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femminismo

Desmonautica del 1/6/2016 "Crepare è eticamente inaccettabile"

Data di trasmissione
Durata 1m 5s
Da “I Nomi delle Cose” del 1/6/2016 “Desmonautica“ la rubrica di Denys ogni ultimo mercoledì del mese.  “Crepare è eticamente inaccettabile”

https://coordinamenta.noblogs.org/post/2016/06/03/crepare-e-eticamente-inaccettabile/

Niente pallottole

finanzio l’industria delle armi

Niente lamette

non ho fiducia nella cosmetica

 

Non me ne andrò a nuotare al largo

affogando inquino il mare

ci sono già plastica e liquami

a strozzare le meduse

 

Niente droga

abbasso i prezzi e non va bene,

anche chi spaccia

ha bocche da sfamare

 

Non mi farò schiacciare sulle rotaie

c’è chi si lamenta del ritardo

(che l’egoismo si sa è dei poveracci

mica di chi piange un signor qualcuno.

Presto, portate i minuti di silenzio.

Scarica trecento!)

 

Chi mi vuole morto

non ha intenzione di finirmi.

Presumo che crepare

sia eticamente inaccettabile.

Trasmissione del 1/6/2016 "Il politicamente corretto: un'arma di distruzione di massa"

Data di trasmissione
Durata 58m 18s
” I Nomi delle Cose” /Puntata del 1/6/2016 ” Il <politicamente corretto>: un’arma di distruzione di massa

Il 2 giugno del 1946, con un referendum gli italiani hanno scelto la repubblica. A ottobre del 2016, con un referendum agli italiani sarà chiesto di restaurare la monarchia. Il risultato della controriforma renziana sarà infatti una monarchia post-democratica truccata da repubblica maggioritaria.(…) Settant’anni dopo, né il fascismo né la monarchia sono cose del passato. Settant’anni dopo, c’è da dire lo stesso NO a entrambe” Alessandra Daniele-Schegge taglienti 29 maggio 2016./IL POLITICAMENTE CORRETTO : UN’ARMA DI DISTRUZIONE DI MASSA/Kosovo siriano/COME SIAMO BUONE/dall’orsetto Knut alla piccola Favor”

Immagine rimossa. o politically correct?

 

 

La Parentesi del 1/6/2016 "Kosovo siriano"

Data di trasmissione
Durata 6m 46s
La Parentesi di Elisabetta del 1/6/2016 

“Kosovo siriano”

Immagine rimossa.


Ho sotto gli occhi le foto relative all’operazione di attacco alla città di Raqqa, foto che ritraggono mezzi militari americani e relativi soldati,  e combattenti curdi/e del Rojava.

Mi è tornata alla mente Joyce Lussu che, fervente internazionalista, qui in Italia ha portato alla ribalta e si è spesa per far conoscere la causa del popolo curdo negli anni’60, “un popolo costretto a vivere da straniero nel suo territorio”, come scriverà in Portrait. In un viaggio pieno di traversie aveva raggiunto il Kurdistan e aveva conosciuto i Peshmerga e Mustafa Barzani a cui era riuscita a fare una famosa intervista. Ma Mustafa Barzani fu tanto attivo nel condurre le lotte contro l’Iraq, quanto veloce ad allearsi agli Usa e a diventare addirittura un loro uomo di fiducia.

La memoria assume grande importanza per la comprensione del presente e del futuro, quella memoria storica, autonoma e collettiva dei movimenti antagonisti, tanto diversa da quella neoliberista e patriarcale che concepisce il futuro come un semplice prolungamento dell’adesso e che vorrebbe che ricordassimo solo quello che ci viene proposto come degno di essere ricordato e nel modo in cui vogliono che noi ricordiamo.

E allora mi sono venute in mente tante domande a cui forse sarebbe bene dare una risposta.

Le combattenti curde e i combattenti curdi ci raccontano del Confederalismo Democratico, del tentativo di costruzione di una società dal basso. Le donne curde  ci raccontano di una rivoluzione delle donne, di un cambiamento epocale del ruolo femminile nei loro territori e di una presa di coscienza senza pari nella storia mediorientale.

