Ascolta lo streaming di Radio Onda Rossa !

femminismo

Trasmissione del 13/05/2015 "Simboli, significati, lotte/A Giorgiana, la rivoluzione sarà di maggio e porterà il tuo nome"

Data di trasmissione
Durata 59m 56s

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/05/14/podcast-della-trasmissione-del-13052015/

Immagine rimossa.“I Nomi delle Cose” Puntata del 13/05/2015  “ Simboli, significati, lotte”

“…..l’ipocrita ha due lacrime: una per farsi bello un’altra per lavarsi le mani
i sordi non sentono le loro stesse urla non ci riusciranno neanche domani.
Nel frattempo, se vuoi, c’è questo ombrello tienilo finché non senti caldo,
che arriva la primavera./” Simboli, significati, lotte/Per Giorgiana e per noi/ La nostra storia e la nostra memoria/L’illegalità delle lotte fonte del diritto”

 

Trasmissione del 6/05/2015 "Nel nome della madre"

Data di trasmissione
Durata 57m 58s
Immagine rimossa.“I Nomi delle Cose” Puntata del 6/05/2015  “ Nel nome della madre”

” I borghes* sono buon*, mangiamoceli! / Compassione, pietà, ribrezzo, odio di classe…/ Nel nome della madre”

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/05/08/podcast-della-trasmissione-del-6052015/

“Nel nome della madre “

Toya Graham è il nome di una madre che durante le manifestazioni a Baltimora di cui tutte siamo a conoscenza, ha riconosciuto il figlio nei riots ed è scesa di corsa in strada, lo ha preso a ceffoni e lo ha trascinato per le orecchie a casa. Queste immagini hanno fatto il giro del mondo e sono state osannate a più non posso non solo dai media mainstream di tutte le colorazioni possibili, ma anche dalle prefiche della non violenza e dalle vestali della legalità del femminismo para-istituzionale ( che non sappiamo perché continuiamo a chiamare femminismo), chiarendo una volta per tutte, se ce ne fosse ancora bisogno, che per tutti/e queste soggette/i la violenza è qualcosa che viene tirata in ballo solo per condannare gli oppressi e le oppresse, mentre non viene nominata quando ad esercitarla è il sistema di potere, cosa che fa quotidianamente e in ogni istante della nostra vita. Nascondendosi dietro il paravento della non violenza portano avanti un appoggio sistematico alle politiche neoliberiste e si fanno sponsor di questa società che esplica una violenza inaudita a tutti i livelli e su tutti i fronti e strumentalizzando la vicenda di Toya Graham si scagliano contro la rabbia espressa dalla manifestazione NoExpo di Milano auspicando che ci siano più donne così e, in generale più persone così.

Ci chiediamo se le madri dei partigiani e delle partigiane avessero dovuto andare a prenderli e trascinarli a casa per le orecchie, facendo tra l’altro un’opera di delazione rendendoli pubblicamente riconoscibili e, chissà, se le madri delle combattenti del Rojava sono andate a prenderle per le orecchie e le hanno riportate a più miti consigli.
Fortunatamente ci sono stati articoli di donne e di collettivi femministi che hanno fatto discorsi completamente diversi e hanno analizzato la lettura distorta e mistificante che è stata portata avanti sulla storia della madre di Baltimora dato che lei stessa ha dichiarato di aver portato via il figlio perché non voleva vederlo ucciso dalla polizia.
Ma a noi sono venute in mente una serie di considerazioni sulla “madre”.
Non stiamo parlando della capacità fisica di mettere al mondo un essere umano, bensì del ruolo sociale che la figura della madre incarna.
Si, perché quello di madre è un vero e proprio ruolo sociale, la madre è catena di trasmissione dei valori dominanti, questo è quello che il potere patriarcale vuole da lei.
Nella famiglia capitalista mononucleare, i ruoli sono molto specifici e determinati: il padre rappresenta l’autorità, specchio della gerarchia di genere e di classe nella società, e media il rapporto tra il figlio/a e la società tutta, la madre è lo strumento che deve introiettare nei figli/e la scala dei valori vincente sia al femminile che al maschile. Non dimentichiamo, infatti, che le madri allevano anche i figli maschi. E la riuscita di questo lavoro di costruzione viene verificata nel rapporto con l’autorità paterna e quindi con la società.
Nell’attuale fase neoliberista, anche se c’è un tentativo molto forte di ricostituire le gerarchie classiche dell’autoritarismo a tutti i livelli, la differenziazione tra ruolo materno e paterno è più labile, le famiglie sono spesso monogenitoriali e spesso questo unico genitore è la madre che somma in sé quindi il compito di essere catena di trasmissione dei valori dominanti e mediatrice dei rapporti del figlio/a con la società.
E’ in questo senso che la madre di Baltimora percorre le strade più classiche del ruolo a lei assegnato: far rientrare il figlio nei ranghi che sono poi quelli imposti dalla scala valoriale dominante, ribadire la sua autorità contro ogni possibile tentativo di autodeterminazione anche a scapito della tutela del figlio stesso che in questo modo viene dato in pasto all’opinione pubblica e viene annullato come soggettività autonoma.
Ci vengono in mente le madri che denunciano per il “loro bene” i figli che si drogano o le figlie che si prostituiscono consegnandoli alla così detta legge e dandoli in pasto alla pubblica condanna. La violenza che è insita in queste azioni è senza confini.
Questi comportamenti “materni” sono così introiettati a tutti i livelli sociali dalle donne stesse da diventare nel comune sentire caratteristiche materne ed essere confusi con l’attenzione e l’affetto nei confronti della prole, addirittura dalla prole stessa che si aspetta che la madre li rimproveri e li faccia rientrare nei ranghi.
Allora, proprio perché questi valori sono così fortemente introiettati tanto da diventare assunzione inconscia cerchiamo di uccidere la madre che è in ognuna di noi.

