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Repressione

Torino - Contro i divieti di dimora: 12 banditi puntano i piedi

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Il 25 maggio la polizia ha notificato dodici divieti di dimora dalla città di Torino per un’iniziativa di contestazione alla Ladisa, ditta che si occupava di servire i pasti ai reclusi nei Cie. Di fronte all’utilizzo di una misura repressiva per togliere di mezzo compagn* impegnati quotidianamente nelle lotte, si è scelto di puntare i piedi.

Oggi i compagni e le compagne colpite dal divieto di dimora hanno iniziato a violare la misura. 

La prima corrispondenza è con un compagno di Torino per commentare questa operazione repressiva, di seguito abbiamo rilanciato il segnale di Radio Blackout, dove i/le compagn* colpit* dalla misura hanno letto in diretta il seguente comunicato, annunciado "[...] Puntiamo i piedi, qui vogliamo rimanere, qui vogliamo lottare [...]".

Qui il calendario con tutti gli appuntamenti di lotta, da oggi al 19 giugno.

"È a Torino che abbiamo visto portare via uomini e donne perché non avevano un documento. A Torino abbiamo visto la polizia caricare un corteo di operai che avevano osato ribellarsi.

A Torino abbiamo visto le pattuglie dei carabinieri aiutare padroni e banche a sbattere in strada i nostri vicini di casa in ritardo con l’affitto o con il mutuo.

A Torino abbiamo visto interi quartieri trasformarsi secondo le esigenze dei ricchi sulla testa dei più poveri che li abitano.

A Torino e nelle sue valli abbiamo visto la celere bastonare le persone accampate a difesa della terra in cui vivono.

Ma a Torino abbiamo anche visto decine di persone sollevarsi per permettere a un clandestino di scappare a un controllo e centinaia di facchini tener testa a chi li voleva cacciare dai cancelli del CAAT. Qui abbiamo visto intere vie chiuse dai cassonetti per respingere un ufficiale giudiziario e decine di abusivi riprendersi la piazza sotto gli occhi impotenti della polizia. È a Venaus che le stesse persone bastonate hanno rialzato la testa e spazzato via plotoni di celere riconquistando il terreno perduto.

Se è vero che ovunque soprusi e ribellioni sono all’ordine del giorno, è a Torino che noi abbiamo deciso di coltivare un sogno comune.

Puntiamo i piedi, qui vogliamo rimanere, qui vogliamo lottare.
Dodici divieti di dimora a chi in una giornata di ottobre era andato presso la sede di Ladisa, ditta fornitrice dei pasti all’interno del Cie di corso Brunelleschi, a restituirgli un po’ della merda che quotidianamente somministra ai reclusi. Un‘iniziativa all’interno di un percorso di lotta contro il Cie e contro chi lo fa materialmente funzionare.
Sono anni che la Procura ci colpisce incarcerando e allontanando i nostri affetti.

Abbiamo tenuto duro, giorno dopo giorno, affrontando la paura e il dolore che la repressione porta con sé.

Abbiamo portato avanti con fatica le lotte dei compagni allontanati, incarcerati e sorvegliati.
E se in tutti questi anni di lotte a Torino abbiamo affrontato gli attacchi repressivi cercando sempre di spingere un passo più in là i percorsi che si stavano portando avanti, questa volta ci siamo guardati e negli occhi di ognuno abbiamo ritrovato la medesima voglia di non partire.

Questi dodici divieti di dimora sono la goccia che fa traboccare il vaso, non siamo più disposti a razionalizzare la nostra rabbia.

Non accettiamo più di dover salutare compagni e affetti perché costretti ad andarsene
Non accettiamo più che le nostre vite, la nostra quotidianità siano determinate da un pezzo di carta
Non accettiamo più di rinunciare ai progetti che ognuno di noi ha costruito in città e di doverci reinventare altrove

Restiamo qui, esattamente nel punto in cui le nostre coscienze ci costringono a stare.
Per noi questi divieti di dimora sono carta straccia.

Saremo in una radio libera a trasmettere, davanti alla porta di J. per resistere al suo sfratto, sotto le mura del Cie per sostenere le rivolte dei reclusi, nelle strade per opporci alle deportazioni, ovunque ci andrà di stare.

Le conseguenze le conosciamo, con una certezza quasi matematica tra qualche giorno ci porteranno in carcere.
Precisamente nel punto in cui il Tribunale avrà la forza di metterci.
Nel centro esatto del ciclone che sta stravolgendo le nostre vite.
Consapevoli della nostra scelta, forti della solidarietà che non ci lascerà soli, noi da qui non ce ne andiamo.

