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femminismo

La Parentesi del 17/06/2015 "Putin"

Data di trasmissione
Durata 5m 36s

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/06/18/la-parentesi-di-elisab…

 

“Putin”

Immagine rimossa.

Putin, prendendo a pretesto l’Expò, ha fatto una visita di un giorno in Italia. A Milano ha detto che le sanzioni economiche nei confronti del suo paese provocano danni enormi all’economia italiana e in particolare al comparto agro .alimentare, cioè ha ricordato quello che tutti già sanno, che l’Italia subisce un grave danno economico ed occupazionale per le limitazioni nei confronti della Russia imposte dagli Usa, limitazioni a cui l’Italia con la scusa dell’appartenenza all’Unione Europea, ha aderito.
In un’ intervista a due giornalisti del Corriere della Sera ha altresì ricordato quello che tutti già sanno e volutamente omettono o fanno finta di dimenticare cioè che gli Stati Uniti hanno ufficialmente trecento basi all’estero e duecento agenzie di informazione e investono per la spesa militare da soli più di tutti i paesi del mondo messi insieme. Naturalmente queste sono le cifre ufficiali.
Putin, poi, è venuto a Roma e ha incontrato il papa per ribadire che la Russia vuole e persegue la pace. Ha pensato che fosse la visita in Vaticano l’occasione giusta per dare risalto a questa aspirazione.
La scelta dell’interlocutore potrebbe anche essere stata indovinata perché Francesco I, finora, ricorda Benedetto XV, il papa della prima guerra mondiale che lanciò invano tanti moniti e appelli per la pace.
Però, Putin, un errore sicuramente l’ha fatto. Aveva il ricordo di un’Italia che, pur nell’ambito dell’alleanza atlantica, manteneva dei margini di autonomia che si esprimevano in un ruolo privilegiato nei confronti del mondo arabo e delle ex colonie. Ma non ha tenuto conto del fatto che tutto questo è finito. L’Italia da paese a sovranità limitata è diventata una colonia. Le recenti vicende libiche ne sono una manifesta dimostrazione.
La sera, a Fiumicino, in partenza per Mosca, ha voluto incontrare Berlusconi, ricordando, a chi ha la memoria corta, che le disgrazie dell’ex primo ministro italiano sono dovute essenzialmente a quei margini di autonomia e di asimmetria che erano nel solco della politica economica ed estera democristiana.
Berlusconi è stato mandato ai servizi sociali, Blatter è stato costretto a dare le dimissioni, Strauss Kahn ha dovuto lasciare l’FMI ed è stato assolto dopo diversi anni dall’accusa di sfruttamento della prostituzione.
Il quadro geopolitico è completamente cambiato, gli Stati Uniti perseguono una politica di potenza imperialista unipolare, si pongono come Stato del capitale ed ammettono solo potenze imperiali regionali, comunque subordinate in modo piramidale all’impero statunitense, situazione che assume tinte fosche e drammatiche perché negli Usa comandano le multinazionali, le istituzioni politiche sono loro subordinate, eseguono le loro direttive e usano le articolazioni dello Stato come braccio esecutivo delle loro mire e progetti.
Questo è il senso dell’aggressione alla Jugoslavia, all’Iraq, alla Libia ed ancora alla Siria e all’Ucraina.
A proposito di quest’ultima, molte uccisioni in piazza sono state fatte scientemente da agenti statunitensi come quelle d’altro canto in Lituania di cui si hanno adesso le prove. Sempre in Ucraina, al governo ci sono i nazisti e i fantocci filo americani si prestano ad ogni provocazione, come del resto i dirigenti delle repubbliche baltiche.
Le multinazionali anglo-americane hanno la pretesa di voler trasformare la Russia in una colonia a cui predare le ricchezze naturali e la Cina in una grande fabbrica e in un mercato aperto alla loro espansione e hanno messo in preventivo una guerra mondiale.
Un conflitto internazionale è nella natura autoespansiva del capitale.
Le preoccupazioni rispetto a questo scenario sono lecite e non si rimuovono prendendolo alla leggera, liquidandolo come complottista e catastrofista e tanto meno mettendo la testa sotto la sabbia.
E’ necessario, prima di tutto fare chiarezza fra noi.
Tutti/e quelli/e che, ancora, in nome di principi tanto nobili quanto astratti, confondono l’aggredito con l’aggressore, parlano di rivoluzioni popolari là dove non ce ne sono e si accodano alla strategia statunitense, oggi non possono più accampare scuse.
Il gioco è scoperto e di facile lettura, e quindi non sono più utili idioti, ma altro, qualche cosa di peggio.
E’ necessario sconfiggere politicamente il PD che ha il compito di naturalizzare il neoliberismo in Italia ed è il terminale degli interessi delle multinazionali anglo-americane ed è il riferimento dei circoli atlantici.
Vediamo di uscire dalla Nato e non per motivi ideologici, non solo perché non vogliamo essere complici dei crimini che questa compie in tutto il mondo, ma anche e soprattutto perché in un eventuale conflitto mondiale il paese che pagherà di più in termini umani e ambientali sarà proprio l’Italia.