Le coordinamente

La Parentesi del 6/05/2015"Compassione, pietà, ribrezzo, odio di classe..."

Data di trasmissione
Durata 4m 25s

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/05/07/la-parentesi-di-elisabetta-del-6052015/

La Parentesi di Elisabetta del 6/05/2015
 

 

Immagine rimossa.

Ragazzi e ragazze “perbene” cancellano la scritta CARLO VIVE dai muri di Milano segnando una delle pagine più vergognose nella storia di questo paese.

“Compassione, pietà, ribrezzo, odio di classe….”

Il primo maggio, sugli schermi televisivi, in ogni canale possibile, sono passate le immagini dell’inaugurazione dell’ Expò 2015 a Milano. Te le trovavi davanti dovunque, anche se cercavi semplicemente le previsioni del tempo. Non c’era scampo.

Vedere quelle immagini ed essere colta da una stretta allo stomaco è stato tutt’uno.

Ho avuto pietà per quelle bambine e quei bambini che cantavano l’inno di Mameli con una mano sul cuore, gettate/i in pasto alla propaganda da genitori  senza scrupoli, al servizio di chi sta costruendo  per loro un futuro di miseria.

Ho avuto compassione, mista a conati di vomito, per quei lavoratori in fila con la bandiera italiana piegata in mano, con il casco e la pettorina da cantiere…un anziano…una donna…un nero…un nepalese…rappresentanti ognuno di una modalità specifica di oppressione e sfruttamento accomunata da quella del lavoro. Servi felici? Schiavi rassegnati? Sciocchi strumentalizzati? Non so, ma una cosa è certa: erano l’incarnazione di un asservimento volontario che è tradimento della propria classe, del proprio genere, della propria razza, intese come categorie politiche e non certo naturali.

Vergogna e rabbia per loro, ribrezzo per tutte le immagini del potere che si susseguivano all’ingresso, in platea, sul palco…magistrati…politici…poliziotti..prelati…presidenti…giornalisti..deputati…industriali…personalità straniere… penose manifestazioni canore….. una sagra di paese per la santificazione delle multinazionali e un inno all’arroganza della borghesia.

Al centro di tutto, l’ “albero della vita”, simbolo ipocrita dell’altrettanto ipocrita titolazione dell’Expò ”Nutrire il pianeta” che altro non sta a significare se non distruzione, rapina, predazione delle risorse umane e naturali, guerre neocoloniali, sfruttamento, militarizzazione…uno scenario di morte in cui si muovevano scheletri con l’ermellino come nella Camera dei Lord de “La classe dirigente”.

La vita vera stava altrove,  era fuori, nelle strade di Milano, in tutte quelle e in tutti quelli che non accettano, che non ci stanno, che vogliono riprendersi tutto…le case..le strade..le scuole..gli ospedali..i tempi e i modi della vita e del desiderio.

Milano il primo maggio era divisa in due: la morte abitava dentro l’Expò, la vita stava fuori e troverà mille e mille modi di manifestarsi e di dimostrarlo ancora anche contro quei fantasmi, quella parvenza di umani che sono usciti dalle tane quando la manifestazione è finita e si sono messi a ”pulire Milano”.

Mi hanno ricordato la marcia dei colletti bianchi della Fiat nel 1980 e, allo stesso tempo, la maggioranza silenziosa, perbenista e reazionaria che ha mandato al potere il fascismo negli anni venti.  La sintesi tra  politicamente corretto e ipocrisia della socialdemocrazia riformista con i valori neoliberisti ha prodotto ombre di esseri umani che hanno perso qualsiasi dignità e consapevolezza e che si beano di una schiavitù volontaria. Pulite, pulite, pulite bene, togliete le tracce dei migranti affogati, dei cie, dei lavoratori caduti dalle impalcature, di chi dorme sotto i ponti, di chi non ha casa, pulite come pulivate le tracce dei campi di concentramento, pulite come quando denunciavate i partigiani…continuate a pulire bene, forse i padroni del mondo vi getteranno qualche osso spolpato come ricompensa.

