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antifascismo

Presidio antifascista all'Alberone

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"L’attuale governo di questo paese - che rappresenta, oltre la coltre di fumo della sua ideologia, i più schietti interessi della borghesia italiana (in linea di continuità con tutti i governi che l’hanno preceduto) - dopo più di un anno di politiche antiproletarie mostra qual è il vero volto del “patriottismo”: strumento di oppressione dei lavoratori e delle lavoratrici per permettere uno sfruttamento privo di ostacoli della forza-lavoro da parte del capitalismo italiano.

Per questo il 7 di gennaio  ha per noi un significato duplice, in una prospettiva rivoluzionaria, internazionalista e di classe: opposizione alle bande di neofascisti che infettano le nostre città con la loro ideologia e la loro prassi reazionaria e opposizione alle politiche economiche e sociali del governo Meloni, che al fascismo ed ai neofascisti dà spazio ufficioso e piattaforme politiche: i due aspetti, come sempre, sono condizioni necessarie e sufficienti l’una dell’altra.

Inoltre, nel contesto dei rinati venti di guerra che soffiano negli ultimi due anni - sui quali questo governo soffia, in concomitanza con il ricompattarsi del blocco NATO - il nostro 7 gennaio vuol essere anche una chiamata per ribadire la nostra opposizione militante ad ogni politica bellica dei nostri governi occidentali, sovranisti e non: il sovranismo, il fascismo così come tutte le ideologie che sventola la borghesia hanno ragion d’essere come strumenti di addormentamento ideologico e giustificazione delle future carneficine in cui verrà sacrificato il proletariato sull’altare del profitto.

Lottare contro il capitalismo e il fascismo (che del capitalismo è il braccio armato non ufficiale) vuole dire esprimere il bisogno materiale di una rinascita delle condizioni che rendano una rottura possibile in Italia, in Europa e nel resto del mondo"

Aggiornamento antifa Budapest

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Durata 26m 16s

Di seguito ricondividiamo l'appello per il 13 gennaio

 

APPELLO PER UN CORTEO NAZIONALE ANTIFASCISTA A MILANO

13 GENNAIO 2024

Oltre al sempre più evidente inasprimento di politiche securitarie, misure di segregazione ed esclusione, meccanismi di controllo della popolazione, che negli ultimi decenni stanno caratterizzando la gestione del territorio definito Europa, assistiamo contestualmente al rafforzamento di posizioni di estrema destra. Gruppi neonazisti e neofascisti organizzati e con ampi margini di agibilità, fuori e dentro le istituzioni, proliferano sempre più.
Decenni di profonde crisi economiche e sociali, oltre ad aver messo in ginocchio la parte più povera e vulnerabilie della popolazione, hanno creato un terreno assai fertile alla propaganda di idee populiste, identitarie e fortemente reazionarie. Diverse forze politiche, più o meno istituzionali, stanno in questi anni raccogliendo i risultati di questa propaganda: dalla crescita del consenso registrata dai maggiori partiti di destra europei, come il Rassemblement National, la Lega e Fratelli d'Italia, l'AfD e Vox fino al successo delle manifestazioni di piazza fomentate dai fascisti. Il movimento per l'indipendenza della Macedonia in Grecia, l'infiltrazione dei fascisti in diverse piazze contro le restrizioni Covid-19, i recenti disordini in Spagna contro l'amnistia per i separatisti catalani o gli scontri razzisti scoppiati a Dublino sono solo alcuni degli esempi che ci vengono in mente.
In questo contesto di oppressione sempre più esplicita e invasiva e di brusco riassestamento del capitalismo globale, chi si organizza per resistere e combattere la violenza degli Stati, del capitale e quella dei loro cani da guardia di estrema destra si trova di fronte a una repressione sempre più estesa e aggressiva. In tempi cupi come quelli che viviamo, in cui i venti di guerra fischiano sempre più forti alle nostre orecchie, la repressione del nemico interno e la pacificazione sociale si manifestano come priorità di tutti i governi nazionali.

