata di oggi di Silenzio Assordante: ascolta.
La Federazione Nazionale della Stampa (Fnsi) denuncia l'impossibilità di libera informazione nei CIE (Centri di Identificazione) e CARA (Centri di Accoglienza per Richiedenti Asilo), e convoca una serie di manifestazioni e sit-in presso i centri dislocati a Roma, Bologna, Modena, Gradisca, Torino, Milano, Bari, Cagliari, Santa Maria Capua Vetere, Trapani, Catania, Lampedusa, Porto Empedocle. Ne parliamo con Gabriele Del Grande di Fortress Europe, organizzazione che ha lanciato questo appuntamento raccolto da diversi giornalisti.
Durata: 7'06''
Per ulteriori info sulle condizioni all'interno dei cie:
I tempi cupi finiranno, è il titolo di una mostra fotografica sulle insurrezioni in corso nel Nord-Africa, che sarà esposta durante l'iniziativa - organizzata da Radio OndaRossa insieme a Rap-gruppo inkiesta e alla rete contro i Cie - che si svolgerà domenica 6 marzo 2011 all'occupazione abitativa di via di Casale de Merode.
Sul numero di febbraio del mensile anarchico «Invece» potete leggere un articolo, intitolato Dietro l'angolo, che offre preziose informazioni sugli interessi economici delle imprese italiane che investono in Tunisia e sugli accordi bilaterali stipulati dal governo italiano con quello tunisino per consentire i rimpatri di massa degli immigrati clandestini rinchiusi nei Cie.
Quest'articolo lo trovate anche su Macerie, ma per leggere tutto il mensile - invece - venite a trovarci negli studi di OndaRossa a San Lorenzo, oppure scrivete a invece@autistici.org.
«Mentre in questi anni il capitalismo italiano faceva affari d’oro sfruttando il proletariato tunisino, la fortezza Europa chiudeva sempre più duramente le porte»... Nel corso della puntata di oggi ne parliamo con un compagno, ospite in studio, che ha contribuito sia alla realizzazione della mostra fotografica, sia alla redazione di «Invece».
Infine, vi proponiamo un paio di spot nuovi di zecca, realizzati dalla redazione di OndaRossa: il primo per lanciare le due iniziative del 6 e del 12 marzo; il secondo - in cui potete ascoltare anche le voci da dentro le gabbie - per continuare a ricordarci, giorno dopo giorno, che bisogna chiudere tutti i Cie!
Corrispondenza con l'avvocato Salvatore Fachile per chiarire tecnicamente la normativa europea appena entrata in vigore e l'incopatibilità con la legislazione italiana e il reato di clandestinità.
Questa mattina a Brescia la polizia ha fermato Noureddine, uno degli immigrati del presidio, ed in poche ore e’ stato rinchiuso nel CIE di Modena in quanto la sua domanda di regolarizzazione con la sanatoria colf e badanti e’ stata rigettata a causa della condanna per inottemperanza ad un ordine di espulsione del questore. Noureddine, migrante della comunita’ marocchina, e’ uno dei protagonisti della lotta per i diritti e per la regolarizzazione di tutte le persone che hanno fatto la sanatoria colf e badanti ed e’ conosciuto in citta’ anche perche’ attivo in associazioni di volontariato.
Il presidio sotto la gru, le associazioni antirazziste e degli immigrati fanno appello per una immediata mobilitazione per le prossime ore e per i prossimi giorni. A breve nuove informazioni e indicazioni sulle iniziative di lotta per i prossimi giorni
“Le autorità non hanno seguito le procedure. O meglio: hanno applicato la procedura in modo che il diritto alla difesa non possa essere applicato”, commenta l'avvocato Pietro Massarotto, presidente del Naga. Il provvedimento di espulsione era stato adottato il 15 novembre e solo ieri, in tarda serata, c'era stata la convalida. “Mi ero dato la giornata di domani come termine per presentare ricorso al Tar e alla corte europea per i diritti umani - aggiunge Massarotto - ma era impossibile farlo in 24 ore”.
Alcuni manifestanti si sono spostati verso Malpensa cercando di impedire la deportazione di Mimmo.
Riceviamo dalle compagne di Amazora un appello in più lingue che rompe il silenzio su Faith e volentieri lo pubblichiamo premettendo alcune considerazioni.
Se la vicenda di Joy ha portato in primo piano la questione dei ricatti sessuali e delle violenze contro le donne nei Cie, la storia di Faith porta alla luce un ulteriore elemento: l'ipocrisia criminale di uno Stato che a parole dichiara di essere contro la violenza sulle donne, mentre nei fatti rinchiude nei Cie ed espelle le donne immigrate vittime di violenza. Quando le forze dell'ordine intervengono in casi di violenza contro le donne immigrate, se queste donne non hanno il permesso di soggiorno finiscono immancabilmente in un Cie. Il caso di Faith non è l'unico. A maggio nel Cie di Modena è stata portata una donna nigeriana vittima di tratta che, dopo esser scappata dagli sfruttatori (che minacciavano di ucciderle i due figli piccoli rimasti in Nigeria), è stata ritrovata dal marito della 'maman' mentre camminava per strada; costui, dopo averla picchiata, l'ha consegnata con tanto di passaporto agli agenti che l'hanno portata nel lager per migranti – dove, per sua fortuna, ha incontrato Joy che le ha dato una mano per uscirne. In giugno a Rovigo una donna nigeriana si è rivolta alle forze dell'ordine per denunciare le continue violenze che subiva dal compagno ma, non avendo il permesso di soggiorno, è stata portata in un Cie e di lei non si riescono ad avere notizie.
