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Palestina

ANAN YAEESH LIBERO! NO ALL’ESTRADIZIONE IN ISRAELE

Data di trasmissione
Durata 13m 54s

ANAN YAEESH LIBERO! NO ALL’ESTRADIZIONE IN ISRAELE
DOMENICA 10 MARZO DALLE 14 ALLE 17 PRESIDIO DAVANTI AL CARCERE DI TERNI
Il 29 gennaio 2024 le autorità italiane a seguito di una richiesta di estradizione
avanzata dalle autorità israeliane hanno arrestato Anan Yaeesh, attualmente detenuto nel
carcere di Terni.
Anan Yaeesh, 37 anni, è un palestinese originario della città di Tulkarem, in Cisgiordania, nel
corso degli anni ha condotto la propria attività politica all’interno del contesto della Seconda
Intifada; ha scontato oltre 4 anni nelle carceri dell’occupazione e subìto un agguato delle forze
speciali israeliane nel 2006, durante il quale ha riportato gravi ferite per i colpi a lui inferti.
Anan lascia la Palestina nel 2013, diretto verso l’Europa. Si reca inizialmente in Norvegia dove
viene sottoposto a degli interventi chirurgici per rimuovere i proiettili rimasti nel suo corpo per anni.
Nel 2017 raggiunge l’Italia, dove si stabilisce e dove nel 2019 ottiene un regolare titolo di
soggiorno e la protezione speciale dell’Italia per i suoi trascorsi politici in Palestina. Nel 2023 si
reca in Giordania, dove viene rapito dai servizi di sicurezza giordani allo scopo, con ogni
probabilità, di consegnarlo ad Israele.
Dopo oltre sei mesi di detenzione, a seguito della diffusione della notizia del suo arresto e il
pericolo che venisse consegnato alle autorità israeliane, i servizi di sicurezza giordani si trovano
nella condizione di doverlo rilasciare al fine di evitare malcontento e reazioni da parte dell’opinione
pubblica.
Nel novembre del 2023 torna in Italia, a L’Aquila, dove risiede, e viene arrestato il 29
gennaio a seguito di un mandato di cattura italo-israeliano; l’arresto ha luogo a seguito del
consenso da parte del governo italiano all’estradizione – è infatti sulla base delle indicazioni
del Ministro della Giustizia Italiano che viene portata avanti la richiesta di misura cautelare.
La decisione di procedere con l’estradizione è di enorme gravità, e alla gravità del fatto che
sia presa in considerazione l’estradizione di un cittadino palestinese alle autorità israeliane
(sulla base di ipotetiche azioni di resistenza, svoltesi nei territori occupati, tutelate quindi
dal diritto internazionale), si aggiungono anche una serie di considerazioni dettate dall’attuale
situazione politica.
In primis l’Italia consegnerebbe un palestinese alle autorità israeliane, le quali lo
processerebbero in un tribunale militare. Inoltre molteplici sono stati i rapporti di organizzazioni
e associazioni internazionali per i diritti umani -tra cui il consiglio ONU per i diritti umani- che
riportano e denunciano le inumane condizioni di detenzione e tortura nelle carceri israeliane.
In caso di estradizione, il destino di Anan sarà quello di essere condotto davanti ad una
corte militare e sottoposto a trattamenti disumani, condizioni detentive impensabili, che
hanno già causato negli ultimi quattro mesi la morte di nove prigionieri politici palestinesi,
uccisi nelle carceri israeliane dalla tortura e dalla negligenza sanitaria.
Inoltre, con ogni probabilità, gli elementi su cui sono state formalizzate accuse ad Anan
Yaeesh sono il frutto di oramai noti metodi d’investigazione e interrogatori considerati
illegali in Italia e compatibili con la definizione di tortura.
Riteniamo che questo episodio rischi inoltre di rappresentare un pericoloso precedente volto a
sdoganare l’estradizione e la consegna di palestinesi in Italia e in Europa dietro richiesta di
Israele che, ricordiamo, porta avanti la pulizia etnica e il massacro del popolo palestinese, la
colonizzazione e l’occupazione militare dei territori palestinesi.
Per la liberazione immediata di Anan Yaeesh, per far sentire la contrarietà ad un’estradizione in
aperta violazione del diritto internazionale e per far sentire ad Anan Yaeesh la voce solidale di chi
contrasta il genocidio del suo popolo,
DOMENICA 10 MARZO ORE 14-17 PRESIDIO DAVANTI AL CARCERE DI TERNI
Coordinamento ternano per la Palestina

Trento: G7 intelligenza artificiale

Data di trasmissione
Durata 20m 32s

Il 15 marzo a Trento si terrà un convegno sull'intelligenza artificiale. Ci ha raggiunto telefonicamente un compagno che ci racconta come la città sta reagendo a quest'evento e ci riporta anche i rapporti che l'Università ha con la guerra.