 

Trasmissione del 29/04/2015 "Nutrire le multinazionali e distruggere il pianeta"

Data di trasmissione
Durata 1h 3m 2s

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/05/03/podcast-della-trasmissione-del-29042015/

Puntata del 29/04/2015  “ Nutrire le multinazionali e distruggere il pianeta”

Immagine rimossa.

fotomontaggio: l’albero della vita a piazzale Loreto

 La vittoria del Vietnam/Marte a* marzian*/ Yankee go home!/ Il primo maggio e l’Expò: dall’arroganza del neoliberismo alla fascistizzazione dello Stato/Nutrire le multinazionali e distruggere il pianeta strumentalizzandotutto lo strumentalizzabile/Quell* che non hanno il genere, ma hanno la classe/Il calendario è bugiardo”

“I fili e le fila”   Immagine rimossa.        

Tre fili si intrecciano nello scenario dell’Expò 2015

-L’idea di esposizione universale. Che cos’è un’esposizione universale? non è altro che l’esaltazione della nazione in cui si svolge l’evento: in questo si coniugano due aspetti che caratterizzano questa società: il principio fascista della grandezza della patria e della sua immagine all’estero a cui tutti/e devono collaborare ( infatti è tutto un tagliare nastri e convocare  conferenze stampa)  e l’arroganza della borghesia  in un periodo vincente come questo neoliberista. Non è un caso che le esposizioni universali siano nate nella stagione della rivoluzione industriale. Da una parte quelle di questi anni sono epigoni di una modalità di propaganda ormai superata, dall’altra però ribadiscono una stagione di predominio forte, quello delle multinazionali e dell’iper-borghesia;

-la nuova dimensione del lavoro che il neoliberismo ha imposto per cui ha la sfrontatezza di aprire l’Expò 2015 a Milano il primo maggio quasi a dichiarare finita qualsiasi possibilità di rivendicazione di lotta di classe. Sono emblematiche le modalità con cui sono stati chiamati al lavoro tutti gli strati di addetti/e: dai/dalle giovani che dovrebbero lavorare gratis solo per la possibilità di mettere la partecipazione in curriculum, agli operai che muoiono per condizioni, modi,tempi, turni ottocenteschi, alla chiamata alle armi dei lavoratori e delle lavoratrici dei servizi pubblici come quello dei trasporti del Comune di Milano, entrati/e in sciopero il 30 aprile proprio per protestare contro il superlavoro che  dovrebbero sobbarcarsi senza neppure il riconoscimento dello straordinario o del turno festivo e che quindi  dovrebbero regalare durante il periodo dell’expò……..d’altra parte  non è altro che ” Il principio che l’organizzazione sindacale non deve basarsi sul criterio dell’irriducibile contrasto di interessi tra industriali e operai, ma ispirarsi alla necessità di stringere sempre più cordiali rapporti tra i singoli datori di lavoro e lavoratori e fra le loro organizzazioni sindacali…” (Patto di Palazzo Chigi tra Confindustria e Confederazione Generale  delle Corporazioni fasciste-21 dicembre 1923)

Le caratteristiche fasciste proprie del neoliberismo sono evidenti anche in quello che sta succedendo in parlamento: il governo Renzi emanazione diretta delle multinazionali anglo-americane, ha posto la fiducia sulla legge elettorale, un altro passo importante verso uno Stato autoritario.

-la strumentalizzazione delle oppressioni attuate dal neoliberismo e della sua stessa politica di rapina.  Sul fronte interno i territori vengono devastati, vengono programmati accordi economici e trattati di così detto libero scambio, come quello  del TTIP con gli USA, che decreteranno la fine di ogni autonomia dei governi nazionali in qualsiasi ambito economico, agroalimentare compreso, e sul fronte esterno il neocolonialismo attua una rapina sistematica di risorse, ricchezze, territori e esseri umani.. e, in questo panorama devastante, sotto gli occhi di tutti e tutte,  l’ Expò ha la faccia tosta di titolarsi  “Nutrire il pianeta”. La borghesia imperialista transnazionale, con i governatorati locali, compreso quello italiano, affama, distrugge, inquina, devasta ,uccide su scala industriale però  si pone come faro di civiltà strumentalizzando direttamente le oppressioni e le violenze che esercita e parlando impunemente di antirazzismo, guerre umanitarie, diritti umani, sicurezza sul lavoro, femminicidi, antifascismo, differenze sessuali…..

Anche la nostra oppressione di genere diventa così perpetuazione del dominio.
La femminilizzazione del lavoro non è altro che la trasposizione della modalità del lavoro di cura a tutto il mondo del lavoro, il nostro asservimento deve diventare la modalità del lavoro per tutti . Noi veniamo chiamate direttamente a partecipare alla nostra strumentalizzazione, oppressione, impoverimento e  a ribadire noi stesse qual’ è il ruolo che ci dovrebbe competere all’interno della nazione e della patria.