 

Trasmissione del 10/06/2014 "Computer indossabili, il controllo sul lavoro e oltre"

Data di trasmissione
Durata 56m 58s
  Puntata del 10/06/2015

Immagine rimossa.“Abiti luminosi e computer indossabili le nuove frontiere del controllo sul lavoro e oltre/ Governabilità/Lavoro: la formazione, la mediazione, il genere/ testimonianze, riflessioni, sistemi di difesa “

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/06/13/podcast-della-trasmissione-del-10062015/
http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/06/13/sul-lavoro-e-oltre/

 

“Sul lavoro e oltre”

di C.M.

L’azienda per la quale lavoro utilizza una società di consulenza esterna per la gestione/trattamento dei propri dipendenti. Le società di consulenza aziendale in generale consistono in èquipe di professionisti, quali psicologi del lavoro, sociologi specializzati nel campo delle risorse umane (gestione del personale) e personale che a vario titolo è specializzato nel campo della gestione del personale….

La gestione dei dipendenti attraverso l’impiego di queste società di professionisti da parte dell’azienda, si traduce nei fatti in uno strumento per asservire sempre di più il lavoratore-trice all’azienda.

Queste società di consulenza intervengono nel rapponel rapporto tra le due parti. Il compito implicito invece, cioè quello non dichiarato, è quello di tendere ad un asservimento totale del lavoratore-trice all’azienda e ad una pacificazione totale nel rapporto lavoratori-padronato.

Un esempio pratico che posso riportare in prima persona è l’organizzazione di cosiddetti corsi di formazione attraverso i quali vengono nei fatti messe in atto strategie per testare il livello di fidelizzazione del lavoratore all’azienda: in questi corsi di formazione si prevede un lavoro in team tra dipendenti e dirigenti, quindi nel caso in cui tu non voglia parteciparvi per qualsiasi tipo di motivo, vieni automaticamente emarginato ed escluso dal team. Sono strategie di inclusione/esclusione.
Questi corsi di formazione vengono poi utilizzati per presentare il lavoratore modello cioè stabilire una volta per tutte quali sono i requisiti fondamentali ai quali il lavoratore deve attenersi – è sottointeso- per poter mantenere quel posto di lavoro.
Riporto qui di seguito brevemente la descrizione di un corso di formazione organizzato dall’azienda, della durata di circa 4 ore, a cui ho partecipato in qualità di dipendente. Premetto che l’azienda per cui lavoro opera nel campo della ristorazione (bar-gelateria).

Il corso di formazione consiste in un incontro che si svolge nell’arco di una mattinata tra consulenti aziendali -una psicologa del lavoro e una sociologa- parte dirigenziale e dipendenti. L’ordine del giorno è così strutturato: 1)breve introduzione da parte dei consulenti (“perché siamo qui? Perché l’azienda vuole formarvi perché ha prospettive di ampliamento e quindi vuole seguirvi nel vostro percorso di crescita professionale”); 2) ognuno dei partecipanti a turno deve presentarsi in breve (il proprio percorso personale e lavorativo sintetizzato in qualche minuto) e deve dire quali aspettative ha rispetto al corso in questione; 3)esercitazione di gruppo (due gruppi) in cui i dipendenti devono consultarsi e descrivere il proprio ruolo e le caratteristiche principali del proprio lavoro, per poi riportarle al resto della “classe”; 4)Dopo questa fase, in cui un rappresentante di ciascun gruppo ha presentato agli altri la propria elaborazione, c’è la fase finale in cui i consulenti presentano ai dipendenti quale nello specifico, sono le caratteristiche a cui ciascun lavoratore deve attenersi. Qui di seguito il documento che viene distribuito e illustrato a noi dipendenti da parte dei consulenti:

TITOLO DELLA POSIZIONE: Operativo/banchista
REQUISITI PROFESSIONALI RICHIESTI:
• titoli di studio: conoscenza dell’inglese e/o più lingue
• requisiti fisici: 8 ore in piedi; sollevare pesi di 10kg
• esperienze pregresse maturate: 6 mesi
• automunito:sì
• altro: No fumatori
DIMENSIONE DELLA POSIZIONE
• numero di collaboratori con i quali lavorerà di volta in turno: di volta in volta, saranno i manager a comunicarlo
• turnazione: il piano turni verrà deciso dagli executive e comunicato dal manager di negozio
SCOPO/FINALITÀ DELLA POSIZIONE
assistere e gestire la clientela. Interfacciarsi con il Manager di riferimento per eccellenze e problematicità
DESCRIZIONE DELLE ATTIVITÀ
• promuovere la cultura e i valori dell’azienda
• gestire le operazioni con passione, integrità e competenza
• attitudine ad interagire con il pubblico
• abilità di vendita
• saper lavorare in team con armonia
• salutare il cliente
• controllo e gestione scorte materiale
• esposizione dei prodotti come da linee guida
• segnalare problematiche al manager di riferimento
• fornire consulenza al cliente nella scelta del prodotto
• offrire un assaggio del prodotto al cliente
• mantenere il negozio pulito e ordinato
• esporre i cartelli e i prezzi sui prodotti
PROFILO COMPETENZE:
• conoscenza del prodotto a 360 gradi
• conoscenza delle regole e lavorare per linee guida
• conoscere la cultura e valori dell’azienda
• conoscere la struttura gerarchica
• utilizzo degli strumenti quali registratore cassa, pc
• capacità di gestire lo stress
• lavoro in team
• flessibilità
• concretezza
ALTRE CARATTERISTICHE TICHIESTE
• rispetto delle gerarchie prestabilite
• personalità allegra, frizzante ed estroversa
• attenzione alla propria cura personale

