Paura e delirio a Torino
Cosa si agita a Torino dopo la spavento di Piazza San Carlo
Cosa si agita a Torino dopo la spavento di Piazza San Carlo
Oggi alle 15.30 a piazza statuto partirà un corteo antimilitarista. Parliamo del labile confine tra guerra esterna e guerra interna con una compagna di radio blackout.
Si chiude oggi il 30° Salone Internazionale del libro, nel capoluogo torinese. I giornali dichiarano la vittoria di Torino nel derby con Milano per l'egemonia nel campo dell'editoria. Ma cosa significa questo successo?
Ne parliamo con Cristiano Armati di Red Star Press, presente al Salone.
Stanotte a Torino perquisizioni e sequestro di telefoni pc di 4 compagni e compagne.
Aperta indagine per le scritte apparse sui muri del tribunale contro il giudice Minucci che assolse dall'accusa di stupro un ex commissario della Croce Rossa perchè lei non grido' abbastanza forte.
https://nonunadimeno.wordpress.com/2017/04/01/basta-violenza-dei-tribun…
Alle 6.30 di questa mattina, diverse squadre di questura e Carabinieri in tenuta antisommossa, coordinate da Digos e ROS, hanno fatto irruzione all'Asilo Occupato di Torino, alle occupazioni di Corso Giulio Cesare e Borgo Dora e in due abitazioni. Il pretesto per questa operazione repressiva, che vede sei compagni/e tratti in arresto, sarebbe una zuffa avvenuta davanti all'Asilo lo scorso febbraio al termine di una serata; le accuse, molto gravi, sono di sequestro di persona, danneggiamento aggravato e resistenza a pubblico ufficiale. Nel carcere delle Vallette sono stati portati Antonio di Lecce, Antonio Sardo, Camille, Fabiola, Fran e Giada, mentre si parla di un settimo arresto non confermato.
Per aggiornamenti e scrivere ai compagni reclusi vai qui.
Abbiamo chiamato un compagno dell'Asilo occupato.
Il Primo Maggio a Torino le forze dell'ordine hanno caricato lo spezzone dell'Opposizione sociale composto da precari, studenti, no tav, occupanti di casa, centri sociali dopo aver spezzato il corteo che si stava muovendo verso la piazza conclusiva. Qui il comunicato del Network Antagonista Torinese a seguito dei fatti:
All'indomani delle violenti e gratuite cariche che hanno interessato la parte finale del corteo torinese del 1° Maggio, torniamo a prendere parola come compagne e compagni del Network Antagonista Torinese, per restituire il punto di vista nostro sull'andamento della giornata di ieri, puntualizzare alcune cose, correggere le ricostruzioni tendenziose della Questura e rispondere agli scontati attestati di stima reciproca che si scambiano ormai d'ufficio forze di poilzia, partiti politici e rappresentanze sindacali concertative.
Partiamo dalle precisazioni, necessarie per controbattere alle dichiarazioni di comodo con cui la Questura torinese tenta di rifarsi un'immagine dopo la magra figura di ieri, quando, senza alcun motivo e a freddo, ha deciso di caricare un corteo, forse perché troppo scomodo per quello che rappresentava e affermava dai suoi altoparlanti. Oggi leggiamo un comunicato in cui i responsabili cittadini del cosiddetto ordine pubblico riportano quanto segue: «lo spezzone antagonista, composto da circa 200 persone, ha accelerato e cercato, all’altezza di via Cesare Battista, di deviare dal percorso autorizzato. La forza pubblica si è frapposta ed ha creato uno sbarramento. In testa allo spezzone, una ventina circa di persone travisate ed armate di bastone, per tre volte hanno tentato di travolgere gli agenti posti a sbarramento, al fine di raggiungere il luogo dove si teneva il comizio, senza riuscirvi».
Difficile concentrare più menzogne in così poche righe... Ci teniamo quindi a precisare che:
1 - Il corteo era stato fino a quel momento pacifico e intendeva continuare su quel solco. (Quando intendiamo contestare fisicamente, ce lo rivendichiamo pubblicamente, come abbiamo sempre fatto. Così rivendichiamo, rispetto a ieri, tutti i momenti di resistenza con cui il corteo ha sopportato e respinto con determinazione le 4 cariche volute e perseguite con insistenza da Celere e Carabinieri)
2 - Nessun tentativo da parte del corteo di girare su via Cesare Battisti! (Con quale fine poi? Se è vero che volevamo raggiungere piazza San Carlo per terminare il corteo e fare i nostri interventi, non si capisce perché mai avremmo dovuto allungare il tragitto).