E così all’interno dell’Expò c’è “WE-Women” chiaramente rigorosamente in inglese, tanto per ribadire una sudditanza se mai ce ne fosse bisogno, e poi WOMEN FOR WATER e poi il Casato Petronilla e il Filo della Rosa e le ricette per la vita……siete spaventate? Suvvia, allora proprio non avete capito qual è il vostro ruolo!

Viene ribadito ed enfatizzato il rapporto donna-nutrimento-terra, memoria e donne attraverso il racconto delle nonne e il recupero della tradizione, concetto alquanto fascista che vede la donna come depositaria dei valori sacri della patria che legano con un filo ROSA la tradizione alla nuova donna imprenditrice.

Si punta molto alla figura della donna che si deve occupare del terzo mondo, nel solco del politicamente corretto che con i principi fascisti forma una miscela esplosiva, dello sviluppo sostenibile proprio in quanto depositaria del femminile e, quindi, più sensibile ai problemi quali salute, nutrimento e cura degli altri. Viene ribadito continuamente che noi avremmo un’innata predisposizione per la cura. Paura eh!? Chiaramente siamo debitrici di tutte queste illuminanti posizioni soprattutto a Federica Mogherini e a Marta Dassù, due esemplari tipo di patriarche. La prima viene dalla Sinistra Giovanile dei DS, come responsabile nazionale Esteri e relazioni internazionali nella segreteria di Piero Fassino ha seguito in particolare i dossier relativi all’Iraq, all’Afghanistan e al Medio Oriente….E’ stata eletta deputata nel 2008 nella lista PD, è stata rieletta nel 2013 alla Camera senza passare per le primarie e il 1 agosto 2014 è stata eletta presidente della delegazione parlamentare presso l’assemblea parlamentare della NATO, prima donna nella storia a ricoprire questo incarico. E’ stata vicepresidente della Fondazione Italia-Usa. E’ stata ministro degli Esteri nel primo esecutivo Renzi. Ora è Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri e la politica  di sicurezza.

Marta Dassù è stata consigliere per la politica estera del presidente del  Consiglio dei ministri nel governo D’Alema I, D’Alema II, e nel governo Amato II….fa parte del Comitato scientifico di Confindustria ed è componente della Fondazione Italia-Usa…..è nominata dal governo Renzi nel C.d.A. di Finmeccanica.

Le patriarche sono la nuova frontiera dell’oppressione di genere, sono quelle che in cambio della propria promozione individuale, stravolgendo e strumentalizzando significati ed obiettivi dell’emancipazione si mettono al servizio dell’oppressione patriarcale e neoliberista, vendendo la propria collocazione di genere e perpetuando l’asservimento della stragrande maggioranza delle altre donne.

Come femministe tirare le fila di questi discorsi ci chiarisce una volta di più che nessuna lettura di genere può essere scissa da quella di classe e che non ci sono zone neutre o impensabili posizioni al di sopra delle parti, o si sta dentro all’EXPO’ o si sta fuori nelle strade che lo combattono.

 

Le coordinamente /Coordinamenta femminista e lesbica

Quell* che non hanno il genere, ma hanno la classe del 29/04/2015 "Il calendario è bugiardo"

Data di trasmissione
Durata 2m 17s

Da “I Nomi delle Cose” del 29/03/2015

Quell* che non hanno il genere, ma hanno la classe,la rubrica di Denis ogni ultimo mercoledì del mese

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/04/30/il-calendario-e-bugiardo/

“Il calendario è bugiardo”

Sveglia. In realtà no, non la sento mai. Allungo la mia mano destra verso il telefono, dove mi chiamano per tentare ancora di spillarmi soldi che non ho. Vado a passo spedito in cucina. Nel frigo c’è ancora un sacco di merda, che è quello che uno mangia per vivere, quando deve badare a spese. Apro le persiane, e quelle mi salutano con una brezza leggera e uno sguardo sul mondo. Da quando è arrivata la cementificazione il verde s’è fatto timido: una volta c’era un campetto in terra battuta che già a febbraio si ricopriva quasi interamente di margherite. Ora, senza rami, fuori da questa finestra un uccellino canta sopra un’antenna parabolica. Mi giro per andare a prendere un libro e una persona scende nervosamente le scale. Non ho bisogno di guardarla per saperlo, conosco bene il rumore degli scalini delle case popolari quando li calpesti in fretta. Respiro. Servirebbe una memoria storica per ricordarsi di cosa sia una memoria storica. Un numero imprecisato di esseri viventi muoiono per finire nel piatto o nello sfruttamento altrui. I bambini sono costretti a giocare in parchi giochi per paranoici, molto sicuri e molto noiosi. I poliziotti perlustrano, i giudici sentenziano, i giornalisti scrivono molte idiozie. Il calendario è bugiardo. Oggi non mi sento libero per niente.

Denis/Frantic

http://effettofarfalla.noblogs.org/2015/04/25/il-calendario-e-bugiardo/

A proposito di me

Immagine rimossa.

