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femminismo

Trasmissione del 4/5/2016 "Liberiamoci della Bestia-Intervista a Daniela Pellegrini"

Data di trasmissione
Durata 1h 1m 19s
 
” I Nomi delle Cose” /Puntata del 4/5/2016 ” Liberiamoci della Bestia/ Intervista a Daniela Pellegrini

” Dedicato alle mie simili indomite resistenti nei secoli e oggi: voi siete la forza, la civiltà e la sapienza della specie,non dibattetevi tra le bestie,dissociatevi e forse si educheranno alla vostra sapienza. Non più compiacenti alla bestia, ora è il tempo di essere FIERE!/Immagine rimossa.

LIBERIAMOCI DELLA BESTIA ovvero di una cultura del cazzo” Milano, marzo  2016 Intervista in diretta a DANIELA PELLEGRINI in occasione dell’ uscita del suo ultimo libro”

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poi/ NATO= aggressione militare / TTIP  = aggressione economica MANIFESTAZIONE NAZIONALE 7 maggio a Roma

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Desmonautica del 27/4/2016 "Guida turistica al giornalismo discutibile"

Data di trasmissione
Durata 8m 4s
Da “I Nomi delle Cose” del 27/4/2016 “Desmonautica“ la rubrica di Denys ogni ultimo mercoledì del mese.  “Guida turistica al giornalismo discutibile”

 

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https://desmonautica.wordpress.com/2016/04/27/guida-turistica-al-giornalismo-discutibile/


«Non avere un pensiero e saperlo esprimere: è questo che fa di qualcuno un giornalista» (Karl Kraus) 

 

Vorrei mostrarvi i traumi, più che altro cranici, di alcuni trend giornalistici incarnati nel decennio corrente in modo vieppiù cretino da varie tipologie presenti nell’ecosistema redazionale dei mass media. Ogni buon giornalista deve essere un pensatore critico e scettico, e loro in effetti sono araldi del dubbio.  Più specificatamente del dubbio gusto e della dubbia veridicità. Mi sono sforzato di tracciarne un’approssimata tassonomia. Vediamoli insieme.

Il benaltrista. Qualunque sia l’interrogativo posto al mondo, la rivoluzione per cui sbandierare, non sarà mai istanza seria abbastanza da conseguire la sua entusiastica approvazione. Sei gay, bisessuale, lesbica, transgender, intersessuale? C’è ben altro di cui preoccuparsi. Ti batti per il benestare della sanità, dell’istruzione, della cultura in generale? C’è ben altro di cui preoccuparsi. Sessismo, razzismo e molti altri -ismi ti paiono orribili mali che affliggono l’odierna società? C’è ben altro di cui preoccuparsi. Pensi che esista una carenza di pratiche inclusive nei confronti delle persone disabili? C’è ben altro di cui preoccuparsi. Cosa, allora? A giudicare dall’eterna filippica sulla disoccupazione che è in procinto di elargire anche quando gli si intima di farsi la barba,  si penserebbe che il welfare sia un suo interesse fondamentale. Ci si illuderà quindi che forse parlare di tematiche ad esso relative è ciò che ci vuole per accalappiarsi i suoi favori. La realtà tristissima è tutt’altra. Lottare a favore di lavoratori e lavoratrici renderà ai suoi occhi qualsiasi umano degno di nota una schifosa sanguisuga statalista. Il benaltrista è infatti la voce della piccola e media imprenditoria, e da buon borghese non si cura di nulla che non sia il proprio portafogli. A leggerlo viene da rimpiangere il caro vecchio edonismo sfrenato da milionario cocainomane, sicché quest’ultimo ha il buon pregio di fottere il prossimo suo senza annoiarlo. Non c’è suo articolo che non contenga un’invettiva esterofila contro l’inadeguatezza dello stato italiano, diretta a quelle poche cose che funzionerebbero in modo perfetto producendo ottimi risultati se non fossero state deturpate dallo smantellamento neoliberista di qualsiasi forma di supporto sociale, distruzione che egli stesso promuove. Il suo ghiribizzo autoassolutorio accoglie tenero alcuni sinistroidi sperduti, poiché questo genere di lamentele agli occhi poco attenti pare ammantarsi quasi, per via del suo materialismo, di una vaga vena socialisteggiante. E insomma, per dio: ci sono i bambini affamati in Africa, i marò, ci vuole la pace nel mondo e poi mio fratello piscia a letto. È increscioso che nessuno si preoccupi mai dei veri problemi.

