Questa mattina il Tribunale di Budapest ha negato i domiciliari a Ilaria Salis che deve rimanere nel carcere in Ungheria. Una compagna che era in aula con la numerosa delegazione italiana dà conto della mattinata, dalle provocazione neonazi, alle condizioni di Ilaria, ancora in catene e ceppi, alle parole dei giudici.
"Fascismo e antifascismo per non dimenticare ciò che è stato e per fare pulizia di ciò che vorrebbero imporci con la loro falsa democrazia. Con "il mondo salvato dai ragazzi indifferenti" di Tito Baldini per interrogarci come adulti nel rispetto e ascolto del loro essere".
In questo redazionale abbiamo parlato con Andrea, del Comitato Organizzatore del Presidio in Memoria di Roberto Scialabba, per chiamare alla partecipazione del presidio antifascista, mercoledì 28 alle 17 a piazza S. Giovanni Bosco, in memoria del compagno assassinato dai NAR un 28 febbraio del 1978.
Memoria fra passato e presente. Sentiamo la voce degli studenti e delle studenti di oggi che ci dicono per loro il significato di ricordare Valerio e le lotte. Inoltre ci raggiunge telefonicamente un compagno che aggiunge il legame con la lotta palestinese e che la giornata di domani comincerà alle 8 per impedire che Rocca ricordi un compagno ucciso dai fascisti.
22 febbraio 1980 - 22 febbraio 2024
Via Monte Bianco
ore 16.00 un fiore per Valerio, Carla e Sardo
ore 17.00 corteo cittadino
Lз Compagnз di Valerio
Di seguito i comunicati:
NESSUNA IPOCRISIA NESSUNA PACIFICAZIONE: ROCCA IL 22 22 FEBBRAIO ROMA ANTIFASCISTA NON TI VUOLE!
Nelle scorse ore abbiamo appreso la volontà del governatore della Regione Lazio Francesco Rocca di venire il 22 febbraio in via Monte Bianco a rendere omaggio a Valerio Verbano nell’anniversario del suo omicidio.
Non vogliamo che avvenga davanti ai nostri occhi un altro teatrino dove esponenti di centrosinistra e centrodestra si stringono le mani, per dichiarare poi frasi di circostanza sugli “anni di piombo”, una generica “condanna della violenza” e contro “l’odio politico”.
La destra “democratica”, mentre continua a promulgare leggi autoritarie e liberticide, mentre parla di sostituzione etnica e costruisce campi dove deportare i migranti, mentre cancella le già insufficienti forme di welfare e riempie le tasche dei padroni, vuole portare a termine il processo di pacificazione nazionale e con esso la sua piena e definitiva legittimazione.
Così i morti diventano tutti uguali, e nella narrazione della storia del dopoguerra scompaiono le responsabilità della destra postfascista nelle stragi di Stato e nei tentativi di golpe.
Purtroppo per loro però la nostra storia non è pacificata, e non vi sarà permesso di utilizzare la figura di Valerio Verbano per un mercimonio politico, per dire che “fascismo e antifascismo sono una cosa superata”.
Lз compagnз di Valerio
VALERIO VIVE
…LA RIVOLTA CONTINUA!
Diciannove anni, studente del Liceo Archimede e militante dell'autonomia, Valerio Verbano aveva costruito un dossier d'inchiesta sugli ambienti neofascisti e sui rapporti tra questi con gli apparati dello Stato.
Il 22 febbraio di 44 anni fa un commando neofascista faceva irruzione in casa di Valerio e, dopo aver sequestrato i genitori Sardo e Carla, gli tendeva un trappola per poi ucciderlo a colpi di pistola.