Ma i curdi siriani hanno permesso agli americani di appropriarsi e di ristrutturare ed ampliare un aeroporto a Rmeilàn al Basha, nel governatorato di Al Hasaka,  e di aprire una seconda  base sempre nella stessa zona. Sono le prime ed uniche basi americane in Siria, finora gli Usa le avevano in tutto il mondo, ma qui no. E come pensano i curdi e le curde di poter dar seguito al progetto del Confederalismo Democratico o alla rivoluzione delle donne con gli americani in casa?

Non pensano che sia una contraddizione molto forte data la superiorità senza confini degli Usa sia dal punto di vista militare che economico che dell’egemonia culturale?

O pensano veramente di poterli mandare via una volta avuta l’indipendenza della Siria del nord come si auspicano? O pensano che possa esistere con gli Stati Uniti un’alleanza solo strumentale?  L’opportunismo politico, il famoso fine che giustifica i mezzi, non paga mai, bensì trasforma chi lo mette in atto in un’altra cosa, molto lontana, se non agli antipodi, dagli ideali di partenza.

Ma se i curdi/e del Rojava e i curdi/e siriani combattono insieme agli americani contro l’Isis non si sono mai chiesti chi ha creato, foraggiato e continua a foraggiare proprio l’Isis e perché?

Ci chiedono di manifestare e di portare fattiva solidarietà alla popolazione curda e ai/alle combattenti curdi/e massacrati dal governo di Erdogan, perché che vengano  massacrati  è un dato di fatto, ma perché non chiedono agli americani con cui combattono insieme, di fermare la Turchia? La Turchia fa parte della Nato e Erdogan non si alza neppure la mattina senza il nulla osta americano.

E il fatto che la lotta di liberazione curda sia uno strumento di destabilizzazione degli Stati Nazione dell’area mediorientale in funzione soprattutto israeliana, non li interessa affatto? E la sorte dei Palestinesi non li interessa affatto?

E quando nei loro documenti parlano di imperialismo, di capitalismo, di solidarietà internazionalista… a cosa si riferiscono? Forse ce lo dovrebbero spiegare.

Leggo testualmente da UIKI Onlus

“L’Operazione Raqqa viene effettuata dalle Forze Democratiche Siriane (QSD). I maggiori costituenti delle QSD sono i combattenti delle YPG e delle YPJ. Ekrar El Raqqa e Liwa Tehrir, che comprendono combattenti di Raqqa che si sono uniti recentemente alle QSD, giocando un ruolo attivo nell’operazione. Anche le forze della coalizione stanno fornendo supporto aereo per l’operazione. I 50 soldati specializzati americani sono stati raggiunti qualche tempo fa da altri. 250 soldati specialisti americani si sono spostati nel Rojava la notte del 23 maggio.”

Il comandante del Centcom americano, generale Joseph Votel, ha fatto una visita alla base aerea costruita all’estremo Nord-Est della Siria per incontrare le forze speciali Usa e gli ufficiali curdi

La comandante delle Forze Siriane Democratiche (QSD) è  Rojda Felat. Un elemento di grande impatto e di grande valore simbolico, come d’altra parte lo sono tutte le combattenti curde dell’YPJ.

Ma come si regoleranno le donne curde quando scopriranno, al di là di una supposta sorellanza, che la lotta delle donne è prepotentemente attraversata dalla lotta di classe? Che ci saranno le donne filo-americane e quelle no? Oppure lo sanno già? E, in un’ipotetica ed auspicata assemblea dal basso, chi convincerà chi?

I curdi e le curde siriani/e hanno venduto l’anima al diavolo e realizzeranno uno staterello che sta alla Siria come il Kosovo alla Jugoslavia.

Il Kosovo è un contenitore della più grande base Nato, eufemismo per dire americana, in Europa, è un crocevia di tutti i traffici più illeciti possibile.

E’ per avere questo che i curdi/e siriani/e hanno voltato le spalle alla causa palestinese, hanno lasciato al loro destino i curdi/ turchi/e, ma soprattutto hanno affossato definitivamente la speranza di un Kurdistan unito, libero e indipendente? Di fatto tutto si risolve nella realizzazione dei progetti e delle mire statunitensi ed israeliane.

Per che cosa sono morte Andrea Wolf e Barbara Kistler?

 

Parentesi del 25/5/2016 "Andare ai resti"

Data di trasmissione
Durata 2m 42s
“Andare ai resti”

Immagine rimossa.