Lo spargipietà. Parla di ciò che ha nel mirino nel modo più sgarbatamente patetico. I suoi sono articoli di vivace depressione di mezza età che infantilizzano i lettori e gli oggetti della discussione, proprio come se stesse facendo dono di una lezione di vita ai nipotini che lo guardano con finta ammirazione grattandosi le pudenda di fronte al caminetto. La forte vena provinciale spruzzata di voyeurismo inconsapevole provoca sbadigli tali da ammaccare la mascella e impedisce ogni volontà di disamina analitica. Negli ultimi tempi sembra essere disgraziatamente in voga presso varie femmine della specie Homo Editorialis, per via della cultura patriarcale che spesso spinge le donne a sottoporre sé stesse e le altre al tedio di farsi acute difensore del codice morale socialmente accettato (e accettabile).  Alcune tematiche predilette: la gioventù, il sesso, la droga e i bei tempi andati non corrotti dalla morale decadente, la quale pare decadere ruzzolando giù per i viottoli della modernità malvagia più o meno da quando esiste vita cosciente su questo pianeta.

L’emergenziale. Si tratta di una creatura che va a caccia nelle stagioni calde. Essendo l’estate priva di eventi particolarmente significativi che diano aria ed euro ai rotocalchi, è responsabilità impellente non esitare a impastare in prima pagina eventi sì certamente orribili ma di nessuna particolare novità, che divengono d’un tratto emergenze nazionali atte a sponsorizzare l’agenda politica del primo brontolone che passa e abbia in mano una soluzione inappropriata e inefficace. Un rimedio peggiore del problema, ovvio. Cosa pensavate?

Il narcisista. Il suo articolo è tipicamente incentrato sulla critica feroce di fenomeni di costume di  scarsa rilevanza che, tuttavia, procurano diversi pruriti cerebrali e talvolta intimi al suo autore. Esso opporrà il suo antidiluviano spirito del tempo a quello di tutte le generazioni successive, alternando nostalgici panegirici della bellezza di ciò che fu e stizzite missive di damnatio eterna. Lo farà nella lamentosa speranza di continuare a ricoprire un ruolo di rilievo nel mondo che cambia, ammesso e non concesso che l’abbia mai ricoperto. In tutti i casi, propone tesi ridicole con arrogantissima sicumera, lasciando intendere che la sua sia in primo luogo un’opinione necessaria, in secondo luogo un’opinione legittima, e in terzo luogo l’unica realmente concepibile da primati di media intelligenza. Poco propenso all’uso delle infinite potenzialità del testo argomentativo, depone tutta la forza delle sue ragioni nei suoi parametri anagrafici, nel suo titolo di studio (meglio se privato), in ricerche che ha male interpretato o esplicitamente manipolato, nelle opinioni dei suoi amici, parenti, lacché e così via. Questo lascia intendere che non abbia nemmeno mai provato a cercarla nella sua intelligenza. Non proprio. È che si arrangia, proprio come tutti quelli che cercano qualcosa e non la trovano.

Il tuttologo. In genere è una personalità esperta in un preciso campo del sapere, dove fa valere conoscenze ed esperienze acquisite negli anni. Il dramma è che si azzarda imprudente, figliol prodigo, a vergare prose perniciose a ciel sereno su questioni di palpabile estraneità rispetto alle sue competenze, e quando ciò accade rimbecillisce esponenzialmente fino a generare potenti vortici dapprima di insensatezza, poi di sconcerto e delusione in coloro che a tale figura riconoscevano un certo estro intellettuale magari anche gloriosamente meritato, ora messo in disparte da un altrettanto meritato imbarazzo imperituro. Il che può anche sembrare ingiusto, ma ci solleva dal peso immane di dover sopportare intere tonnellate di opinionismi irrilevanti da parte di qualunque balzano professionista logorroico che abbia mai conseguito qualche credito formativo universitario in vita propria.

