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Carcere

Il carcere ai tempi del Covid

Data di trasmissione
Durata 54m 7s

Insieme ad alcune voci di detenute, familiari di detenuti, volontari che lavorano nei penitenziari, affrontiamo la situazione che nell'ultimo anno hanno vissuto migliaia di persone private della propria libertà. Si parla anche delle rivolte avvenute a Marzo, durante le quali sono morte 14 persone. Nelle prossime settimane ci saranno diversi momenti di mobilitazione, a partire dal presidio di questo Sabato al carcere di Rebibbia.

A Roma continuano le mobilitazioni contro il carcere e in solidarietà con le persone detenute

Data di trasmissione
Durata 17m 27s

Con una compagna dell'assemblea "Parenti, amici e solidali delle persone detenute" inauguriamo un mese di approfondimenti per arrivare a un anno dall'inzio delle rivolte scoppiate nelle galere per ottenere la libertà e salvarsi dal contagio.
Questo primo collegamento ci racconta i prossimi appuntamenti di lotta in città.
 

Grecia - Sistema carcerario e resistenza

Data di trasmissione
Durata 27m 24s

Con un compagno in diretta da Atene parliamo dello sciopero della fame che il compagno Dimitris Koufondinas sta portando avanti per ottenere il trasferimento, alla luce della recente riforma carceraria in Grecia. Forte la solidarietà sia in carcere, con altri compagni detenuti che hanno intrapreso uno sciopero della fame di due settimane, che per le strade del paese con varie giornate di lotta e azioni dirette. Anche a Roma, nella giornata di ieri, e oggi a Milano sono stati organizzati dei presidi sotto le sedi consolari e diplomatiche per esprimere solidarietà e vicinanza a Dimitris.

Su Dimitri Koufuntinas e il pesidio di oggi sotto l'ambasciata greca

Data di trasmissione
Durata 30m 17s

Dimitris Koufuntinas, militante dell'organizzazione 17 Novembre detenuto dal 2002, è in sciopero della fame da 28 giorni per ottenere il trasferimento nel carcere di Koridallos che finora gli è stato negato.

Appelli, di avvocati e medici oltre che manifestazioni ad Atene, immediatamente represse dalla polizia, non sono riuscite ancora a modificare l'atteggiamento dello Stato che suona come una vendetta nei confronti di Koufuntinas e di tutto il Gruppo della 17 Novembre.

Le condizioni nel carcere di Torino alla base dello sciopero della fame

Data di trasmissione
Durata 29m 33s

Il 21 gennaio Fabiola, Dana, Stefania ed Emanuela hanno cominciato lo sciopero della fame, costrette dalla grave situazione all’interno del carcere delle Vallette. Con lo scoppio della pandemia le condizioni delle carceri, già pessime, non hanno fatto che peggiorare ed è per questo che le detenute hanno richiesto il ripristino delle video chiamate, la possibilità di integrare le 6 ore di colloquio in presenza, con le video chiamate, visto che queste ultime non vengono assicurate, come da legge costituzionale, uno screening accurato di tutta la popolazione detenuta, così da verificare il reale stato dei contagi e la somministrazione dei vaccini a tutti i detenuti che lo vorranno.

“A seguito dell’impegno dell’amministrazione carceraria di Torino di garantire, ad effetto immediato, la possibilità di usufruire delle 6 ore ministeriali previste per i contatti con i propri familiari e a seguito delle notizie pubbliche rispetto al piano prevenzione Covid che da marzo riguarderà tutta la popolazione detenuta”, Fabiola, Dana, Stefania ed Emanuela hanno sospeso lo sciopero.

Non piegando mai la testa i rapporti di forza nella vita carceraria possono essere incrinati!

Ne parliamo in collegamento telefonico con un compagno
 

Buon Ascolto!

Il carcere è tortura: presidio al carcere di Sollicciano

Data di trasmissione
Durata 12m 15s

IL CARCERE È TORTURA

Pestaggi, costole fratturate, timpani rotti.
Questa è la rieducazione del carcere di Sollicciano, come emerso in questi giorni da indagini e articoli di giornale.