In questo quadro generale, mentre l'Unione Europea sta valutando la possibilità di inserire i gruppi antifascisti nell'elenco di quelli indicati come terroristi, due compagni si trovano da febbraio 2023 in carcere in Ungheria. Entrambi sono coinvolti in un'inchiesta della polizia ungherese per degli attacchi subiti da alcuni neonazisti giunti a Budapest da tutta Europa durante il weekend del "Giorno dell'Onore". Ricorrenza in cui i nazisti commemorano l'annientamento della Wehrmacht tedesca avvenuto l'11 febbraio del '45 da parte dall'Armata Rossa durante l'assedio di Budapest.
Il castello accusatorio dei procuratori magiari non si limita però ai fatti accaduti a Budapest né ai giorni della commemorazione: nell'ambito di una sempre più fitta collaborazione tra Stati e polizie Europee, il tentativo degli inquirenti è quello di collegare le azioni avvenute in Ungheria ad un ben più ampio procedimento aperto in Germania a partire dal 2018: la cosiddetta inchiesta "AntifaOst" che vede imputati numerosi compagni e compagne tedesche accusate di aggressioni ai danni di esponenti di spicco del mondo neonazista tedesco. Il tentativo è quello di affermare l'esistenza di una fantomatica associazione criminale che avrebbe organizzato gli attacchi avvenuti in Ungheria.
Per questo motivo oltre a Ilaria e Tobias, detenuti a Budapest, la procura ungherese ha chiesto di spiccare 14 Mandati di Arresto Europei (MAE) nei confronti di altrettanti compagni tedeschi, italiani, albanesi e siriani. Molti di loro ad oggi non sono stati trovati.
Gabriele, un compagno di Milano, si trova, invece, agli arresti domiciliari con tutte le restrizioni dal 22 novembre, a seguito dell'esecuzione di uno di questi MAE.
L'iter processuale che deciderà sulla sua estradizione dall'Italia all'Ungheria si concluderà verosimilmente nel mese di gennaio 2024, mese in cui a Budapest inizierà il processo contro Ilaria, Tobias e una terza compagna imputata insieme a loro. Sono accusati a vario titolo di aver preso parte agli attacchi e di essere membri o conoscere la supposta associazione che li avrebbe organizzati.

Il 13 gennaio scenderemo in strada non solo per  esprimere in maniera netta la nostra solidarietà e vicinanza ai prigionieri di Budapest così come a Gabriele e ai compagni che sono ricercati; vogliamo anche ribadire chiaramente che abbiamo scelto da che parte stare.
Abbiamo scelto di non delegare la lotta contro fascisti e nazisti a quegli apparati istituzionali democratici che non fanno altro che difenderli e legittimarli in nome di una millantata "libertà d'espressione". Siamo convinti che i fascisti vadano combattuti in maniera diretta, in questo momento storico più che mai. Rivendichiamo le pratiche militanti e crediamo necessario attuarle ad ogni latitudine per fermare i gruppi nazisti.
Anche nelle città italiane, se pur in maniera meno violenta che in altri contesti europei, i fascisti sono presenti e provano ad alzare la testa. Questi servi del capitale, finti ribelli utili solo a mantenere l'attuale l'ordine sociale, vanno fermati sul nascere!

Ogni giorno nelle nostre lotte, nei nostri percorsi, scegliamo di stare con chi si oppone ai padroni, chi è sfruttato, chi subisce la repressione, chi resiste alle guerre imperialiste e decide di rispondere, con chi non delega la propria libertà.
Scegliamo di schierarci contro i confini, che vengono controllati militarmente e chiusi impedendo a chi fugge dalla miseria di trovare un luogo più sicuro e di fatto mettendo a rischio la loro vita. 
Gli stessi confini che quotidianamente uccidono chi emigra sono, da sempre, terreno di repressione politica e controllo capillare del territorio. Di recente si sono affinati strumenti amministrativi, più veloci e, nella forma, “spoliticizzati”. Per fare solo qualche esempio, pensiamo ai compagni italiani trattenuti a Parigi e rimpatriati i primi di giugno in occasione della commemorazione di Clement Meric, o alle decine di compagni e compagne bloccate in frontiera con un'interdizione ad entrare nel territorio francese per la manifestazione No Tav in Val Maurienne a fine giugno, o ancora alle interdizioni apparentemente "a vita" di entrare in Francia notificate in seguito alla grande giornata di lotta contro il mega bacino di Saint Soline del 25 marzo. Se da una parte questi esempi ci mostrano un controllo del dissenso politico sempre più pesante e una collaborazione tra polizie Europee molto stretta, contestualmente assistiamo ad un utilizzo di strumenti come i MAE sempre più spregiudicato ed "efficace".
 Non ci faremo piegare dalla repressione, e non rinunceremo a spostarci in contesti di lotta anche lontani da dove stiamo tutti i giorni.
Siamo per l'agire in prima persona, non delegando le nostre lotte alle istituzioni e allo Stato che accolgono tutto ciò che rientra nel loro canone di democrazia e pacificazione tentando di ripulirsi la faccia con belle parole che solo parole rimangono. 
È possibile un mondo libero da fascismi e fascisti, sta a noi costruirlo.

