Nel redazionale affrontiamo il legame tra Zelensky e il magnate televisivo Israelo-Ucraino Kolomoyskyi ed anche la relazione tra il presidente ucraino, di famiglia ebrea, e i gruppi ultranazionalisti, o dichiaratamente neonazisti, che sono impegnati sul fronte della guerra civile del Donbass dal 2014 tanto finanziati da Kolomoyskyi.
Prima di soffermarci sulla relazione tra Kolomoyskyi e Zelenskyi è opportuno notare che sia gli Stati Uniti che la Russia concordano nell'esprimere un giudizio poco lusinghiero su Kolomoyskyi. Secondo uomo più ricco d'Ucraina, patrimonio netto stimato tra 1,3 e 1,8 miliardi di dollari, ex governatore del Dnipropetrovsk Oblast, e azionista di maggioranza del PrivatGroup--gruppo d'investimento globale che controlla migliaia di società in rami che vanno dalla finanza all'industria dell'acciaio, del petrolio e del gas alle media companies alle società sportive--Kolomoyskyi è stato definito da Vladimir Putin "un truffatore unico" e da Antony Blinken, segretario di Stato USA, "una seria minaccia per il futuro dell'Ucraina."
Il motivo è presto detto: parafrasando Barilla potremmo dire che Dove c'è Kolomoyskyi c'è Truffa. Nel 2016 la PrivatBank, ex-banca commerciale del PrivatGroup, poi nazionalizzata, registrò un buco da 5,5 miliardi di dollari derivato dalla distrazione di fondi destinati a società controllate dagli azionisti stessi della banca. Con quei fondi--rubati ai correntisti--Kolomoyskyi avrebbe acquistato proprietà e società anche negli Stati Uniti, motivo per cui è indagato per frode dal dipartimento della Giustizia ed è persona non grata negli Stati Uniti. Il motivo per cui Putin avrebbe definito Kolomoyskyi un truffatore unico è che avrebbe intascato "miliardi", parole di Putin, da Roman Abramovich senza mai fornigli gli assets per cui era stato pagato. (Tutte queste informazioni e anche la foto qui pubblicata le trovate sulla versione inglese di Wikipedia, con tanto di link ad articoli di approfondimento).
Ma i veri motivi per cui questo losco personaggio--di cui i nostri media parlano poco e nulla--dovrebbe interessarci sono due: 1) come governatore del Dnipropetrovsk Oblast nel 2014-15 Kolomoyskyi finanziò la nascita d diversi gruppi paramilitari di estrema destra, tra cui il Dnipro-1, integrato poi nella polizia ucraina in chiave anti-russa e forse anche il famigerato Battaglione Azov di stanza a Mariupol; 2) Kolomoyskyi sarebbe inoltre--e qui il condizionale è d'obbligo--il mastermind dell'operazione di lancio di Zelensky in politica.
Ma anche se l'idea non dovesse essere propriamente sua non c'è dubbio che la Kvartal 95, la società di produzione televisiva di Zelensky, abbia ricevuto fondi illeciti da Kolomoyskyi durante la campagna elettorale del 2019. Secondo un alleato di Poroshenko, l'ex presidente dell'Ucraina sfidato e battuto da Zelenskyin nel 2019, i fondi sarebbero ammontati alla bellezza di 41 milioni di dollari. Secondo i Pandora Papers, fondi neri sarebbero arrivati a Zelensky tramite una serie di società offshore basate nelle Virgin Islands, Belize e Cipro (Kolomoyskyi ha nazionalità ucraina, israeliana e cipriota). La prova di queste relazioni pericolose viene dal fatto che non appena è stato eletto Zelensky ha nominato due suoi stretti collaboratori collegati alla rete delle società offshore in importanti posti chiave: Ivan Bakanov, già amministratore delegato della Kvartal 95, diventa il capo dei Servizi Segreti, e Serhiy Shefir, già vice direttore di Kvartal, diventa il portavoce ufficiale del presidente.
A questo punto dovrebbe essere chiaro perché Kolomoyskyi è un personaggio chiave: da un lato egli rappresenta l'anello di congiunzione tra la spregiudicata oligarchia ucraina e l'estrema destra paramilitare, che aveva già avuto un ruolo di primo piano nelle proteste di Euromaidan nel 2014 e che si è poi istituzionalizzata con l'integrazione di milizie come il Dnipro-1 e Azov in corpi di polizia ufficiali dello stato ucraino. Dall'altro, essendo ebreo come Zelensky, Kolomoyskyi fornisce un'immagine presentabile all'Ucraina, facendo apparire la motivazione ufficiale dell'invasione russa (la famosa "denazificazione dell'Ucraina") come un puro alibi. Non è un caso che sin dall'inizio del suo World Parliament Tour Zelenskyi abbia cercato in tutti i modi di parlare alla Knesset. E non c'è da stupirsi se in questa operazione--finita piuttosto male--abbia avuto un ruolo anche Kolomoyskyi.
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