Sono uno che tra aranciata e coca cola sceglie il chinotto, tra uomini e donne cerca tutte le sfumature possibili, tra DC e Marvel ovviamente opta per la seconda e tra fascismo e stalinismo cambia domanda: potrei essere a occhio e croce il figlio illegittimo di un threesome fra Kropotkin, Mario Mieli e Angela Davis. Tra apollineo e dionisiaco propendo per sticazzi.

Mangio pane e diplomazia, il problema è che ho il metabolismo veloce. Sono sempre in ritardo. Cucino una merda. Ho la memoria fallace. Tra i miei più spiccati talenti si annoverano ansia, perfezionismo, manie ossessivo-compulsive, innate abilità di polemica e un’evidente inettitudine al vivere. Prendo tutto molto sul serio, spesso anche per il culo. Ma sotto uno strato di croccanti cereali, si nasconde un tenero iconoclasta col cazzo piccolo e il cuore grande.

Volevo essere un cyborg e madre natura mi ha accontentato secondo le sue possibilità, dandomi un approccio al mondo che ogni tanto porta gli altri a domandarsi se sono autistico. Altrove non s’è prodigata, ma ci sto arrivando io, rimediando con i dovuti upgrade. Ho una lib(r)ido vivace. Coltivo stranezze, agogno conoscenza; colleziono lipidi, disagi e inutili momenti di gloria. Capita talvolta che io riceva dei complimenti. Sono molto grato alle dolci parole che mi carezzano l’ego, ma nel grandioso disegno celeste non rappresento nient’altro che un primate mediocre in un universo eccitante, e per di più abito pure presso un indirizzo che per i corrieri non esiste.

La mia batteria viene ricaricata dai gatti, la solitudine, i succhi di frutta, la solidarietà degli oppressi, i miei hobby e le giornate soleggiate e ventose. Smantello l’esistente armato di penna, con tanto amore e altrettanto vetriolo; a mia discolpa posso dire che avevo poche alternative visto che non ho un sostanzioso conto in banca né la prestanza fisica per spaccare vetrine. Sono anni che quando dico la mia età non mi crede nessuno, ma solo finché non mi guarda in faccia: a quel punto di anni me ne danno anche meno.

Obiettivi esistenziali: diventare un fisico teorico e un autore pubblicato di poesia, narrativa e saggistica, in particolare divulgazione scientifica; tra le altre cose, vorrei essere un umano e un biscotto migliore. Un giorno sarò un adulto produttivo, affidabile e responsabile. Ehi, sto scherzando! Quella è roba da reazionari.

Sono parte del collettivo Intersezioni e  mi impegno in altri progetti che non riesco a seguire quanto vorrei.  Ogni ultimo mercoledì del mese curo la rubrica “Quell* che non hanno il genere, ma hanno la classe” su Radio Ondarossa, all’interno della trasmissione “I nomi delle cose” tenuta dalle compagne della Coordinamenta.

skype: implosionespontanea
jabber/email: frantic@hacari.org
GPG key-ID: 0xCFBB8507

 

Trasmissione del 22/04/2015 "Ri-Conosci il fascismo/ Continua a R-Esistere"

Data di trasmissione
Durata 58m 31s

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/04/26/podcast-della-trasmissione-del-22042015/

 

Puntata del 22/04/2015 “ Ri-Conosci il fascismo/Continua a R-Esistere”

 Omaggio alle donne che resistono/Fascismo di ieri, fascismo di oggi/Mercanti di morte/Colloquio con Ilenia Rossini”

Immagine rimossa. Mika-MicaelaEtchebéhère

Immagine rimossa. Carla Capponi

Immagine rimossa. Annamaria Ludmann

Immagine rimossa. Maria Soledad Rosas-Sole

Immagine rimossa. Diana Blefari

Stralci da:

“Poche feroci”e “nuove streghe”. Le donne, la violenza agita, la Resistenza.

di Ilenia Rossini /Roma aprile 2014 (Introduzione al libro “Un fiore che non muore” RedStarPress,2014)

“…In molti di questi frammenti, tuttavia, si sente-pesante come un macigno-il peso più o meno esplicito della parola “anche”. Ci sono gli uomini, i valorosi e coraggiosi combattenti e accanto a loro  ci sono anche le donne.(….) Gli uomini, dunque, sarebbero stati la Resistenza, mentre le donne vi avrebbero “contribuito”: ma “contribuire”  non è sinonimo di “essere parte”, è più che altro un’azione di supporto, una convergenza momentanea e parallela alla lotta armata. Il contributo femminile non viene considerato un fattore fondamentale per lo sviluppo stesso della lotta resistenziale: ma perché?