Mi pare di aver qui racchiuso, pur non esaustivamente, i profili di particolare rilievo. Tenevetene alla larga di persona, digitalmente, a mezzo stampa. L’uso di un antiparassitario e la disdetta degli abbonamenti dovrebbe tenervi al sicuro

Trasmissione del 27/4/2016 "Il parto è un atto politico/riflessioni femministe sul lavoro riproduttivo"

Data di trasmissione
Durata 1h 5m 34s
Durata 17m 17s

” I Nomi delle Cose” /Puntata del 27/4/2016

” Il parto è un atto politico/ riflessioni femministe sul lavoro riproduttivo

Immagine rimossa.Manuale femminista-AED Femminismo 1977-

“Lo chiamano amore. Noi lo chiamiamo lavoro non pagato. La chiamano frigidità. Noi la chiamiamo assenteismo. Ogni volta che restiamo incinte contro la nostra volontà è un incidente sul lavoro.” <Il punto zero della rivoluzione>Silvia Federici/IL PARTO E’ UN ATTO POLITICO/Il lavoro riproduttivo: approccio riformista e approccio di classe/ Hannover/Collegamento con le compagne di Milano  dello “SFASCIATOIO/DESMONAUTICA-la rubrica di Denys ogni ultimo mercoledì del mese” Guida turistica al giornalismo discutibile”

 

“La maternità è un’istituzione, intangibile e invisibile, di cui dobbiamo continuare a parlare, perché le donne non dimentichino mai più che i nostri molti frammenti di esperienza vissuta appartengono a un tutto che non è di nostra creazione(…)L’istituto della maternità deve essere annullato(…)Distruggere l’istituto  non significa abolire la maternità. Significa portare la creazione e il mantenimento della vita sullo stesso piano di decisione, lotta, sorpresa, immaginazione e razionalità di qualsiasi altro compito arduo ma liberamente scelto.” Adrienne Rich, Nato di donna, Garzanti, 1996

Qui il documento delle compagne dello “Sfasciatoio “Maternità, cura e femminismo radicale”https://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/11/02/maternita-cura-e-femminismo-radicale/

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La Parentesi del 27/4/2016 "Hannover"

Data di trasmissione
Durata 6m 17s
"Hannover”

 

Immagine rimossa. Il 24 aprile Obama è volato da Angela Merkel: Visita alla Fiera dell’Industria evitando accuratamente il padiglione della Volkswagen, Incontro bilaterale al castello di Herrenhausen. Conferenza stampa.

Obama ha dichiarato: “Il mondo e gli Stati Uniti hanno bisogno di un’Europa forte, prospera e democratica…L’Ue-ha spiegato-era un sogno per pochi ed è diventata una speranza per molti. Ad ogni suo passo ha difeso la libertà e gli Stati Uniti sono al suo fianco. Io credo nell’Europa unita”. “Questo continente-ha aggiunto il presidente americano-nel ventesimo secolo era in costante conflitto, la gente moriva di fame, le famiglie venivano separate; ora la gente vuole venire qui esattamente proprio per quello che avete creato. Vi sono genitori pronti ad attraversare il deserto, il mare per dare ai propri figli quelle cose che noi non dobbiamo dare per scontate”. “Dobbiamo credere-ha detto ancora Obama-nella nostra capacità di forgiare un futuro migliore”. E poi ancora ad Angela Merkel “Sei dalla parte giusta della storia”, esprimendo più volte la totale fiducia degli USA in una partner come Merkel per tutte le sfide da affrontare.

Stucchevole, eccessivo, sopra le righe. Barack blandisce Angela.

Anche perché queste parole sono in contraddizione con gli obiettivi ed il ruolo che gli USA, che si pongono come Stato del capitale e come depositari del dominio imperiale, hanno destinato all’Europa, vale a dire quello di un polo imperialista regionale e subalterno alla loro politica unilaterale di dominio. L’attacco che gli Stati Uniti stanno portando all’Europa da molti anni ha le radici profonde nel disprezzo della democrazia e dello stato sociale inscritti nei paesi europei. Già Kissinger consigliava agli europei di esercitare le loro “responsabilità regionali” nel quadro mondiale di un “ordine globale” determinato dagli Stati Uniti.