Ma come sono state rese note queste informazioni dà ancora più luce sul carcere italiano: cioè a partire dalla denuncia per aggressione e resistenza effettuata proprio nei confronti di uno dei detenuti pestati.
Come succede fin troppo spesso (sia dentro che fuori dalle galere) chi subisce soprusi da parte dello stato e dei suoi scagnozzi si ritrova poi a dovere anche pagare conseguenze legali, una procedura che descrive bene uno stato arrogante ed omicida sempre disposto ad autoassolversi.
Ci richiama alle recenti torture avvenute nel carcere di San Gimignano dove media e politici si sono lanciati a difendere i 15 secondini che hanno prestato brutalmente un detenuto.
Ci richiama a Paska, compagno denunciato in seguito a un pestaggio avvenuto durante un trasferimento.
Ci lascia capire di quanta impunità le forze della repressione ritengano di dover godere in questo sistema, impunità che fa sì che si possa entrare sulle nostre gambe all’interno di una questura o di una galera per uscirne dentro una bara.
Vogliamo rimarcare che i pestaggi, a S. Gimignano come a Sollicciano, rappresentano la ordinaria sanzione, da parte delle guardie, di una insubordinazione rispetto all’ordine costituito.
Che il carcere sia un mezzo utilizzato dallo stato per spaventare chi è fuori e annientare chi è dentro è una verità concreta.
Che sopraffazione e costrizione siano la struttura portante della galera e della società contro chiunque provi a ribellarsi e rifiuti di collaborare rimane una verità contro la quale è necessario lottare.
Lo faremo in solidarietà con tutt@ i compagn@ che si ritrovano prigionieri o sotto processo per le lotte contro questo stato che violenta, tortura e uccide ogni giorno attraverso i suoi servi.
Lo faremo perché riteniamo che la lotta contro le carceri, dentro e fuori le mura, sia un tassello fondamentale della rivolta contro l’esistente, contro questo stato che ci vuole collaboratori e servi.

Che la solidarietà resti sempre la nostra migliore arma.
Perché saremo tutt* meno liber* finché resterà in piedi una prigione!

Presidio sabato 23 gennaio ore 15 al carcere di Sollicciano

pubblichiamo da:

http://www.cpafisud.org/il-carcere-e-tortura-presidio-a-sollicciano/

Coordinamento Regionale Sanità

Data di trasmissione
Durata 1h 40m 1s

Dibattito in studio e al telefono con un compagno della Comunità Educante di Centocelle e una studentessa sulla situazione e le mobilitazioni nella scuola.

Corrispondenza con una familiare dei detenuti di Rebibbia sulla drammatica situazione sanitaria nelle carceri.

Aggiornamento sui percorsi vertenziali e di lotta per la sanità territoriale a Torpignatara/Quadraro veccio

Cronache in corsia

Testimonianze degli operatori sanitari

Roma – Rebibbia: al G12 dilagano i contagi, lo stato risponde con manganelli e gas contro i detenuti in protesta

Data di trasmissione
Durata 14m 13s
Durata 14m 7s
Durata 11m 50s
Durata 6m 27s

riceviamo e pubblichiamo

Sono giorni sempre più difficili per chi è in carcere e per noi che abbiamo i nostri cari lì dentro. Non mancano le proteste perché la situazione è al collasso. Anche a Rebibbia il Covid è arrivato come una tempesta e ci sono molti contagi.

