A Roma, una cinquantina di antirazziste antirazzisti hanno occupato il consolato tunisino per sostenere la lotta di Sabri contro la deportazione.
Sul cancello é stato affisso uno striscione con la scritta: «Prima sfruttati/e, poi recluse/i e deportate/i. UE + Frontex: assassini» (guarda la foto dello striscione).
Stanno aspettando il console tunisino e non se ne andranno finché i funzionari non forniranno loro notizie certe sulle condizioni di salute di Sabri e su dove si trova.
A Milano, intorno alle 11.00 di questa mattina, un gruppo di compagni solidali con la lotta di Sabri è entrato dentro al cortile del consolato tunisino dove è stato appeso uno striscione contro le
deportazioni e sono stati distribuiti volantini. Gli impiegati del consolato, durante tutta una
serie di animatissime discussioni, hanno sostenuto di non essere responsabili delle deportazioni dei senza documenti e di essere lì solo per fare i passaporti!
Dopo un po' i compagni sono stati spinti verso l'esterno del cancello, da dove però sono riusciti presto a rientrare per costringere i funzionari ad inviare un fax di protesta all'ambasciata di Roma e in Tunisia. Il presidio si è sciolto solo all'una, all'ora di chiusura degli uffici.
Questa mattina poco dopo le sei i vigili del fuoco hanno fatto scendere Habib - per i registri del Cie Sabri, il recluso che da lunedì scorso stava resistendo alla deportazione forzata sul tetto del centro di corso Brunelleschi a Torino - per deportarlo.
I solidali che stavano sostenendo la sua lotta hanno improvvisato un blocco stradale e sono stati caricati dalle forze dell'ordine.
Seguiranno aggiornamenti.
Nel frattempo a Roma, a partire dalle 10.00, si svolgerà un presidio davanti al tribunale di piazzale Clodio, in solidarietà con i reclusi del Cie di Ponte Galeria accusati di resistenza, lesioni a pubblico ufficiale e danneggiamento per la rivolta del 3 giugno scorso.
pubblichiamo di seguito i comunicati di solidarietà che i detenuti e le detenute dei Cie di Gradisca e di Milano hanno diffuso ieri sera per sostenere la lotta di Habib, il recluso che da lunedì pomeriggio si trova sul tetto del Cie di Torino per resistere alla deportazione forzata
Comunicato di solidarietà dei detenuti del Cie di Gradisca d'Isonzo (Gorizia) - Sezione rossa
Caro Habib siamo tutti con te e facciamo tutto il possibile da Gradisca.
Stiamo lottando per combattere questa legge che non deve esistere, e facciamo il possibile.
Molti di noi siamo in sciopero della fame, non vogliamo avere niente a che fare col direttore e le guardie, noi non vogliamo niente da loro.
In tanti ci tagliamo ogni giorno come forma di protesta perché i cie devono essere rasi al suolo.
Sappiamo che sei li da più di trenta ore; non ti preoccupare, tieni duro perché siamo molto vicino a te e sappiamo che la tua lotta è anche la nostra lotta.
Sappiamo che il cie di Brunelleschi è un cie che fa schifo.
Il tuo gesto è molto coraggioso, tieni duro, stiamo tutti lottando e pregando per te, speriamo che non ti succeda niente, non sei da solo.
Vogliamo anche ringraziare tutti quelli che da fuori ci stanno sostenendo per distruggere questi campi di concentramento.
E’ molto importante sentirvi vicini.
Ci aiutiamo a vicenda dando una mano a questo ragazzo.
Comunicato di solidarietà dei detenuti del Cie di Gradisca d'Isonzo (Gorizia) - Sezione blu
Ti auguriamo di resistere. Libertà per tutti e siamo tutti con te Habib e contiamo su di te grazie mille per questo tuo gesto ti auguriamo al più presto la libertà, a te e a tutti noi.
Comunicato dei detenuti del Cie di via Corelli (Milano) - Sezione C maschile e settore femminile
Caro fratello tunisino ti chiediamo di resistere e non mollare finché ottieni la libertà.
Quello che stai facendo tu lo stai facendo anche per tutti noi extracomunitari, sopratutto x gli algerini e i tunisini che stanno subendo questo nuovo decreto per facilitare le deportazione.
Siamo sicuri che puoi resistere ancora, solo così potrai ottenere la libertà.