Quella di Valerio è una storia collettiva, iscritta nel dna dei movimenti sociali e antagonisti di Roma e di tutto il Paese. Una storia non pacificata, sulla quale nessuna "memoria condivisa" è possibile. È una storia di parte e partigiana. Non ci interessa più di tanto l'antifascismo dei giudici e delle leggi, tanto quello in grado di togliere materialmente sui territori agibilità ai fascisti. Un antifascismo iscritto nelle lotte transfemministe e per i diritti di tuttз , nelle battaglie per la libertà di movimento e contro il razzismo, per il reddito e nella lotta per la casa, per una vita degna.
La destra postfascista di Giorgia Meloni e quella sovranista di Matteo Salvini sta colpendo gli ultimi e i penultimi. Sfratti, disoccupazione, cancellazione del welfare residuo, una sanità sempre più privata. Per questo il nostro antifascismo non può che essere una lotta di classe e per la giustizia sociale.
Il 22 febbraio sarà quindi non un momento di ricordo, non una cerimonia, tantomeno un rito. Sarà invece il convergere di tante battaglie, una manifestazione viva e pulsante, aperta e attraversabile da tuttз. Sfileremo nei quartieri di Montesacro e Val Melaina con un grande serpentone antifascista aperto dallз studentз della città.
Ci saranno poi le bandiere della Palestina, contro il genocidio in corso a Gaza, contro l'apartheid e l'occupazione.
Il corteo urlerà la richiesta di liberazione di Ilaria Salis, militante antifascista in carcere in Ungheria per aver respinto l'avanzata dei gruppi neonazisti nell'Est Europa con la complicità delle istituzioni.
Due corrispondenze da corteo antifascista Dall'Ungheria alla Palestina Free Them All: al finaco di Gabri, Ilaria, Tobias e i/le compagn* sotto processo, detenut*, ricarcat*: il corteo è stato bloccato per circa due ore nei pressi dell'ambasciata dell'Ungheria e attaccato con una pesante carica. Quando sono le 17.30 il corteo è potuto finalmente ripartire per raggiungere come previsto, il corteo per la Palestina
Il Consiglio dei ministri, su proposta della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ieri ha approvato il disegno di legge che istituisce il museo che avrà il compito di "conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati". Nessun storico, nessuna storica ne sapeva niente, il progetto si provila come l'ennesimo tassello di una propaganda che cresce da anni.
Parliamo con il giurista Fabio Marcelli sull'udienza che si è svolta lunedi in Ungheria.
Lunedì 29 gennaio si è tenuta al tribunale di Budapest la prima udienza del processo a carico di Ilaria Salis, Tobias Edelhoff e Anna Christina Mehwald, a cui abbiamo assistito come osservatori internazionali per il Centro di ricerca ed elaborazione per la democrazia e per l'Associazione europea dei giuristi e delle giuriste per la democrazia e i diritti umani nel mondo. Ilaria Salis, maestra e cittadina italiana detenuta in pessime condizioni dallo scorso 11 febbraio in un carcere di massima sicurezza, è stata tradotta in aula con i polsi e le caviglie bloccate da manette e con una sorta di guinzaglio che le cingeva la vita, impugnato da un’agente di polizia penitenziaria. Gli imputati erano inoltre seduti lontano dai propri difensori e scortati da agenti in tuta mimetica e passamontagna nero che sono rimasti loro vicino per tutta la durata dell’udienza. Tali circostanze – in netto contrasto con i principi e le tutele previste dal diritto comunitario – oltre a configurare un trattamento degradante e lesivo della dignità, pongono gravi problemi in merito alla possibile influenza sull’imparzialità di giudizio, sulla violazione del diritto di difesa e sulla presunzione di innocenza.