 

Il mondo che noi conosciamo è sull’orlo del precipizio. Le guerre neocoloniali si susseguono ad un ritmo sempre più serrato, la povertà estrema dei popoli del terzo mondo si accompagna ad un impoverimento sempre crescente di vasti strati delle popolazioni occidentali, l’arroganza degli Usa, degli alleati e dei sudditi con il braccio armato della Nato, diventata polizia internazionale, è senza confini.

La strumentalizzazione di ogni sentimento, lotta, diritto, oppressione, disagio….. delle diversità, dei subalterni/e, degli sfruttati/e, delle donne…dei territori …..per il mantenimento del potere, per il controllo e la repressione , è pane quotidiano…il neoliberismo ha fatto strame delle conquiste di tanti anni di lotte, ha stravolto le parole, ha distrutto riferimenti e sogni attraverso l’operato cosciente del riformismo e della socialdemocrazia, principali artefici della sua naturalizzazione nella nostra società.

Il Femminismo annaspa, è basito, muto.

Alcuni gruppi femministi, soggettività, voci, si levano isolate, a denti stretti, contro tutto questo, ma il movimento femminista è nel pantano.

Tante le iniziative, i convegni, gli incontri…tante, svariate, continue e inutili: parlano di femminicidio, della violenza contro di noi, di razzismo, di omofobia, di diritti negati, di patriarcato….. ma è come se tutto fosse sospeso in un limbo.

Non sanno, non vogliono, non possono dire la verità.

Non si capisce da dove vengano le oppressioni, da chi siano esercitate. Il patriarcato è un’entità inafferrabile che sembra vivere di sé.

I conflitti sembrano eventi tragici, apparentemente senza autori, guerre scatenate senza colpe, per autogenesi. Eventi rievocati per suscitare la commozione, ma non la mobilitazione.

Ma il patriarcato affonda le radici nella società in cui viviamo e nel neoliberismo assume i connotati specifici che questa configurazione sociale fornisce, è qui che si esprimono le oppressioni e la violenza, hanno volti, nomi, cognomi, luoghi, mani, menti e armi.

Il femminismo sta andando ai resti, si sta giocando tutto.

Riconoscere l’inscindibile legame fra oppressione di genere e di classe e chiamare le cose con il loro nome sono le uniche strade percorribili.

Trasmissione del 25/5/2106 "Riflessioni femministe sulla militanza/Che cos'è per te la militanza?"

Data di trasmissione
Durata 1h 2m 32s
” I Nomi delle Cose” /Puntata del 25/5/2016

 

” Riflessioni femministe sulla militanza

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” Una generazione per anni si è riconosciuta chiamandosi  compagna e la parola sugellava un patto di appartenenza e solidarietà, qualche cosa ben oltre i gruppi politici e i loro programmi, qualcosa di difficilmente verbalizzabile proprio per la ricchezza della sua estensibilità. Compagna e femminista ancora ieri provocavano vibrazioni che penetravano fin dentro gli abissi del disagio e della solitudine che pure c’erano anche allora. Ma, se sono le parole che fanno le cose, disfare quelle parole che sono, allo stesso tempo, categorie di rappresentazione e strumenti di mobilitazione, ha contribuito alla smobilitazione di quello, che un tempo, si chiamava femminismo” Atti “Il personale è politico, il sociale è il privato” Roma 2012/ RIFLESSIONI FEMMINISTE SULLA MILITANZA!”Andare ai resti/CHE COS’E’ PER TE LA MILITANZA?”

Trasmissione del 18/5/2016 "La violenza sulle donne nella società neoliberista-dallo stupro di via Teano alle dichiarazioni di Christine Lagarde alla nomina di una donna Prefetto di Roma""

Data di trasmissione
Durata 1h 12m
 
” I Nomi delle Cose” /Puntata del 18/5/2016 ” La violenza sulle donne nella stagione neoliberista

“Dallo stupro di via Teano, alle dichiarazioni di Christine Lagarde, a una donna Prefetta di Roma/Campanello d’allarme/Risposte?”

LA RISPOSTA E’ UNA SOLA:AUTODIFESA MILITANTE FEMMINISTA

“Non possiamo sapere ed è difficile immaginare
quali sarebbero i valori, i tratti della personalitàe la cultura di una società non gerarchica.
Ma per immaginarlo bisogna pensare che sia possibile.
Che è possibile.“Christine Delphy


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La Parentesi del 18/5/2016 "Campanello d'allarme"

Data di trasmissione
Durata 5m 47s

“Campanello d’allarme”

Immagine rimossa. Il New York Times ha pubblicato qualche giorno fa una notizia piuttosto inquietante. E’ stato organizzato un summit segreto in USA, alla Harvard Medical School di Boston, per valutare la creazione di un genoma umano sintetico. La riunione a porte chiuse fra gli scienziati coinvolti si è occupata della possibilità di usare componenti chimici per produrre tutto il DNA contenuto nei cromosomi umani. Il genoma sintetico potrebbe essere usato per creare esseri umani senza genitori.