E’ questo il modo in cui l’azienda forma il lavoratore, ponendolo cioè di fronte ad un modello ben preciso al quale – è sottinteso- il lavoratore deve aspirare ed adeguarsi.
Da notare le parti sottolineate che sono quelle secondo me più salienti: ad esempio il requisito fisico che viene ritenuto necessario è quello di saper rimanere in piedi per 8 ore di fila (laddove i nostri contratti prevedono per legge un orario di lavoro di 6 ore e 40 minuti al giorno…), e poter sollevare pesi di 10kg….Come a dire: “non ti lamentare se non riesci a stare 8 ore in piedi e se devi sollevare pesi, perché lo sai che è questa capacità che ti viene richiesta”. Oppure “il negozio deve essere mantenuto in ordine e pulito” significa si traduce nei fatti che tu lavoratore-trice hai anche il compito di pulire il cesso ad esempio ogni qualvolta questo sia ritenuto necessario dai capi…

Un altro esempio pratico, vissuto anche questo in prima persona è quando vengo invitata ad un colloquio informale/amichevole con la sociologa (tra l’altro mia ex collega universitaria…), in cui la conversazione inizia con lei che mi chiede “come ti trovi in questo lavoro? Quali problemi hai riscontrato? Con il titolare come ti trovi? Ti ha mai ripreso per qualcosa che non andava?”….

E’ chiaro come la modalità di gestione del personale attraverso l’impiego di specialisti del settore sia indirizzata ad incrementare ancor più il processo di atomizzazione ed individualizzazione dei lavoratori i quali vengono invitati a risolvere individualmente i propri problemi sul lavoro essendo predisposti per loro questo tipo di figure che si pongono come riferimento.
Queste società di consulenza aziendale prendono così il volto di una sorta di sindacato aziendale, totalmente affiliato all’azienda che in modo subdolo mantiene i dipendenti in una condizione di ricatto e quindi di totale asservimento. Tanto più che questo tipo di operazioni vengono presentate da parte dei datori di lavoro come iniziative positive che contribuiscono alla crescita professionale del lavoratore- trice, iniziative che quindi si pretende vengano apprezzate e accolte da parte del lavoratore come elargizioni benevole dell’azienda (“lo sapete che questi corsi per voi sono pagati da parte nostra….”).
E’ chiaro come in questi casi una coscienza di classe aiuterebbe a riconoscere questi tipo di interventi per quello che veramente sono e cioè strumenti di omologazione dei lavoratori e di adeguamento ad un modello di lavoratore completamente asservito all’azienda, che di fronte ad una problematica sul posto di lavoro si pretende risolva quella problematica individualmente, riportando il problema a chi è predisposto dall’azienda a questo compito. In questo modo qualsiasi tipo di possibile conflittualità lavoratore-datore di lavoro viene annullata ed estirpata alla radice.
In Appendice una breve considerazione di genere:
Faccio un tipo di lavoro al pubblico in cui la presenza di manodopera femminile è preponderante. Uno dei requisiti fondamentali sottintesi è la cosiddetta bella presenza. Per quale motivo un luogo di lavoro dovrebbe contemplare la presenza di lavoratrici che hanno una bella presenza? …in questo sistema sociale patriarcale dove il maschilismo è all’ordine del giorno e si insinua in ogni aspetto della nostra vita, si da per scontato che una bella presenza attiri maggiore clientela….

 

La Parentesi del 10/06/2015 "Governabilità"

Data di trasmissione
Durata 5m 25s
“Governabilità”

Immagine rimossa.