LIBERTA PER ILARIA, TOBIAS E GABRIELE!

SOLIDARIETÀ AI COMPAGNI E ALLE COMPAGNE INQUISITE E LATITANTI!

LIBERTÀ PER TUTTI E TUTTE!

Compagni e compagne di Milano

Immagine rimossa.

Approfondisci su

Atene antifascista

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Durata 13m 25s

Un compagno di Atene  racconta quanto accaduto in questi giorni nella città greca, invasa da un raduno internazionale di fascisti. A questo raduno diverse persone nel tempo hanno provato a contrapporsi nelle strade e nelle piazze. I gruppi fascisti, difesi dalla polizia, hanno fatto un agguato agli/alle antifascisti/e nella metro. Il compagno oltre a farci un quadro del clima che ha accompagnato questi giorni di lotta ad Atene, ricorda come la lotta antifascista è la lotta al fianco del popolo palestinese.

Giorgio Marincola uno di noi

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Durata 29m 39s

Giorgio Marincola uno di noi: la lotta contro il fascismo e il razzismo continua.

Il centenario della nascita di Giorgio Marincola è un’occasione importante per affermare ancora una volta che il fascismo e il razzismo devono essere definitivamente cancellati dalla storia.La vita di Giorgio rappresenta in modo significativo la forza dell’antifascismo come strumento per combattere ogni forma di discriminazione e sfruttamento. Nato in Somalia nel 1923 da padre italiano e madre somala, successivamente partito per l’Italia, Giorgio inizia a respirare fin dagli anni della scuola un’aria diversa da quella del regime instaurato da Mussolini e dei Savoia, venendo a contatto nella città di Roma con figure destinate a diventare centrali nella Resistenza, come Pilo Albertelli, suo professore di liceo. Studente appassionato e curioso, ragazzo vivace e generoso, è impegnato già nell’autunno 1943 nella lotta partigiana. Combatte a Roma nelle file del Partito d’Azione, sostiene le formazioni partigiane nella zona del Viterbese, liberata la Capitale decide di continuare a combattere arruolandosi con gli Alleati per poter sconfiggere i fascisti e i nazisti ancora presenti nell’Italia settentrionale. Viene ucciso in una delle ultime stragi naziste, in Trentino, il 4 maggio 1945.

Marincola è stato un cittadino italiano di origine africana. La sua storia, le sue scelte, le sue battaglie rappresentano oggi un punto di riferimento imprescindibile per tutte e tutti coloro che ogni giorno si rifiutano di accettare di vivere in un mondo dove il patriarcato, la discriminazione razziale, lo sfruttamento, rimangono fondamenta sociali. L’Europa, il Mediterraneo e l’Italia sono attraversati ormai da tempo da conflitti che ne mettono in discussione i confini e le leggi autoritarie. Un fiume di persone che quotidianamente porta avanti una battaglia spesso silenziosa e poco visibile, in uno scenario dominato da sopraffazione e violenze.

Vogliamo per questo ricordare il pensiero e le azioni di Giorgio Marincola e il suo generoso contributo alla lotta di Liberazione, in relazione con tutte quelle resistenze piccole e grandi che oggi mettono in discussione questo ordine sociale. A partire dalle scuole, primo luogo in cui gli studenti ed in particolare quelli di seconda generazione si scontrano con un clima oppressivo, che premia ed alimenta la prevaricazione sull’altro. Una scuola che non è un ascensore sociale e che non permette una reale emancipazione, lasciando indietro minoranze e alimentando il concetto che esistano studenti, ed in futuro cittadini, di serie A e di serie B, una scuola che per questo diventa sempre più una gabbia.

