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tecnologia

Desmonautica del 25/11/2015 "Una volta per tutte..."

Data di trasmissione
Durata 10m 18s

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/11/26/una-volta-per-tutte-la-tecnologia-non-ci-rende-asociali/

Da “I Nomi delle Cose” del 28/10/2015 “Desmonautica“ la rubrica di Denys ogni ultimo mercoledì del mese.

Una volta per tutte, la tecnologia non ci rende asociali.                              

La tecnologia ci rende asociali. Questo è il ritornello di un mito culturale di questo secolo, proposto e riproposto in forme varie.

Immagini virali da condividere sui social media, nella nostalgia dei famosi bei tempi andati, privi di computer ma densi di genitori severi e pallone sotto casa, che però forse se sono andati così belli non erano. E con esse la considerevole ironia di fondo di accusare la tecnologia di depauperamento sociale non rendendosi conto che senza di essa simili frecciatine incasellate in un flusso di bit non potrebbero nemmeno essere recapitate. Articoli sensazionalisti sul pericolo delle mancanze umane delle nuove generazioni, presunte native digitali. Vignette prodotte in serie con gente al bar o in metropolitana che scrive sulla tastiera, parla al telefono e col vicino di caffè o di sedile. In un impeto di panico morale che si chiede dove andrà a finire l’insostituibile e intoccabile fisicità dei rapporti umani, la tecnologia sarebbe artefice del restringimento e della superficializzazione degli spazi e dei contenuti della socialità e della comunicazione interpersonale.

Questo tipo di rappresentazione è a dir poco capziosa, ma sociologicamente interessante, poiché inquadra a perfezione un malumore condiviso circa i cambiamenti sociali di questa epoca. Disagio che molti definirebbero, a torto, generazionale; e se statisticamente in buona parte potrebbe esserlo, in realtà bisogna osservare che anche una parte non ignorabile di cosiddetti giovani d’oggi custodisce gelosamente l’invidia del ritorno al passato e alle sue certezze. Anche di questo dovrebbero tenere conto questi baldi antimodernisti, quando creano ad hoc generalizzazioni anagrafiche. Coerenti nel loro rigetto dell’attualità, si rifanno a mediocrità con origini tutto fuorché recenti. Sia Platone che Socrate già criticavano la scrittura come forma di impedimento della saggezza: la scrittura avrebbe eliminato il bisogno di memorizzazione tipico dell’oralità, sarebbe potuta essere fraintesa e altre amenità. Entrambi erano, a ben vedere, precursori della lamentela imperitura che accompagna ogni dirompente novità nelle società umane.

Non è mai esistito un tempo in cui, dal nulla, le persone spontaneamente inciampavano in altre persone in luoghi pubblici e per magia davano i natali a mirabili conversazioni filosofiche. In realtà, la gente è sempre uscita di casa per andare a bere in osteria, a leggere i giornali sul treno e relativi esempi di genuina umanità media. Se è vero che gli umani sono animali sociali, è anche vero che sono sociali in modalità e tempi differenti tra loro. Esistono persone introverse, persone con ansia sociale, persone estroverse ma molto timide, persone nello spettro autistico e molte altre persone ancora che esistono da sempre e hanno tutte le ragioni possibili per voler evitare contatti spurii privi di criterio.  Tuttavia, qualcosa in effetti il web l’ha cambiata: ha reso possibile un ampliamento e un elevamento del livello qualitativo della propria rete sociale.