Banditi a Torino"

Torino - Frontiere e dodici banditi

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Attraverso la prima corrispondenza facciamo un resoconto della 3 giorni di lotta contro le frontiere svoltasi a Torino.
Il secondo contributo riguarda l'ennesimo attacco repressivo in città, questa volta nei confronti di chi lotta contro i CIE: con 12 divieti di dimora lo Stato vorrebbe allontanare Silvia, Lorenzo, Giada, Daniele, Carla, Francesca, Antonio, Chiara, Silvietta, Nico, Natasha e Valeria dalle lotte e dai propri affetti in città.

Qui il comunicato "Puntare i piedi" dal sito "Macerie e storie di Torino"

Bergamo: sabato manganellate alla contestazione di Renzi

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Contestazione per Renzi con l'inizio della campagna #BastaUnSì a Bergamo. Una città blindata per garantire la passerella del Partio Democratico sul tema del referendum sulla riforma costituzionale, che ha visto una contestazione forte da parte dei movimenti sociali della città.

 

Sentiamo la corrispondenza di un comagno di Bergamo sulla giornata di Sabato:

 

Articolo di racconto dal sito BgReport: http://bgreport.org/bastaunsi-per-far-partire-i-manganelli-renzi-bergamo.html

Mark Covell contro Casapound

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Mark Covell parla contro Casapound sostenendo il presidio antifascista, per la legge contro la tortura e auspica una grande partecipazione alle iniziative per il quindicesimo anniversario del G8 2001 di Genova.

 

Mark Covell è stato ospite, in questi giorni, del Festival di Storia in corso al Nuovo Cinema Palazzo (piazza dei Sanniti, San Lorenzo).

Sentenza al processo del 15 ottobre 2011. Solidarietà ai condannati!

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Da piazzale Clodio la corrispondenza con un compagna che relaziona sulle condanne comminate, nella sentenza di primo grado, ad alcuni compagni.

Oggi alle 18, L38 Squat, via Giuliotti, Laurentino 38 sul reato di devastazione e saccheggio anche con interventi sui processi di Cremona per la manifestazione antifa del 24 gennaio 2015 e di Milano per il corteo No Expo del 1 maggio 2016.

Tutte/i a p.le Clodio. Processo del 15ottobre, oggi la sentenza

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Si è aperto il presidio in solidarietà con gli imputati e le imputate per il 15 ottobre 2011.

Con Chucky nel cuore!

 

La prima corrispondenza con una compagna di Roma delinea i contorni della giornata, la seconda con un compagno di Cremona, presente al presidio ricollega la vicenda giudiziaria seguita al 15 ottobre a quella che ha investito compagni/e dopo la manifestazione antifascista di Cremona in seguito all'aggressione di Casapound al Csa Dordoni.

La terza corrispondenza è con un compagno della campagna Scaeniamoli che segue il processo contro compagn* per la manifestazione NO Expo del 1 maggio 2015 a Milano

No Tav: domani sentenza per Gabriele e Pandino

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Martedì 10 maggio, al tribunale di Torino, verrà letta la sentenza di un processo a carico di due compagni, Gabriele e Padino. Le richieste di condanna espresse da Paladino e Rinaudo sono tra le più alte richieste nei confronti dei NOTAV fino ad oggi: 9 anni di carcere (6 anni con rito abbreviato).

 

L'appuntamento è per domani alle 9 di mattina al presidio NOTAV di Susa (To) per lavori di sistemazione in vista della stagione estiva. Alle 12.30 seguirà un pranzo sociale discutendo l'esito della sentenza.

In caso di pioggia il presidio si sposterà a Venaus.

 

Abbiamo sentito Simonetta, redattrice del portale d'informazione NOTAV tgmaddalena.it.

Rimini: domiciliari per gli antifa

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Rimini 06/05/2016. Questa mattina con un'assurda operazione poliziesca 6 persone sono state condotte agli arresti domiciliari con restrizioni e sono state notificate più di 20 denunce a piede libero per i fatti del 9 marzo 2014 in cui alcuni antifascisti riminesi rischiarono di perdere la vita per accoltellamento da parte di noti fascisti della zona.

L'inchiesta non ha portato ad alcun provvedimento restrittivo per i fascisti coinvolti, nonostante si sia da poco concluso il processo con una condanna a loro carico per tentato omicidio.

Questa è l'ennesima dimostrazione di come i fascisti abbiano piena legittimità e copertura ad agire indisturbati nelle nostre città, mentre la repressione agisce sempre sugli antifascisti e su chi lotta per un mondo più giusto al rischio della propria vita.

Seguiranno aggiornamenti.
Liber* tutt* subito! L'antifascismo non si processa!