Al g12 la situazione è la seguente: i contagi da Covid sono saliti vorticosamente al punto che l’intera sezione è stata posta in isolamento con conseguente divieto di colloqui visivi con i nostri cari fino a data da destinarsi. Numerose sono state le telefonate dai detenuti e le mail che abbiamo ricevuto nelle quali raccontano di uso di manganelli e di gas fumogeni nelle celle per contenere da parte della Celere una protesta più che pacifica e più che giustificata come diversamente è stato detto invece dalla Direzione di Rebibbia,  da parte della sezione, che ha espresso la volontà di capire che cosa stesse succedendo e la richiesta più che giustificata di aumentare le misure di sicurezza che quotidianamente vengono a mancare per ovvi e risaputi motivi di capienza delle celle stesse. I detenuti della sezione sono stati rinchiusi nelle loro celle h 24 in un misto tra soggetti sani e soggetti contagiati. Senza possibilità di essere protetti perché non sanno dove collocarli visto anche il sovraffollamento che caratterizza il carcere di Rebibbia. Ci teniamo a raccontare la verità perché ogni volta le voci dei detenuti non escono, le proteste sembrano sempre senza ragione e il comportamento delle guardie eternamente giustificato. Ci sono persone che oltre al Covid,erano già in gravi condizioni di salute e che sarebbero dovute uscire da mesi per non rischiare ulteriormente la vita con una pandemia che sta uccidendo in tutto il mondo.In tutto questo i magistrati sembrano non tenere conto della pandemia che sta dilagando in carcere con continui rigetti sulle richieste di sfollamento e di differimento delle pene sostenendo che la situazione è sotto controllo e che il covid non c’è.

Il Covid c’è eccome ma non ne parlano!!!!Il Covid è entrato a Rebibbia e sta dilagando e ha già ucciso. Ne vogliamo parlare noi e dare voce ai nostri cari da qui fuori. Dare voce alla paura… la loro e la nostra. Dare voce al DIRITTO ALLA SALUTE che non va negato “a” e “da” nessuno!

Parenti e amici dei detenuti

 

Di seguito, le informazioni e il link del video di cui abbiamo parlato a inizio trasmissione

FUMO. Storie di rivolta ai tempi del corona

Già dall'inizio di marzo, quando le serrande calarono su tutto il paese e gli ospedali si riempirono di contagiati, è stato evidente come certe categorie di persone fossero sacrificabili sull'altare della patria. Tra loro, i detenuti delle carceri italiane.

In questo VIDEO potete trovare un ritratto impressionistico dei fatti che, a inizio marzo 2020, sconvolsero i penitenziari di tutto il paese. Ma sopratutto le TESTIMONIANZE dirette dei pestaggi e delle ritorsioni che ne sono seguite. Parole che ci ricordano quanto sia fondamentale continuare a lottare per la libertà.

https://www.youtube.com/watch?v=OSGhkQcU70s

 

Infine, gli indirizzi per scrivere alle cinque persone detenute che hanno presentato un esposto alla Procura di
Ancona, denunciando quanto realmente accaduto a marzo nel carcere di Modena e di Ascoli in seguito alle rivolte, in relazione ai pestaggi, agli spari e a alla morte di Salvatore Piscitelli.

Claudio Cipriani
C.C. Parma, Strada Burla 57, 43122 Parma

Ferruccio Bianco
C.C. Reggio Emilia, Via Luigi Settembrini 8, 42123 Reggio Emilia

Francesco D’angelo
C.C. Ferrara, Via Arginone 327, 44122 Ferrara

Mattia Palloni
C.C. Ancona Montacuto, Via Montecavallo 73, 60100 Ancona

Belmonte Cavazza,

C.C. Piacenza, Strada delle Novate 65, 29122 Piacenza.

 

A Rebibbia salgono a 34 i prigionieri positivi al Covid. Proteste e sciopero della fame.

Data di trasmissione
Durata 11m 23s

A Rebibbia Nuovo complesso i positivi al Covid sono saliti ieri a 34, di cui 5 ricoverati in ospedale. Da lunedì i detenuti hanno iniziato lo sciopero della fame e ieri mattina hanno iniziato a danneggiare le loro stanze detentive. Facciamo il punto della situazione con una compagna.

Carcere: dalle rivendicazioni delle persone detenute alla proposta di vaccini e nuove galere

Data di trasmissione
Durata 23m 17s

In collegamento telefonico con una compagna torniamo a parlare della situazione nelle carceri durante la pandemia. Approfondimenti sulle lotte in corso, sul dibattito riguardo l'amnistia e l'indulto e la promessa dei vaccini. 