In questa epoca, una persona con accesso a Internet di fatto può accedere a livelli di calore umano e solidarietà a cui potrebbe non avere accesso nella sua rete sociale in carne ed ossa. Nella presunzione di asocialità, non si tiene infatti in considerazione il potenziale plausibile livello indignitoso di chi circonda il cosiddetto asociale. Non è chiaro per quale ragione una persona dovrebbe preferire conversare con un perfetto sconosciuto, magari palesemente inadatto rispetto ai bisogni di relazionamento della persona in questione in quanto già manifestatosi come cretino, carogna e altre sgradevolezze, quando può alzare la cornetta metaforica e comunicare con una rete di individui ed individue dove esiste una collaudata sintonia relazionale e reciprocità d’affetti. Le congetture sulla maggiore autenticità e profondità del vis à vis sono quelle che sono, congetture, e invero tradiscono l’elitarismo di ritenere culturalmente legittime solo forme comunicative adatte alle esigenze della maggioranza. Nutrirei sincero interesse nel rilevare quante persone, seguaci di questo mito, si siano mai commosse di fronte a una conversazione del sabato mattina piuttosto che di fronte a una lettera, tecnologia a base di cellulosa e non di silicio, ma pur sempre tale, e solo temporaneamente sostitutiva di un’interazione fisica, esattamente come un contatto virtuale. Bisogna poi notare che la percezione del fenomeno è statisticamente deviata. Poiché navigando si vedono perlopiù persone che si compiacciono legittimamente delle loro presenze virtuali, si dà per scontato che simili posizioni siano rappresentative della popolazione generale. Questo pensiero è inconsistente: se non esiste una tendenza oppositiva quasi militare rispetto alla presunta asocialità digitale, non è perché non esiste affatto. È perché chi razzola ciò che predica si situa già al di fuori del mezzo, rendendosi invisibile. Se questo tipo di opposizione non esistesse affatto, non ci sarebbero in primo luogo le manifestazioni di sottile, piccata critica che loro stesse espongono con orgoglio.

La distinzione fra il digitale e il reale è del tutto artificiosa. Il digitale è il reale. A meno che non si voglia dire che reale è soltanto ciò di cui nella nostra limitata esperienza sociogeografica possiamo fare esperienza, e qui emerge l’egocentrica contraddittorietà di volere, dalla propria posizione di viandante del mondo globalizzato, fare di casa propria l’unico mondo esistente.

Se però ciò che si problematizza è il disgregamento dei legami in genere, questo non viene da spasmodiche propensioni al clic, bensì da complesse modificazioni della struttura economica. È la filosofia del capitale che glorifica l’individualismo e le sue emanazioni. Infatti, ecco la fissazione per il concetto di responsabilità individuale e di merito, la mitologia del self made man ora rielaborata in chiave geek col movimento dei makers, perlomeno dalle sue componenti più dogmatiche nel loro tecnoutopismo, dove il futuro è sempre e comunque positivamente connotato come entità di intrinseca inclinazione progressista. Ciò che è successo è che abbiamo lasciato che la politica diventasse tecnica senza porci il problema di inventare e adoperare la tecnica in una modalità che rispondesse alle esigenze del nostro attivismo politico, ignorandola a piè pari come un di più, un di più che però costituisce una parte fondamentale della contemporaneità. Non è che si guardi allo schermo per non agire nel mondo, è piuttosto vero il contrario, si guarda allo schermo perché non esiste nessun tentativo organico e razionale di organizzare le forze sociali reali in una direzione utile. Tutto questo a scapito delle comunità, e a questo punto non conta molto che esse siano di carne o di pixel.

 

Donne nella storia

Data di trasmissione
Durata 39m 55s

 

Quest'anno, per il ciclio Donne nella storia, parleremo di Sibille, donne di saggezza che nei tempi antichi hanno costruito comunità mutuali. In questa puntata, presentiamo una introduzione dell'argomento e leggiamo il testo della Sibilla Barbaricina scritto da Joyce Lussu.

 

 

Per ascoltare la puntata, cliccare sul link qui sotto:

 

Puntata 5 del 2 novembre 2015 - Donne nella storia

 

Tecnologia e decrescita

Data di trasmissione
Durata 42m 42s

 

Abbiamo recuperato dai nostri archivi audio una puntata del ciclo Tecnologia e decrescita della passata stagione che non avevamo preparato per la pubblicazione. Ce ne scusiamo e ve la presentiamo adesso, completando così la pubblicazione di tutte le puntate della scorsa stagione.

 

Una puntata, questa, in cui parliamo delle cryptomonete comunitarie con il nostro ospite Radium, sempre disponibile agli approfondimenti sul tema. Buon ascolto!