L’incontro aveva caratteristiche estremamente riservate e i 150 partecipanti avevano l’obbligo di non parlarne e di non divulgare la notizia.

Abbiamo detto e ridetto tante volte che la scienza non è neutra, ma che è funzionale  alle richieste e agli scopi che si vogliono ottenere e che chi ha il potere economico e politico chiaramente ne fa l’uso che più gli è confacente. Ed è altrettanto chiaro che è impossibile  impedire  ricerca e sperimentazione perché oltre tutto non sono il male in sé, ma dipende da chi e come vengono usate.

Ora, scienza e tecnologia sono capaci di indurre la produzione di ovuli, di congelarli, di conservare il seme in appositi luoghi, di catalogare tutto per caratteristiche, di metterli insieme in provetta, di far nascere qualcun* con malattie o senza malattie, con tre gambe o una gamba sola, a seconda dei desideri.. Possono clonare un essere vivente da un pezzetto di DNA e noi non siamo neanche in grado di distinguerlo da uno vero. Sono passati venti anni dalla nascita di Dolly, la prima pecora clonata e negli Usa è permessa la macellazione, il commercio e la vendita addirittura di animali clonati.

Tutto questo è sempre avvenuto mascherato da nobili intenti: per poter permettere di avere figli anche a chi non può averli, per poter identificare e curare precocemente le malattie, per poter far nascere  individui sani e privi di malattie ereditarie…il capitalismo nella sua versione neoliberista  in particolare si muove così. Sfrutta le esigenze, i desideri, le paure e le speranze di noi tutte e tutti per metterle non solo a profitto, ma per poter portare avanti il suo progetto di dominio con il nostro consenso.

Al di là delle belle parole che ci diranno è chiaro che l’intento e la speranza mai venuta meno di questo sistema è di produrre l’essere umano addomesticato, docile, disponibile, mai conflittuale e sempre asservito, da mettere al lavoro o da mandare in guerra o semplicemente da tenere da parte per ogni evenienza.

Finora avevano individuato le zone del cervello dove si “annida”, a detta loro, il dissenso o l’insoddisfazione di vita, il ribellismo o l’alterità a questa società chiaramente con l’intento di controllare le reazioni umane a piacimento, ma dicendoci  che in questo modo si possono curare facilmente stress e depressione e spoliticizzando così ogni tentativo di uscire da questa società.

Ora la possibilità di creare l’essere umano in maniera completamente artificiale darebbe loro la possibilità di fare schiavi su misura. Una volta creati, chiaramente, le chiese faranno convegni per discutere se hanno o meno l’anima e la socialdemocrazia li manderà dagli esperti della mente e del comportamento per far loro superare il trauma di essere nati dal niente, senza passato, senza riferimenti, senza storia né personale né collettiva.

E’ uno scenario fantascientifico? Beh! il summit a Boston l’hanno fatto e in gran segreto.

Non è un caso che gli USA siano trainanti in tutte queste sperimentazioni, sono loro lo Stato del capitale, sono loro a proporsi come riferimento mondiale, è loro il progetto di dominio del mondo. L’egemonia culturale che esprimono fa sì che molte delle migliori intelligenze, specialmente in campo scientifico e tecnologico, siano attirate dalla possibilità di lavorare negli Stati Uniti. Si assiste ad una migrazione spontanea e compiaciuta di giovani ricercatori/trici, specialisti vari, tecnici, scienziati  verso gli USA nella speranza di poter dimostrare le proprie capacità ed essere riconosciuti e premiati. Così lo Stato del capitale si assicura idee fresche e variegate, disponibilità massima, li sfrutta per cinque,dieci anni finché hanno qualcosa di nuovo da dare e poi li getta sostituendoli con altri arrivi.