Casi come questi sono sempre più frequenti, invitiamo quindi le compagne che in varie città si sono mobilitate per Joy ad aggiungere questo tassello nella lotta femminista contro i Cie e a costruire iniziative ed azioni a sostegno di Faith e di tutte le donne immigrate costrette a subire la doppia violenza maschile e di Stato.
Di seguito potete leggere l'appello delle Amazora.
In allegato vi mandiamo un appello per Faith Aiworo - una donna nigeriana ingiustamente condannata a morte per essersi difesa dallo stupro - in italiano e in varie lingue da spammare su internet e alle ambasciate nigeriane e italiane, al ministero degli esteri e degli interni italiano e a chi volete voi.
Non abbiamo notizie recenti su di lei, non ne parla più nessuno o quasi.
Aiutateci a renderlo un argomento internazionale.
Sotto inseriamo vari indirizzi italiani a cui vi invitiamo a inviare l'appello via fax o via e-mail.
Chiediamo un’immediata risposta da parte del Ministero degli esteri italiano che ha già ricevuto svariati appelli ad attivare con urgenza tutte le misure diplomatiche per tutelare il diritto alla vita della giovane donna nigeriana Faith Aiworo. Faith è stata espulsa in luglio dall’Italia per essere rimpatriata in Nigeria, dove è stata immediamente incarcerata e dove la attende una condanna all’impiccagione per essersi legittimamente difesa di fronte ad un tentativo di stupro.
Il Ministero degli Interni italiano deve rispondere del grave errore commesso con l’espulsione.
Il governo italiano deve pianificare un tempestivo rientro in Italia della donna, che aveva già avviato una richiesta di asilo politico. Le autorità italiane hanno il dovere - sancito dall’art. 19 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, ma anche dagli articoli 2 e 10 della
Costituzione - di conferirle lo status di rifugiata o comunque di fornirle protezione umanitaria e sussidiaria, esistendo il rischio di condanna a morte in patria.
La Nigeria deve fermare questa atroce condanna ad una donna che si è difesa da uno stupro.
Ribadiamo che la risposta deve essere immediata perché Faith è ingiustamente in carcere già da luglio scorso e da due anni è in territorio europeo costretta alla clandestinità a causa dell’ingiustizia della legislazione europea sull’immigrazione.
INDIRIZZI:
Ambasciata Nigeria - via Orazio 14 - Roma
e-mail: nigerian.rome@iol.it
fax (+39) 06 6832528
tel. (+39) 06 683931
Ministero degli esteri
fax (+39) 06 3236210
Ministero dell'interno - Piazza del Viminale n. 1 - 00184 Roma
tel. (+39) 06 4651
Samir racconta la sua storia mentre si trova sul tetto di una baracca del Cie di Ponte Galeria, per resistere alla deportazione.
Il suo avvocato interviene in diretta per comunicare che Samir è uscito dal Cie con un foglio di via e ora sogna di lasciare l'Italia.
Il racconto della giornata di ieri a Roma: il processo contro i ribelli di Ponte Galeria e poi l'occupazione del consolato tunisino.
Corrispondenze da Milano e Torino sulla giornata di ieri: la deportazione di Sabri e la mobilitazione contro la sua deportazione a Torino; l'occupazione del consolato tunisino e il fermo dei solidali a Milano.
Ieri notte Samir è salito sul tetto di una baracca del Cie di Ponte Galeria.
Non vuole scendere perché non si fida (gli hanno detto che lo libereranno oggi). Anche l'avvocato teme sia una trappola e oggi andrà al Cie per verificare la situazione.
Scoccate le 24.00 di stanotte, Samir avrebbe dovuto lasciarsi alle spalle le mura infernali del Cie di Ponte Galeria perchè i sei mesi di prigionia erano scaduti.
A Ponte Galeria era arrivato da poco meno di una settimana, perchè trasferito dal Cie di Torino in seguito alla rivolta.
Samir ha già ingoiato dei vetri e si è procurato un taglio alla mano per ricevere delle cure mediche e poter scampare alla deportazione forzata.
Le identificazioni sommarie che si stanno affrettando a fare in questi giorni, stavolta toccano anche a lui.
Le antirazziste e gli antirazzisti di Roma invitano a chiamare il centralino del Cie di Ponte Galeria per impedire la deportazione di Samir: il telefono è 06 65854224