Una parola viene ripetuta continuamente dai media di regime e da tanti, troppi politici, governabilità, cioè mettere in condizione l’esecutivo di lavorare senza gli intralci che derivano dalle dinamiche che possono scaturire da una votazione elettorale incerta e magari da un parlamento frammentato e variegato.
Una preoccupazione che da sempre accompagna le pulsioni antidemocratiche e qui stiamo parlando molto semplicemente di democrazia parlamentare.
E’ chiaro che la governabilità nel momento più alto della sua realizzazione si manifesta nella dittatura. Questo è il senso di tutti gli stravolgimenti costituzionali che sono stati attuati, degli adattamenti del sistema elettorale con la tendenza verso un sistema politico il più vicino possibile alla dittatura nella versione che in Europa c’è stata negli anni di Salazar in Portogallo.
L’ingegneria elettorale non è neutrale. Il senso degli sbarramenti, dei premi di maggioranza e del tentativo, per altro riuscito, di irretire la discussione sui numeri delle percentuali, nasconde l’obiettivo di avere un esecutivo che possa decidere senza l’intralcio della dialettica parlamentare. In questo quadro il sistema bicamerale non serve più, il Senato viene trasformato in una camera delle corporazioni e il parlamento in un’istituzione vuota di ogni potere decisionale. Si maschera volutamente che la governabilità o il governo di un paese non è nell’empireo delle idee e delle azioni, ma è al servizio delle classi dominanti e/o di porzioni di esse.
La domanda che ci dobbiamo fare non è se c’è o non c’è la governabilità, ma di che cosa e di chi è al servizio.
La governabilità a tutti i costi è il grimaldello usato dal neoliberismo per rimuovere ogni forma, anche limitata e parziale, di sovranità popolare.
Questo è il senso dell’abolizione del proporzionale e dell’immunità parlamentare. L’obiettivo è di arrivare a due partiti che falsamente si definiscono alternativi e invece si offrono come alternanza in un quadro unico dominato dagli interessi delle multinazionali. Da qui, la guerra senza quartiere a tutte le forme organizzative che si oppongono al neoliberismo e, in questo scenario, si colloca naturalmente sostenere e caldeggiare il sindacato unico.
Il modello è quello americano, uno scenario in cui la quasi totalità della popolazione è spinta nella più profonda miseria, senza sicurezze sociali, sanità pubblica e istruzione, in cui la democrazia sociale, e stiamo sempre parlando della democrazia borghese, non è più perseguita anzi è perseguitata e demonizzata come frutto del comunismo e con questa parola magica relegata nell’ambito delle cose obsolete e dannose..
E sempre all’interno del modello parlamentare borghese, è necessario ribadire il livello minimo di difesa, vale a dire la salvaguardia della Costituzione, colmando quel ritardo che c’è sempre stato tra la Costituzione scritta e quella materiale, il ritorno al proporzionale puro, l’immunità parlamentare da sempre garanzia per la minoranza e per gli oppositori ed il fatto che qualcuno ne faccia cattivo uso non toglie nessuna validità al principio.
Le liste dei candidati e la composizione delle camere non possono e non devono essere decise dalla magistratura e non ci deve essere nessun ostacolo alla candidabilità o alla eleggibilità di qualunque cittadino.
L’accettazione dell’esistenza di uno Stato si basa sulla rinuncia a porzioni di libertà in cambio della garanzia di servizi sociali, sanità, istruzione, pensioni, liquidazione… se il patto sociale si rompe, si rompe su tutti i piani. Oggi sono attaccati emessi in discussione i valori della Resistenza espressi nella Costituzione e addirittura i principi nati dalla Rivoluzione Francese e dai moti del 1848. Questo a conferma che è nata e si sta imponendo una borghesia transnazionale o iper-borghesia che ha assunto tratti di aristocrazia che è guidata dai valori neoliberisti.
Per sperare di bloccare la realizzazione del progetto neoliberista dobbiamo lottare, qui da noi, contro il PD che questo progetto ha il compito di naturalizzare nel nostro paese. Non è Renzi che deve andare a casa, ma il PD tutto con le sue associazioni contigue, colluse, comunque si chiamino. E tutto il discorso politico culturale che da quell’area viene portato avanti.

 

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/06/12/la-parentesi-di-elisabetta-del-10062015/

 

Trasmissione del 3/06/2015 "Meritocrazia del sapere-Meritocrazia del corpo"

Data di trasmissione
Durata 56m 15s

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/06/06/podcast-della-trasmissione-del-3062015/

Puntata del 3/06/2015

“…Siamo donne tra i 20 e i 51 anni, alcune di noi vendono la propria forza lavoro, altre si prendono ciò di cui hanno bisogno, altre non sono ancora passate attraverso i fili della rete sociale. Alcune di noi hanno figli, molte altre no. Alcune sono lesbiche, altre amano gli uomini. Facciamo la spesa in supermercati disgustosi, abitiamo in case odiose, andiamo volentieri al cinema o a teatro o in discoteca, festeggiamo quando c’è da festeggiare e cerchiamo di faticare il meno possibile. Viviamo nella contraddizione che tante cose che vorremmo fare non sono possibili. Però dopo le azioni che riescono ci sentiamo veramente felici.” Intervista a ROTE ZORA www.senzacensura.org

 

“La <giustizia> delle donne

 Immagine rimossa. /Cinque a due/ Meritocrazia del sapere, Meritocrazia del corpo ovvero Miss Sapienza 2015 “Immagine rimossa.

 

La Parentesi del 3/06/2015 "Cinque a due"

Data di trasmissione

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/06/04/la-parentesi-di-elisabetta-del-3062015/

 

“Cinque a due”

Immagine rimossa. Commentare l’esito delle recenti votazioni che hanno interessato sette regioni italiane e un cospicuo numero di comuni, presuppone partire  dalla campagna elettorale. Per la prima volta ambienti e singolarità  di sinistra  hanno dichiarato che il PD non andava votato perché sarebbe stata un’occasione per dare una lezione a Renzi, ridimensionarlo e, magari, liberarsene.

