Sciopero di tutt contro ogni forma di violenza per autodeterminazione, libertà negate, una società femminista e trasfemminista. Dentro i posti di lavoro che ci sfruttano e ci annientano, le famiglie tossiche che ci ammazzano, i tribunali che ci rendono colpevolu se ci ribbelliamo ai ruoli imposti, gli ospedali che ci vogliono malatu come fonti di profitto, le scuole che annientano crescita, pensiero e cultura, nelle città, quartieri e spazi pubblici e autogestiti, noi vogliamo essere VIVU e Liberu di scegliere. Contro i guerrafondai, contro tutte le guerre, con tutta la nostra rabbia lottiamo per una società della cura universale e promisqua, condivisa e socialmente vussuta. Contro capitalismo e patriarcato MARTEDÌ 8 MARZO ore 17 corteo da piazza Esedra per immaginare e costruire una costellazione femminista e trasfemminista per 365 giorni l'anno e a 360 gradi.
In questi due anni di pandemia abbiamo vissuto un radicale mutamento della nostra socialità: dopo l'isolamento forzato, stiamo progressivamente facendo ritorno a quella “normalità”, già violenta, ma che ora si è decisamente inasprita. Le strade di San Lorenzo, così come quelle di altri quartieri della città, sono diventate teatro di atti violenti sessisti, razzisti e omolesbobitransfobici, verbali e fisici.
Riconosciamo in questo nuovo clima d’odio la deriva capitalistica dei luoghi di socialità, che denunciamo da anni, lo smantellamento di tutti quegli spazi di cultura e divertimento che non siano votati al consumo.
Negli ultimi mesi siamo venutз a conoscenza di diverse aggressioni di matrice sessista e transfobica all’interno del quartiere di San Lorenzo, per non parlare del fatto che basta uscire una sera con lз amichз per accorgersi che non si può più camminare tranquillз per le strade. Imbattersi in commenti sessisti razzisti e omolesbobitransfobici è diventato troppo comune e l’indifferenza verso molestie e aggressioni è cresciuta esponenzialmente.
Appena giri l’angolo diventi bella, frocio, cucciola, bambola, pervertitə, ecc... e speri sempre di rispondere abbastanza a tono, di camminare abbastanza veloce e che ci sia qualcun altrə in strada prontə nel caso a darti una mano e che non rimanga - come spesso accade - indifferente di fronte ad aggressioni e molestie.
Sentiamo la necessità di riprenderci le vie del quartiere, poterle attraversare con le nostre sorelle senza avere paura, poter rivendicare una socialità diversa e di gridare che la notte ci piace e vogliamo uscire in pace!
Invitiamo tutte le persone che vorranno unirsi a noi per riprenderci la notte di San Lorenzo!
Nella consapevolezza di non essere corpi a disposizione di sfoghi d’odio e violenza, ma di essere una Marea che vi travolgerà con rabbia per tutte le sorelle aggreditз, umiliatз, ammazzatз!
La corrispondenza dal presidio in solidarietà con tutte le donne che vivono in Turchia e contro l'uscita della Turchia dalla Convenzione di Istambul annuncata da Erdogan.
Domenica 7 marzo torna Feminism, la fiera dell'editoria delle donne alla sua quarta edizione, in versione on line su facebook e youtube, sostenuta da Casa Internazionale delle Donne, Archivia, Legendaria e Sessismo e Razzismo (Ediesse), ne parliamo con Maria Palazzesi, una delle organizzatrici e Luisa Passerini, madrina con Dacia Maraini dell'edizione di quest'anno.
A questo link tutte le informazioni, il programma, i siti a cui collegarsi
Il racconto di una compagna sulle lotte dentro e fuori dalle carceri da marzo a oggi con un focus particolare sul protagonismo delle donne e sulle lotte dei e delle migranti nei centri di espulsione.
Accelera l'odiosa campagna di Pro Vita & Famiglia contro l'aborto e la Ru486. Nei giorni scorsi in molte città italiane è apparso un loro manifesto che paragona la pillola RU486 ad un veleno e ad un crimine l’assunzione sui cui è scritto “Prenderesti mai del veleno? Stop alla pillola abortiva, mette a rischio la salute” e rappresentata una donna apparentemente morta a terra, con una mela morsa vicino, presumibilmente un frutto avvelenato che avrebbe dovuto simboleggiare la pillola RU 486. Contro la disinformazione e chi vorrebbe negare l'autodeterminazione e la libertà di scelta delle donne questa mattina con la ginecologa Elisabetta Canitano proviamo a dare contezza di cosa sia realmente la RU486, di come agisce, di come la sua assunzione sia regolata nel nostro paese.
Il primo dicembre 1970, con 325 sì e 283 no alla Camera e 164 sì e 150 no al Senato, viene definitivamente approvata la legge n.898 in tema di "Disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio" (si evitò accuratamente la parola divorzio). L'Italia repubblicana si dota così di una legge sul divorzio che porta il nome dei primi firmatari Loris Fortuna, socialista, avvocato friulano e Antonio Baslini, liberale. Con l'avvocata Ilaria Boiano tracciamo un bilancio di questo mezzo secolo di legge tra diritto formale e sostanziale.
Gare al massimo ribasso, paghe da pochi euro l'ora e contratti a termine. Lavoratori e lavoratrici delle pulizie (ma sono per la maggior parte donne) costrette a lavorare senza protezioni adeguate contro il Covid 19 mentre garantiscono la sanificazione di ospedali, ambulatori e cliniche private rischiando ogni giorno il contagio. Per poco più di 7 euro l'ora. Ne parliamo con una compagna.
Da giorni ormai in centinaia di città polacche, campagne comprese, migliaia di donne manifestano contro la sentenza della Corte costituzionale che ha vietato l’aborto anche in caso di gravi malformazioni del feto, rendendo ancora più restrittiva una legge tra le più rigide d'Europa. Facciamo il punto con una compagna.
La pandemia ha aperto il vaso di pandora del sistema capitalista e fatto emergere ancora di più le contraddizioni tra padroni e lavoratrici/lavoratori nelle campagne. Il padronato con la complicità delle istituzioni borghesi e i sindacati sfruttano il momento per mantenere lo status quo degli/delle sfruttate nelle campagne. Pre o post covid è sempre la stessa musica: lavoratrici e lavoratori si ritrovano nella stessa condizione di sfruttamento. Da una parte c’è il settore della grande distribuzione organizzata che in questo periodo di crisi sta registrando un forte incremento delle vendite, dall’altra c’è invece il primo anello della catena, quello più debole delle e dei braccianti agricoli che si occupano di coltivare e raccogliere il cibo che poi finisce nelle nostre tavole. E per i/le quali, dallo scoppio della pandemia, sembra non essere cambiato nulla. Cosa non è cambiato? Ne parliamo con una compagna che lavora come bracciante agricola.