Una spesa inaudita, coi tempi che corrono, per un'opera orribile: si potrebbe presentare così l'intollerabile iniziativa del sindaco di Affile, centro a Est di Roma, che ha fatto costruire un sacrario alla memoria del macellaio Rodolfo Graziani, già massacratore in Libia, vicerè d'Etiopia e ministro della Guerra della Rsi. Non è certo facile organizzare una reazione, in un luogo in cui i successi elettorali alla destra non sono mai mancati, ma il sindaco di Affile stavolta ha passato segno. Si è così costituito un comitato antifascista che, oltre a solidarizzare coi ragazzi denunciati qualche giorno fa, rei di aver scritto sui muri del sacrario chi fosse realmente Graziani, sta promuovendo un percorso di iniziative per chiedere l'abbattimento del monumento.
Per il trentennale dell'uccisione di Valerio Verbano per mano fascista, Carla pubblica un libro con il giornalista Alessandro Capponi, Sia folgorante la fine. L'intervista di Radiondarossa.
Il 5 maggio del 1972 in un clima politicamente caldo, alla vigilia delle elezioni del 7 maggio, i fascisti vogliono fare una prova di forza facendo parlare in piazza Giuseppe Niccolai, noto repubblichino. I compagni contestano, la polizia carica ferocemente col 1° raggruppamento celere di Roma. Franco viene circondato da numerosi poliziotti e massacrato di botte, caricato sul furgone e gettato in una cella del carcere Don Bosco di Pisa. Sia il magistrato che lo interroga il giorno dopo, sia il medico del carcere ignorano le condizioni gravissime di Franco, ridotto in fin di vita dal pestaggio. La mattina del 7 maggio, alle 9,45 Franco muore in una buia cella senza che gli sia stata praticata alcuna cura.
Ne discutiamo con i compagni anarchici del Circolo Cafiero di Roma.
Lanciato un presidio permanente dai compagni di fronte ai Magazzini Popoplari, dove due compagni hanno subito l'aggressione dei fascisti di questo pomeriggio.
Due compagni dei Magazzini Popolari di Casalbertone, a Roma, sono stati aggrediti da esponenti del Circolo Futurista, covo fascista presente nel quartiere.
Il fatto è accaduto alle ore 14:40 circa, quando ai Magazzini si trovavano solo due persone.
Alle ore 18:00, presso la sede dei Magazzini, in Via Orero 61, è stata indetta una conferenza stampa.
Aggiornamento: la seconda corrispondenza racconta del presidio di questo pomeriggio.
28 FEBBRAIO: ROBERTO VIVE!
28 FEBBRAIO BANDIERE ROSSE AL VENTO
UNA FERITA APERTA
Il 28 febbraio del 1978 a Piazza Don Bosco un commando di fascisti uccide a colpi di pistola Roberto Scialabba. L’assassinio fu rivendicato come vendetta per la sparatoria di Acca Larentia avvenuto il 7 gennaio dello stesso anno dove morirono due fascisti. La stampa,ovviamente,pubblicò la notizia del suo assassinio come un regolamento di conti per questioni di droga per snaturare del contenuto politico un’aggressione fascista e infamare chi in quegli anni sul territorio di Cinecittà lottava contro la piaga dell’eroina: il tutto con l’avallo del PCI.
A distanza di 34 anni dalla morte i suoi assassini sono liberi e uno di loro è tra i protagonisti dello scandalo parentopoli di Alemanno, che ha riempito le municipalizzate di fascisti e nazisti a lui vicini politicamente.
UNA MEMORIA DI PARTE
Equiparare i partigiani e le partigiane ai repubblichini, il comunismo al fascismo: da decenni in nome di una “pacificazione” le istituzioni portano avanti un percorso che ha come obiettivo anestetizzare le coscienze e disarmare la memoria relegando quindi la lotta di classe dei compagni e delle compagne e la difesa a mano armata della borghesia fatta dai fascisti, ad un mero scontro di opposti estremismi. Quando invece i primi lottavano per un mondo di uguaglianza sociale senza sfruttati e sfruttatori mentre i secondi agivano per conto degli industriali e delle forze repressive dello stato italiano affinché tutto rimanesse immutato anzi favorendo tentativi di derive autoritarie come i tre tentativi di colpo di stato che ci sono stati in questo paese o le tante bombe messe nelle piazze e sui treni.
La morte di chi ha lottato per un mondo di liberi e uguali non può essere equiparata a chi invece ha lavorato per la conservazione dell’esistente.
La difesa e la trasmissione di questa memoria è uno dei compiti che chi vuole trasformare l’esistente deve portare avanti.
UN FILO ROSSO
La lotta per il comunismo, per la nuova umanità, che da centinaia di anni va avanti a volte con grandi balzi a volte con microepisodi di lotta di classe per migliorare le condizioni dell’esistente come un filo rosso unisce episodi lontani nel tempo e nello spazio: Roberto è parte di questa lotta.
Per questo Roberto vive.
Roberto vive nelle lotte sui posti di lavoro, nelle lotte per la difesa dei territori dall’assalto vorace del Capitale, nella lotta contro la distruzione della loro guerra e lo sfruttamento nella loro pace.
Roberto Vive a Roma, in Val susa, in Palestina, in un CIE.
Roberto vive non in una strada intitolata, ma in ogni strada, in ogni città:
ROBERTO VIVE NELLE LOTTE
LE COMPAGNE E I COMPAGNI DI ROBERTO
presidio a Piazza Don Bosco ore 17
Appuntamento "Un fiore per Valerio" alle ore 16 in via Montebianco e alle 17 partenza del corteo.
A distanza di 32 anni il ricordo del compagno Valerio Verbano non si affievolisce ma continua a rimanere vivo nelle lotte delle giovani generazioni. Sabato, alle ore 11, verrà affissa una targa in sua memoria nel liceo Archimede.
esattamente a dieci anni dalla morte di roberto "patata" radio onda rossa produce oltre 3 ore di diretta con i suoi compagni e le sue compagne, che si alternano al mixer. raccontano la nostra storia con roberto. insomma, in qulache modo, 'patata' vive!