Il modello scolastico specchio di una società basata sulle disuguaglianze, che convive con la responsabilità di vere e proprie condanne a morte per tutti gli immigrati che attraversano mari e territori ostili per raggiungere l’Europa. Vite che come cento anni fa vengono lasciate in bilico tra il disinteresse e l’odio, la strumentalizzazione politica e gli interessi affaristici. L’attuale governo Meloni, come i precedenti negli ultimi 30 anni, rafforza i dispositivi repressivi e liberticidi, rinchiude e respinge i corpi, senza affrontare la contraddizione della cittadinanza, la piaga del caporalato e dell’ipersfruttamento dai campi agricoli ai capannoni della logistica.

Nel nome di Giorgio Marincola ci muoveremo in corteo dalla sua casa romana, nel quartiere di Casal Bertone, dove verrà deposta una corona di fiori e rilanciata la campagna per intitolargli la futura fermata della Metro C, la metro dei nostri quartieri, che ora viene chiamata con il nome ‘Amba Aradam’, simbolo atroce dell’imperialismo tricolore.

Attraverseremo un territorio dove sono vive e attive le lotte, delle seconde generazioni e dei migranti, per la casa contro la rendita, per l’ambiente e contro la speculazione edilizia, per la salute e i diritti sociali. Un territorio antifascista che resiste, che si è sviluppato attorno a quella che per un periodo è stata la fabbrica più grande di Roma, la SNIA Viscosa.

Il 1923 è anche l’anno in cui la fabbrica inizia la produzione, il 5 settembre di cento anni fa si aprono per la prima volta i cancelli a migliaia di lavoratori, per la maggior parte donne e immigrati, manodopera a basso costo sfruttata dal capitalismo industriale di inizio secolo. Un opificio considerato fiore all’occhiello del regime fascista, ma che fu teatro di rivendicazioni, scioperi, cospirazione, sabotaggi, occupazioni. Un luogo oggi simbolo delle lotte ambientali, ora parzialmente parco riconosciuto come Monumento Naturale, ma dove continua la vertenza contro la cementificazione e per il completo esproprio. Il corteo raggiungerà il CSOA exSNnia, confluendo all’interno del programma di Eat Up!, che da anni racconta i conflitti nei territori attraverso il cibo di strada del mondo, per chiudere con una grande serata artistica.

Per discutere di questi temi, condividere il programma delle iniziative che ci accompagneranno all’anniversario del Centenario, aderire alla piattaforma e raccogliere idee e proposte per dare respiro a questo percorso, ci vediamo in assemblea cittadina mercoledì 13 settembre alle ore 17:30 presso i Magazzini Popolari di Casal Bertone in via Baldassarre Orero, 61.

L’antifascismo ha mille colori e il 23 settembre li porteremo tutti in piazza. Una giornata che ci vedrà connessi con l’assemblea nazionale di “Ci vuole un reddito” e il corteo promosso dal Movimento per l’abitare a Roma Sud, perché la lotta è una!

Promuovono e invitano alla partecipazione: Black Lives Matter Roma, CSOA Ex-Snia, Rete G2 – Seconde Generazioni, Melitea, gruppo anarchico Mikhail Bakunin – FAI Roma &Lazio, associazione culturale Somaliyey Toosa, collettivo studentesco del liceo classico Pilo Albertelli, Coordinamento ANPI V Municipio, ActionAid Italia, Collettivo “Razza Partigiana”, Dans la rue – Antifa vandal, Azione Antifascista Rome Est, CdQ Casal Bertone, Magazzini Popolari Casal Bertone, Palestra Popolare Casal Bertone.

Ne parliamo dai microfoni della Radio con una compagna ed un compagno di Black Lives Matter Roma.

 


 

Renoize 2023 a parco schuster

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Durata 11m 56s

Insieme ad una compagna di Acrobax parliamo dei due giorni di iniziative che si terranno a Parco Schuster, l'1-2 settembre, per Renoize 2023. A 17 dall'assassinio di Renato Biagetti, avvenuto a Focene il 27 agosto 2007 da parte di due giovani neo fascisti, i compagni e le compagne continuano a rendere viva la sua memoria, come pratica di lotta e di festa.

Due giorni di dibattito e incontro, musica e socialità, che tratteranno i temi della saluta e della privatizzazione della sanità, della formazione, dell'inclusività, nel segno dell'autorganizzazione e dell'antifascismo militante.

In rete è già disponibile il programma completo delle due giornate, che seguono all'appuntamento di Focene che si è tenuto il 27 agosto.