Riportiamo l'appello:

RESTIAMO UMANI. CON GAZA NEL CUORE, CONTRO IL G7 SULL’IA A TRENTO

In vista del G7 vero e proprio che si terrà a giugno in Puglia, in Italia ci saranno diversi vertici settoriali.

Mentre a Verona si terrà il G7 su industria e aerospazio (che verterà anche sul sistema Starlink, adoperato ora in Ucraina), a Trento il 15 marzo ci sarà il G7 sull’Intelligenza Artificiale (IA).

I ministri con delega all’innovazione di Italia, Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Germania, Giappone e Canada discuteranno di IA, nel momento in cui a Gaza si sta consumando il primo genocidio non solo in diretta social, ma anche su base algoritmica. Pensiamo al sistema Habsora (The Gospel) usato dall’esercito israeliano e basato in gran parte sull’IA, sistema che un ex funzionario dell’intelligence israeliana ha definito una «fabbrica di omicidi di massa». Noi la chiamiamo automatizzazione del genocidio.

L’utilizzo da parte dell’esercito israeliano dell’IA per compiere i bombardamenti sui gazawi si affianca al ricorso a tecnologie di sorveglianza da parte del sistema dell’apartheid sionista: check-point automatizzati, applicazioni per la schedatura dei palestinesi, uso dell’IA per il riconoscimento facciale…

Questo orrore 4.0 non nasce dal nulla, viene prodotto nei centri di ricerca, nelle start up, nelle università.

Attraverso la sperimentazione continua sulla pelle dei palestinesi lo Stato d’Israele è diventato un laboratorio mondiale per le nuove tecnologie e uno dei principali esportatori delle stesse.

Tecnologie che estendono il “modello Israele” anche nelle nostre città – dove sono sempre più diffusi sistemi di sorveglianza come quelli Marvel e Protector sperimentati a Trento e andati incontro a un parziale ridimensionamento solo dopo alcune proteste.

Sono ad esempio di fabbricazione israeliana le telecamere “intelligenti” utilizzate per incriminare gli antifascisti arrestati a Budapest nel 2023, tra cui l’italiana Ilaria.

Le implicazioni epocali dell’IA si ripercuotono in ogni ambito e in modo sempre più allarmante: agricoltura digitale che strangola l’autonomia alimentare; giustizia predittiva che rende letteralmente inumano il sistema penale; automazione dei magazzini e delle raccolte stagionali che spinge al ribasso i salari di una manodopera sempre meno necessaria.

Deve far riflettere il fatto che le attuali regolamentazioni europee sull’IA (peraltro spesso più formali che altro), proclamate tutele dei “diritti fondamentali”, non si applichino per i migranti e la gestione delle frontiere (attraverso rilevamento biometrico e facciale, ecc.).

L’IA è insomma guerra dei miliardari e dei milionari (padroni della produzione e dei profitti di questi sistemi) contro le sfruttate e gli sfruttati, contro tutti quelli come noi che stiamo in basso, contro le nostre condizioni di vita materiali, esistenziali e culturali, contro la nostra comune umanità.

Se la resistenza palestinese ha saputo rompere la gabbia tecnologica creata dallo Stato d’Israele, il legame tra tecnologia e guerra è stato colto dal il movimento internazionale e internazionalista a sostegno della resistenza palestinese e contro il genocidio.

Negli Stati Uniti c’è stata una campagna d’azione contro Amazon (che fornisce software a Israele, in particolare attraverso il progetto Nimbus), nel Regno Unito i lavoratori sanitari si oppongono all’accordo tra il sistema sanitario nazionale e l’azienda Palantir (che si occupa di IA sia per i dati ospedalieri che per l’apartheid israeliano), in Italia sono stati bloccati al porto di Salerno i container della TekApp (una start up italo-israeliana).