Di seguito un appello in solidarietà con i 5 detenuti presenti a Modena durante la rivolta del mese di marzo e gli indirizzi per scrivere:

 

Modena – Aggiornamenti e appello alla solidarietà con i 5 detenuti del carcere di Modena

A fine novembre 5 persone detenute nel carcere di Ascoli hanno scritto un esposto alla Procura di
Ancona. In questo atto, con grande coraggio, hanno riportato quanto realmente accaduto a marzo
nel carcere di Modena e di Ascoli in seguito alle rivolte, in relazione ai pestaggi, agli spari e a alla
morte di Salvatore Piscitelli.
Il 10 dicembre sono stati trasferiti nel carcere di Modena. La scelta stessa di questo trasferimento è
subito apparsa una forte intimidazione agli occhi di chi, sin da marzo, non aveva creduto alla
narrazione delle “morti per overdose”, fossero essi/e parenti o solidali, seppur tra loro sconosciuti/e.
Le condizioni di detenzione in cui hanno tenuto i 5 ragazzi a Modena sono state altrettanto
intimidatorie: in isolamento (sanitario), con divieto di incontro tra loro, in celle lisce con vetri rotti,
senza possibilità di fare spesa e di ottenere accredito dei versamenti in tempi utili per poter fare la
spesa, senza i loro vestiti e con coperte consegnate bagnate qualora richieste.
Immediatamente, all’esterno, si è attivata un’eterogenea rete di solidarietà, costituita da parenti e
solidali, che si è mossa su più fronti: sostegno legale, saluti sotto le mura del carcere, lettere, mail di
pressione alla direzione del carcere, sollecitazioni ai garanti regionale e nazionale.
Varie testate giornalistiche, a distanza di 9 mesi dal massacro avvenuto nel carcere modenese, hanno
riportato i fatti, o si sono trovate costrette a farlo, data la forza della voce dei 5 detenuti e la
determinazione di parenti e solidali in loro sostegno. La verità è scomoda da dire e da sostenere,
infatti non in tutti i casi è stata riportata per quello che è o è stata detta parzialmente. In un caso,
invece, un giornalista è stato licenziato per l’articolo scritto.
Molti giornali e media ufficiali, a marzo, avevano riportato senza se e senza ma la voce dei
carcerieri: i 14 morti durante le rivolte di marzo, 9 dei quali deceduti a Modena o in trasferimento
dal carcere di quella città, erano morti per overdose a loro dire. Ma dei pestaggi e degli spari
nessuno aveva parlato.
A detta del carcere di Modena, gli interrogatori dei 5 uomini che hanno fatto l’esposto sarebbero
dovuti avvenire lunedì. La realtà è stata diversa: sin da venerdì 18 il procuratore ha svolto gli
interrogatori. A questi sono seguiti trasferimenti in differenti carceri. L’intento, ancora una volta, è
la frammentazione e l’isolamento.
Al momento si conoscono le destinazioni di 4 dei 5 detenuti. Tutti loro, dopo l’isolamento effettuato
a Modena, verranno sottoposti a nuovo isolamento nelle rispettive destinazioni.
Una cosa è chiara: la forza e il coraggio di queste 5 persone vanno sostenuti con forza.
La solidarietà, nelle sue molteplici forme, va portata avanti per ridurre l’effetto di questa
frammentazione.
Lanciamo un forte invito a scrivere a tutti loro! Non lasciamoli soli: una lettera, una cartolina, un
telegramma! Spezziamo l’isolamento e rafforziamo la solidarietà.

Di seguito gli indirizzi, ad ora conosciuti, delle nuove destinazioni:

Claudio Cipriani
C.C. Parma, Strada Burla 57, 43122 Parma

Ferruccio Bianco
C.C. Reggio Emilia, Via Luigi Settembrini 8, 42123 Reggio Emilia

Francesco D’angelo
C.C. Ferrara, Via Arginone 327, 44122 Ferrara

Mattia Palloni
C.C. Ancona Montacuto, Via Montecavallo 73, 60100 Ancona

Belmonte Cavazza
C.C. Piacenza, Strada delle Novate 65, 29122 Piacenza.

SE LE MURA DELLE CARCERI SONO ALTE, SE CON LA DISPERSIONE PROVANO A
DIVIDERE CHI ALZA LA VOCE INSIEME, LA SOLIDARIETÀ LE SUPERA E CI TIENE
UNITE/I.