La risposta a questo interrogativo tocca un nodo culturale di fondamentale importanza: la supposta incompatibilità delle donne con la guerra, che trova la sua origine nella contrapposizione tra la possibilità di dare la vita e quella di toglierla(…)

La difficoltà nell’affrontare il rapporto tra donne e violenza agita è presente anche nella maggior parte delle analisi e delle opinioni sull’esperienza femminile in organizzazioni rivoluzionarie che scelsero la lotta armata, in particolar modo degli anni ’70 e ’80. Una presenza che stupisce l’opinione pubblica, ogni volta sorpresa  nel constatare che tra i “terroristi”-uso questo termine per fedeltà alle opinioni correnti, pur rifiutando che la categoria di “terrorismo” si possa applicare alle formazioni armate di sinistra degli anni ’70 e ’80- “c’era una donna”: si notava così che anche le donne fanno la lotta armata….”

La Parentesi del 22/04/2015 "Mercanti di morte"

Data di trasmissione
Durata 7m 33s
http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/04/23/la-parentesi-di-elisabetta-del-22042015/

 

“Mercanti di morte”

Immagine rimossa. Come al solito e come sempre, quando succede una tragedia più grande di quelle che quotidianamente attraversano il nostro presente, allora tante e tanti si sbracciano in cordoglio peloso, lacrime istituzionali, interesse simulato e strumentale. Un barcone stipato di migranti si è rovesciato nel mediterraneo due giorni fa, il bilancio dei morti/e è pesante, ma fa effetto perché sono morti tutti/e in una volta…si sa il numero fa notizia, ma ne muoiono quotidianamente in quantità minore e passano così in un silenzio noncurante.

“Una tragedia immensa”(Enrico Letta, Pd, presidente del consiglio, tragedia di Lampedusa del 3 ottobre 2013)

“Provo vergogna e orrore; è necessario rivedere le leggi anti-accoglienza” (Giorgio Napolitano,Pd, presidente della repubblica, tragedia di Lampedusa del 3 ottobre 2013 )

“…L’escalation dei viaggi della morte è il segno che siamo in presenza di un’organizzazione criminale che sta facendo tanti soldi e rovinando tante vite. Il nostro Paese non può consentire che si faccia commercio di vite umane e noi li prenderemo. Questo chiediamo alla comunità internazionale”…..“Anche oggi un’operazione delle forze di polizia e dell’ordine italiane ha portato all’arresto di altre 24 persone, siamo a 1.002 in totale” ( Matteo Renzi, Pd, presidente del consiglio, sul ribaltamento del barcone del 19 aprile 2015.)

Queste dichiarazioni sono assolutamente intercambiabili nel tempo e nello spazio politico e non perché destra e sinistra non esistano più, esistono eccome!, ma perché mentre la destra tradizionale ribadisce concetti che sono sempre stati suoi, la socialdemocrazia, PD in testa, è diventata destra moderna facendosi sponsor del credo neoliberista.

A margine è interessante notare la dichiarazione di Laura Boldrini,Sel, presidente della camera, che, alla dichiarazione di Angelino Alfano che sarebbe necessario bombardare le imbarcazioni degli scafisti, risponde ”ma come facciamo a sapere quali sono le imbarcazioni giuste?”: Il problema non è quindi un’affermazione come quella di Alfano priva di qualsiasi scrupolo, bensì come metterla in atto. D’altra parte cosa aspettarsi da una patriarca, questo è il suo ruolo, questo è il punto di arrivo di una carriera fatta proprio nell’ambito della strumentalizzazione occidentale delle guerre umanitarie, questo è il motivo per cui è stata messa dove sta.

La colpa delle stragi in mare sarebbe, quindi, delle modalità con cui i migranti arrivano qui da noi, delle situazioni locali nei paesi del terzo mondo che non impediscono gli imbarchi, delle politiche europee che non aiutano l’Italia, delle leggi italiane non adeguate, dell’insufficienza delle strutture poliziesche, militari e di controllo, della carenza di strutture umanitarie di soccorso, ma, soprattutto, la colpa sarebbe degli scafisti, chiamati mercanti di morte, che lucrano sulla tratta degli esseri umani.

Si, la colpa è dei mercanti di morte, ma i mercanti di morte sono i paesi occidentali.

Le cause vere dei flussi di migrazione e le responsabilità vere vengono oscurate, negate, sepolte, sono sotto gli occhi di tutte e tutti ma non vengono nominate. Le politiche neocoloniali di aggressione ai paesi del terzo mondo, la destabilizzazione di intere nazioni, aree geografiche e territoriali da parte delle potenze occidentali, la strategia adottata dall’occidente neoliberista a guida statunitense che usa strumentalmente le differenze etniche, religiose, culturali in modo tale da ottenere  comunità in lotta fra loro che non permettono unità nazionale, percorsi di liberazione, consapevolezza politica, strategie di affrancamento dall’occidente predatore e colonialista, sembra che non esistano. La condizione del terzo mondo sarebbe frutto dell’incapacità di quei popoli a gestirsi democraticamente.