Mi sono sempre chiesta cosa spinga uno scienziato/a a portare avanti ricerche che sono estremamente pericolose per il destino dell’umanità e mi vengono in mente le parole di Thomas Eliot “Metà del danno compiuto in questo mondo è dovuto a gente che vuole sentirsi importante. Essa non ha intenzione di recare danno, ma il danno non le interessa.. O non lo vede o lo giustifica poiché è immersa nell’incessante lotta per l’autostima”

In ogni caso quello che sta avvenendo dimostra una volta di più la natura nazista del capitalismo neoliberista e la necessità di uscire da questa società prima che sia troppo tardi.

 

Venerdì 20 maggio: donne in piazza contro la violenza maschile e le strumentalizzazioni a fini razzisti

Data di trasmissione
Durata 21m 24s

Con una compagna in studio presentiamo la manifestazione di donne indetta per domani 20 maggio alle 18 (partenza alle 19) nel quadrante est, concentramente a Largo Agosta.

 

Segue comunicato di indizione

 

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Unite per gridare

La violenza contro le donne la fanno gli uomini

Non ha confini, non ha passaporto, non ha classe.

Per la nostra libertà e autodeterminazione


 

Dopo lo stupro di una donna avvenuto pochi giorni fa nei pressi di via Teano e il vile tentativo di strumentalizzarlo a fini razzisti e securitari, scendiamo in strada per esprimere la nostra solidarietà a lei e tutte le donne che hanno subito e subiscono violenza ogni giorno nelle case, nei posti di lavoro, nelle strade, nei C.I.E. e in ogni dove.

La violenza maschile contro le donne è sistemica, le offende, le molesta, le percuote, le stupra, le tratta come oggetti identificandole esclusivamente nelle funzioni sessuale e riproduttiva. E’ la violenza del femminicidio e colpisce tutte.

Mentre politica e istituzioni sbandierano slogan a difesa delle donne, si rende di fatto inapplicabile la legge sull’aborto, si chiudono i consultori e si tagliano i fondi ai centri antiviolenza, si precarizzano le vite.

Il corpo delle donne strumentalizzato e abusato, è da sempre terreno di conquista economica, politica e sociale.

La violenza maschile non è un’emergenza, come vorrebbero farci credere per approvare leggi come il pacchetto sicurezza: è strutturale e quotidiana. Le strumentalizzazioni securitarie sono un’ulteriore violenza contro le donne perché spostano l’attenzione dissimulando un problema molto più profondo: il patriarcato.

L’obiettivo è sempre lo stesso: il controllo sul corpo delle donne agito da uomini che, sia che propagandino una fede sia che indossino una divisa, vorrebbero privarci della nostra autodeterminazione.


 

Nessuna delega: la prima parola e l’ultima sul corpo delle donne è delle donne.


 

Le strade libere le fanno le donne che l’attraversano.


 

Rivendichiamo l’autodifesa e la solidarietà femminista.

 

 

CORTEO DI DONNE VENERDI’ 20 MAGGIO ORE 18 DA LARGO AGOSTA

 

 

FEMMINISTE ANTIFASCISTE E ANTIRAZZISTE

 

La Parentesi doppia dell'11/5/2016 "Il neoliberismo medioevale" "La nuova aristocrazia"

Data di trasmissione
Durata 5m 33s
Durata 7m 20s
“Il neoliberismo medioevale”

Immagine rimossa.

Abbiamo già parlato qui del neoliberismo fascista, cioè dei caratteri nazisti e fascisti che informano questa società. Ma questa stessa società ha anche caratteristiche medioevali.

L’agire sociale tollerato è quello che si esprime per corporazioni, associazioni categoriali spoliticizzate, a tutela di interessi specifici di gruppo. Ne sono un esempio le associazioni dei consumatori, ma anche quelle che raggruppano le minoranze sessuali, o i comitati, le organizzazioni che dovrebbero “salvaguardare” le donne come genere oppresso.

Tutto viene ricondotto ad una generica matrice culturale che dimentica la struttura della società e la divisione in classi.

Ognuno così finisce per chiedere tutele e visibilità, riconoscibilità e legalizzazione organizzandosi in un gruppo di interesse. I “centurioni” che accompagnano i turisti al Colosseo, i venditori ambulanti, le sex workers, tutti chiedono albi professionali in cui essere inseriti e riconoscibilità in un gruppo. Vengono così criminalizzate e perseguite tutte le economie marginali e tutti e tutte coloro che non possono essere inquadrate in una categoria o che non vogliono legare la propria vita ad un ambito specifico.