3 - Nessun interesse a contestare un palco che di anno in anno rappresenta sempre meno gli interessi dei lavoratori ed è sempre più vuoto. (Ieri il numero di presenze era ridotto al minimo... neanche sindacale. In piazza c'erano solo gli stipendiati dei partiti politici, delle confederazioni sindacali concertative e delle forze dell'ordine: 3 caste esemplificative del lavoro garantito e privilegiato di oggi).
4 - Sotto i portici di via Roma ci sono state cariche indiscriminate e violente contro chiunque si trovasse a tiro di manganello. Oltre a numerosi partecipanti allo spezzone dell'opposizione sociale, sono state battuti a caso ignari spettatori dello spettacolo messo in piedi dalle forze dell'ordine. Si riportano almeno una decina di feriti che hanno dovuto ricorrere a cure di pronto soccorso e diverse decine di contusi. (Contusi che, a differenza dei celerini accarezzati da quasi la totalità delle forze politiche, non potranno ricorrere a mutue, prognosi pagate e altre comodità ad essi riservati. In queste cariche si sono poi distinti numerosi agenti della Digos che, dopo aver fatto finta di non aver avuto alcun ruolo nell'ordinare le cariche – cosa non vera – si sono poi impegnati a fermare e portare in Questura tre persone – di cui 2 minorenni – che hanno avuto la sfortuna di inciampare nei momenti più intensi delle cariche dei loro colleghi).
Dai video e dalle foto che stanno circolando in rete, perlopiù opera di giornalisti, ci si può ben fare un'idea dell'andamento della giornata e delle cariche consumatesi in via Roma. Ci teniamo ora a fare alcune considerazioni di ordine politico, in risposta (e non solo) alle tante dichiarazioni in larga parte scontate (ma non tutte) che si sono succedute da ieri pomeriggio a questa mattina.
La prima considerazione riguarda la vasta schiera dei sostenitori dell'operato delle forze dell'ordine a prescindere. Un ventaglio ampio di personalità delle suddette 3 caste, dove ai rancorosi comunicati di Siulp-Sap-Sip, fanno eco gli automatici attestati di solidarietà del solito Salvini e di diversi esponenti del Partito Democratico ed altre insignificanti forze politiche cittadine ad esso alleate. È interessante notare la sempre più sostanziale identità di forze che si rappresentano agli antipodi dello scacchiere politico ma che convergono in una sostanziale proposta politica da partito(i) dell'ordine. Su tutti, brilla poi il sempreverde Stefano Esposito che merita qui una menzione speciale. Nell'ansia di dimostrare il proprio sostegno agli uomini in divisa – perché in fondo è questo lavoro di servizio a forze dell'ordine e costruttori del Tav che giustifica politicamente il suo ruolo di senatore – Esposito fa lo sforzo di citare tutti e non dimenticare nessuno... non sia mai che qualcuno resti offeso. Già nella tarda mattinata di ieri, ci teneva a ringraziare pubblicamente: Polizia, Carabinieri... e Guardia di Finanza. Peccato che ieri nessuno l'abbia vista, certo non nei momenti delle cariche. Ma appunto, si tratta di ungere a dovere e con le opportune lodi tutti gli apparati preposti al mantenimento dell'ordine pubblico.
La seconda nota aggiunge qualcosa al senso della presenza e dei contenuti portati in quella piazza dal mondo sindacale che, come dicevamo prima, brillava per scarsa presenza e sostanziale mutismo. Non solo non hanno più niente da dire ma si sentono pure imbarazzati a presenziare in una giornata che li riguarda sempre meno, essendo ormai da anni impegnati in ruoli di assistenza fiscale e concertazione al ribasso (La vicenda Alitalia sul piano nazionale, quella della Dussman sul locale, ne sono la riprova concreta). In questo senso brillano per imbarazzante onestà e sono rivelatorie della mentalità del sindacalismo concertativo odierno le dichiarazioni del segretario generale della Fim-Cisl di Torino e del Canavese, secondo cui è necessario «cambiare formula perché ormai facciamo un corteo che serve solo ai centri sociali per avere qualche fotogramma sui telegiornali. […] Penso a una piazza San Carlo con un palco per dare spazio alla musica dei giovani, a un palco per raccontare le esperienze di lavoro e di non lavoro dei giovani; a un palco per il teatro che racconti il lavoro; insomma un palco “vivo” […] Penso a una giornata di festa in cui guardarsi intorno, apprezzare Torino e pensare che Cgil-Cisl-Uil di Torino hanno organizzato un bel Primo Maggio a dimensione dei lavoratori, delle loro famiglie stando insieme godendo di un giorno sereno e andando a “cercarsi” il sindacato, il partito, il movimento (mettano anche i centri sociali il loro gazebo!....nessun altoparlante però)». Queste parole si commentano da sole: il senso politico ridotto a pura kermesse spettacolare della domenica e la lotta sul posto di lavoro a racconto. Nella sua infinità bontà il Chiarle acconsentirebbe anche ad un banchetto per noi, ma senza altoparlanti...!