Potremmo dire meglio tardi che mai.

Invece questo proverbio non ci può consolare perché una lettura di questo tipo dimentica che Renzi è figlio legittimo del PD e che non c’è un PD cattivo rappresentato da Renzi e un PD buono che fa capo ai suoi oppositori interni. E’ il PD che ha il compito di naturalizzare in Italia il neoliberismo ed è stato scelto solo e soltanto perché secondo i suoi burattinai avrebbe delle capacità comunicative tali da poter far passare le scelte neoliberiste con il consenso degli elettori.

Da qui due constatazioni: la prima che Renzi non è l’erede della democrazia cristiana come invece viene detto da più parti, la seconda che non è affatto un “bla, bla, bla” ma, purtroppo, sta lavorando alacremente per realizzare i dettami delle multinazionali anglo-americane.

Pensare di personalizzare in  Renzi le scelte politiche attuali del suo Partito significa non rimuovere e non tagliare il cordone ombelicale che lega da anni il PD all’ideologia neoliberista perché il neoliberismo è un’ideologia nel senso più compiuto del termine e ha la pretesa di occupare con i suoi principi e le sue scelte la società tutta.

Nella campagna elettorale nessuno ha sposato la causa del ritorno al proporzionale e della reintroduzione dell’immunità parlamentare e i temi  di politica internazionale come, in particolare, le guerre “umanitarie”, le missioni all’estero, il ruolo della Nato e la presenza dell’Italia nella stessa, la funzione di Equitalia nel drenare le ricchezze degli italiani/e  da gettare nella fornace della macchina bellica, sono stati  completamente omessi.

Venendo al risultato, constatiamo che il PD rimane di gran lunga il partito di maggioranza e che il M5S, risposta interclassista al malessere del paese, non riesce a sfondare elettoralmente.

A ogni piè sospinto viene ricordato che Renzi ha giocato demagogicamente la carta degli 80 euro, ma la proposta del M5S di dare il reddito di cittadinanza in questo caso non ha funzionato neanche a livello demagogico elettorale.

Per non parlare della candidatura vincente di De Luca in Campania. Con disinvoltura e faccia tosta la regola della non presentabilità, cavallo di battaglia del PD,  è stata bypassata come, d’altra parte, passa sotto silenzio l’abuso dei decreti legge che, fatti da Berlusconi, avrebbero minato il potere e la centralità del Parlamento, mentre fatti in maniera molto più massiccia dal governo Renzi, vengono ignorati usando un bel po’ di memoria corta.

E che dire della retroattività delle leggi? un principio così osceno che avrebbe dovuto far insorgere chiunque, al di là della collocazione politica. E dei principi costituzionali scavalcati? da sempre c’è uno scollamento tra la costituzione scritta e  quella materiale, ma da quando ai vertici delle Istituzioni c’è stato Giorgio  Napolitano e si sono susseguiti presidenti del consiglio del PD, comunque si chiamino, si è passati alla violazione esplicita degli articoli della Costituzione. Un bel salto, a cominciare  dal finanziamento pubblico alle scuole private con il governo D’Alema.

Questa confermata maggioranza del PD avrà effetti negativi sugli italiani/e tutti/e e nessuno/a pensi di essere al riparo.

Gli italiani/e hanno confermato di essere un popolo fondamentalmente reazionario. Una parte degli italiani è esplicitamente di destra, un’altra grandissima parte è altrettanto di destra, per idee, prese di posizione e visione della vita e della società ma ha trovato il modo nel  PD, con i suoi discorsi falsamente ed esteriormente di sinistra ma fondamentalmente fascisti, che contrabbandano idee di destra con un linguaggio di sinistra, di avere un alibi. La parola “riforma” sintetizza più di ogni altra questa collocazione di pensiero.

La responsabilità principale dell’affermazione del neoliberismo in Italia è del Partito Democratico e di quei partitini della “così detta sinistra”, suoi reggicoda, che appena possono si alleano e fanno cordate come, del resto, in occasione di queste elezioni, come d’altra parte tutte quelle sigle, quelle associazioni vecchie o di nuovo conio che non sono altro che sostegno e foraggio del PD.

Ma c’è anche chi ha  avallato con le proprie scelte, con la propria collocazione e il proprio voto questo percorso. Una particolare responsabilità è di quella che, un tempo, si chiamava “ classe operaia” che, irretita dalle soluzioni corporative, dalle sirene dei sindacati, ha venduto la primogenitura per un piatto di lenticchie. E sta pagando caro e pagherà ancora di più. e, comunque, non sarà più circondata dall’aureola e dall’orgoglio della propria collocazione di classe. Gli operai /e saranno letti così come erano letti gli operai dell’ottocento: brutti, sporchi e animali da soma. E  i lavoratori italiani non pensino di scaricare questi giudizi sui migranti in una guerra fra poveri che fa solo il gioco del neoliberismo. Si prospetta una vita senza sicurezza lavorativa ed economica, non compreranno più, sia pure con sacrifici, la casa, anzi in molti casi si dovranno vendere quella che hanno. E’ doloroso dirlo, soprattutto per chi lotta contro l’oppressione di genere, ma ritornerà il fenomeno delle mogli dei lavoratori che andranno “a servizio”, in una riproposizione forte dei ruoli nelle classi subalterne.