Siamo tutti con te nel bene e nel male. Anche noi abbiamo lottato e stiamo lottando per te e per tutti noi. Sabato abbiamo fatto la protesta e tre di noi sono già in libertà.
Noi non ci fermeremo qua finché non otterremo i nostri diritti di esseri umani e finché non distruggeremo questi lager.
Ringraziamo tutti i solidali che li sotto stanno lottando per lui e per tutti noi.
Libertà per tutti.
Habib, il tunisino cui venivano somministrati farmaci scaduti, continua a protestare sul tetto del centro di corso Brunelleschi a Torino per opporsi alla deportazione forzata. I/le solidali sono ancora con lui. Il presidio è durato tutta la notte scorsa e continua ancora. Intanto, purtroppo, un altro tunisino, che si trovava in isolamento e "aspettava" la deportazione, è stato portato via. Anche a Firenze domani si terrà un presidio fuori al consolato tunisino dopo l'accordo tra il Viminale con i governi di Tunisia e Algeria e in solidarietà con i reclusi.
Stefano Liberti, autore di A sud di Lampedusa e giornalista del «Manifesto», ci aggiorna sulla vicenda dei ragazzi eritrei richiedenti asilo che sono reclusi nel carcere di Brak, nel sud della Libia, in vista di una imminente deportazione.
Presentazione dell'iniziativa di giovedì 15 luglio a L38 Squat, dove si svolgerà un incontro pubblico con un compagno di Stop Deportation - London, per discutere sui percorsi di lotta contro le deportazioni di massa.
Aggiornamenti sul processo nei confonti degli otto reclusi accusati di aver messo in atto la rivolta scoppiata il 3 giugno scorso nel Cie di Ponte Galeria a Roma, in vista del processo del 22 luglio prossimo, quando si svolgerà anche un presidio davanti al tribunale.
Si è svolto oggi pomeriggio, in contemporanea con il processo per stupro di Joy ed il presidio fuori dal tribunale di Milano, anche un presidio a Londra. Il presidio è stato organizzato da femministe e lesbiche, migranti e non.
organizzato da lesbiche e femministe
migranti e non
Intervista a due compagne sul presidio e sul loro lavoro a fianco delle donne e lesbiche deportate.
Si è svolto oggi pomeriggio presso il tribunale di Milano l'incidente probatorio per il processo di Joy contro il suo aguzzino Vittorio Addesso, in cui Joy ed Hellen hanno testimoniato contro l'ispettore capo di polizia del Cie di Milano di via Corelli.
Fuori dal tribunale, compagne e compagni sono stati caricati quando hanno aperto lo striscione "Nei Cie la polizia stupra" ed hanno tentato un blocco stradale.
Milano, 5 maggio: alcuni uomini sengalesi si sono opposti al rimpatrio e sono stati riportati nel Cie di via Corelli. Resoconto del processo iniziato oggi a Busto Arsizio.
Corrispondenza con gli antirazzisti torinesi dall'aeroporto di Torino Caselle, dove è in corso la deportazione di Falloul, il recluso marocchino che aveva denunciato i pestaggi avvenuti la settimana scorsa nel Cie di Corso Brunelleschi.
Ospite in studio Stefano Liberti, autore di A Sud di Lampedusa. Cinque anni di viaggi sulle rotte dei migranti, Minimum Fax 2008
Stefano Liberti è uno dei pochissimi giornalisti italiani che da anni seguono gli aspetti meno conosciuti dei movimenti migratori dall'Africa verso l'Europa: tutto ciò che accade a sud di Lampedusa.
Senza fidarsi dei luoghi comuni o lasciarsi abbindolare dai proclami sull'integrazione che verrà, ha scelto di esplorare con i propri occhi la «geografia del transito» tra il Sahel e il Maghreb.
Ha incontrato migranti che preferiscono chiamarsi avventurieri, politici africani sudditi dei diktat europei, indiani bloccati in mezzo al deserto e piccole città sorte dal nulla: tutta l'infinita umanità che vive attraversando o presidiando confini. Fino a trovare chi non si aspettava: se stesso. Un cittadino bianco di quella stessa Europa che, con le sue politiche, determina come si vive o si muore in Africa. Un reporter per cui il solo modo onesto di documentare è lasciarsi coinvolgere dalle storie in cui si imbatte.