Sulle diverse testate, on-line e cartacee, che si sono espresse sui fatti di ieri, oltre alle cronache apparse su Repubblica e Stampa, merita una contestazione la versione del Fatto Quotidiano, secondo cui il corteo avrebbe tentato un attacco armato al palco sindacale. Come abbiamo già spiegato, non ci interessava quel palco, non sapevamo neanche chi era preposto a parlare, non rappresenta più niente per noi. L'ansia legalitaria degli amici di Travaglio fa prendere spesso lucciole per lanterne.
Le ultime considerazioni, le riserviamo ai rappresentanti del Movimento 5 Stelle, pochi e timidi ieri nel contrastare sul loro piano l'operato della Questura, corretti dal pomeriggio nel denunciare le violenze e chiedere spiegazioni. A quella parte di essi che non ha l'ansia degli equilibri istituzionali chiediamo di fare ancora uno sforzo e non demordere di fronte ai tentativi in atto da parte della Questura per smorzare i toni. Meno ingenuità: non si tratta di «sbavature» ma dell'ordinaria gestione di piazza di fronte al dissenso vivo e non compatibile con la pace sociale che fa comodo a chi ci comanda. E nel gestire in questi modi l'ordine pubblico c'è anche una precisa volontà politica del Partito Democratico e dello Stato italiano affinché nulla cambi e tutto rimanga come prima.
Per quanto ci riguarda, precisiamo che non ci interessa ottenere il consenso né dei sindacati né dei partiti e continueremo a intendere e attraversare la giornata cittadina del Primo Maggio come un momento di lotta, memori del suo significato originario di lotta, tentando di interpretare le forze vive, interessati ad organizzarci con chi sta da questa parte della società: chi sta sotto ma non accetta la sua condizione, battendosi per modificare lo stato di cose presenti.
Network Antagonista Torinese
csoa Askatasuna – csa Murazzi – Collettivo Universitario Autonomo – Kollettivo Studenti Autorganizzati - Prendocasa Torino
Mercoledì 12 aprile, alle 12, in numerose città italiane ci sono stati presidi davanti ai palazzi di giustizia contro la violenza dei tribunali penali.
La giornata di lotta, lanciata dalle rete “Non Una di Meno” di Torino e fatta propria da tante attiviste della penisola, sarà un’occasione per esprimere solidarietà femminista alle vittime della cultura dello stupro, legittimata e amplificata dagli stessi tribunali che sulla carta le dovrebbero tutelare.
In tribunale le vite delle donne stuprate vengono inquisite, umiliate, messe a nudo. Se non c’è sangue, lacerazioni, urla la donna non viene creduta. Il suo no, il suo basta non è sufficiente a condannare gli stupratori. È la storia di Laura, una dipendente della Croce Rossa di Torino, già vittima di abusi durante l’infanzia, stuprata da Massimo Raccuia collega più anziano e più potente, che il 15 febbraio di quest’anno è stato assolto in primo grado con formula piena.
Ne abbiamo parlato con una compagna di Torino, presente al presidio di stamattina.
Per Laura le giudici del collegio, composto da Minucci, Florio, De Luca, hanno disposto il rinvio degli atti alla procura, perché valuti se procedere per calunnia. Laura rischia di diventare imputata.
Un commento alla sentenza di Torino che assolve lo stupratore perchè lei non urla ma dice solo basta.
Previste delle mobilitazioni di nonunadimeno per il 12 aprile davanti ai Tribunali e per il 2 aprile a Torino. Di seguito comunicato.