E intanto vengono distrutte le economie di sussistenza, la piccola proprietà contadina è cancellata dalla voracità delle multinazionali, si sostengono e si armano realtà tribali mettendole le une contro le altre. Si evoca lo spettro del "terrorismo" per ottenere l’effetto di compattare l’occidente  e di avere mano libera per qualsiasi intervento militare e allo stesso tempo si crea, si addestra, si foraggia e si arma l’integralismo islamico.

Le popolazioni che sono costrette ad abbandonare campagne devastate, prima si ammassano in baraccopoli senza identità, in una miseria senza fine, poi cercano una via di scampo verso un occidente che si autopropone ipocritamente come terra promessa, come portatore di civiltà, di diritti umani, di cultura superiore e come paradiso del benessere.

I barconi partono dalle coste libiche, un paese aggredito e smembrato. L’aggressione alla Libia del marzo 2011,  snodo della nascita del neocolonialismo, è stata promossa dalla Francia con il concorso degli Stati Uniti, della Danimarca, della Norvegia, del Regno Unito, del Canada, del Belgio e dell’Italia

L’Italia, a sua imperitura vergogna, ha partecipato in prima fila alla distruzione di quel paese, aggressione assolutamente contraria agli interessi italiani ma  fortemente voluta d’allora presidente della repubblica Giorgio Napolitano e dal Pd, un partito che per la prima volta nella storia italiana non ha fatto gli interessi di frazioni della borghesia nazionale, bensì quelli delle multinazionali anglo-americane.

La responsabilità delle morti in mare, dei migranti affogati/e e dispersi/e, ma anche della loro reclusione nei Cie, della loro vita di stenti e di miseria, è di tutte quelle e tutti quelli che portano avanti, sostengono, appoggiano, naturalizzano nella società il neoliberismo a tutti i livelli, dal politico al quotidiano.  L’unico modo che abbiamo per porre fine a queste tragedie è lottare contro le guerre neocoloniali e contro l’ideologia neoliberista in ogni aspetto della nostra vita, smascherare  i partiti, le organizzazioni, le soggettività, le associazioni, le ong, le onlus…che sono portatori di questa logica perché tutto questo ha dei risvolti importanti anche nel nostro paese: il neoliberismo è un’ideologia fortemente razzista e violenta che mette poveri contro poveri, migranti contro così detti cittadini legittimi…una categoria sociale contro l’altra…uomini contro donne ….e il neocolonialismo è come un’onda nera che si rovescia anche sui popoli occidentali minando alle radici consapevolezza politica, solidarietà, possibilità di liberazione.

I mercanti di morte sono i paesi occidentali, ma non mercanti qualsiasi, sono mercanti all’ingrosso.

Trasmissione del 15/04/2015 " Sui rapporti tra genere e classe"

Data di trasmissione
Durata 1h 2m 35s
Durata 24m 31s
Durata 1h 38m 28s
http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/04/17/podcast-della-trasmissione-del-15042015/ Puntata del 15/04/2015 “Sui rapporti tra genere e classe”

Quali sono i legami tra capitalismo e patriarcato? e tra genere e classe? si tratta di due sistemi distinti? l’uno ha generato l’altro? l’uno è stato assorbito dall’altro? i generi sono delle classi? si può abbattere il dominio maschile? e abolire i generi? come? e la rivoluzione in tutto questo?…………..

Scriveteci e proviamo insieme a rispondere a questi interrogativi…..
Immagine rimossa.

 incendo.noblogs.org sur le rapport entre genres & classes/ Venti di guerra: Hillary Clinton/Dimenticanze?/Resoconto e riflessioni sul dibattito
< il corpo delle donne e l’autodeterminazione> con Luisa Mercanti e
le compagne di Sapienza Clandestina”

La Parentesi del 15/04/2015 "Dimenticanze?"

Data di trasmissione
Durata 6m 3s
http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/04/16/la-parentesi-di-elisabetta-del-15042015/ “Dimenticanze?”

Immagine rimossa. Il Patriarcato  è un tipo di organizzazione sociale  e  familiare in cui, in senso riduttivo, i figli entrano a far parte del gruppo cui appartiene il padre, da cui prendono il nome e i diritti che essi a loro volta trasmettono ai discendenti diretti o prossimi nella linea maschile, in senso espansivo, è un tipo di organizzazione sociale in cui al genere maschile viene riconosciuto un ruolo di comando, di guida e di riferimento in una struttura gerarchizzata e piramidale in cui il femminile ha un ruolo subalterno.

Il sesso, strettamente inteso come fisicità, non avrebbe niente a che fare con il maschile ed il femminile che sono precise costruzioni sociali, ma è successo e succede che questa identificazione  e sovrapposizione sia voluta e strutturata sin dalla nascita. I bambini/e interiorizzano prestissimo il ruolo che  viene loro assegnato dal sociale e identificano se stessi/e con il ruolo sessuato che viene loro destinato in base al sesso biologico. Il ruolo sessuato viene così fatto proprio prima ancora della consapevolezza e della conoscenza del sesso biologico.

