Insieme a una compagna in collegamento telefonico, facciamo il punto sul processo che ha colpito la compagna Rasha Azab e ricordiamo la campagna di solidarietà femminista per supportarla. La sentenza verrà pronunciata il 23 aprile. La lotta continua!
Collegamento con una compagna dal presidio fuori al tribunale di Firenze a seguito degli arresti durante il corteo di sabato. In questo momento di emergenza le priorità delle istituzioni rimangono quelle di sgomberare i luoghi dei compagni e delle compagne, che organizzano lotte territoriali e un altro modo di vivere, e stare insieme.
Fanno il deserto e lo chiamano decoro
Insieme a una compagna in studio, facciamo il punto sul processo che ha colpito la compagna Rasha Azab e lanciamo la campagna di solidarietà femminista per supportarla.
Oggi, sabato 12 marzo, ci sarà la seconda udienza della scrittrice e giornalista Rasha Azab, con le accuse di diffamazione, calunnia e disturbo deliberato nei confronti del regista stupratore Islam Azzazi, come punizione per aver solidarizzato con 6 delle donne che hanno scritto le testimonianze denunciando Islam di abusi sessuali. Grazie alla solidarietà di tante donne con Rasha durante la prima udienza del processo, sia in presenza che sul web, vi chiediamo di partecipare alla campagna di solidarietà online, in concomitanza con l'udienza del processo di oggi, anche per sottolineare la solidarietà femminista come pratica da agire quotidianamente per darci la possibilità come donne e femministe di lottare collettivamente contro i diversi tipi di oppressione e ingiustizie. Useremo l'#la_solidarietà_femminista_non_è_un_crimine#التضامن_النسوي_مش_جريمة per scrivere sia i pericoli in cui incorre Rasha, ma anche per sottolineare la pericolosità di criminalizzare la solidarietà femminista minacciando così la continuità di questo agire per cambiare questo ingiusto presente. Difenderemo il nostro diritto alla solidarietà femminista che abbiamo imparato con il supporto delle altre, coscienti o meno che fosse un agire politico, lo abbiamo attuato, riconoscendolo come una via principale da percorrere collettivamente per fare pressione e cambiare il terrificante presente che viviamo quotidianamente tutte noi donne con le nostre infinite differenze
La Gran Bretagna ha investito bel 31,4 milioni di euro per aiutare i francesi a gestire la frontiera di Calais. Questo ha portato da anni che molti migranti sono bloccati in Francia e non possono muoversi. Dopo lo sgombero dell'enerme tendopoli, era stata occupata una palazzina di 10 piani e altri palazzi in città, sgomberati tutti tranne due. La resistenza e la solidarietà continuano e anche le persone che migrano e che affollano questa importante frontiera.
Ne parliamo con una compagna che si trova a Calais
In corrispondenza con il presidio davanti l'ambasciata messicana in solidarietà alle comunità zapatiste sotto attacco.
L'ambasciata è in via lazzaro spallanzani ed è possibile raggiungere il presidio appena iniziato.
Nella prima corrispondenza raccontiamo la situazione in frontiera, la violenza contro le persone migranti e gli attacchi alla solidarietà.
La seconda voce è quella di Emilio, da ieri ai domiciliari dopo l'arresto avvenuto il 15 settembre per aver partecipato alle lotte contro le frontiere e in solidarietà alle persone che cercano di attraversarle.
Su Emilio pende una richiesta di estradizione dalla Francia e il 29 settembre è prevista l'udienza.
Oltre 70km devastati dagli incendi nella sardegna occidentale, le istituzioni latitano la solidarietà dal basso si fa carico del sostegno agli sfollati, ai contadini e ai pastori che hanno perso tutto.
Esprimere solidarietà nei confronti dei detenuti e delle detenute in lotta? Dichiarare la propria vicinanza coi compagni inquisiti? Denunciare la gestione criminale della pandemia nelle carceri? Atti che si potrebbero dire minimali per ogni coscienza radicale, ma che per la Digos giustificano l’apertura di indagini per oltraggio e istigazione a delinquere. È quanto successo a più riprese ad alcuni compagni e compagne dell’Assemblea permanente contro il carcere e la repressione di Udine e Trieste ai quali gli inquirenti sembrano voler far pesare penalmente ogni parola “che, superando la sterile libertà di indignarsi, rivendichi la libertà di lottare”. Due compagne di Udine e Trieste ci raccontano di questa situazione e del contesto da cui nasce.
Con una compagna dell'assemblea "Parenti, amici e solidali delle persone detenute" inauguriamo un mese di approfondimenti per arrivare a un anno dall'inzio delle rivolte scoppiate nelle galere per ottenere la libertà e salvarsi dal contagio.
Questo primo collegamento ci racconta i prossimi appuntamenti di lotta in città.