Chiaramente uno dei nodi è quello del TTIP, il Trattato per lo scambio commerciale Usa-Ue, trattato assolutamente devastante per l’Europa e che dichiarerebbe la fine di ogni autonomia e indipendenza politica, territoriale, economica dei paesi europei. Praticamente il governo diretto delle multinazionali, un passaggio epocale, la fine della borghesia così come l’abbiamo conosciuta e l’instaurazione di un’ iperborghesia transnazionale con i connotati di una nuova aristocrazia, per cui i paesi sono colonie e i cittadini sudditi.

In Germania la resistenza al TTIP è forte, ci sono state manifestazioni di massa. La Germania perderebbe ruolo, economia, ricchezza, indipendenza…ma anche noi. Speriamo che il prossimo 7 maggio, alla manifestazione nazionale che è stata chiamata a Roma, ci sia consapevolezza e partecipazione.

Obama è partito da qui  ”Dobbiamo andare avanti nel negoziato sul TTIP-ha detto-conveniamo nel voler rendere più forte l’accordo nella zona euro” “E’ indiscutibile-ha aggiunto-che il libero commercio abbia rafforzato l’economia americana e portato enormi benefici ai Paesi che vi sono coinvolti. Capisco chi teme la globalizzazione perché vede le fabbriche chiudere e i posti di lavoro trasferiti altrove. Ma è necessario restare competitivi nel momento in cui aree come Asia e Africa stanno sviluppando le rispettive economie..."

Poi, banalità sulla questione climatica e ambientale….bla, bla, bla sui migranti….

Angela Merkel ha risposto con frasi di circostanza…il TTIP? Non ci abbiamo ancora pensato….il ministro tedesco dell’economia Sigmar Gabriel ha detto che il trattato è destinato “a fallire” se gli Stati Uniti non faranno delle concessioni.

Ma Barack Obama non è andato a parlare a quattr’occhi con la Cancelliera per questo. Sa che il Partito socialdemocratico tedesco all’ultimo Congresso ha dato il suo pieno assenso al TTIP.

Obama è volato da Merkel per la guerra. Chi dovrebbe arginare e subire un eventuale conflitto con la Russia  e la Cina se non l’Europa? Le scelte della Germania sul fronte orientale sono importantissime per gli USA perché ,in effetti, la Germania è l’Europa.

L’Europa dovrebbe votare a giugno sulle sanzioni alla Russia.

Gli interessi europei e, per parlare di casa nostra, quelli italiani non coincidono con quelli statunitensi, eppure sono state adottate sanzioni che di fatto si riflettono pesantemente sull’economia dei paesi europei, Italia compresa. In Ucraina c’è stato un colpo di Stato, al governo ci sono i nazisti, ma l’obiettivo è la Russia. La guerra mondiale è messa in preventivo, è, addirittura, data per scontata, perché il capitale, per sua natura, dalla guerra non può prescindere, tanto meglio se è mondiale, perché è un volano dell’economia, perché permette di ridefinire gli assetti geopolitici, perché trasformerebbe la Russia in un fornitore di materie prime e la Cina in una grande fabbrica a basso costo e l’una e l’altra in un mercato per le tecnologie occidentali.

Gli Usa annullerebbero così il loro enorme debito e i paesi occidentali dirotterebbero le istanze sociali, le lotte di classe nella fornace della guerra.

Per fare questo, lo strumento privilegiato è la Nato, sigla magica dietro alla quale si nasconde l’esercito statunitense, mentre gli eserciti nazionali sono chiamati ad un ruolo di supporto e a diventare polizia interna agli Stati. Questo è il senso della richiesta sempre più pressante degli Stati Uniti perché gli eserciti nazionali si modernizzino, naturalmente acquistando materiale bellico statunitense e perché con una volontaria sottomissione, partecipino alle varie alleanze aggressive e alle avventure militariste promosse dagli stessi Stati Uniti.

Angela ha risposto denunciando le violazioni del cessate il fuoco in Ucraina e ribadendo la necessità che siano rispettati gli accordi di Minsk. Le sanzioni contro Mosca dovranno essere rimosse con una soluzione politica-ha detto-e non armando la parte occidentale del paese.

E’ questa la questione di fondo. L’Europa è al centro di uno scontro che deciderà il suo destino.

