Una compagna al seguito della delegazione italiana di osservatori internazionali indipendenti (che hanno risposto all'invito del Partito Democratico dei Popoli -HDP per monitorare l’andamento delle elezioni legislative del 1° novembre in Turchia), racconta il clima che si respita nel Kurdistan turco alla vigilia delle elezioni politiche.
Un compagno che ha partecipato alla carovana per il Rojava, di ritorno dopo una permanenza di otto giorni nei territori della Turchia sud-orientale, racconta di questa esperienza facendo il punto sulla situazione di crisi politica a pochi giorni dall'attentato di Ankara.
La carovana internazionale che doveva recarsi a Kobane per portare aiuti umanitari è stato bloccata a Suruc dall'esercito turco. Partita il 12 settembre, la carovana ha come richiesta quella dell'apertura di un corridoio umanitario sul confine turco per permettere l'arrivo di aiuti alla popolazione di Kobane, per mesi sotto assedio dell'ISIS. Ascoltiamo una compagna femminista che racconta di come, invece, una delegazione di Kobane è riuscita a raggiungere gli internazionali.
Corrispondenza con un compagno kurdo che ci aggiorna sulla situazione politico-istituzionale turko/kurda e sugli ultimi rivolgimenti (militari e non) in terra kurda.
Azione di solidali col popolo curdo si sta svolgendo in questi minuti in via Palestro, davanti all'ambasciata della Repubblica di Turchia: alcuni compagni si sono incatenati alla porta, altri/e formano un presidio.
La prima corrispondenza all'apertura del presidio, la seconda mentre si sta sciogliendo.
Segue il comunicato:
From Gezi to Kobane: stop Erdogan’s terrorism!
Questa mattina intorno alle ore10, ci siamo incatenati al cancello dell’ambasciata turca
per protestare control’aggressione militare avviata da Erdogan con il consenso di USA e UE.
Dopo le ultime elezioni e dopo l’accordosul nucleare iraniano, Erdogan è sempre più debole
e isolato, sia all’internoche all’esterno del Paese. Per questo, con la scusa di combattere
l’ISIS, ha lanciato una campagna contro la resistenzacurda e contro le opposizioni interne.
Centinaia di attivisti sono statiarrestati, mentre continuano i bombardamenti contro i civili
curdi.
Dopo mesi di solidarietà attivanei confronti della popolazione curda e delle sue unità di
autodifesa, oggivogliamo rompere il muro di silenzio e menzogne creato intorno
all’aggressionemilitare che stanno subendo. Chiediamo:
- la finedei bombardamenti e la pace inKurdistan e in tutta l’area medio-orientale.
- il rilascioimmediato di tutti gli oppositori al regime autoritario turco.
- l’eliminazionedel PKK, unico fronte all’avanzata dell’ISIS e unico garante
possibile perun processo di pace nell’area, dalleliste del terrorismo internazionale.
- il riconoscimentodel confederalismo democratico del Rojava, per una possibilità
di pace elibertà per i popoli del Medio Oriente.
Roma per il Kurdistan
Un redazionale con un compagno di Rojava Calling appena tornato dal Kurdistan. Un'analisi sul ruolo della Turchia e della coalizione in questa fase di attacco ai curdi, su a che punto si trova il confederalismo democratico, la resistenza curda e il ruolo della donne.
Prima una corrispondenza con Yilmaz di UikiOnlus sugli ultimi attacchi dei turchi ai curdi.
La Turchia con la scusa di attaccare l'Isis sta invece bombardando da tre giorni le postazioni delle guerrigliere e dei guerriglieri curdi nel kurdistan iracheno e numerosi villaggi. Vasta anche l'operazione di arresti in Turchia. Ne parliamo con Yilmaz di UikiOnlus
A pochi mesi dall'attentato di Parigi, colpisce il modo in cui le diplomazie e i media si occupano della strage di Suruc. A sottolineare, se ce ne fosse ancora bisogno, la differenza che passa tra la propaganda occidentale antiterrorismo e la lotta reale contro i fascisti dell'Isis che si svolge al confine turco-siriano.
Corrispondenze da piazza dell Repubblica, a Roma durante il presidio in solidarietà con Kobane, dopo il vile attacco condotto dall’Isis nella notte di mercoledì 24 giugno e contro la collaborazione della Turchia con l'Isis stessa.
La situazione in Turchia dopo le elezioni generali che hanno visto la sconfitta dell'Akp nel commento di Fabio Marcelli, osservatore internazionale a Diyarbakir