 

 

Per ascoltare la puntata, cliccare sul link qui sotto:

 

Puntata 20 del 20 aprile 2015 - Tecnologia e decrescita

 

Tecnologia e decrescita

Data di trasmissione
Durata 44m 2s

 

Prima puntata del ciclo Tecnologia e decrescita della stagione 2015-2016. Abbiamo seguito il dibattito tecnico-scientifico iniziato un anno fa, quando abbiamo lanciato il tema in parallelo con la conferenza internazionale sulla decrescita. Al contrario di un anno fa, oggi non è più singolare parlare di Tecnologia e decrescita. Nella puntata descriviamo il carattere dialettico ed emancipatorio della scienza e della tecnologia e la necessità di sottrarle al capitale per farne un bene comune. Fuori dall'efficientismo, dalla militarizzazione, dall'egemonia, vogliamo porci in un orizzonte rivoluzionario di decrescita, che può oscillare a piacere tra l'autarchia (visionie estrema) e lo stimolo al cambiamento (visione moderata). Una puntata teorica, in cui delineamo le caratteristiche distintive delle tecnologie per la costruzione dell'altro mondo possibile a cui miriamo. Le tecnologie che rispondono, anche parzialmente, a questi requisiti sono chiamate "alternative" o "verdi" o "resistenti". Le presentiamo suddivise in base alla loro relazione con il sistema dominante e la crescita, nei seguenti 4 gruppi: RESIST, REPLACE, DROP, DESTROY.

 

Per ascoltare la puntata, cliccare sul link qui sotto:

 

Puntata 4 del 26 ottobre 2015 - Tecnologia e decrescita

 

Acqua pubblica e dissesto del territorio

Data di trasmissione
Durata 45m 24s

 

  • IL GOVERNO RENZI VUOLE RILANCIARE LE PRIVATIZZAZIONI
  • ROMA, 7-8 NOVEMBRE - AGORÀ DELL'ACQUA E DEI BENI COMUNI
  • IL PARLAMENTO EUROPEO VOTA PER IL DIRITTO ALL'ACQUA IN EUROPA!
  • LAZIO: MESSA IN SICUREZZA LA LEGGE REGIONALE SULL'ACQUA PUBBLICA
  • SPORTELLI ANTIDISTACCO
  • 10-17 OTTOBRE - SETTIMANA CONTRO IL TTIP

 

Per ascoltare la puntata, cliccare sul link qui sotto:

 

Puntata 3 del 19 ottobre 2015 - Mutamenti climatici

 

 

 

Tecnologia e decrescita

Data di trasmissione
Durata 42m 14s

In questa puntata del ciclo Tecnologia e Decrescita parliamo di architettura sostenibile ed autocostruzione. Intervengono Paolo Robazza e Daniela Re, da anni impegnati sul tema. Occorre conoscere e darsi da fare in prima persona, perché è possibile e giusto usare la tecnologia in modo critico, in un orizzonte di decrescita o comunque altermondialista. L'autocostruzione di edifici a basso impatto energetico consegue diversi obiettivi. Rende possibile la costruzione o la ristrutturazione di abitazioni di qualità anche per chi non dispone dei necessari mezzi economici. Si muove verso il risparmio energetico e la minimizzazione dell'impronta ecologica. Promuove l'uso di materiali locali e naturali, che migliorano il benessere dell'abitare, perché chi si fa casa con le sue mani difficilmente farà ricorso alle nocività proprie dell'edilizia tradizionale e si rivolgerà invece alla bioedilizia e all'uso di materiali ecologici. Sperimenta tecnologie innovative che riabilitano le tecniche tradizionali in chiave di efficienza energetica ed ecologia. Abilita la partecipazione diretta ai lavori di costruzione, trasformando il cantiere da spazio privato a momento di condivisione e apprendimento, affiancato dalla necessaria guida di professionisti (autocostruzione assistita). Diffonde momenti di solidarietà e reciprocità nei contesti locali.

 

Per ascoltare la puntata, cliccare sul link qui sotto:

 

Puntata 24 del 25 maggio - Tecnologia e decrescita