Il vertice a cinque del giorno dopo con David Cameron, François Hollande e Matteo Renzi è stata pura routine perché la Gran Bretagna è la quinta colonna americana in Europa, la Francia ha ridicole velleità neocoloniali, l’Italia è già un governatorato, è la Germania l’ago della bilancia. Un indizio di quanto si siano spostati gli equilibri in Europa dall’inizio della presidenza Obama al suo ultimo viaggio ora in Germania è che l’incontro a cinque si sia tenuto qui e non a Londra, dove Obama era appena stato.

Oggi, collaborazionisti miopi non si rendono conto che un’eventuale guerra non riguarderebbe più solo i militari o alcune aree geografiche ma coinvolgerebbe tutto il paese compresi quelli che pensano di essere al sicuro. L’Europa ha solo da perdere in un conflitto mondiale. La guerra potrebbe essere la fine della nostra storia.

Trasmissione del 20/4/2016 "Riflessioni femministe sul neoliberismo fascista"

Data di trasmissione
Durata 1h 4m 35s
Puntata del 20/4/2016 ” Riflessioni femministe sul neoliberismo fascista Immagine rimossa.

 

“….RESISTI RESISTI RESISTI../RIFLESSIONI FEMMINISTE SUL FASCISMO/L’ideologia fascista/Il fascismo neoliberista/Richiamare gli ambasciatori/ ANTIFASCISMO MILITANTE”

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“….RESISTI RESISTI RESISTI…Resistenza è quando faccio in modo che ciò che non mi sta bene non accada più”  REFE,Relazioni Femministe-Digitalis Purpurea-dicembre 2012-Liberamente ispirato a “Disoccupate le strade dai sogni” di Alois Prinz

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La Parentesi del 20/4/2016 "Richiamare gli ambasciatori"

Data di trasmissione
Durata 5m 50s

https://coordinamenta.noblogs.org/post/2016/04/21/la-parentesi-di-elisa…

 

 

“Richiamare gli ambasciatori”

Immagine rimossa. Qualche giorno fa la Corte d’Assise di Varese ha assolto “perché il fatto non sussiste” due carabinieri e sei poliziotti dall’accusa di omicidio preterintenzionale, abuso di autorità su arrestato, abbandono di incapace e arresto illegale in relazione alla morte di Giuseppe Uva, deceduto la mattina del 14 giugno 2008 all’ospedale Circolo di Varese dopo aver trascorso parte della notte in caserma. Il procuratore di Varese Daniela Borgonovo, nelle scorse udienze aveva chiesto l’assoluzione, richiesta che è stata accolta.

Giuseppe Uva aveva trascorso la notte tra il 13 e il 14 giugno 2008 in alcuni bar di Varese insieme all’amico Alberto Biggiogero Ubriachi, stavano spostando delle transenne per chiudere al traffico una strada quando furono fermati dai carabinieri e portati in caserma. Nel corso della notte, Uva fu trasportato con trattamento sanitario obbligatorio all’ospedale di Circolo di Varese, dove morì la mattina del 14 giugno. Come Stefano Cucchi, Giuseppe Uva era nelle mani dello Stato e come loro due era nelle mani dello Stato la ragazza che, nella caserma del Quadraro a Roma, arrestata per aver tentato di rubare una maglietta all’Oviesse, fu stuprata da tre carabinieri e un vigile urbano.

Tra gennaio e febbraio di quest’anno, al Cairo è stato ucciso Giulio Regeni, una storia che tutti conoscono e ancora aperta.

Salta agli occhi la solerzia, la precisione e l’acume con cui la stampa italiana ha “smascherato” le varie versioni delle fonti egiziane, le comunicazioni dello Stato egiziano, le informazioni che sono state fornite dalla polizia locale.

Certo è difficile credere che gesù cristo sia morto di freddo, come dice un noto detto popolare, i segni di tortura sono difficilmente contrabbandabili con gli effetti di un incidente stradale. I nostri acuti politici e giornalisti non ci sono certo cascati.

Ma è altresì difficile pensare che Stefano Cucchi o Giuseppe Uva si siano picchiati da soli e dato che erano nelle mani dello Stato e non c’era nemmeno la possibilità di un “incidente stradale” siano morti di freddo.

