Corrispondenza con Milena, compagna del Coordinamento delle Assemblee delle Donne di Roma e del Lazio, per raccontare la campagna di riapertura del consultorio di via Casilina e una sistemazione dignitosa degli attuali occupanti della struttura.
Tre settimane fa abbiamo ospitato da questi microfoni il giornalista Nicola Borzi uno dei primi che ha scritto, delle morti per Coronavirus nelle Residenze Sanitarie per Disabili in un articolo intitolato “Coronavirus, nel Bresciano la strage silenziosa delle disabili psichiche” sulla strage di 22 donne internate presso l’Istituto psichiatrico Bassano Cremonesini di Pontevico. Con Nicola Borzi abbiamo approfondito cosa fosse successo dentro l’istituto psichiatrico in che modo era stata affrontata l’emergenza covid, quali le responsabilità. Abbiamo evidenziato i limiti dell’attuale modello di gestione dei corpi che dovrebbe portare a mettere in discussione un intero sistema di strutture segreganti, umilianti della dignità personale, lontanissime da qualsiasi logica di inclusione. Strutture in cui vengono costrette centinaia di persone per abbattere i costi, attraverso metodi e pratiche messe in campo sostanzialmente per far smettere le persone di essere un “fastidio improduttivo”. Torniamo da questi microfoni per continuare a dare spazio all’inchiesta di Nicola Borzi perché nel suo ultimo articolo “Disabili psichici e coronavirus, emergono altre morti taciute” emergono ulteriori decessi nelle strutture psichiatriche: si tratta di 17 persone sulle 325 internate nel Centro Sacro Cuore, una residenza sociosanitaria per disabili psichici a San Colombano al Lambro (Milano) di proprietà della Provincia lombardo-veneta dell’Ordine ospedaliero San Giovanni di Dio – Fatebenefratelli.
L’8 marzo è stato il primo giorno di chiusura in tutta Italia di cinema, teatri, musei, parchi archeologici, archivi e biblioteche per contenere il contagio. Si sono fermati gli alberghi, i B&B, le agenzie di viaggi le guide turistiche, i bus turistici, ristoranti e pubblici esercizi e tutto il relativo indotto.
ll coronavirus ha messo in ginocchio il sistema turistico italiano che da solo vale il 13% del Pil pari ad un valore economico di 232,2 miliardi di euro e il 15% dell'occupazione totale con 3,5 milioni di occupati.
Malgrado sia uno dei pilastri dell’economia precarietà, sommerso, entrate fluttuanti legate alla stagionalità. fotografano le ombre del settore turistico.
Assoturismo Confesercenti stima che tra marzo e aprile siano sfumati 3,3 miliardi.
Stamattina ne parliamo con una compagna che lavora come guida turistica di Roma e un compagno che lavora in un albergo per capire meglio l’impatto della pandemia nel settore e conseguentemente sulla vita di lavoratrici e lavoratori nell’immediato e nel lungo periodo, quali le soluzioni prospettate dal governo ad oggi.
Ma vorremmo parlare anche dell’industria del turismo oggi, con la sua standardizzazione dei desideri, la gentrificazione dei centri storici, il saccheggio ambientale: “il turismo genera i propri luoghi, che adatta ai propri fini […] Per diventare turisticamente compatibile, una realtà deve prima estirpare i modi di vita tradizionali in cui affonda le proprie radici” scrive Rodolphe Christin nel suo libro Turismo di massa e usura del mondo.
Facciamo un aggiornamento sull'emergenza sanitaria covid19 al Selam Palace con una dottoressa che da anni segue medicalmente tutta la palazzina occupata.
Parliamo con una lavoratrice dell'Aviation Services di Fiumicino che esprime preoccupazione per la decisione dell'azienda di non anticipare i soldi per la cassa integrazione obbligatoria dovuta al Corona virus e che porterà lavoratrici e lavoratori a non avere stipendio per chissà quanto tempo.
Dopo 15 giorni di sciopero, nella tarda serata di ieri, è stato firmato l'accordo che salva tutti i posti di lavoro, tutti i lavoratori avranno la turnistica che coinvolgerà tutti i lavoratori e verrà riconosciuto integralmente il CCNL Logistica e Trasporto Merci.
Un compagno del SI Cobas ci illustra i contenuti dell'accordo, una vittoria per i lavoratori in sciopero da diverse settimane e un esempio per le vertenze future
Continua, di fronte allo stabilimento Peroni di Roma, in via Birolli al collatino, il presidio permanente dei facchini che chiedono alla multinazionale proprietaria dello storico marchio il rispetto dei propri diritti e il miglioramento delle condizioni di lavoro. Sabato scorso un corteo in solidarietà con i lavoratori ha attraversato le strade del quartiere, altre iniziative sono in preparazione nei prossimi giorni.