L’altra categoria che in questo percorso ha una responsabilità diretta è quella dei laureati in prima generazione. E, in particolare, quelle/i che vengono chiamati “lavoratori cognitivi”. Presuntuosi/e. Hanno pensato che il merito fosse loro, non si sono domandati/e perché il padre e il nonno, la madre e la nonna non avevano studiato e loro invece sì. Questo è successo solo e soltanto grazie alle lotte degli anni ’70.

Non si facciano illusioni: oggi loro lavorano sotto il loro livello di studi, ma soprattutto  i loro figli non si laureeranno più, a meno di enormi sacrifici economici come del resto avviene già nei paesi a neoliberismo realizzato.

Le parole sono dure ma dette con affetto e partecipazione. Il medico pietoso uccide il paziente.

Per certi versi l’attuale situazione ricorda quella degli anni venti quando si affermò il fascismo che ruppe con il blocco sociale che aveva guidato il paese dall’unità d’Italia. Oggi è quanto mai attuale il pensiero e l’insegnamento di Gramsci che intendeva chiamare a raccolta tutte le classi e le frazioni di classe che volevano opporsi al fascismo, ma dovette fare i conti non solo con il nemico dichiarato ma con le correnti del marxismo determinista e con quelle che si ammantavano di purezza e che contribuirono, paradossalmente, del fascismo, all’avvento.

La nostra stagione che vede rotto il patto sociale che ha governato questo paese nel dopoguerra e ha gettato nell’incertezza, quando non nella povertà…lavoratori e lavoratrici, liberi professionisti, piccole e medie imprese… e ha promosso socialmente uno strato elitario della borghesia quella che potremmo definire iper-borghesia, borghesia transnazionale o borghesia imperialista, richiede una ricomposizione di classe di tutti quei ceti che intendono opporsi al neoliberismo.

Quell* che non hanno il genere, ma hanno la classe" del 27/05/2015 "Surrealpolitik"

Data di trasmissione
Durata 1m 11s

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/05/30/surrealpolitik/

 

Quell* che non hanno il genere, ma hanno la classe,la rubrica di Denis ogni ultimo mercoledì del mese

  Surrealpolitik

C’è qualcosa di più dell’acqua
che mi scorre addosso
dalla testa al piano doccia
incandescente, magma
dei sorrisi a mezza bocca
che indosso come fossero lividi
poiché in fondo
lo sono

forse è l’utopia
ma non sono mai stato
un bravo utopista
non ci credo nelle isole lontane
dalle previsioni meteo felici –
forse è la lingua
che mi sbattono sempre
sul dente che duole
a sei miliardi di persone –
forse è questo assassinio
avvolto nel cellophane
che cercano di ficcarmi
in gola.

In ogni caso
pace e amore un cazzo,
questa cosiddetta pace
mi apre in due a manganellate.
Quest’ordine sociale è un castello di carte
e a me le carte fanno schifo.

 

Trasmissione del 27/05/2015 " Strategie di controllo e repressione"

Data di trasmissione
Durata 1h 55m 36s

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/05/29/podcast-della-trasmissione-del-27052015/

 

Puntata del 27/05/2015

“Rote Zora e la sua banda è una fiaba di una ragazzina terribile che rubava ai ricchi per dare ai poveri: Fare bande, muoversi al di fuori della legge sembra essere oggi una prerogativa dei maschi. Ma soprattutto per questo i mille vincoli privati e politici, con cui veniamo soffocate come ragazze e come donne, ci dovrebbero rendere in massa “bandite” per la conquista della nostra libertà e della nostra dignità di essere donna. Le leggi, il diritto e l’ordine sono fondamentalmente contro di noi, anche se, combattendo duramente, abbiamo strappato due o tre diritti che, comunque, dobbiamo difendere continuando a lottare. La lotta radicale femminista e l’obbedienza alle leggi sono due cose che fanno a pugni tra loro”

Intervista a ROTE ZORA www.senzacensura.orgImmagine rimossa.

“ Strategie di controllo e repressione”

1) Stimolanti e tranquillanti Immagine rimossa.

2)Ordine Pubblico e Pubblica Sicurezza Immagine rimossa.

3)Fuori l’Italia dalla Nato Immagine rimossa.