Allora perché rispetto a quello che succede a casa nostra giornalisti, magistrati, donne comprese, dato che il procuratore di Varese è una donna e non mi pare che le tendine rosa nella magistratura portino un qualche benefico effetto, diventano improvvisamente così poco intuitivi, così strabiliantemente creduloni e poco critici?

Non è che vale lo stesso principio che vale per le lotte di liberazione, per le proteste nelle piazze, per i militanti politici di altri paesi? Vale a dire che se ne parla in maniera positiva, si elogiano e si analizzano positivamente solo se sono altrove o in un altro tempo? Così ci si può far belli e belle senza sforzo e senza rischio e si possono pretendere patenti di democraticità e di rigore.

L’area della comunicazione sociale è un vero e proprio terreno di scontro. La declinazione e la traduzione delle notizie assume un’importanza enorme. A seconda di come si parla di un evento, questo può essere falsificato, rimosso, sostituito e i processi di stravolgimento provocano una codificazione fuorviante e fraudolenta.

Mentre, un tempo, esisteva una comunicazione apertamente di parte ed ognuno/a leggendo e ascoltando, inseriva  le informazioni nella collocazione che queste rivendicavano, ora i media mainstream e collaterali non sono più di parte, non sono più neppure asserviti al sistema di potere, ma ne sono parte integrante. Scelgono sempre e remano sempre in coro nella direzione che la scala di valori neoliberista esige.

Questo processo di integrazione neoliberista è accaduto per tutti i gangli dello Stato, ognuno al suo livello ed ognuno per la sua parte e nello svolgimento del suo specifico compito.

Per questo non possiamo che rifiutare a tutto campo il carattere alienato della comunicazione dell’ideologia vincente perché la posta in gioco è la nostra stessa sopravvivenza come individui e come esseri sociali.

Qualche giorno fa si è chiuso il vertice tra italiani ed egiziani sul caso Regeni. La collaborazione tra le autorità giudiziarie dei due Paesi può considerarsi di fatto interrotta. Gli inquirenti e gli investigatori italiani si sono detti delusi, non hanno ottenuto quanto richiesto agli omologhi egiziani. La delusione della delegazione italiana che ha preso parte alla due giorni di confronto è legata, come emerge anche da un comunicato emesso dalla Procura, dalla mancata consegna, tra l’altro, dei tabulati telefonici di una decina di utenze riconducibili ad altrettanti cittadini egiziani. Inoltre, secondo quanto si apprende , non sono state consegnate anche le richieste “relative al traffico di celle”. Tutti elementi ritenuti indispensabili dalla Procura di Roma .

Immediata la reazione del governo italiano. Il ministro degli Affari Esteri, Paolo Gentiloni, ha disposto il richiamo a Roma per consultazioni dell’Ambasciatore al Cairo Maurizio Massari.

In base a tali sviluppi – comunica la Farnesina – si rende necessaria una valutazione urgente delle iniziative da prendere per accertare la verità sull’ omicidio di Regeni.

E noi, per Giuseppe Uva, per Stefano Cucchi, per la ragazza del Quadraro, per tutti gli altri e le altre a cui è stata fatta violenza o sono morti nelle mani dello Stato, quando richiamiamo gli ambasciatori per prendere iniziative urgenti per accertare la verità?

 

Trasmissione del 13/4/2016 "Non lasciamole sole"

Data di trasmissione
Durata 55m 30s
” I Nomi delle Cose” /Puntata del 13/4/2016 ” Non lasciamole sole!

“Collegamento dalla Sardegna con una compagna di <Nobasinequinealtrove>/Facciamo il punto  sulle lotte antimilitariste /Presidio al tribunale dei Minori di Cagliari per le compagne che saranno processate il 21 aprile” “Catania NO FRONTEX 16 aprile/Dogma/ABORTO LIBERO E GRATUITO”

https://coordinamenta.noblogs.org/post/2016/04/14/podcast-della-trasmissione-del-1342016/

 

PRESIDIO DI SOLIDARIETA’ PER LE ANTIMILITARISTE

 

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21 APRILE 2016  ORE 09.00

TRIBUNALE DEI MINORI –CAGLIARI

Il tre novembre scorso nel poligono di Teulada è stata bloccata la più grande esercitazione Nato degli ultimi 15 anni, la Trident Juncture!