Bologna, 2 agosto 1980 - La strage, i depistaggi, le bugie

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Ore 10.25, nella sala di aspetto della stazione di Bologna detona una valigia piena di tritolo. Muoiono 85 persone. Più di quante ne moriranno in tutte le altre stragi di cui è costellata la storia della Repubblica Italiana messe insieme.

La verità emersa dalle sentenze giudiziarie è agghiacciante: a mettere la bomba sono stati i fascisti dei NAR, a pagarla la P2 di Licio Gelli, ad orchestrare l’operazione ci hanno pensato i servizi segreti. È una verità inconfessabile: quella di una strage compiuta per procura, pagata milioni di dollari, organizzata dagli apparati dello Stato.

È una verità che viene insabbiata, nascosta e contraffatta. Depistaggi, false piste, improbabili alibi per coprire per oltre quarant’anni la più infamante delle colpe. Per insinuare il dubbio che chi ha le mani sporche di sangue possa in realtà essere innocente.

È una verità che non ha impedito l’ascesa dei diretti responsabili: dal mondo delle cooperative al mondo dello sport fino alle più alte cariche dello stato chi ha occultato le prove, chi ha diffuso bugie, chi ha materialmente eseguito la strage oggi accumula potere e denaro.

Ne abbiamo parlato con:

Mauro – compagno di bologna, tra i primi soccorritori la mattina del 2 agosto

Paolo Morando – autore di “Bellini, i Nar, i mandanti e un perdono tradito”

Paolo Persichetti – Storico Andrea Palladino - giornalista

29 aprile, Milano ama la libertà.

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Durata 18m 59s

Sabato 29 aprile Milano scende in piazza contro il fascismo, di seguito il comunicato che invita alla mobilitazione.

Ama la libertà, odia il fascismo – 29 aprile in piazza

Ama la libertà odia il fascismo.
Ripudia razzismo e sessismo.

Il fascismo in Italia, fin dalla sua comparsa, ha significato violenza e negazione dei diritti e delle libertà.
Il fascismo lo abbiamo visto mettere le bombe di Stato durante gli anni della strategia della tensione.
Il fascismo lo abbiamo visto uccidere, negli anni Settanta e Ottanta, chiunque non la pensasse allo stesso modo come Gaetano Amoroso.
Oggi, il tentativo di riscrivere la storia è palese, dalla strumentalizzazione della Giornata del ricordo alle commemorazioni per i defunti, tutto serve per confondere vittime e carnefici, assassini e liberatori. Una narrazione capovolta che ha avuto nella giornata della celebrazione dei martiri delle Fosse Ardeatine un evidente scatto in avanti attraverso una nota della presidente del consiglio Giorgia Meloni: furono uccisi solo perché italiani.
“Il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da migliaia di persone. È nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a sé stessa da passanti indifferenti”, così scrisse la preside del Liceo Leonardo da Vinci di Firenze.
Tenere viva la memoria, significa seminare anticorpi nel presente. Significa riconoscere il fascismo nelle squadracce fuori dal liceo Michelangiolo di Firenze, in un sottosegretario all’Istruzione che ricorda un picchiatore fascista al Molinari di Milano, nell’assalto intimidatorio a un centro sociale.
Significa sapere che se in strada c’è chi si sente legittimato a girare con bastoni e coltelli, per aggredire chi non la pensa come loro, insultare le persone nere, omosessuali e trans, ma dobbiamo anche riconoscere il fascismo a tutti i livelli dello Stato.
Il Governo Meloni è il governo più fascista dal 1945 ad oggi.
Lo sanno bene i cento migranti morti nelle acque di Cutro, in una vera e propria strage di Stato.
Lo sanno bene le donne che vedono minacciato il diritto di aborto da ben due disegni di legge depositati.
Lo sanno bene le famiglie omosessuali che d’improvviso non sono più considerate famiglie.
Lo sanno bene le persone che subiscono profilazione razziale, discriminazione omolesbobitransfobica, misogina, repressione e violenza fascista.
Chiamiamo le cose col proprio nome: si chiama fascismo e uccide. Si chiama fascismo e ci toglie il respiro.
Se il fascismo ha nuove forme servono nuovi partigian*.
Il prossimo 29 aprile un corteo cittadino: Milano ama la libertà.
In piazza contro ogni fascismo, razzismo e sessismo.

Dalle ore 17,00 in Porta Venezia