Tanto più questa società pretende flessibilità e capacità di adattamento sul lavoro, tanto più ha la pretesa di inquadrare, ghettizzare, definire, rinchiudere in categorie sempre più specifiche.

L’attacco portato alle classi subalterne con la precarizzazione delle esistenze e l’abbattimento dello stato sociale ha poi messo le premesse dell’impossibilità di chi appartiene alle classi sociali svantaggiate di uscire dalla propria condizione. Studiare è sempre più oneroso e difficile, i costi dell’università hanno provocato una forte diminuzione delle iscrizioni ed anche quelle/i che riescono ad iscriversi e a studiare non sono premiati con quel salto sociale che era possibile anni fa.

Ormai la platea dei laureati/e che finiscono a fare mestieri di minima, dal cameriere al fattorino, dal centralinista all’addetto alle pulizie è sempre più vasta. Pochissimi riescono a fare un salto sociale e saranno sempre di meno perché sono le stesse famiglie a non far studiare più i figli/e. A conferma dell’errore grave di chi negli anni passati si è laureato/a in prima generazione e ha attribuito alle proprie capacità e alla propria bravura l’essere passato ad una condizione di vita migliore dei nonni e dei bisnonni, come se questi non fossero stati adatti allo studio per colpa loro, dimenticandosi o facendo finta di dimenticarsi che sono state le lotte di quegli anni ad aprire a questa possibilità. I figli sono sempre più, come si diceva una volta, legati alla professione del padre.

Ma l’isolamento delle classi subalterne è fisicamente visibile anche nella struttura e nell’organizzazione della città. Le strisce blu dei parcheggi a pagamento che permettono la sosta solo a chi appartiene al quartiere, la chiusura di intere parti di città alla gente comune che ogni mattina arriva nei centri storici solo per lavoro, ricorda la gente del feudo che viene al castello solo per servire. Ma almeno, durante il medioevo, il castello era anche rifugio in caso di pericolo e tra il signore e i servi c’era un accordo di servizio ma anche, in teoria, di tutela. Qui, nessuno/a si illuda, non c’è nessuna tutela. Le porte del castello verranno chiuse. E i servi resteranno fuori. Ma non si illudano anche i “signori”, nessuno sarà al riparo dalla guerra e dalla devastazione che stanno preparando. Ora il ponte levatoio è stato sostituito da una miriade di telecamere e di sistemi di controllo che permettono o meno l’accesso, che scelgono chi ha diritto di entrare e chi no e che cosa può portare indosso o non può portare. Pagando delle gabelle si può anche ovviare parzialmente alla difficoltà di accesso e comunque si deve chiedere il permesso sempre che venga concesso. Vi ricordate Benigni e Troisi in un famoso film? “chi siete, da dove venite? Dove andate? Un fiorino! ”

E, proprio a proposito di fiorini, c’è la spinta ad abolire il contante, incentivata in ogni modo, con la propaganda alle carte di credito e ai bancomat, con l’obbligo di avere il conto corrente per il versamento dello stipendio o della pensione che non si può più prendere in contanti, con gli acquisti on line fortemente scontati, con la riduzione delle banche a sale di slot machine insieme alla riduzione drastica del personale e del contatto con il pubblico, con la persecuzione ed il controllo di tutto quello che avviene in denaro reale e non virtuale. Chi non ha un minimo di possibilità economiche ed è escluso dal circuito dei “cittadini legittimi” già ha cominciato a ricorrere al baratto per il vestiario, per il cibo, in mercatini improvvisati soggetti alla persecuzione delle forze di polizia e dei vigili urbani. Chiaramente la scusa è sempre la stessa: problemi igienici, degrado ambientale, riciclaggio di oggetti rubati.

E, soprattutto, ricordatevi di buttarvi celermente da parte quando passa un corteo di auto istituzionali e affini, blindate e oscurate con i poliziotti o la stradale di scorta e a sirene spiegate, c’è sempre il rischio di una scudisciata di medioevale memoria.

 

 

“La nuova aristocrazia”

Immagine rimossa.

Si va formando un’iperborghesia transnazionale che ha la pretesa di porsi come nuova aristocrazia, un’élite che coniuga alle posizioni di potenza alcuni segni di coesione culturale. La posizione di potenza deriva dai posti che costoro occupano all’interno dei gruppi finanziari, di consulenza o nelle industrie giuridiche, in altri termini, nelle sale di comando dei flussi monetari e delle decisioni d’autorità.