Il 21 aprile si terrà il primo processo nei confronti delle antimilitariste minorenni denunciate

per ingresso arbitrario in luoghi, ove l’accesso è vietato nell’interesse militare dello Stato.

NON LASCIAMOLE SOLE! 

La Trident Juncture coinvolgeva 30 Stati, 36.000 militari, 60 tra navi e sottomarini e 140 tra aerei ed elicotteri ed era ospitata nei poligoni, nelle basi navali e negli aeroporti militari di Portogallo, Spagna e Italia. Un’esercitazione che si inseriva nella strategia generale del riarmo e dell’aumento generalizzato della spesa militare con una programmazione che prevedeva di testare nuovi strumenti aggressivi entro il 2016.

Nei paesi coinvolti non sono mancate le mobilitazioni contro questa devastante esercitazione e in Sardegna un migliaio di persone hanno partecipato alla manifestazione per bloccare la macchina bellica. Dentro il poligono è entrato un gruppo di persone riuscendo a interrompere l’esercitazione per un paio di ore.

Il 21 aprile si terrà il primo processo nei confronti delle antimilitariste minorenni, denunciate secondo l’articolo 682 c.p, per “Ingresso arbitrario in luoghi, ove l’accesso è vietato nell’interesse militare dello Stato”.

E’ evidente che dove inizia l’interesse militare dello Stato finisce la libertà delle persone che  vogliono opporsi alla violenza, alla devastazione del proprio territorio, all’occupazione militare e al blocco militare delle frontiere.

Invitiamo tutte e tutti a partecipare al presidio di solidarietà per rivendicare ancora una volta la libertà di contrastare chi lavora, finanzia e si mette al servizio di un Stato che progetta nuovi crimini di guerra.

A FORAS SA NATO DE SA SARDIGNA E DE SU MUNDU

NESSUNA PACE PER CHI VIVE DI GUERRA

rete NoBasi NeQuiNeAltrove

 

Trasmissione del 23/3/2016 "COSE NOSTRE"

Data di trasmissione
Durata 1h 3m 5s
Durata 36m 1s

https://coordinamenta.noblogs.org/post/2016/03/26/podcast-della-trasmis…

 

” I Nomi delle Cose” /Puntata del 23/3/2016 ”Quando la polizia entra nella scuola è dittatura ” e “Cose Nostre”

“Collegamento con una studentessa del Liceo Virgilio/ 24 Marzo/ COSE NOSTRE

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in collegamento con la Consultoria Autogestita di Milano/ Un ciclo di incontri sul ciclo/Un ciclo di incontri sulla vagina/ Mercoledì 23 marzo Secondo incontro su ” Vagina amica mia”

 

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La Parentesi del 23/3/2016 "24 Marzo"

Data di trasmissione
Durata 6m 11s

https://coordinamenta.noblogs.org/post/2016/03/24/la-parentesi-di-elisa…

 

“24 Marzo”

Immagine rimossa. Il 24 marzo 1999 è una data da non dimenticare. E’ la data in cui  l ‘Alleanza Atlantica, guidata dagli Stati Uniti, Bill Clinton presidente e Madeleine Albright Segretario di Stato, senza alcun mandato delle Nazioni Unite, avviava la campagna militare “Allied Force”, che, avrebbe determinato in breve tempo il completo collasso della Repubblica Federale della Jugoslavia. La lunga strada verso Damasco è cominciata da Belgrado. Questo è stato possibile perché in Europa erano al governo i socialdemocratici, comunque si chiamassero, in Germania era Cancelliere Gerhard Schroder dell’SPD, in Francia  primo ministro Lionel Jospin del Partito Socialista ,in Inghilterra  primo ministro Tony Blair del Partito Laburista e in Italia primo ministro D’Alema, con il PdCI che faceva parte dell’esecutivo, e segretario generale della Nato era un alto dirigente del PSOE ,Javier Solana.

Il neoliberismo, per potersi realizzare, ha potuto utilizzare e ha potuto contare sulla socialdemocrazia che, diventata destra moderna, ha trasformato i partiti locali in agenzie territoriali delle multinazionali e i suoi dirigenti in funzionari delle stesse.

Ed abbiamo assistito al ritorno della guerra in Europa, sia pure in forma di aggressione unidirezionale.