La Parentesi del 27/05/2015 "Oggi"

Data di trasmissione
Durata 6m 12s

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/05/28/la-parentesi-di-elisab…

 

“Oggi”

Immagine rimossa. La peculiarità della nostra stagione che coincide con il neoliberismo è caratterizzata dal dato che il capitale è reale cioè totale e pertanto è un rapporto sociale globale che occupa tutto il territorio del vivere. Il movimento femminista è movimento di decolonizzazione del quotidiano patriarcale ed è un processo sociale che non può essere ristretto negli steccati dell’emancipazione. E’ un processo che non può essere arrestato né in punto né in una fase storica determinata e, per questo, è stato dato alle patriarche e alla socialdemocrazia il compito di deviarlo e rimandarlo.
Il fatto che il movimento femminista debba fare i conti con una lettura falsa e manipolata, con una promozione sociale personale, con una correità di chi questa promozione sociale l’ha ottenuta, non significa che  non abbia sempre un progetto sociale implicito.
Il patriarcato attraverso il suo Stato parcellizza nell’ambito di interessi parziali e corporativi l’esigenza di libertà che è di noi tutte e, con noi, di tutti i segmenti della società oppressi.
La sfida  è di realizzare un progetto antagonista che si misuri con la globalità dell’oppressione di genere e con la critica del vivere quotidiano perché il patriarcato, avendo sussunto oggi il neoliberismo, è diventato metabolismo sociale. Pertanto è nodale, in questa stagione, scontrarsi con il patriarcato inteso come rapporto sociale e di socializzare lo scontro e riannodare la solidarietà rivoluzionaria di noi tutte che passa, mai come ora, attraverso lo smascheramento dei ruoli e della collocazione delle soggettività colluse..
Il patriarcato è diventato più forte perché il movimento femminista non è stato in grado di smascherare e di opporsi a questo processo.
E’ necessario recuperare la critica al quotidiano, al quotidiano patriarcale, nella sua forma specifica in un mondo nel quale tutto è diventato merce.

Ciò che nel dominio formale occupava la sfera della produzione ora occupa tutta la sfera del vivere.
E, in questo contesto, le subalternità e le differenze devono confrontarsi con un codice , un unico codice totale e totalitario, in cui si stabiliscono ruoli, figure e funzioni e questo vale tanto di più per chi appartiene al genere oppresso.
Il movimento femminista è sintesi della critica alla quotidianità imposta dal patriarcato e di quella al capitale come dominio globale, è rottura con il neoliberismo patriarcale inteso come metabolismo sociale, è movimento di liberazione teso alla libertà di spazi, di tempi, di ricchezza, è un programma sociale di liberazione da questa società, dal mondo delle merci, dai ruoli assegnati, dai compiti assolti per autopromozione personale contro una società che ha realizzato la società patriarcale come seconda natura raggiungendo l’obiettivo di coinvolgere settori del genere oppresso nel processo di mantenere nell’oppressione la stragrande maggioranza degli oppressi/e tutti/e , veicolando una mmistificazione tale per cui un miglioramento personale viene spacciato per un miglioramento generale.
E’ la versione in campo femminile del teorema secondo cui questa sarebbe la società migliore e che comunque non ci sarebbero alternative e magari, per i più scettici e le più scettiche, la situazione in cui siamo immerse sarebbe un dato di fatto, un punto di non ritorno.
Occorre da subito dare espressione sistematica, organizzata, soggettivamente motivata ai principi e agli ideali del movimento femminista che lo stesso ha elaborato in modo diffuso, spontaneo, magari disorganico, ma avendo la chiarezza che la prospettiva è la distruzione, la rimozione di tutti i “ruoli sociali”, l’abolizione di tutte le classi e che la liberazione è il passaggio per la libertà.
Oggi per il movimento femminista è nodale riconoscere ed organizzare le proprie ragioni.
Oggi il neoliberismo e il patriarcato così come si è realizzato in questa stagione tendono ad affermarsi come seconda natura e pertanto portano alla morte in tutta la società, socializzano la morte nelle relazioni sociali, sentimentali e affettive.

Mai come oggi è importante una pratica storica, cosciente, organizzata della liberazione di noi tutte come conquista di una vita mai vissuta. Se non avessimo lottato in questi anni collettivamente e singolarmente, non avremmo la possibilità di leggere questo percorso, di affermare queste esigenze. Il movimento femminista è stato ed è un’allusione potente ad un’altra vita e la consapevolezza dei suoi limiti e del voluto stravolgimento da parte di alcune non rimuovono le sue potenzialità .
Oggi è necessario aprire il dibattito per definire i percorsi di liberazione e le gambe con  cui possono camminare, magari attraverso una rete soggettiva, coordinata e coerente, con la comprensione dei ruoli e della collocazione e rifiutando una sorellanza fittizia, falsa, formale e fuorviante.
Il movimento femminista in questo senso si misura con le contraddizioni prodotte dalla sua storia ma perché questa non diventi, ora e qui, la storia del patriarcato si deve riannodare ai bisogni del “genere” e alla sua aspettativa e al suo anelito di libertà.

 

Trasmissione del 20/05/2015 "Dal '68 alla<buona scuola>"

Data di trasmissione
Durata 1h 11m 2s
Puntata del 20/05/2015

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/05/21/podcast-della-trasmissione-del-20052015/

 

” La mancanza di Tutto, mi impedì di sentire la mancanza delle cose minori.Fosse stato lo scardinarsi di un mondo o l’estinguersi del sole, nulla era così importante da farmi alzare il capo,dal lavoro,per curiosità.” Emily Dickinson, Silenzi

 “ Dal ’68 alla <buona scuola>”

“La scuola è un nodo politico/Il salto della scocca/Selezione di classe, di genere, di razza….”