L’iperborghesia mondiale è spartizione di posti chiave e, in questi, non si giustappone alle borghesie nazionali o regionali, le sostituisce. E la borghesia tradizionale, così come noi la conosciamo, sarà ricondotta al ruolo di servizio che aveva ai tempi della nobiltà.

Tre esempi per definire le caratteristiche dell’élite emergente:

La capacità di concentrarsi, in modo concertato, su operazioni finanziarie a livello mondiale per trarne grande profitto indifferente alla rovina di centinaia di milioni di individui;

La capacità di intervenire anche militarmente in altri paesi per impossessarsi delle enormi ricchezze e riserve finanziarie utilizzando anche la polizia-Nato;

La capacità di far funzionare il teatro mediatico ottenendo il consenso delle masse, per cui un presentatore televisivo conta molto di più di un “esperto” che egli fa apparire o scomparire dal teleschermo ogni volta che serve.

L’iperborghesia occupa le funzioni di chi l’ha preceduta, ma su scala mondiale. Per questo la vecchia borghesia non riavrà il suo ruolo. Assistiamo alla riduzione delle remunerazioni e delle responsabilità delle categorie borghesi tradizionali che vedono il loro ruolo mortificato e derubricato. Nei posti chiave avviene man mano la sostituzione della vecchia borghesia con le nuove figure neoliberiste.

L’iperborghesia “nidifica” presso le borghesie nazionali che vengono trattate come reti coloniali, in una realtà che la vede sempre più distaccata non solo dalla popolazione, ma, anche, dalle sorti dei ceti medi. Si “riconosce” già nel modo di porsi, nell’ ”abito-divisa” maschile e femminile, nel tipo di carriera universitaria, nel moralismo vittoriano di ultima generazione, funzionale solamente alla soggezione ed al ricatto degli oppressi. Non ha patria, non ha dio, non ha bandiere, non è razzista, ma tutto questo non la assolve, anzi, chiarisce, ancora di più, l’oscenità dell’utilizzo strumentale che fa di queste categorie. La nascita di questa élite comporta, anche, un vero e proprio impoverimento culturale ed è, addirittura, anticulturale. E’ naturale che sia così perché il valore supremo è l’azione attraverso la quale si è capaci di trasformare tutto in merce e in ricchezza. La vita è sostanziata dal denaro e dal suo accumulo. E, questo, al di là degli schermi lessicali, in ultimo, non è altro che la capacità di provocare l’altrui rovina e la miseria dei/delle più. L’iperborghesia, quindi, porta un attacco senza quartiere, vera e propria ridefinizione della classe, alle borghesie nazionali e allo Stato Nazione attraverso la demonizzazione delle istituzioni parlamentari, delle funzioni della così detta “democrazia”, attraverso l’annullamento delle forme di mediazione, partiti, sindacati, e con lo svilimento del termine stesso di politica.

La tendenza è la trasformazione degli Stati in protettorati e colonie a seconda del ruolo e del livello, guidati da funzionari che sono nient’altro che vassalli. I partiti socialdemocratici, da noi il PD, si sono assunti questa funzione di vassallaggio.

Il rapporto di vassallaggio è fortemente gerarchizzato e basato sul servizio. Al vertice della piramide ci sono Gli USA che si pongono come riferimento statuale transnazionale. In cambio i vassalli hanno privilegi personali o di gruppo. La popolazione è costituita da servi e non ha nessuna voce in capitolo. L’annullamento dello stato sociale cammina, paradossalmente, pari passo al disfacimento delle borghesie nazionali.

