Questa mattina alcune decine di attivisti della Rete Kurdistan si sono incatenati alla sede dell'ambasciata della Turchia a Roma, in protesta contro l'aggressione militare turca ad Afrin. L'intervento della polizia ha sgomberato l'iniziativa e non ha permesso lo svolgimento della conferenza stampa, che era stata convocata per mezzogiorno.
Collegamento con un compagno della rete Kurdistan Roma dal presidio in solidarietà con Afrin, dopo le notizie della mattina dell'entrata dell'esercito turco nella città.
Nel secondo audio un collegamento con una compagna della Rete Kurdistan che ci aggiorna su la situazione ad Afrin.
Terzo collegamento con il presidio alla stazione Termini a Roma
Nel quarto audio un compagno della rete di solidarietà Torino Per Afrin ci dà un quadro delle iniziative di solidarietà e delle azioni in città in sostegno alle popolazioni del Rojava e della resistenza di Afrin
Nell'ultimo audio con la manifestazione di Roma ricordiamo le prossime iniziative di solidarietà e l'appuntamento per il Newroz ad Ararat
Il primo audio dal corteo di Roma con concentramento a Piazza Vittorio.
Il secondo audio di intervento dal corteo del Centro Donna Lisa.
Antigone, collettivo informale di donne dello spettacolo e dell'arte, hanno realizzato azioni femministe a partire da uno smutandamento davanti all'obelisco dux allo stadio Olimpico. Seconda azione riguardo al lavoro dei media: davanti alla rai contro il sessismo dei media e per solidarizzare con le donne che hanno aderito al #metoo.
Collegamento da piazza Madonna di Loreto, seconda puntata dell'8 marzo romano dove dalle 14 sono state portate in strada le case delle donne, centri anti-violenza, consultori e consultorie per denunciare la precarietà a cui vengono sottoposte. In piazza anche Lucha y siesta, casa delle donne che oggi compie 10 anni, oggi sotto sgombero.
La giornata è iniziata con le iniziative alla Sapienza in mobilitazione per lo sciopero globale delle donne e al ministero del lavoro per i diritti delle lavoratrici e contro le molestie sessiste.
Verso lo sciopero delle donne del prossimo 8 marzo, per l’autodeterminazione e il diritto alla salute, nella mattinata di oggi Non Una di Meno è entrata al Policlinico Umberto I di Roma per un flash mob.
La corrispondenza con Graziella, redattrice di radio onda rossa e attivista dei COBAS
Questa assemblea nasce dall'esigenza del movimento femminista e transfemminista NonUnaDiMeno (Roma) di continuare ad affrontare il tema del razzismo, del sessismo e del loro intreccio nelle nostre vite che ci riguarda tutte da diversi posizionamenti: come donne, lesbiche, gay, persone trans e queer, razzializzate e non, nate in italia, immigrate, migranti.
Vogliamo ragionare insieme di come il razzismo istituzionale e le retoriche neofasciste strumentalizzano la violenza sulle donne e le questioni di genere, di come il razzismo e il colonialismo colpiscono chi è immigrata, in transito o è nata in italia da famiglia immigrata, di come il razzismo si riproduca attraverso il suo occultamento, di come il razzismo e le molestie sessiste si intersecano sui luoghi di lavoro.
Stamattina davanti all'Altare della Patria, a Roma, si è svolto un flash mob performativo delle donne di Non Una di Meno: circa 15 donne hanno esposto cartelli rosa a comporre la scritta #WeTooGether, l'hashtag che riprende il #Metoo globale e che sarà lo slogan dello sciopero delle donne del prossimo 8 marzo. La Digos ha sequestrato i cartelli, trattenuto due delle attiviste presenti al flash mob, identificandole e denunciandone una per manifestazione non autorizzata. "Nn una di meno" denuncia l'ulteriore militarizzazione delle città che non tutela le donne, viceversa ne riduce lo spazio di libera espressione e il diritto di manifestare.
Le strade sicure le fanno solo le donne che le attraversano!