 

Ma il Patriarcato non è qualcosa che nasce nella sfera sociologica, psicologica, culturale o metafisica, non vive in un limbo in cui galleggia e non si sa perché ha strutturato così gli uomini e le donne e si diverte a distribuire potere e oppressione, bensì è una precisa forma di organizzazione socio economica che si è riproposta nei secoli perché è stata sempre funzionale  al  modello economico di volta in volta vincente e da ogni modello è stata fatta propria in maniera uguale nei connotati di fondo e in maniera sempre diversa nelle manifestazioni e nelle modalità di messa in pratica.

Il modello economico capitalista ha preteso una estrema caratterizzazione dei compiti assegnati all’uomo e alla donna e all’interno del processo della ridefinizione dei loro compiti produttivi  ha compiuto un salto qualitativo differenziando in maniera molto netta il rapporto sociale e quindi economico e politico di cui questi compiti si fanno portatori.

E’ stata fondamentale la separazione tra la produzione delle merci, di cui l’uomo è diventato soggetto primario e la riproduzione della forza lavoro che è l’ambito assegnato al femminile dalla società del capitale. Risultato di questa separazione, la donna come individuo sociale viene relegata ad un “lavoro non lavoro” che non producendo plusvalore la pone ad di fuori dal circuito dell’accumulazione.

Questo è lo scenario di fondo della configurazione economica capitalista. Dimenticarsi, volutamente o meno, del modello economico in cui siamo inserite, significa non solo non capire i cambiamenti in atto, non solo privarsi degli strumenti per poter percorrere strade  che investono  la nostra liberazione,e, in prospettiva, la libertà di tutt*, ma essere dalla parte del potere e della sua continua riproposizione, potere a cui non sembra vero di perpetuare un dominio che non viene neppure scalfito nella sostanza.

Infatti, lo stadio attuale del capitale, il neoliberismo, ha aggiornato le sue modalità di connessione con il patriarcato. Ha dovuto farlo perché è passata molta acqua sotto i ponti da quando ha organizzato i suoi primi modelli di maschile e femminile. Ci sono state lotte importanti di genere e di classe con cui fare i conti e rispetto alle quali prendere le contromisure. Ora il neoliberismo si lega al modello patriarcale in altro modo. Il modello femminile non è più quello della madre e sposa esemplare che deve riprodurre la specie e ricostituire la forza lavoro, la donna stessa è stata messa al lavoro produttivo, ma non tutte le donne: quelle che servono possono posticipare maternità e interessi personali a un “dopo” quando non saranno più sfruttabili, magari congelando gli ovuli e magari a spese dell’azienda,  le altre, quelle che non servono, sono rigettate nel vecchio ruolo di riproduzione e di cura di una popolazione oppressa sempre più misera e più povera.

Cardine di questa nuova modalità di oppressione sono le Patriarche, quelle che, in cambio della loro promozione sociale e personale, diventano parte integrante del progetto neoliberista e della perpetuazione del dominio portando in dote al potere il lessico e la lettura volutamente stravolta della lotta femminista con il tradimento  della loro collocazione di genere e rigettando tutte le altre donne in una sempre più spietata oppressione, nella precarietà e nella povertà.

Dietro il paravento dell’emancipazione, le Patriarche collaborano attivamente all’affossamento dello stato sociale, all’abbattimento delle garanzie sul lavoro, alla distruzione della scuola e della sanità pubbliche, allo sfruttamento selvaggio delle migranti e dei migranti, ad un controllo serrato e poliziesco di ogni momento della vita, alle guerre neocoloniali….in sostanza  alla creazione di una società ottocentesca, medioevale e nazista.

Per questo dimenticarsi che la lotta di genere è inestricabilmente legata alla lotta di classe non solo è nocivo per la liberazione di noi tutte, ma è una precisa scelta di campo.

 

Trasmissione dell'8/04/2015 "Donne che si difendono, donne che si ribellano"

Data di trasmissione
Durata 1h 0m 53s
Puntata dell’8/04/2015 “Donne che si difendono, donne che si ribellano”

“Dalla parte delle donne che si difendono e si ribellano/Controllo cosciente /Condividiamo i nostri saperi/Il corpo della donna e l’autodeterminazione”

Immagine rimossa.

Scardinamento delle forme – Olga Rozanova

” Ci hanno chiamato streghe. Lesbiche pazze emarginate. Con tutti i nomi disponibili ci hanno ricondotto al confine della comunità, pronti a buttarci giù dalla passerella dei normali. Ci hanno rinominato, ridefinito, creato a immagine e somiglianza delle loro paure e dei loro desideri repressi e innominati.
 
Noi ci siamo riprese i nomi: ci siamo richiamate streghe, per rivendicare il nostro sapere; eretiche, per resuscitare la nostra ribellione; pazze, perché attorno a noi abbiamo riconosciuto altre sognatrici ….. “
Autodifesa femminista Genova.