Sempre a proposito della formazione delle élites internazionali, non si può non parlare delle Ong. Queste sono il banco di costruzione del percorso formativo delle élites sovranazionali che, attraverso queste esperienze, innescano ulteriori carriere nelle istituzioni statali, nelle grandi agenzie di consulenza e nelle stesse multinazionali. L’esperienza acquisita nelle Ong, associata alla visibilità mediatica, alla pratica del “lobbying”, torna utile nella riconversione come “imprenditoria morale”. Uscire dall’Ecole Nationale d’Administration (ENA), dalla Bocconi, da Harvard è un buon viatico per diventare ministro a Parigi e a Roma. Un gruppo di privilegiati/e per nascita e censo, può, contemporaneamente, far valere la propria notorietà nazionale per esprimersi sulla scena internazionale e investire nell’internazionale per rafforzare le proprie posizioni nel campo del potere nazionale. A questo punto, le grandi istituzioni “filantropiche” private, come le fondazioni Ford, Rockefeller, Soros sono un passaggio obbligato ed un crocevia per la formazione della classe dirigente, il cui personale passa, indifferentemente, dal FMI, dalle istituzioni sovranazionali ad una carica di ministro di un governo locale. Tutto nobilitato dal fatto che le fondazioni e le Ong si presentano a tutela dei diritti della persona e dell’ambiente, saltando a piè pari che i loro valori neoliberisti sono quelli che permettono e promuovono la violazione dei diritti della persona e la distruzione dell’ambiente. E, come ricorda Pierre Bourdieu ( Raisons Pratiques- Seuil 1994), a proposito dell’imperialismo ammantato dalla bandiera dei diritti umani e della democrazia,”il richiamo all’universale è l’arma per eccellenza”.

Venendo meno il riferimento statuale e la dimensione politica dell’agire sociale, è estremamente difficoltosa per gli oppressi/e l’individuazione del nemico che è possibile identificare solo nella struttura che mette in atto il mero controllo sociale, repressivo e poliziesco. Questo è l’unico compito, infatti, che viene demandato a chi ha preso in carico il vassallaggio. Le decisioni vengono prese altrove e il contatto tra chi prende le decisioni e chi le subisce è inesistente. Il potere sembra qualcosa di inafferrabile.

Le proteste sociali perciò potrebbero prendere sempre di più l’aspetto e le caratteristiche delle rivolte, dei riots, delle jacqueries.

E’ necessario, perciò, smascherare il ruolo del PD che si pone come potere locale del governo dell’iperborghesia e ha quasi compiuto il programma di naturalizzazione del neoliberismo nel nostro paese, recuperare il concetto di lotta di classe e ripensare radicalmente le forme e le modalità delle lotte da mettere in campo.

Trasmissione dell'11/05/2016 "Il principio di guerra informa la vita - l'antimperialismo è impegno quotidiano"

Data di trasmissione
Durata 1h 14m 16s

” I Nomi delle Cose” /Puntata dell’ 11/5/2016 ” Il principio di guerra informa la vita/L’antimperialismo è impegno quotidiano”

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< ” L’ordine regna a Berlino! ” Stupidi sbirri! Il vostro “ordine” è costruito sulla sabbia. La rivoluzione già da domani “di nuovo si rizzerà in alto con fracasso” e a vostro terrore annuncerà con clangore di trombe: io ero, io sono, io sarò!…>Rosa Luxemburg

 

Apertura DEDICATA A GIORGIANA 12 maggio ’77/12 maggio 2016 “Era il rifiuto di dover fare sua la misura della illibertà come condizione desiderabile, in cambio della certezza che l’ingranaggio avrebbe continuato a funzionare e a dispensare anche a lei il poco che le spettava. Com’è che a volte il meccanismo tramandato si inceppa? e qualcuno dice no, io no. “Compagna luna/Barbara Balzerani 1998

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La Nato alla Sapienza/ La guerra è pace! anche nei premi: il premio “Napoli città di pace” alla Ministra della Difesa Pinotti/10 maggio a Domusnovas/15 maggio a Niscemi”

 

 

” Parlavi spesso di quella guerra che io non ho conosciuto: ma i tuoi racconti non si sono mai conquistati nella mia mente una qualche verosimiglianza…..la tua guerra era stata un interminabile amministrare la continua paura che le tue creature si ammalassero, sentissero troppa fame, subissero violenze…< E ricordati che a noi poveracci non ci pensa nessuno…..Gli americani? Si, brava gente. Sono venuti con la cioccolata, le gomme da masticare, i marocchini e quei bombardieri che, tanto per non sbagliarsi, a volte ci hanno anche sparato addosso. E meno male che stavano dalla parte nostra. Comunque quando se ne sono andati sono stata contenta, perchè è meglio che ognuno stia a casa sua…> No, ma’, dammi retta, sono ancora qua. Hanno fatto solo finta. Non se ne sono mai andati.” Compagna luna/Barbara Balzerani 1998

 

Collegamento con una compagna NOMUOS di Niscemi/Collegamento con una compagna dalla Sardegna su Domusnovas