Ci basta il basta di Laura
ASSEMBLEA ANTISESSISTA - TORINO·MARTEDÌ 28 MARZO 2017
Il 15 febbraio 2017 il Tribunale di Torino ha assolto Massimo Raccuia, ex commissario della Croce Rossa, accusato di molestie e stupro da una dipendente interinale della Cri. Nel procedimento, avviato nel 2011, il pm Marco Sanini ha chiesto 10 anni per l’imputato, credendo alle parole della donna. La donna invece è passata da parte lesa a imputata per calunnia, poiché il suo racconto è stato giudicato inverosimile e il fatto non sussiste. Ora, prima di ogni analisi, il nostro pensiero va a Laura a cui noi crediamo. Le sue parole e il suo gesto ci danno forza e da ora in poi non la lasceremo sola. Se toccano una toccano tutte! I processi per stupro li conosciamo in tutta la loro violenza, per questo motivo alcune avvocate richiedono un cambiamento sostanziale nel modo in cui vengono affrontati. La prassi è che la donna, parte lesa, venga obbligata a ricordare e raccontare nei particolari i momenti della violenza subita di fronte all’accusato. Inoltre vengono assunti particolari irrilevanti quali le abitudini e lo stile di vita della donna che influenzano la valutazione dell’attendibilità della parte lesa. Ma veniamo alla sentenza del collegio presieduto dalla Giudice Diamante Minucci: non ci stupisce ma ci ricorda l’arroganza dei tribunali. Questa volta però per quanto ci riguarda si è passato il limite del ragionevole. Basterebbe poco a confutare la base stessa della sentenza, secondo cui “se non ha urlato non c’è stata violenza”: molto spesso chi subisce violenza non è in grado di reagire. Ma quello che più ci interessa non è la mancanza di logica e l’evidente ignoranza di questo collegio, ma la precisa responsabilità politica e sociale che si assume con questa pronuncia. Trattando il caso senza il dovuto approfondimento ripropone, perpetua e rafforza un modello culturale sessista e violento, e si rende complice delle violenze future. Qui infatti non si parla di lettura dei fatti ma di ragionamento fondato sul non riconoscimento della violenza perché la reazione ad essa è stata giudicata debole. È evidente che questo impianto non segue alcuna logica, perché la reazione non misura la veridicità della violenza agita. Inoltre la giudice per sostenere la sua tesi sentenzia che dire Basta non Basta e prosegue affermando che il racconto della donna è inverosimile poiché non è accompagnato da condotte tipiche riscontrabili durante uno stupro. Questa posizione del tribunale oltre che assurda e illogica è di una gravità inaudita; non siamo di quelle che chiedono pene e aggravanti ma di certo riconosciamo il portato che queste sentenze hanno sulla nostre vite: rafforzano il potere di chi stupra e indeboliscono chi reagisce. Ora poniamo noi delle domande: La violenza c’è solo se chi la subisce urla? Lo stupro sussiste solo se c’è il test di gravidanza che lo prova o altre condotte tipiche? Se la reazione non è forte vuol dire che c’è consenso? Una donna che racconta uno stupro deve essere lucida e chiara? Ci basta il basta di Laura per dire che se non c’è consenso è stupro. Questa sentenza ci coinvolge tutte per questo la nostra lotta sarà più forte e più determinata.
Il 2 aprile 2017 ore 16, piazza Castello, Torino Casserolata per dire “Basta alla violenza dei tribunali” della Rete Nudm Torino:
Corrispondenza con un lavoratore INSEE di Milano sulla vertenza che si è aperta nel 2009, quando l'azienda ha annunciato un piano di ridimensionamento dell'organico con decine di esuberi. In questi giorni, dopo una settimana di sciopero, i lavoratori sono stati attaccati con provvedimenti disciplinari e una forte repressione da parte delle forze dell'ordine.
Corrispondenza con un compagno del Si Cobas di Torino sulla vertenza alla Safim, sul licenziamento dei 4 lavoratori avvenuto in seguito alla denuncia all'Ispettorato del lavoro delle condizioni in azienda.
Corrispondenza con un lavoratore INSEE di Milano sulla vertenza che si è aperta nel 2009, quando l'azienda ha annunciato un piano di ridimensionamento dell'organico con decine di esuberi. In questi giorni, dopo una settimana di sciopero, i lavoratori sono stati attaccati con provvedimenti disciplinari e una forte repressione da parte delle forze dell'ordine.
Corrispondenza con un compagno del Si Cobas di Torino sulla vertenza alla Safim, sul licenziamento dei 4 lavoratori avvenuto in seguito alla denuncia all'Ispettorato del lavoro delle condizioni in azienda.
In questa puntata ospite negli studi di Radio Onda Rossa, Emanuele (Nofu, xcenerex), con lui parliamo a 360° di libri sul punk, concerti, libero cazzeggio e attraverso i progetti di cui fa parte di suoni, Torino hc e i nuovi lavori delle sue band.
All'interno della puntata presentiamo i libro “Franti. Perché era lì. Antistorie da una band non classificata” scritto per la Nautilis dal collettivo Cani Bastardi (http://www.nautilus-autoproduzioni.org/prodotto/franti-perche-era-li-an…)
Ne leggiamo un capitolo qui:
https://archive.org/download/PietraN2LibroFranti/pietra%20n%C2%B02%20-%…
Non delegare! Partecipa!
scrivici a: fantasma@ondarossa.info