Il reato contestato a Salis è lesioni potenzialmente mortali a fronte di referti medici che attestano lesioni guarite in un lasso di tempo che va dai 5 agli 8 giorni. La pena comminabile va da un minimo di 2 a un massimo di 24 anni, lasciando un eccessivo margine di discrezionalità al giudice. La competenza è, peraltro, affidata ad un giudice monocratico nonostante la pena irrogabile sia potenzialmente superiore ai 20 anni. Inoltre, il giudice che deciderà la causa ha già avuto accesso e conosciuto tutti gli atti dell’accusa, ha già emesso una sentenza di colpevolezza nei confronti del coimputato Edelhoff ed ha rigettato la richiesta di quest’ultimo di sostituzione della misura con altra meno afflittiva, esprimendosi così anche sulla necessità che rimanga in carcere nonostante la pena irrogata sia bassa, 3 anni, di cui uno interamente già scontato.
Nel nostro ordinamento, il reato contestato a Salis non sarebbe perseguibile per assenza della condizione di procedibilità, mancando la querela delle persone offese. In base alla pena irrogabile sarebbe di competenza collegiale e verrebbe deciso da giudici terzi e imparziali che non hanno accesso agli atti dell’accusa né possono essersi già pronunciati sulla colpevolezza di altri coimputati.
Il diritto di difesa di Salis è stato compromesso anche dal mancato accesso a tutto il materiale probatorio, non avendo avuto la possibilità di visionare i filmati indicati dall’accusa come prove né avendo avuto la disponibilità di tutti i documenti tradotti in lingua italiana.
Infine, fino ad oggi, è stata negata a Salis la possibilità di ottenere gli arresti domiciliari in Italia a fronte della sola esigenza cautelare del pericolo di fuga, non essendole contestato né il pericolo di inquinamento probatorio né quello di reiterazione del reato. Tale circostanza risulta essere particolarmente allarmante tradendo, di fatto, una completa sfiducia nelle istituzioni italiane. La misura ben potrebbe essere eseguita con l’ausilio del c.d. braccialetto elettronico che offrirebbe le più ampie garanzie di controllo, scongiurando il pericolo cui la misura è sottesa.
Ci auguriamo che le autorità diplomatiche e il Governo siano in tempi rapidi in grado di porre fine alle violazioni riscontrate, ristabilendo le garanzie e il rispetto dei diritti che dovrebbero essere riconosciuti a ogni cittadino e a ogni cittadina italiana ed europea.
Furio Jesi è un intellettuale degli anni '70 non molto conosciuto. È uno studioso dei miti e della "macchina mitologica", cioè del metodo con cui secondo lui si è venuta a costruire la cultura di destra. Riflette tanto dunque sulla cultura di destra, ma verso il 1979 (morirà giovane nel 1980) alla domanda se è possibile distinguere nell'Italia di quegli anni, una cultura di destra da una di sinistra, risponde così: " Ho qualche dubbio circa la possibilità di applicare oggi, in Italia, la distinzione fra destra e sinistra, non perchè in stratta io la ritenga infondata ma perchè non saprei bene quali esempi di sinistra citare (se la destra è quella che dicevo)". In questo spazio redazionale, con due ospiti studiosi e interessati, proviamo a riflettere su alcuni aspetti del pensiero di Jesi. Cominciamo con dei cenni biografici per poi addentrarci all'interno delle riflessioni jesiane, provando anche ad articolarle e declinarle al giorno d'oggi.
I testi che vengono citati sono: C. Pavone, Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità nella Resistenza.
F. Jesi, Cultura di destra,
Ascoltiamo la voce di un compagno di Milano che ci restituisce valutazioni sul corteo del 13 gennaio e aggiornamenti sui procedimenti giudiziari nei confronti delle compagne e dei compagni
In un primo audio, proviamo a ragionare con una compagna di Milano sulle derive autoritarie dei governi in Europa. In particolare, a partire dai fatti di Budapest che hanno coinvolto compagni e compagne, proviamo a declinare un contesto discriminatorio generale e sistemico.
Nella seconda parte, diamo spazio a riflessioni sulla base di quanto detto prima. In particolare, abbiamo parlato di repressione governativa, individuazione politica del nemico interno ed oggettivo, e delle politiche securitarie nei confronti delle lotte nei territori.