 

Immagine rimossa.

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La Parentesi del 20/05/2015 "Il salto della scocca"

Data di trasmissione
Durata 5m 29s
http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/05/21/la-parentesi-di-elisabetta-del-20052015/ Il salto della scocca”

Immagine rimossa.

Per noi femministe il privato è politico ed ancora di più non si può distinguere il politico dal sociale. La libertà e la giustizia sociale sono legate in maniera assoluta e questo vale tanto di più oggi nella stagione neoliberista che ha posto sotto il dominio del capitale tutta la società ed ha elevato il mercato a natura mercificando la vita in tutti i suoi aspetti.
Oggi come non mai va messo al primo posto l’antagonismo in tutte le sue forme perché costituisce l’affermazione della libertà.
Il femminismo non è stata una scoperta dei/delle socialdemocratici/che, ma un’affermazione della lotta di genere nel momento che ha fatta sua la consapevolezza che la lotta di classe è produttrice di ogni trasformazione dell’orizzonte sociale.
Pertanto ha promosso un’innovazione della politica, profonda e a tutto campo. L’impegno femminista si è presentato come un insieme di connessioni linguistiche, ma partecipe di un’unica sintassi : la sconfitta del patriarcato e della società divisa in classi.
Oggi sappiamo che questo processo è stato interrotto ed è bloccato dalla pesantezza della scelta neoliberista e della conseguente così detta crisi, che non è casuale o non prevista, ma ne è un’articolazione fondante, e dalla convergente pressione delle patriarche. Tramite loro il femminismo è divenuto oggetto di appropriazione da parte del capitalismo e dello Stato.
Da qui il problema di come si possano definire e formare concretamente nuove pratiche di militanza femminista recuperando la polifonia di voci ma anche l’unità di intenti, chiarendo, quindi, chi sta da una parte e chi sta dall’altra.
Costruire un nuovo lessico, estendere e distendere in maniera piena le istanze di rottura che il movimento femminista costruisce contro l’ordine patriarcale e, come gli operai in fabbrica, sabotare la catena con il salto della scocca.
La necessità è spezzare la catena di riproduzione del pensiero e della pratica patriarcale e neoliberista.
E’ necessario sabotare la meritocrazia, la gerarchia, la disciplina, il controllo, le guerre umanitarie, la chiusura delle frontiere, la legalità…… opponendo differenza, singolarità, autorganizzazione, libertà, autorealizzazione, ricerca della felicità, quindi dare vita alla vita attraverso uno sciame di resistenze e di ribellioni in ogni istante della nostra quotidianità…sul posto di lavoro…a scuola…per la strada… negli uffici o nei negozi….negli stadi o nelle case… costruire un tessuto di disobbedienza e rifiutando di vivere alienate dalla nostra identità, di essere fantasmi di noi stesse.
Non cerchiamo fughe, paradisi lontani o comunità protette, non servirebbe a niente, noi siamo qui nel ventre della bestia, nel centro del neoliberismo ed è qui nel mondo occidentale che dobbiamo trovare la forza, la voglia, la capacità di opporci.
Il femminismo è una molteplicità di singolarità che si presenta come motore attivo del processo di libertà per noi e per tutti e per tutte.
Non c’è più spazio per confondere partecipazione, quote rosa, emancipazione, ragion pratiche, realismo con la resistenza, la ribellione, la ragione rivoluzionaria.
Il patriarcato investe la totalità dei rapporti sociali, dunque è costruzione delle relazioni sociali nel tempo e nello spazio, è dominio sulla vita, è riproduzione in ogni segmento dell’esistente e a fianco al tradizionale disciplinamento ha posto un sempre più invasivo controllo attraverso addirittura la produzione di soggettività a lui utili. Questo è il ruolo delle patriarche, delle socialdemocratiche.
Il presente accomuna difensori e detrattori delle quote rosa, così come americani e integralisti islamici. Gli uni e gli altri rinserrano la totalità della vita dentro il potere e consegnano allo stesso le chiavi di questo mondo ridotto a sistema.
Oggi la scommessa è la libertà ed essa è lavoro vivo, produzione di soggettività, è lì alla nostra portata come l’hanno creata la lotta femminista e le lotte antagoniste. E’ ricomposizione delle passioni delle singolarità, è manifestazione e realizzazione del desiderio. E le gambe con cui può camminare sono quelle del femminismo materialista che parte dal considerare la nostra condizione esistenziale non come innata, ma come prodotto sociale.
Noi viviamo nella solitudine, nella miseria, nella paura non perché sia un dato naturale, ma perché con la violenza fisica e con quella del pensiero siamo state ridotte a questa condizione che è comune a gran parte dell’umanità. Solo che a noi si aggiunge l’ulteriore giogo dell’oppressione di genere.
La libertà è un’esigenza, è l’unica strada percorribile e non è entità metafisica, ma potenza materiale.