Il secondo governo D’Alema fu costituito proprio per poter aderire e partecipare all’aggressione alla Jugoslavia. Furono imbarcati anche noti fascisti e il PdCI era nell’esecutivo con il suo segretario ministro della giustizia. Non passando attraverso l’autorizzazione del Parlamento e violando gravemente l’articolo 11 della Costituzione, l’Italia partecipò ad una campagna di aggressione militare condotta unicamente dal cielo, costellata di bombardamenti che non risparmiarono le strutture civili come case, ospedali, scuole, fabbriche. Fu bombardata la sede della televisione jugoslava e la sede dell’ambasciata cinese a Belgrado. Ogni crimine venne perpetrato. Furono usate anche bombe all’uranio impoverito.

Il governo rimase indifferente a milioni di italiani/e che scendevano in piazza contro la guerra. Le scritte sui muri che denunciavano la responsabilità del governo D’Alema e l’aggressione venivano sollecitamente cancellate dai sindaci del PD che mobilitavano le squadre per il decoro urbano.

Ancora oggi non sappiamo quanti operai siano morti sotto le macerie dei bombardamenti delle fabbriche. Quanti i civili uccisi. Ma sappiamo con certezza che ancora adesso nei territori dell’ormai ex Jugoslavia si muore per effetto delle conseguenze dell’uranio impoverito, che anche militari italiani sono morti per questo e che le acque del mare Adriatico sono inquinate pesantemente, come del resto le acque del Mediterraneo, perché gli aerei che hanno partecipato all’aggressione alla Jugoslavia come del resto anche a quella libica, avevano l’ordine di sganciare in mare nel viaggio di ritorno gli ordigni inutilizzati, con buona pace dei Verdi sponsor di tutte le aggressioni Nato.

Vi furono molti esposti a molte Procure, tutti respinti o fatti decadere, mentre centinaia di militanti e pacifisti/e furono denunciati, processati e condannati.

La data del 24 marzo, quindi, è tanto più importante oggi che gli Stati Uniti spingono perché l’Italia si imbarchi in un’avventura neocoloniale in Libia. Sarà un caso, ma gli stessi circoli del PD che allora promossero l’aggressione alla Jugoslavia oggi escono dal loro letargo e spingono per l’avventura libica.

Senza giri di parole, stiamo parlando di Massimo D’Alema. E chi l’appoggia se non Giorgio Napolitano che fu lo sponsor principale dell’aggressione alla Libia del 2011? Potremmo definirlo un teatro dell’assurdo se le vicende non fossero così tragiche: coloro che sono stati la causa principale della rovina della Libia oggi si trovano in prima fila per spingere l’Italia a ritornare da colonizzatrice in quello sventurato paese.

Il PD è un partito guerrafondaio nella misura in cui tutela gli interessi delle multinazionali e in particolare di quelle anglo-americane.

Attualmente, le mobilitazioni che pure sono state indette contro le nuove avventure militariste hanno avuto poco seguito, checché ne dicano gli organizzatori. Ma questi ultimi dovrebbero fare autocritica per il silenzio, quando non per l’assenso alle precedenti avventure neocoloniali. Come possono avere fortuna mobilitazioni che sono promosse con sigle e figure screditate per aver partecipato alle precedenti aggressioni ed aver votato i crediti di guerra? Ora che sono all’opposizione vorrebbero cavalcare i sentimenti pacifisti, ma nessuno dà loro più credito. Hanno fatto da cassa di risonanza a tutte le più grossolane bugie dette dalla NATO, da massacri di massa mai esistiti e ricostruiti attraverso false testimonianze e riprese e foto manipolate a rivoluzioni colorate e a primavere arabe, usando parole come “tiranno” o “novello Hitler” come un marchio itinerante per far fuori tutti i politici asimmetrici agli interessi americani, avallando il TPI, tribunale penale internazionale che non è altro che un braccio del Dipartimento di Stato americano.

Ricordare il 24 marzo serve per poter ricominciare perché i 600 raid aerei giornalieri fatti contro la Jugoslavia non solo hanno raso al suolo quel territorio ma hanno anche distrutto la credibilità del termine “sinistra” di cui la socialdemocrazia ha fatto strame.