Alla guerra “smart” possiamo e dobbiamo opporci qui dove viviamo.

I legami tra complesso militare-accademico-industriale israeliano e quello italiano sono organici e articolati, come dimostra la presenza di numerosi rettori – tra cui il trentino Deflorian – nel comitato scientifico della Fondazione MedOr di Leonardo (ex-Finmeccanica).

Il Trentino gioca da anni un ruolo importante in questo senso, attraverso accordi tra la Provincia Autonoma e le istituzioni sioniste, ma soprattutto attraverso la Fondazione Bruno Kessler.

Ha un bel dire il rettore Deflorian, in una lettera pubblicata dal quotidiano locale (pochi giorni dopo un picchetto di protesta sotto il Rettorato), che Unitn non ha nessuna collaborazione con la guerra.

Le principali aziende belliche italiane sono presenti nei dipartimenti universitari e nei centri di ricerca trentini, che molto stanno puntando su Intelligenza Artificiale e Aerospazio.

Troviamo progetti finanziati dalla NATO del Manta Labdi Unitn (tra cui Safe-Ucomm, che vede partecipi Italia, Regno Unito, Canada e Israele – e verte sulla comunicazione subacquea per mezzi a guida autonoma delle marine militari), la partecipazione di Unitn e FBK alla Fondazione Fair per lo sviluppo dell’IA (di cui fanno parte anche Leonardo e STMicroeletronics, azienda questa che fa componenti per missili impiegati in Ucraina), l’unità trentina del progetto ELLIS sull’IA (che ha tra gli sponsor Microsoft, Google e Thales).

Il G7 sull’IA a Trento sarà un summit in cui i burocrati statali, protetti da folti schieramenti di polizia, prenderanno accordi rispetto a quello che sta marciando a passo dell’oca all’interno dei centri di ricerca.

Il G7 passerà ma i centri di ricerca rimarranno ed è su di questi che dovremo fare pressione per sabotare e interrompere le collaborazioni con il genocidio e bloccare lo sviluppo delle armi impiegate per le guerre, del presente e del futuro.

Per questo facciamo un appello a partecipare alle mobilitazioni contro il G7 sull’Intelligenza Artificiale a Trento come contributo alla più ampia mobilitazione contro la guerra e il genocidio che ha avuto due date importanti nelle giornate del 23 e 24 febbraio scorsi (sciopero generale in tutta Italia e corteo internazionalista a Milano).

Il 9 marzo, il sabato prima del G7, scenderemo in strada per un corteo (con concentramento alle ore 15 in piazza Duomo) che porti con forza, nella maniera più ampia e partecipata, l’attenzione su quanto sta accadendo in Palestina e sul suo rapporto con i centri di ricerca trentini.

Durante i giorni del G7 invece intendiamo lanciare altre iniziative (in fase di definizione), consapevoli della forza pervasiva degli apparati culturali e propagandistici dominanti e degli apparati repressivi della libera protesta e della possibilità di scegliere sulle proprie vite che il vertice porterà in città e che già vediamo rivolti contro le piazze per la Palestina, contro gli studenti a Pisa, Firenze e Catania. Allo stesso tempo siamo consapevoli della necessità di rompere il silenzio che i governanti vorrebbero camuffare da assenso alle loro politiche di morte.

Assemblea in solidarietà alla Palestina – Trento

 

Roma: Stop al genocidio Corteo per La Palestina

Data di trasmissione
Durata 48m 34s

Con un compagno palestinese parliamo della situazione in Palestina dopo 145 giorni in cui l’esercito di occupazione continua la sua aggressione contro la Striscia di Gaza. Con il sostegno statunitense ed europeo i suoi aerei bombardano ospedali, edifici, torri e case di civili palestinesi, distruggendoli ed impedendo l’ingresso di acqua, cibo, medicine e carburante.

Di seguito gli appuntamenti che abbiamo approfondito:

  • Giovedì 29 febbraio 2024 sit in a P.zza Montecitorio h 17.30 per dire Stop al Genocidio del popolo palestinese No alla complicità dello Stato Italiano No all’estradizione di Anan Yaeesh in Israele.

  • Sabato 2 Marzo 2024 Corteo per la Palestina da Piazza Vittorio h 15.00